Rifondazione Comunista La Spezia: l’acqua è e deve rimanere bene comune

2 dicembre 2010 - Scritto da  
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La campagna pubblica di Rifondazione comunista e della Federazione della sinistra della Spezia per la modifica degli statuti comunali con l’inserimento della definizione dell’acqua bene comune universale privo di rilevanza economica ha coperto ad oggi i comuni di Arcola, Castelnuovo Magra, Follo, Lerici, Levanto, Ortonovo, Santo Stefano Magra e Vezzano Ligure. A questi si aggiunge Sarzana, grazie al lavoro dei compagni di Sel, e alcuni comuni della Val di Vara che, nell’incontro tenuto un mese fa a Torza di Maissana con Rifondazione Comunista, avevano manifestato l’intenzione di procedere alle modifiche (Calice al Cornoviglio, Sesta Godano, Varese Ligure, Rocchetta Vara, Maissana e Riccò del Golfo).

Si tratterebbe quindi di ben 14 comuni che nel territorio spezzino hanno deciso di assumere un impegno politico di enorme rilevanza, definendo nei consigli comunali un impegno per tutti i cittadini: l’acqua non è merce.

A questo percorso va aggiunto il lavoro estenuante e costante del gruppo consiliare di Rifondazione Comunista in consiglio comunale alla Spezia, che da anni chiede che, in ogni eventuale operazione di aggregazione della società Acam, venga escluso la gestione del ciclo idrico.
Concetto che è stato ribadito ora più che mai, a pochi mesi dal referendum sull’acqua previsto nella primavera 2011: il gruppo ha chiesto in Consiglio di non procedere ad alcuna aggregazione del servizio idrico integrato per rispetto della volontà dei quel milione e quattrocentomila cittadini che hanno firmato per il referendum, oltre che per una  doverosa attesa del responso degli italiani.

La novità strategica nel panorama politico spezzino è certamente rappresentata dalla posizione di Sel, che se venisse confermata aprirebbe un serio problema nelle maggioranze del 90% dei comuni sopracitati.

Insomma, c’è una comunità politica e civica che non intende star a guardare la privatizzazione dell’acqua alla Spezia. Lo confermano le migliaia di firme ai banchetti del referendum sull’acqua che chiedono la moratoria per il decreto Ronchi, lo confermano le centinaia di firme già tradite dalla mancata modifica statutaria alla Spezia.

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