Disneyland al pesto

1 ottobre 2010 - Scritto da  
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I «mostri» delle Cinque Terre. Ma le carte sulla distrazione di fondi a Riomaggiore erano lì da anni Un mix esplosivo di conti bancari, concessioni arbitrarie, intercettazioni

L’inchiesta sul Parco delle Cinque Terre è appena partita. Partorirà altri mostri. Anche perché l’incastro di conti bancari, delibere comunali, concessioni arbitrarie, intercettazioni in cui gli indagati ritoccano dal vivo documenti pubblici è letale e i documenti parlano in maniera chiara come parlava liberamente al telefonino il presidente del Parco delle Cinque Terre Franco Bonanini con l’ex capo della Procura di La Spezia oppure con i tecnici del Comune di Riomaggiore negli uffici comunali attigui a quelli del parco.

Ma a guardar bene, le carte c’erano già da anni. Il manifesto fece un’inchiesta a cavallo tra 2005 e 2006. Una prima puntata («Disneyland al pesto», 6 gennaio 2006) s’incentrava sulle lamentele degli abitanti delle Cinque Terre circa la poca trasparenza della gestione di fondi europei, nazionali e regionali da parte del parco, la mancanza di un bilancio pubblico, il rischio di speculazioni edilizie come la ventilata costruzione del Villaggio Europa e l’avvenuto sbancamento di un bosco a Pianca per costruire una scuola. Nei mesi successivi sembrava tutto fermo, nessuno indagava e i ricorsi in tribunale relativi a denunce di cittadini della zona venivano affossate e finivano nel nulla, fra minacce dirette o indirette a chi si ribellava allo stato di fatto. La rete intanto riverberava le accuse: mancanza di bilanci, il numero degli assunti, la gestione del ricavato dal ticket per i sentieri e altri introiti. Oggi il cuore delle indagini sono i fondi per l’alluvione 2003, il ripristino della stazione ferroviaria di Manarola e altri soldi pubblici ricevuti per greti, muretti a secco e strade, gestiti in maniera totalmente arbitraria e quasi sempre senza che venissero fatte le opere promesse. Ad esempio di 328 mila euro chiesti nel novembre del 2006, quando nel 2010 fu redatto il saldo ne erano stati spesi solo 78 mila, in pratica non si facevano né appalti né lavori e il restante, centinaia di migliaia di euro, venivano usati per altri lavori, per rifare l’illuminazione, per blandire qualche voce critica (un marciapiede qui, uno là) o beneficiare qualche protetto.

Tra i protetti rientravano ovviamente anche i familiari: infatti il reato di abuso edilizio deriva da pratiche retrodatate di permessi a costruire scaduti per la cantina della moglie di Bonanini. In questo ed altri casi gli inquirenti hanno potuto seguire i lavori in diretta grazie alle intercettazioni ambientali. Anzi, il sistema era così rodato che c’erano dei protocolli con parti a matita che si potevano poi riscrivere a penna, come ha scoperto un consulente tecnico della Procura. È per quello che una segretaria oggi agli arresti dopo una perquisizione negli uffici regionali nel giugno scorso dice: «Se hanno i protocolli siamo rovinati».
Non è andata altrettanto bene con un altro finanziamento regionale di 500 mila euro perché la Regione cominciò a fare dei controlli sulle spese fatte effettivamente (ecco perché in questo caso si è ipotizzata la tentata truffa ai danni dello stato).

Dall’ordinanza emerge anche un Bonanini faraonico che scindeva amici e nemici senza sfumature e nei nemici metteva tutti quelli che non apprezzavano il suo operato. Infatti l’inchiesta parte dalle denunce di tre persone di una giunta civica, più volte minacciati dallo stesso Bonanini. Era successo qualcosa di simile a un uomo nel 2004 e le sue accuse gli costarono 14 processi tra civile e penale. Anche una donna venne perseguitata perché osò mandare una lettera a un quotidiano locale dicendo che «alle Cinque Terre non c’è democrazia», che non c’erano bandi di gara per le cooperative e che le attività dell’ente venivano date agli amici degli amici. Il parco la costrinse a ritrattare ma si beccò lo stesso la querela per diffamazione e la storia finì malamente.

Molto è emerso nella distrazione di altri fondi destinati al Comune di Riomaggiore, gestito da Bonanini «come fosse un sindaco occulto anzi di più», come commentano in Procura, per esempio spese di anni precedenti venivano messe a bilancio molti anni dopo. La stessa cosa era già stata rilevata dalla sezione ligure della Corte dei conti nel 2007 quando in una relazione spiegava di aver trovato che le spese per il personale dal 2004 al 2007 erano lievitate da 711 mila euro a oltre 800 mila; che per far stare in piedi i bilanci venivano usate entrate straordinarie come quelle di 450 mila euro per violazioni del codice della stradale, fino a scrivere quanto segue, in una pronuncia del 2007 riferita a un bilancio del 2005: «Gli equilibri finanziari del Comune risultano significativamente influenzati dalla patologica mole di residui attivi e passivi. I residui attivi al 31 dicembre 2005 ammontano, infatti, a 12.987.472 euro pari al 151,90 % del totale delle entrate dell’ente e quelli passivi ammontano ad 15.335.119 euro, pari al 182,57 % del totale della spesa». (…) La vetustà di tali residui – conclude il rapporto – rende evidente una difficoltà di incasso degli stessi e fa sorgere dubbi sulla loro effettiva esigibilità con intuibili ripercussioni sulla reale entità del risultato di amministrazione».

Poi ci sono le cooperative, gestite con un intreccio di parentele e amicizie rodate. Quasi dei patti di sangue, che portavano tutti ad lavorare «per il bene del parco» anche quando ci fosse da ritoccare la quantità di uva o di olive portate ai frantoi o alle cantine. Negli anni al parco ha lavorato un assessore del Comune di Spezia, fratello di uno degli arrestati, quel Luca Natale vicepresidente della cooperativa Sentieri e terrazzi. Un vicepresidente della cantina sociale delle Cinque Terre aveva il figlio che si occupava del portale internet del parco. La moglie e il figlio di Bonanini hanno ricoperto almeno fino al 2007 incarichi nelle cooperative operanti nel parco. Insomma la gestione dei fondi portava di fatto al controllo del territorio, quel «sistema feudale» che descrive il gip Brusacà nell’ordinanza.

Molto ha fatto anche la captatio benevolentiae nei confronti dei politici: le Cinque Terre sono diventate grandi anche grazie all’amicizia col presidente regionale di turno, che fosse Sandro Biasotti del centro-destra o Claudio Burlando e poi dei ministri del governo Prodi e di quello Berlusconi. A Riomaggiore Ermete Realacci ed Edo Ronchi sono di casa. Il senatore del Pdl Luigi Grillo dal 2006 ha messo su casa: un’azienda che fa Sciacchetrà. Così Bonanini ha scovato un rustico per il ministro Brunetta e altri personaggi della sinistra e le abitazioni sono state rimesse a posto con concessioni comunali lampo. L’unica forza politica a chiedere le dimissioni del presidente del parco è Rifondazione comunista.
La forza di Bonanini era nella comunicazione: non c’era ripristino delle facciate con i colori storici, pannelli fotovoltaici, raccolta dei rifiuti, bus ecologici che non avessero la massima risonanza sulla stampa. Questo ha creato in ambito nazionale e internazionale un mito di perfezione, di buona gestione, di tutela del territorio che purtroppo non ha mai trovato una completa realizzazione nella pratica. Il neo maggiore sono i muretti a secco, architettura che tiene in piedi la montagna e il collegamento fra le Cinque terre. In 12 anni ne sono stati restaurati pochi tratti. Il resto cade a pezzi. Così oggi nonostante si paghi il ticket il sentiero non è totalmente percorribile come in passato e alcuni tratti vengono chiusi se piove.

Tuttavia come si è detto le carte c’erano tutte anni fa. A parte i cambi di potere alla Procura di Spezia, non è ancora del tutto chiaro come mai i magistrati si scatenano ora. Forse qualcuno interno al sistema si è stancato del sistema, forse ha pesato anche la mancata elezione di Bonanini a parlamentare europeo nel 2009 e i veleni e le critiche al partito del presidente sconfitto.

di Alessandra Fava – Tratto da Il Manifesto del 30 settembre 2010

Scarica le 881 pagine dell’Ordinanza di custodia cautelare - pdf (pdf - 5.31 MB)

Commenti

5 Commenti su "Disneyland al pesto"

  1. bruni
    Scritto venerdì 1 ottobre 2010 alle 14:34 

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    tutto vero !questa e’ solo la punta dell’iceberg ! milioni di euro imboscati negli anni……mogli e parenti vari

  2. Massi
    Scritto sabato 2 ottobre 2010 alle 23:35 

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    le conclusioni paiono come sempre affrettate…il processo deve addirittura ancora iniziare….e poi le persone che lavorano, le tante, anche se sono parenti di altri che reato hanno commesso? Forse quello di amare un territorio, viverci, fare del volontariato, ecc?
    Il giudizio dovrebbe riguardare il lavoro svolto, se fatto bene o no… E non già solamente il grado di parentela…
    E poi detto da chi dovrebbe avere a cuore questi problemi è 2 volte un insulto.
    Perdonatemi di dire che è inutile fare convegni ed assemblee per capire le ragioni delle tante sconfitte di questo partito….da articoli come questi si comprende la distanza tra elettori lavoratori e dirigenti
    Cordiali saluti

  3. William
    Scritto domenica 3 ottobre 2010 alle 15:35 

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    @Massi: Il suo commento, nella legittimità delle rispettive opinioni, mi lascia alquanto perplesso. A quali conclusioni si riferisce? Questo è un articolo di cronaca tratto da un quotidiano, che evidentemente si è ritenuto opportuno riproporre. Stiamo assistendo ad uno spettacolo penoso, uno stillicidio quotidianamente che appare sui giornali ma che è rappresentato in blocco nelle 880 pagine dell’ordinanza emessa dal tribunale spezzino.

    Credo che per risolvere la questione si dovrebbe in primis fare chiarezza su ciò che è accaduto in questi anni. Quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito? Iniziamo a guardare la luna.
    Si dovrebbe giudicare la qualità del lavoro, di chi? Di coloro i quali, secondo le intercettazioni, minacciavano consiglieri comunali, costruivano dossier, venivano avvisati dai carabinieri di essere sotto controllo, o altro? Siamo di fronte ad un problema politico e civico di proporzioni immani e lei pensa di risolverlo accusando un partito? E di cosa?
    Di non difendere i lavoratori se si chiede le dimissioni di persone coinvolte in fatti che oggettivamente gettano discredito sulle istituzioni che rappresentano?

    Il vero torto ai lavoratori si farà se non venisse a galla tutta la verità di come è stato gestito il parco in questi anni, il vero torto si farà se, alla luce dei fatti, non si cambiasse rotta verso un orizzonte fatto di trasparenza, di etica e di rispetto, in primo luogo delle opinioni divergenti.

    Chi ha davvero a cuore i diritti dei lavoratori, il rispetto di chi ha sudato sangue per quelle terrazze, per quei vigneti, per la loro promozione e la vita di quel territorio che è patrimonio di tutti noi, non può certo nascondersi dietro un ordinanza di custodia cautelare, anzi. Deve pretendere che la verità venga a galla, che chi ha sbagliato paghi, sia sul piano giudiziario che politico. Questa è la battaglia per chi lavora, non certo quella di dire, in fondo andava bene anche questo.
    Se la sintesi rimarrà sull’onda populista del voto e di come la gente percepisce le vicende, allora le cose rimarranno così per sempre, in un italietta che non da futuro ai suoi giovani, ai lavoratori, a tutti i cittadini.

  4. Giuliano
    Scritto lunedì 4 ottobre 2010 alle 13:32 

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    Sono Giuliano, nato e residente a Riomaggiore, ho letto i commenti all’ articolo pubblicato sul “Manifesto” da parte di Massi e di William..penso che Massi sia un mio compaesano e certamente mi conosce, rispetto il suo stato d’ animo per il momento che stiamo attraversando ma non e’ che prendendosela con il giornalista di turno si possa pensare di nascondere quanto sta emergendo dalle 880 pagine (tra l’ altro mi sono letto non per curiosita’ ma per cercare di capire fino in fondo come sono avvenute le cose ed organizzarci per far uscire da questo incubo le ” cinque terre” e le persone che ci vivono, lavorano e sperano in un futuro migliore..).Sul fatto delle accuse ai partiti penso ci sia da dire molto effettivamente poiche’ da qui sono passati uomini politici di tutti i partiti,sindacalisti, giornalisti, professionisti,medici,insegnanti universitari e chi piu’ ne possa trovare.Ci sono state impegnate associazioni ambientaliste anche all’ interno del consigio del Parco,non ho mai letto o avuto sentore venissero fatti appunti al “sistema esportabile 5 terre”.
    Il partito di Rifondazione si e’ dissociato da altri,personalmente ho rilasciato due interviste il giorno stesso degli arresti: al tg2 nazionale ho dichiarato che la magistratura svolga il proprio compito e mi e’ stato pubblicato in video alle 20 di sera, ad un’ altra domanda del giornalista e conseguente mia risposta non si e’ dato seguito ritengo per motivi di tempo..Nella stessa mattinata ho rilasciato intervista al ” secolo XIX ” e si puo’ leggere integralmente quanto rilasciato.Un appunto che rivolgo al partito di Rifonazione e’ stato lo scarso interessamento nella vicenda della raccolta firme per la presentazione liste per le elezioni comunali di 5 anni or sono , forse allora con una buona opposizione in consigio comunale avremmo potuto fermare questo disastro umano, civile e politico, ma questa e’ un’altra storia.

  5. La Cricca delle Cinque Terre: Solidarietà alla Legalità : mdblog.it… il Blog di Massy Aka mdnet
    Scritto venerdì 8 ottobre 2010 alle 18:23 

    avatar

    […] curioso ed interessante l’articolo sul sito di Rifondazione La Spezia… Disneyland al Pesto…. , dategli una letta… un pò di riflessioni si potrebbero sicuramente fare… non […]

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