Quanto si apprende da fonti di stampa ha dell’incredibile e rappresenta un insulto alla nostra città. Lo scorso dicembre, mentre decine e decine di nostri concittadini erano in coda per effettuare la terza dose del vaccino anti covid, il figlio del sindaco, dopo l’intervento del papà, si sarebbe fatto cambiare la somministrazione del vaccino da Moderna a Pfizer.
A dir poco surreale e irrispettoso nei confronti di coloro che erano in coda per la somministrazione. Non è pensabile che i figli degli amministratori pubblico o dei politici in genere abbiano tali favoritismi.
Al sindaco Peracchini, a cui ricordiamo di essere la massima autorità sanitaria e quindi il principale responsabile e garante della salute dei propri cittadini in modo egualitario, chiediamo un immediato chiarimento pubblico nel rispetto della comunità che rappresenta
Segreteria provinciale Rifondazione Comunista La Spezia
Oggi ne paghiamo ancora le conseguenze con la chiusura del Cup, con decine e decine di malati che ancora non possono accedere alle cure e con la prevenzione che è totalmente saltata non potendo prenotare esami. Una situazione che deve essere denunciata ogni giorno e che non possiamo continuare a subire. Mancano posti letto, manca personale medico sanitario, i medici di famiglia costretti a passare ore al telefono per prenotare visite mediche urgenti a un centralino di genova. L’annuncio dei privati nella gestione di quello che sarà il nuovo ospedale Felettino deve farci capire che nulla vuole cambiare la classe politica che ha gestito questa emergenza.
Per questo aderiamo con convinzione e determinazione alla manifestazione di domani, venerdì 19 giugno, indetta dal Manifesto della Sanità, in via Fazio alle 10 sotto la sede Asl.
Invitiamo tutte e tutti i cittadini a farsi sentire, a non dimenticare quello che e’ stato e quello che sara’ la gestione del servizio sanitario. E’ ora di alzare la voce tutt* insieme.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
La federazione provinciale spezzina di Rifondazione Comunista piange la prematura morte del compagno Andrea Gianella, avvenuta la scorsa notte all’età di 72 anni.
Andrea è stato non solo uno storico iscritto del Prc dai primi anni ’90 ma anche un uomo dallo straordinario impegno politico e sociale, lungo circa mezzo secolo.
Le sue esperienze di lotta sono infatti cominciate attivamente nel movimento del ’68 sarzanese fino ad arrivare al sostegno di Spezia Bene Comune e di Potere al Popolo nel 2017 e nel 2018.
Il suo impegno si era manifestato anche nel mondo del suo amato lavoro, quello di infermiere professionale nella sanità pubblica. Tra il 1978 e il 1989 prestò servizio negli ospedali della Lombardia dove fu responsabile sindacale per la Cgil nel consiglio dell’Usl di Tradate (Varese) per poi trasferirsi nell’allora Usl Val di Magra e poi nella Asl 5 spezzina. E’ stato in seguito formatore degli operatori sanitari e coordinatore delle attività infermieristiche nel servizio territoriale di salute mentale di Val di Magra e Val di Vara. Le sue importantissime battaglie contro la trasformazione della sanità pubblica in “azienda” e le sue relative esternalizzazioni dedite al profitto e non alla salute delle persone sono rimaste un vivo monito per tutti. In questi tristi giorni, dove i problemi cronici della mala gestione della sanità sono esplosi causa della pandemia Covid-19, l’evidenza dei fatti sta dando ragione ad Andrea.
Gianella ha fatto anche parte del comitato per il completamento dell’ospedale di Sarzana ed è stato membro del direttivo provinciale della Cgil-Funzione Pubblica spezzina. Antifascista militante, ha sempre prestato collaborazione al collettivo Archivi della Resistenza di Fosdinovo e alle associazioni antirazziste del territorio. L’intera Sinistra spezzina ha perso un uomo di grandissimo valore umano e politico, e già ne sentiamo la mancanza. Alla moglie Caterina e ai suoi familiari va tutto il nostro abbraccio e affetto in questo momento di grande dolore. Chi ha compagni non muore mai. Ciao Andrea!
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
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Rifondazione Comunista La Spezia ha scritto oggi al prefetto Garufi e al procuratore generale Patrono in merito alla riapertura di molte aziende che, anche nella nostra provincia, sono prossime alla ripresa delle attività in deroga a quanto previsto dal DPCM del 25 marzo 2020. Il meccanismo delle deroghe, attraverso il silenzio assenso, sta consentendo riaperture ben oltre le produzioni essenziali. Ad oggi scarseggiano dispositivi di sicurezza per operatori sanitari e medici di base. Le produzioni nazionali di Dpi non soddisfano neppure le quotidiane necessità, come si può garantire quegli stessi dispositivi a chi deve recarsi a lavoro in fabbrica? Se si chiede la riattivazione aziendale per codici ATECO marginali rispetto alle produzioni principali, va ridotta proporzionalmente sia la presenza dei lavoratori, sia il numero di ore settimanali lavorate, in base al peso in azienda di quello specifico codice ATECO, salvo la riconversione di produzione. Questo vuol dire essere seri, il resto è irresponsabilità.
Rifondazione Comunista a livello nazionale chiede che tutti i prefetti rendano immediatamente pubblici gli elenchi delle aziende attive, ovvero ricomprese nei codici ATECO del DPCM 25 marzo (“produzioni essenziali”) e soprattutto di quelle che nelle ultime due settimane hanno richiesto deroghe per riaprire. I sindaci e le Asl siano informati tempestivamente su ciascun territorio dei flussi e degli spostamenti delle persone per le produzioni essenziali e per le deroghe concesse. Le prefetture procedano con controlli massicci su tutte le produzioni attive. Al posto di App fantasiose per controllare chi porta a spasso il cane, della quotidiana caccia mediatica ai “passeggiatori”, sarebbe molto più utile mappare il movimento di migliaia di lavoratori che tutti i giorni sono obbligati a muoversi per garantire le esigenze vitali di noi tutti e probabilmente anche di troppe produzioni assolutamente non indispensabili.
L’elenco dei Codici ATECO prevede già maglie estremamente larghe, a titolo di esempio le fabbriche di armi e dell’aerospazio sono attive senza bisogno di deroghe.
La farraginosità delle procedure, l’inadeguatezza delle prefetture su tale materia, il ritardo nell’attivazione dei tavoli con le parti sociali, la difficoltà dei controlli e le furbizie delle aziende nel giocare con i codici ATECO, rischiano di compromettere le misure di distanziamento sociale, unico argine al diffondersi del virus. Esempio evidente il caso della Dayco di Manoppello. Rifondazione ribadisce che servono risorse urgenti per il sostegno al reddito dei lavoratori visibili e invisibili, e servono risorse immediate per il sostegno alle piccole e piccolissime imprese che sono predominanti nel nostro tessuto economico. I ritardi di Governo e Regione stanno di fatto mettendo artigiani e piccoli imprenditori nelle condizioni di dover scegliere tra la salute di sé stessi e dei propri dipendenti, e il fallimento delle proprie aziende. Dall’altra parte le grandi imprese hanno tutte le capacità per poter sopperire ad un mese di fermo e provvedere alla propria ristrutturazione aziendale, visti gli enormi dividendi che negli ultimi anni hanno accumulato.
Di fronte al virus non siamo tutti uguali, perché già prima le differenze erano evidenti. Ora la forbice delle disuguaglianze si allargherà ulteriormente. È il momento che la Banca centrale Europea apra il proprio portafoglio, lo ha fatto dal 2009 per il salvataggio delle banche può farlo per salvare i lavoratori europei.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
Tags: ASL, ateco, aziende, covid-19, dpcm, garufi, La Spezia, patrono, prefetto, procuratore, rifondazione
Prima le mazzette Asl, poi quelle su Piazza Verdi. Il secondo scandalo-corruzione emerso nel giro di pochi giorni alla Spezia mette in luce, se mai ce ne fosse ulteriore bisogno, la “mala gestio” spezzina nei confronti dei grandi appalti pubblici.
A rimetterci sono, come al solito, i contribuenti che prima pagano sulla propria pelle opere a dir poco contestate (come il rifacimento di Piazza Verdi) o ancora inesistenti (come il futuro ospedale nuovo Felettino) e poi vengono addirittura beffati con quel lievitare dei costi che spesso significa “tangenti”.
La questione morale si interseca anche con quella politica, visto che le amministrazioni regionali e comunali, di centrosinistra e di centrodestra, non hanno saputo o voluto intervenire in tempo, non accorgendosi di nulla e non rimuovendo o punendo quei funzionari che finiscono inevitabilmente ad aver un potere decisionale (e di bilancio) troppo grande. Ciò ha prodotto quel fantomatico “sottobosco” in cui prosperano svariati personaggi alla continua ricerca dell’appalto, del contratto, del favore di turno. Temi che Rifondazione ha sempre denunciato nel corso degli anni, a partire dai tempi pre-Parcopoli.
Al netto delle decisioni della magistratura, chiediamo alla politica spezzina di fare una grossa autocritica e di provvedere a risanare al più presto la macchina amministrativa coltivando la più assoluta trasparenza che non può più essere derubricata a questione di secondo piano.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
L’altra mattina uno studente di 17 anni dell’Istituto Capellini-Sauro ha subito un incidente che ha provocato la rottura della tibia mentre stava prestando alternanza scuola-lavoro in un’azienda di riparazione di motori nautici : lo studente si trovava alla guida di un muletto per il quale è necessario essere in possesso di patente, ed è rimasto schiacciato dal mezzo.
I tecnici della Asl spezzina hanno classificato “grave” l’incidente. E’ fin troppo banale invece classificare come vergognoso l’accaduto. L’incidente non si è trasformato in tragedia per il tempestivo intervento dei dipendenti stessa della ditta.
Ci troviamo di fronte all’ ennesimo esempio di totale malfunzionamento di un progetto, quello introdotto dalla L. 107 meglio nota come “Buona Scuola”, che certifica l’autentico disastro di questa trovata spacciata per “riforma”.
Sorvolando qui sull’assurdità di uno strumento che manda gli studenti a lavorare gratuitamente in pieno sfruttamento nell’ultimo triennio delle scuole superiori (per 200 ore nei licei e per 400 ore nei tecnici e nei professionali), svuotando di senso e della sua funzione la scuola e il diritto allo studio reale, è palese la totale insufficienza dei controlli che vengono effettuati sul reale funzionamento di questo “progetto”.
Tutte le previsioni contenute in questa riforma vengono sistematicamente disattese e da mesi ormai leggiamo ovunque casi che confermano il dato inequivocabile del fallimento dell’alternanza scuola-lavoro: le figure dei tutor, espressamente previsti, spesso sono assenti, i controlli preventivi sulle aziende sono un miraggio, le tutele degli studenti completamente inesistenti.
Chiederemo di far luce su questo episodio, ma non è più sufficiente denunciare le inadeguatezze.
A partire dalle sedi istituzionali riteniamo urgente far presente che la situazione è diventata intollerabile e necessita di essere radicalmente mutata.
Nelle prossime settimane inizieremo a chiedere conto ai dirigenti scolastici dei meccanismi e dei criteri di scelta delle aziende, vigilando sul concreto rispetto dei diritti degli studenti.
L’alternanza scuola-lavoro, come del resto tutta la lgiovani comunisti
egge 107, va abolita, nel frattempo occorre lavorare per limitare i danni di una riforma che sta producendo disastri nell’immediato, e che sul lungo periodo, senza interventi radicali, vedrà dispiegarsi effetti ancora peggiori. Con l’ augurio di una pronta guarigione verso lo studente alla quale esprimiamo tutta la nostra vicinanza.
Coordinamento Provinciale Giovani Comunisti/e La Spezia
La denuncia fatta in questi giorni dall’associazione ‘Insieme per i diritti dei nostri figli’, rispetto alla evidente carenza di organico di insegnanti per bambini con disabilità, riteniamo non debba assolutamente cadere nel vuoto. La legge 517 del 1977 ha sancito – ed è stata una conquista grandiosa – il diritto alla studio e alla socialità di tutti quei bambini e quei ragazzi che presentano difficoltà di vario tipo, tutti quei bambini e quei ragazzi che prima della legge erano chiusi in casa e in classi differenziate, speciali.
Oggi ci troviamo in una situazione in cui vengono a mancare le ore sul sostegno e anche le risorse. Ogni portatore di disabilità, in base alla sua problematica ha per diritto un tot di ore di assistenza che vanno coperte con l’insegnante di sostegno ed eventualmente anche un educatore/assistente. Chi decide quante ore di sostegno uno studente con difficoltà deve avere? A monte c’è una diagnosi, redatta dall’ASL del territorio, che definisce la problematica e anche il percorso da prendere e per quanto tempo scolastico sarà necessario il sostegno.
Chi assegna gli insegnanti di sostegno? Il MIUR, attingendo dalle graduatorie degli insegnanti specializzati e spesso anche quella dei non specializzati : questo perché non sempre il numero degli insegnanti specializzati coincide con gli alunni in difficoltà. La scuola poi assegna ad ogni studente uno o più insegnanti, rispetto anche agli ordini di scuola e al monte ore scolastico.
Oggi c’è carenza perché molti degli insegnanti specializzati hanno scelto di insegnare la loro disciplina (per 5 anni hanno il blocco sul sostegno), non sempre ci sono i corsi di specializzazione e questi costano e sono a carico dell’insegnante: inoltre non ci sono soldi per pagare insegnanti in più.
Gli insegnanti di sostegno della scuola, per garantire a tutti una copertura, vengono ‘spezzettati’ su più casi. Il problema è complesso ma sarebbe anche semplice: ripartire dalla 517 e dalla Costituzione che garantiscono entrambe la rimozione degli ostacoli che impediscono l’apprendimento e la socializzazione, ma le manovre economiche nazionali, il cambiamento culturale che è in atto da tempo, la rincorsa alle eccellenze, il pasticcio creato tra graduatorie, organici di fatto e non, concorsoni, deroghe e l’ansia delle iscrizioni scolastiche invalidano spesso tutto questo.
Ricordiamoci inoltre che l’insegnante di sostegno, spesso considerato di serie B ma che di fatto possiede un’altra specializzazione oltre alla sua laurea, è insegnante della classe, è una figura professionale in più che la scuola possiede, che si trova a gestire prioritariamente una situazione di difficoltà (psicofisica, motoria, sociale, psichiatrica…) INSIEME però a tutto il gruppo degli altri insegnanti di classe. Quindi una risorsa davvero fondamentale, soprattutto per il rapporto che ha con le famiglie. Il rischio è tornare indietro ed una società civile non può permettere questo, deve avere come primo punto la difesa e la tutela di chi parola non ha, di chi si trova temporaneamente e anche permanentemente in difficoltà e sostenere le famiglie che differentemente si troverebbero sole.
Segreteria provinciale Rifondazione Comunista La Spezia
Il terzo incendio verificatosi domenica 31 luglio scorso all’interno dell’impianto di trattamento rifiuti ad Albiano Magra, ha sviluppato un’intensa colonna di fumo nero che ha obbligato i comuni spezzini limitrofi come Santo Stefano e Bolano ad emettere ordinanze precauzionali di divieto di consumo acque sorgive ed ortaggi.
Ad oggi nonostante i numerosi appelli nulla è stato pubblicamente dichiarato dagli enti di controllo Asl ed Arpal circa le potenziali aree che potrebbero esser state interessate dalla contaminazione della nube.
Le nubi come è noto, non conoscono confini amministrativi, e sono solite vagare per i cieli portandosi dietro e dentro eventuali tossicità.
Sarebbe bene che, in attesa dei risultati delle analisi, si dicesse con chiarezza quali sono le possibili aree contaminate, basandosi sui dati meteorologici di questi giorni e se ci sono stati versamenti nel fiume Magra.
Altro aspetto è quello giuridico: com’è possibile che l’impianto in questione sia stato colpito da tre incendi nel giro di pochi mesi? La magistratura negli anni passati aveva già accertato la mano della criminalità organizzata. Dobbiamo pensare che nulla è cambiato? Oppure il problema sta nella sicurezza dell’impianto?
I cittadini hanno il diritto di sapere come tutelare la propria salute e gli Enti preposto hanno il dovere di dare gli strumenti necessari.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
La battaglia per il Poliambulatorio Asl di Lerici può esser vinta solo con la compattezza e determinazione tra cittadini e forze politiche.
La raccolta firme promossa da Rifondazione Comunista ha sin da subito visto il coinvolgimento dei singoli cittadini che hanno capito immediatamente l’importanza di questa battaglia unitaria al di la delle appartenenze.
In pochi giorni infatti sono state abbondantemente superate le 600 firme.
Il diverso ruolo tra cittadini, forze politiche e Amministrazione è determinante per obbligare Asl a ripristinare appieno i servizi ambulatoriali.
Il tema è troppo importante per i nostri concittadini per perdersi in polemiche e puntualizzazioni inutili allo scopo.
La mozione consiliare presentata da Ornati e Fresco chiede un consiglio comunale con la presenza di Asl volta a ripristinare gli ambulatori persi in questi mesi ed anni.
La raccolta firme prosegue sino a venerdì 11 dicembre: sara possibile firmare presso i Bar Portiolo e Oriani per San Terenzo, Bar Illice per Lerici, Bar Tabacchi a Pugliola, Bar Tabacchi a Pozzuolo e Bazar Iride a Tellaro.
Rifondazione Comunista,
Sel, Possibile Lerici
Il Poliambulatorio Asl di Lerici sta subendo un progressivo smantellamento che verosimilmente proseguendo di questo passo porterà alla sua chiusura. Solo negli ultimi due mesi sono stati soppressi l’ambulatorio di oculistica e quello di dermatologia; lo scorso anno è stato soppresso l’ambulatorio di igiene mentale. Sappiamo tutti quanto questi servizi ambulatoriali siano essenziali per la popolazione anziana prevalente nel nostro comune impossibilitati a girare la provincia per farsi curare.
La stessa Asl dichiara che i Servizi Territoriali sono la chiave di volta del Sistema Sanitario, ma come spesso accade si predica bene e si razzola male.Il Poliambulatorio fu fortemente voluto nei primi anni ’90 da Rifondazione Comunista allora presente in consiglio comunale nelle fila di opposizione con Luigi Fiori, Graziella Ghidoni e Domenico Medusei.
Riuscirono a coinvolgere in questa battaglia tutto il consiglio comunale e la giunta Tedoldi, che si adoperò finchè l’Asl occupasse i locali comunali del nuovo Palazzo Goldoni.
Oggi il Poliambulatorio rappresenta per i cittadini di Lerici un servizio pubblico ancor più necessario. Tutte le forze politiche parlano dello spopolamento dei nostri borghi: ebbene noi siamo convinti che solo mantenendo vivi i servizi essenziali come scuole, uffici pubblici e commercio si possa lavorare ed investire in progettualità per invertire la tendenza. Non crediamo che il comune possa fare a meno di occuparsi di quanto accade sul proprio territorio, deve impegnarsi e mettere in campo ogni mezzo per evitare che i cittadini, utenti ed operatori stessi debbano subire disagi e disservizi, soprattutto quando si affrontano temi del sociale e del sanità.
A questo scopo lanciamo la petizione “FERMIAMO LO SMANTELLAMENTO DEL POLIAMBULATORIO ASL DI LERICI” e invitiamo tutti i cittadini ed i medici di base ad attivarsi per far sentire la propria voce.
Contemporaneamente chiediamo ai consiglieri comunali Andrea Ornati (Cambiamo in Comune) ed Emanuele Fresco (Passione e Competenza) di portare la questione all’attenzione del sindaco, che sino ad oggi non ha fatto sentire la sua voce sul tema.
Rifondazione Comunista, circolo “L. Libertini” Lerici
Tags: ASL, disservizi, fresco, Lerici, ornati, petizione, poliambulatorio, rifondazione, sanità, servizio pubblico, sindaco, tedoldi
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