Candidati e indennità: proposte vere o elettorali?

22 marzo 2010 - Scritto da  
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Nei giorni scorsi il candidato di Sinistra e Libertà Salvatore Calcagnini ha proposto la riduzione del 50% dell’indennità dei consiglieri regionali. Si tratta di un’ipotesi apprezzabile e condivisibile purché non sia solo una sparata per raccattare qualche voto e da mettere nel dimenticatoio una volta finita la campagna elettorale.

Ma c’è anche qualcos’altro che non torna.

Perché tra i candidati proposti da Sinistra e Libertà, assieme a Calcagnini, c’è anche il consigliere regionale uscente Lorenzo Castè, che in questi cinque anni di legislatura regionale ha compiuto diverse migrazioni politiche: eletto con Rifondazione Comunista, dopo pochi mesi é passato al gruppo del Comunisti Italiani, poi a quello di Uniti a sinistra, di qui è approdato al Gruppo misto e, infine – a ridosso delle elezioni regionali – proprio a Sinistra e Libertà.

Cinque migrazioni in cinque anni: un vero record.

Il personaggio però una sua coerenza ce l’ha. Infatti, tutti i consiglieri e gli assessori regionali di Rifondazione e del Pdci – come previsto dagli Statuti dei loro partiti e dalle regole che hanno accettato quando sono stati candidati – hanno sempre versato alle rispettive formazioni politiche il 50% degli emolumenti percepiti.

Tutti, tranne Casté, per l’appunto, che in tutte le sue peregrinazioni è sempre abilmente riuscito a non versare nemmeno un euro e, quando veniva messo alle strette, trovava la “soluzione”, cioé cambiava gruppo.

E quindi ci sorge spontanea una domanda: ma Castè lo sa cosa propone Calcagnini?

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