Olivieri(Prc) a Neri(Pd): su Mirafiori nessun cappello, ma bisogna dire con chiarezza da che parte si sta

18 gennaio 2011 - Scritto da  
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Intanto ringrazio il consigliere del Pd Neri per aver risposto alla mia presa di posizione sul referendum di Mirafiori.

Prima del voto avevo sollecitato gli esponenti del Pd spezzino a dire la loro opinione sull’accordo capestro di Mirafiori. Non si trattava, naturalmente, di rispondere a me; però per un dirigente politico, quando sono in gioco valori fondamentali come i diritti del lavoro o le libertà sindacali, “schierarsi” è un “dovere”. Dispiace che nessuno dei dirigenti del Pd spezzino l’abbia fatto e per questo ringrazio Neri che è stato l’unico di quel partito a dire come la pensa.

Per il resto penso che Neri abbia torto quando dice che adesso la Fiom deve accettare l’esito del referendum. Sarei d’accordo se quello fosse stato un voto libero ma siccome i lavoratori hanno dovuto votare con il ricatto che se avessero vinto i no la fabbrica avrebbe chiuso, quello è stato tutto meno che un voto libero. Fa dunque bene la Fiom a tener ferma la sua opposizione all’accordo.

Trovo poi contraddittorio che Neri dica di aver firmato l’appello a sostegno della Fiom promosso da Camilleri e altri (ha fatto bene, l’ho firmato anch’io e il mio partito sta pure facendo banchetti per raccogliere firme) e poi di essere contrario allo sciopero generale. L’appello di Camilleri, che Neri prima di firmare avrà sicuramente letto, a un certo punto dice “…. ci sembra che la richiesta di sciopero generale, avanzata dalla Fiom, sia sacrosanta e vada appoggiata in ogni modo”. E dunque, se ho ben capito, Neri avrebbe firmato un appello che appoggia la richiesta dello sciopero generale e poi ha replicato alla mia presa di posizione a favore dello sciopero generale dicendo che non è il momento “ …..dello sciopero generale che divide ulteriormente”. Mi sembra che ci sia un po’ troppa confusione.

Della replica del consigliere Neri condivido solo il titolo e cioè il fatto che quanto accaduto a Mirafiori è talmente grande che nessuno può metterci il cappello. Che quasi la metà dei lavoratori di Mirafiori, nonostante i ricatti di Marchionne e Berlusconi, abbia detto no è stata una straordinaria prova di dignità e di orgoglio. Ma non si tratta solo di questo. Il voto di Mirafiori non è un fatto isolato perché prima c’erano stati il voto di Pomigliano (con una percentuale inaspettata di voti contrari ad un altro accordo capestro), la manifestazione nazionale della Fiom del 16 ottobre con una straordinaria partecipazione di lavoratori e giovani e l’esplosione del movimento degli studenti.

Ragionando sulla connessione tra tutto questo arrivo alla conclusione che anche in Italia, come accade ormai in tutti gli altri paesi europei, è cominciata la resistenza sociale al tentativo di scaricare i costi della crisi sul lavoratori e sui giovani. Il rilancio delle lotte sociali in Italia pone diversi problemi alla politica. Ne voglio sottolineare solo due.

Il primo è che costringerà sempre di più le forze politiche a schierarsi in maniera netta – o di qui o di là, o coi lavoratori o col padronato. Il secondo è che dovrà essere affrontato e risolto il problema dei problemi e cioè il fatto che il mondo del lavoro è privo della sua autonoma rappresentanza politica. So bene che non ci sono le condizioni oggettive e soggettive affinché la sola Rifondazione possa colmare questo vuoto. Ma anche in questo caso Mirafiori ci indica la strada.

La notte del referendum, davanti ai cancelli, si sono ritrovati centinaia di compagni di Rifondazione, del Pdci, di Sel, di altre formazioni della sinistra, delle diverse sinistre sindacali. E la crescita delle lotte sociali imporrà a tutti di superare i settarismi e le divisioni e di lavorare per costruire un nuovo grande polo, quello della Sinistra. Bisognerebbe cominciare a pensarci seriamente, anche alla Spezia.

Sergio Olivieri
segretario regionale
Rifondazione Comunista Liguria

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