Lombardi: “Stop alla nomina del dirigente Ato in Provincia, scelta personale di un Peracchini in scadenza di mandato”
20 febbraio 2022, by admin
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Tra circa un mese l’Amministrazione Provinciale della Spezia intende conferire l’incarico di dirigente amministrativo apicale (ruolo che comprende, tra le altre funzioni, quella dei Servizi Finanziari, Ato Idrico e Amministrazione Generale) mediante la formula della discrezionalità, con un contratto a tempo determinato, come previsto dalla legge. Una scelta a dir poco frettolosa che nasconde una vera e propria scorrettezza istituzionale.
Il problema che si pone è, infatti, di opportunità politica ed etica, posto che quello legale pare sia scongiurato per un soffio. Tale nomina sarebbe infatti subordinata al mandato del Presidente della Provincia che è notoriamente in scadenza, dato che il sindaco Peracchini andrà alle elezioni tra pochi mesi.
Ma è anche vero che una recente sentenza della Corte dei Conti ha concesso il via libera a tale operazione, anche se il mandato del conferente è agli sgoccioli, per dare modo all’incaricato di avere tempo di sviluppare il suo lavoro.
E allora a maggior ragione ci sembra emergere una grossa questione morale: se il dirigente viene scelto “intuitu personae” (ossia sulla fiducia) dal presidente uscente, significa che il prossimo titolare politico dell’ente si troverà a dover avere in organico un elemento di tale peso decisionale nominato da altri, che potrebbe in qualche maniera condizionarne il futuro operato.
Il sindaco-presidente Peracchini si permette quindi di nominare un uomo di suo gradimento in una fase politica come questa.
Chiediamo che il bando venga sospeso e rinviato al dopo elezioni comunali spezzine e le successive elezioni provinciali. Tali scelte competono alla politica nel pieno del proprio mandato elettorale, senza l’utilizzo di questi banali sotterfugi.
“Sel è critica sul piano di svendita di Acam? Voti contro assieme a noi”
14 giugno 2013, by admin
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Abolizione delle province: il governo Monti uccide la democrazia piuttosto che tagliare i veri privilegi
14 dicembre 2011, by admin
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Il dibattito sull’abolizione delle province è del tutto sbagliato, puntando sui destini dei politici locali, piuttosto che agli interessi della comunità. Tutti si nascondono dietro un dito per evitare di dire ciò che realmente sta succedendo. La scelta del governo Monti di commissariare le province che andranno al voto per poi sopprimere è semplicemente anticostituzionale, una decisione che finge di andare nella direzione del taglio degli sprechi ma che elimina un’istituzione in grado di coordinare le politiche sovracomunali di territori omogenei come la provincia.
Se il governo avesse davvero voluto fare un’operazione etica e di miglioramento della spesa pubblica avrebbe ridotto i privilegi dei parlamentari, dalle straordinarie diarie giornaliere alle gratuità che i comuni mortali cittadini non godono. Così si chiudono istituzioni democratiche gettando i territori nel caos, con pianificazioni (lavoro, rifiuti, territorio, viabilità, energia) in mano agli appetiti dei privati.
L’abolizione delle province è un’operazione chirurgica che va a colpire la democrazia nel nostro paese che va di pari passo con la sistematica riduzione della rappresentanza democratica: tra leggi elettorali maggioritarie e bipolari, riduzione del numero dei consiglieri nei Comuni l’unico risultato certo è e sarà la cancellazione delle voci fuori dal coro, quelle critiche con il sistema e che non voterebbero con quella leggerezza la fiducia ad un governo che ha il mandato di fare macelleria sociale.
Ma la soppressione delle Province sarà anche un problema di gestione degli enti locali: che fine faranno i lavoratori dell’Ente? Che fine faranno i servizi da loro erogati? Il danno provocato da queste scelte si è già misurato nel nostro paese già in due occasioni: con l‘abolizione delle comunità montane, per esempio facendo sparire nel nulla gli sportelli unici delle attività produttive e complicando le pratiche per i vincoli idrogeologici, e con il pasticcio relativo all’abolizione degli ATO. Istituzioni sovraordinate a costi bassissimi ma con importanti funzioni di interfaccia con i territori e con la vita dei cittadini furono cancella con colpi di spugna, con effetti devastanti.
Forse sarebbe il caso di fare meno demagogia su questi temi e cercare invece di capire come far funzionare meglio le istituzioni, per esempio definendo chiaramente le loro funzioni con la Carta delle Autonomie, invece di abolirle?
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
Aboliti ATO: operazione demagogica che crea un vuoto normativo
24 marzo 2010, by admin
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Il Senato ha definitivamente convertito in legge il decreto legge 25 gennaio 2010. Il provvedimento sopprime quindi gli Ato e sposta invece al 2011 il taglio del 20% delle poltrone degli enti locali previsto in Finanziaria, mentre la riduzione degli assessori comunali e provinciali inizierà dal 2010. Non solo: entro un anno dalla pubblicazione, «sono soppresse le autorità d’ambito territoriale». Quindi gli atti compiuti dagli Ato dopo quella data saranno da considerarsi nulli. Mentre entro quella data «le regioni attribuiscono con legge le funzioni già esercitate dagli Ato».
L’ennesimo vuoto legislativo, l’ennesima pagliacciata berlusconiana, questa volta voluta dalla Lega Nord che in nome della demagogia più spicciola sopprime prima la rappresentanza consiliare nelle istituzioni e poi enti che di fatto sono a costo zero come gli Ato.
Un vulnus democratico da una parte ed amministrativo dall’altra: la riduzione dei consiglieri comunali comporterà una minor rappresentanza democratica, che in termini di riduzione costi sarà irrisoria. Viene alla mente la trasmissione di Report di domenica scorsa in cui si vedeva chiaramente come il centrodestra, compreso di Lega Nord, intente la politica: Poltrone! E’ così per il presidente della provincia di Bergamo (e deputato) della Lega, per la presidente della provincia di Asti del PdL, come il sindaco/deputato di Brescia, ecc., ecc., ecc.
Questa volta la demagogia ha un costo anche amministrativo: l’ambito territoriale ottimale è un territorio su cui sono organizzati servizi pubblici integrati, in particolare quello idrico e quello dei rifiuti, introdotti la legge Galli ed il Testo unico ambientale. Ora tutto verrà demandato alle regioni e qualsiasi saranno le scelte che andranno a fare nel prossimo anno, la soppressione delle funzioni sino ad ora svolte dalle autorità d’ambito porterà sicuramente una empasse. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: come gestire le gare per l’affidamento del gestore dei servizi, in alcuni casi come quello spezzino, sono in fase avanzata? Grazie al centrodestra, al “governo del fare” (stupidaggini), siamo al caos, con un vuoto normativo spaventoso in tema di gestione di acqua e rifiuti. Un motivo come tanti altri per non lasciare in mano di questi incompetenti demagoghi l’amministrazione del nostro territorio, tanto meno la nostra Regione.