Articolo 18, Fantozzi: “Renzi come Fornero. Mandiamolo a casa”

21 settembre 2014, by  
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Il governo Renzi è pronto a rottamare definitivamente l’articolo 18 intervenendo (per decreto!)  per sancire che per tre anni i neoassunti che dovessere essere illegittimamente licenziati, non avranno diritto alla reintegra ma solo ad un indennizzo monetario.

Lo scalpo dell’articolo 18 va portato in Europa per dimostrare che l’Italia sta facendo le “riforme strutturali” che naturalmente comportano un nuovo attacco ai diritti e alle tutele residue del lavoro.

Lo schema di funzionamento dell’Europa è questo: poiché le politiche di austerità sono chiaramente fallimentari e stanno portando tutto il continente alla deflazione cioè ad un nuovo salto di qualità della crisi,  la proposta è quella di… andare avanti con le politiche di austerità e anzi rilanciarle, chiamandole in uno dei molti modi in cui in questi anni si è raggirato, manipolato, turlupinato l’opinione pubblica.

Così le “riforme strutturali” in materia di lavoro non fanno altro che estremizzare le politiche che sono andate avanti negli ultimi decenni, fatte di precarizzazione del lavoro e abbassamento delle tutele. Sono le stesse politiche che hanno impoverito il lavoro e aumentato le disuguaglianze e che sono perciò all’origine della crisi, come ci dicono tutti i dati.

E’ vero o non è vero che negli ultimi 30 anni la quota di redditi da lavoro sul complesso della ricchezza nazionale è diminuita del 10% nei paesi maggiormente industrializzati e del 15% in Italia? Lo diceva qualche tempo fa persino l’OCSE.

E’ cosa succede continuando con le politiche che aumentano la precarietà del lavoro? Succede che le lavoratrici e i lavoratori sono sempre più ricattabili e disposti ad un lavoro purchè sia: un lavoro senza diritti e sempre più povero. Le politiche neoliberiste falliscono, ma la risposta continua ad essere il rilancio delle medesime politiche, sempre più radicali ed estreme.

Sul lavoro siamo al grottesco, alla moltiplicazione degli strumenti di deregolamentazione, che sono ormai persino in competizione tra di loro.

Cosa hanno fatto Monti e Fornero sull’articolo 18? Lo hanno manomesso significativamente, consentendone l’aggiramento. Un’azienda che dichiari che licenzia un lavoratore per “motivi economici” potrà essere condannata alla reintegra del lavoratore solo se il giudice sceglierà la reintegra piuttosto che l’indennizzo e solo nel caso in cui sia accertata “la manifesta insussistenza” della motivazione a base del licenziamento. Analogamente, per quel che rigurda il licenziamento illegittimo per motivi disciplinari cioè relativi al comportamento del lavoratore, la possibilità della reintegra era già stata circoscritta pesantemente.

E che cosa ha fatto Renzi sui contratti a termine? Li ha resi utilizzabili sempre, senza l’azienda che vi ricorre debba giustificare per i primi tre anni, il motivo per cui ha fatto ricorso al lavoro temporaneo. Al termine dei tre anni basterà non rinnovare il contratto e ripartire con un nuovo lavoratore ed un nuovo giro di giostra.

Ma non bastano né le manomissioni già operate dell’articolo 18, né la generalizzazione del lavoro precario. Per caso un’azienda avesse assunto a tempo indeterminato qualcuno, questo deve essere licenziabile senza che ci sia la benchè minima possibilità del diritto ad essere reintegrato.

Ovviamente serve a “creare lavoro”, come già sono serviti a creare lavoro la “riforma” Fornero e il Jobs Act numero 1 di Renzi. Peccato che di questo lavoro non si veda traccia, che i disoccupati continuino ad aumentare – più di tre milioni censiti, sei milioni effettivi con un tasso di disoccupazione reale che non ha nulla da “invidiare” alla Spagna o alla Grecia – che la crisi continui a macinare.

Vanno mandati a casa. Per quello che fanno e per le balle che raccontano, ogni giorno a reti unificate. Lavoriamo ad un autunno che provi davvero a spezzare la rassegnazione.

 

Roberta Fantozzi,

responsabile nazionale Lavoro Prc

Romeo (Prc-Rivoluzione Civile): “Soluzione vicina per il Cup di Arcola”

20 febbraio 2013, by  
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Importante risultato politico ottenuto dal consigliere arcolano di minoranza Salvatore Romeo, di Rifondazione Comunista-Lista INGROIA.

Particolarmente fruttuoso l’incontro tenutosi giovedì mattina fra il responsabile dell’ASL, dott. Frandi, il vicesindaco Argenio Bertucci e il consigliere Salvatore Romeo per trovare una soluzione per la riapertura del CUP oramai chiuso dai primi di dicembre nonostante le oltre 1.500 firme raccolte dalla Cgil arcolana a sostegno del servizio.

Rivoluzione Civile IngroiaL’incontro, a seguito di una mozione presentata dal consigliere Romeo e approvata alla unanimità da parte di tutti i consiglieri, si è concluso con l’impegno dell’ASL a mantenere presso il CUP arcolano una delle tre persone in via di assunzione da parte della stessa ASL nel rispetto della convenzione stipulata con la Provincia attraverso la legge 68, convenzione firmata dalla dott.ssa Canini (ASL) e dall’allora assessore provinciale Salvatore Romeo.

Il concorso, come confermato ieri dal Centro per l’Impiego spezzino, è nella fase conclusiva in quanto delle oltre 100 domande presentate al bando sono state selezionale sei persone, ora all’attenzione dell’ASL, dalle quale deriveranno a breve le tre assunzioni di cui una destinata ad Arcola.

Soddisfazione da parte del vicesindaco Bertucci e del consigliere Romeo il quale ribadisce che quando vi è la volontà di collaborazione, al di la dei singoli ruoli, si possono ottenere importanti risultati per tutta la comunità.

 

Salvatore Romeo

Consigliere comunale Prc-Rivoluzione Civile Arcola