Rifiuti zero è condizione ideale? Rifondazione l’ha proposta, è ora di attuarla
Forse i finiani spezzini hanno già metabolizzato l’esempio dei loro parlamentari ed hanno lanciato il sasso per poi nascondere la mano. E’ del tutto evidente che le note divulgate da Generazione Italia in tema di rifiuti arrivano addirittura a scomodare terminologie desuete e stantie. Ma quale massimalismo? Repetita iuvant: Generazione Italia propone il modello della discarica di Peccioli, denuncia che alla Spezia discarica è stato Pitelli, un’intuizione davvero sorprendente!
Tuttavia all’ultima udienza del processo Pitelli non s’è fatto vivo nessun esponente di tale forza politica. Per la cronaca nessun esponente politico spezzino esclusi quelli di Rifondazione. La magistratura si deve lasciar lavorare a prescindere dal monito di GI, ma l’atto politico di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vicenda è un dovere di chi dichiara la sensibilità a certe questioni. Dov’era GI quando si parlava (e si parla) di navi dei veleni o di ciminiere taroccate? Forse sarebbe il caso che gli accoliti di Gianfranco Fini ogni tanto diano seguito concreto alle loro dichiarazioni e non lascino intendere che siano le solite parole in libertà.
Arriviamo alle proposte concrete, perchè se si accusa di “corto circuiti ideologici”, dall’altra sponda c’è una vera schizofrenia compulsivo-istituzionale: la neonata costola del centrodestra ritiene “rifiuti zero” potrebbe essere la condizione ideale? Allora perché in consiglio comunale spezzino nessun esponente del centrodestra (quindi anche GI) non ha ne votato, ne tantomeno proposto emendamenti alla mozione Rifiuti Zero presentata da Rifondazione comunista?
In fondo questa strategia, laddove è stata adottata, hanno ottenuto:
- sistemi produttivi locali sollecitati ad investire in un’impiantistica finalizzata al recupero ed al riutilizzo delle materie seconde provenienti da raccolta domiciliare;
- imprese costrette a produrre beni senza imballaggi, sfusi o alla spina, o più genericamente si avrebbero beni progettati per essere recuperati, con vite utili più lunghe;
- incremento dell’agricoltura locale, favorita dall’uso del compost;
- accorciamento delle filiere produttive che rivede persino la logistica distributiva delle merci e le intermodalità del trasporto di beni;
- sistemi di riparazione e di recupero sollecitano ampi settori occupazionali e formativi, dalla ricerca specializzata all’attività qualificata, dall’analisi merceologica dei rifiuti al laboratorio di riparazione;
- meno smog e più salute bandendo inceneritori, più decoro urbano eliminando i cassonetti, meno traffico pesante, beni più utili, duraturi, efficienti, prodotti più controllabili e più freschi;
- salvaguardia dei beni comuni come servizi ambientali e distribuzione pubblica dell’acqua.
Se questa non è responsabilità, siamo disponibili a confrontarci con chiunque abbia voglia e coraggio di discuterne.
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