Se il Pd è il metodo Fiasella da domani non c’è più il centro-sinistra
Il decreto del presidente Fiasella del 22 giugno rischia di provocare pesanti ricadute anche sul quadro politico della Vallata del Magra, dove l’apporto dei partiti politici della Sinistra, dei Comunisti e dei Socialisti, in molte amministrazioni è determinante. Un atto, quello adottato dal Presidente della Provincia, che lede i principi fondamentali della democrazia, cambiando il quadro politico uscito dalle volontà espresse dagli elettori: forze politiche, consiglieri e assessori provinciali, espressione delle voto privati della loro rappresentanza.
Se il metodo Fiasella, e a questo punto vorremmo capire se si tratta anche del metodo del Partito Democratico, fosse applicato in altri enti locali, ed in specie per quello che mi compete nel comune di Ortonovo, domani non esisterebbe più una maggioranza di centro-sinistra.
Rifondazione (2 consiglieri), Socialisti (3 consiglieri) e Sinistra e libertà (1 consigliere) rappresentano il 50% del totale delle forze del Centro sinistra presenti in consiglio comunale ortonovese. Una lealtà politica e programmatica che noi vorremmo mantenere, proprio per il rispetto di quegli elettori che ci hanno votato. Quel rispetto e quella lealtà che mancano del tutto nel Presidente della provincia.
Un brutto segnale la fuoriuscita di un assessore provinciale della Federazione della Sinistra, ma anche di un socialista e una donna, il tutto aggravato dall’aver inserito nella giunta, con delega al lavoro, un esponente di Confindustria locale, per altro membro del consiglio di amministrazione di una società proprietaria di pozzi d’acqua nel nostro territorio.
Uno spostamento a destra dell’Amministrazione provinciale, e del Partito democratico, che noi non possiamo accettare.
In un territorio che più di altri sta subendo una profondissima crisi occupazionale:
- il tasso di disoccupazione al 6,6%, il più alto della media ligure;
- con una cassa integrazione nel solo 2009 cresciuta del 400%, per un totale pari a 2.374.001;
- con un costo della vita che in 10 anni è cresciuto alla Spezia del 43%, mentre il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito, con salari e stipendi fermi;
- con un reddito disponibile pro capite degli spezzini, pari a 18.270 euro, il più basso di tutto il Nord Italia.
Di fronte a questa ecatombe sociale la cura sembrerebbe infatti che ancor peggio della malattia. Chi pensa che i problemi del mercato del lavoro si possano risolvere cooptando rappresentati di Confindustria è fuori strada; una ricetta arrogante e padronale che diviene inaccettabile e mostra, se ancora qualcuno avesse dei dubbi, che il metodo Marchionne non è solo a Pomigliano.
Massimo Marcesini
Vice Sindaco Comune di Ortonovo
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