Da Spezia un pullman per gridare No alla legge Fornero. Sabato 12 a Roma grande manifestazione della Fds contro il governo Monti
9 maggio 2012, by admin
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Da Spezia tutti a Roma sabato per manifestare contro le nefaste politiche economiche del governo Monti.
La Fds spezzina, reduce dall’ottimo risultato elettorale di domenica e lunedì, si rituffa nelle lotte sociali con l’allestimento di un pullman per la grande manifestazione di Roma di sabato 12 maggio.
Un evento molto importante che chiama a raccolta tutta la Sinistra italiana per una vera alternativa contro le politiche dissanguanti del governo nei contronti del mondo del lavoro, dei pensionati e dello stato sociale, all’indomani di un voto molto significativo per la storia dell’intero Paese.
Come alla Spezia grideremo in piazza il no alla “riforma” Fornero che un parlamento sempre più impopolare e delegittimato si appresta ad approvare. Porteremo con orgoglio il nostro ormai celebre striscione “Giù le mani dall’articolo 18”, già mostrato agli onorevoli Bersani e Ichino nelle loro recenti visite sul nostro territorio.
Di seguito il testo dell’appello con la possibilità di aderire tramite il sito della Federazione della Sinistra:
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Per adesioni e prenotazioni per il viaggio a Roma invitiamo tutti gli interessati a contattare la mail rifondazionecomunistalaspezia@
Federazione della Sinistra La Spezia
GRIDIAMOGLIELO IN PIAZZA! Appello per la manifestazione del 12 Maggio
Mai come in questo momento la Costituzione della Repubblica rischia di essere travolta a partire dall’articolo 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Il valore e la natura stessa della democrazia e dei diritti del lavoro sono infatti gravemente sviliti da controriforme e manovre economiche inique, esplicitamente dettate da poteri politici e finanziari esterni al sistema istituzionale del nostro Paese.
Il Governo Monti, pur formalmente legittimato dal sostegno della maggioranza trasversale di un Parlamento ampiamente logorato nella propria rappresentanza e credibilità, a partire dalle stesse modalità elettorali che lo hanno espresso, agisce al di fuori di un mandato popolare.
L’introduzione del vincolo del pareggio di bilancio subordina l’esigibilità dei diritti sociali e alla salute, all’istruzione, alla previdenza e all’assistenza alle “superiori” ragioni del mercato.
La riforma del lavoro, con lo svuotamento dell’articolo 18 e la sostanziale liberalizzazione del lavoro precario, segna un salto di qualità nel dominio e nella ricattabilità del lavoro i cui diritti sono già in via di destrutturazione per l’attacco portato dal governo Berlusconi alla contrattazione nazionale e alla democrazia sindacale.
Queste politiche sono tanto inique socialmente, quanto recessive e fallimentari sul terreno economico, e stanno portando il paese in un baratro senza precedenti.
Opporsi a queste politiche e concorrere alla costruzione di un modello sociale ed economico alternativo è pertanto dovere di ogni cittadina e cittadino democratici: è il compito urgente che abbiamo tutti noi, in Italia ed in Europa.
Un’alternativa che contrasti effettivamente la speculazione, usata insieme al debito contratto dagli Stati per salvare speculatori ed affaristi, come una clava per distruggere i diritti sociali.
Un’alternativa volta a redistribuire la ricchezza, a fronte della crescita scandalosa delle disuguaglianze, ad aumentare salari e pensioni, istituire il reddito sociale, riqualificare ed estendere il sistema di welfare.
Un’alternativa che si fondi sulla centralità dei diritti del lavoro, riconverta le produzioni nel segno della sostenibilità ecologica, investa nella conoscenza e nella cultura, ampli la sfera dei beni comuni sottratti al mercato, riqualifichi il pubblico a partire da un nuovo modello di democrazia e partecipazione.
Un’alternativa all’insegna di politiche di pace e cooperazione contro le logiche di guerra con la drastica diminuzione delle spese militari.
Per queste ragioni, facciamo appello a scendere in piazza il 12 Maggio a Roma.
Contro il governo Monti, le politiche della BCE, della UE e il Fiscal Compact.
Primi firmatari:
Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Andrea Alzetta, Sandra Amurri, Cesare Antetomaso, Giorgio Arlorio, Angelo Baracca, Vittorio Bardi, Glauco Benigni, Paolo Berdini, Marco Bersani, Ciccio Brigati, Benedetta Buccellato, Loris Campetti, Massimo Carlotto, Francesco Caruso, Antonio Castronovi, Adelmo Cervi, Alessio Ciacci, Paolo Ciofi, Giorgio Cremaschi, Ciro D’Alessio, Alessandro Dal Lago, Roberto D’Andrea, Dante De Angelis, Walter De Cesaris, Marco Dentici, Paolo Di Vetta, Mario Dondero, Riccardo Faranda, Amedeo Fago, Anna Fedeli, Gianni Ferrara, Agostino Ferrente, Guglielmo Forges Davanzati, Calogero Giallanza, Alfonso Gianni, Peppe Giuffrida, Haidi Giuliani, Carlo Guglielmi, Margherita Hack, Beniamino Lami, Guido Liguori, Mimmo Loffredo, Fabio Massimo Lozzi, Alberto Lucarelli, Gianni Lucini, Silvia Luzzi, Cecilia Mangini, Gianfranco Mascia, Magda Mercatali, Bartalo Mancuso, Citto Maselli, Ugo Mattei, Sandro Medici, Dino Miniscalchi, Roberto Musacchio, Loretta Mussi, Giovanni Naccari, Giorgio Nebbia, Carla Nespolo, Nicola Nicolosi, Luca Nivarra, Fulvio Vassallo Paleologo, Valentino Parlato, Ciro Pesacane, Ulderico Pesce, Barbara Pettine, Francesco Piccioni, Silvana Pisa, Vito Francesco Polcaro, Gabriele Polo, Pierpaolo Pullini, Franca Rame, Gianni Rinaldini, Annamaria Rivera, Renzo Rossellini, Alessandro Rossetti, Franco Russo, Nino Russo, Ersilia Salvato, Patrizia Sentinelli, Adriano Sgrò, Vauro Senesi, Marino Severini, Bebo Storti, Fabrizio Tomaselli, Unione Inquilini, Vittorio Vasquez e il gruppo consiliare Napoli è TUA.
Lombardi: “Giù le mani dall’articolo 18, riprediamoci le pensioni, licenziamo il governo Monti”
14 aprile 2012, by admin
Archiviato in Lavoro, Partito, Primo piano
Dopo aver prolungato l’età pensionabile, dopo aver cancellato, con un colpo di spugna, le pensioni di anzianità, dopo avere colpito le pensioni più basse e protetto quelle più alte, il governo ora “scopre” che per effetto di questa brutale manovra, circa 350 mila lavoratori e lavoratrici – i quali in virtù di accordi collettivi e individuali avevano accettato di essere collocati in mobilità nella certezza di maturare entro quei termini il diritto alla pensione – rimarranno a secco, senza più alcuna fonte di reddito.
Non solo: il folle costo, fino a decine di migliaia di euro, previsto per la ricongiunzione dei contributi maturati presso enti o gestioni diversi, revoca nei fatti il diritto alla pensione anche per quanti riuscissero a superare il fuoco di sbarramento normativo con cui Monti sta nei fatti demolendo l’istituto previdenziale.
Questo forsennato attacco all’impalcatura del welfare si completa con la riduzione ai minimi termini delle protezioni sociali in favore di chi perde il lavoro e con il tentativo, giunto alla sua fase conclusiva, di abolire l’architrave su cui poggia l’intero diritto del lavoro: quell’articolo 18 che sino ad oggi aveva impedito al padrone di licenziare a proprio insindacabile giudizio per i più vieti e inconfessabili motivi.
Per questo nella provincia spezzina abbiamo manifestato due volte con il nostro striscione “Giù le mani dall’articolo 18” davanti agli esponenti del Partito Democratico giunti da Roma: l’onorevole Pierluigi Bersani in visita a Lerici il 22 marzo scorso e il senatore Pietro Ichino, alla Spezia lo scorso 6 aprile per un dibattito proprio sulla nuova “riforma”.
Si aggiunga a tutto ciò il gravame fiscale imposto ai più poveri (casa, addizionali irpef, accise sulla benzina), la crescita fuori controllo delle tariffe (trasporti, acqua, gas, energia elettrica), il prossimo aumento delle imposte indirette (Iva) e si avrà chiara la spaventosa ingiustizia delle scelte di un governo che ha deciso di scaricare sul lavoro e sui più poveri l’intero peso della crisi provocata dai ricchi, le cui fortune nel frattempo ingrossano al riparo da qualsiasi tassazione.
Ciò che stiamo vivendo, con un’accelerazione senza precedenti nella storia della Repubblica, è l’annientamento dei precetti fondamentali di giustizia, di libertà e di uguaglianza che costituiscono il nerbo della Costituzione. Opporsi con la mobilitazione di massa per fermare questa devastazione è compito di ogni democratico.
In questa fase cruciale per il futuro del Paese, la Federazione della Sinistra ha sostenuto la mobilitazione dei sindacati del 13 aprile e promuove per il prossimo 12 maggio, a Roma, una manifestazione nazionale per riaffermare che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro“. Per uscire dalla crisi serve un piano per il lavoro, i diritti e la democrazia.
Va riaperta la partita sulle pensioni: eliminando le norme inique, ponendo un tetto a 5000 euro per le pensioni d’oro e per il cumulo di pensione, garantendo una pensione dignitosa alle lavoratrici e ai lavoratori precari. Va difeso ed esteso l’articolo 18. Vanno difesi ed estesi gli ammortizzatori sociali. Va istituito un reddito sociale per i disoccupati e gli inoccupati. Va contrastata la precarietà.
Va fatto un piano per il lavoro attraverso politiche industriali che promuovano la riconversione ambientale delle produzioni, nei campi del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, della mobilità sostenibile e del riassetto del territorio, con l’obiettivo della buona e piena occupazione. Si deve tornare a investire nella scuola e nell’università pubblica, nello stato sociale. Le risorse ci sono e basta prenderle da chi ce l’ha, attraverso una patrimoniale, e tagliando le spese inutili come quelle per l’acquisto degli F35 o per la realizzazione di opere dannose come la Tav in Val Susa.
Massimo Lombardi, Federazione della Sinistra La Spezia