SYRlZA al 45%, il popolo greco l’arma vincente di Tsipras: “Non firmeremo nuovo Memorandum”
8 giugno 2015, by admin
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Alexis Tsipras e SYRIZA hanno in Grecia solo un grande alleato: il loro popolo
SYRIZA viaggia al 45%. Questo è il riconoscimento dei greci ai sforzi di SYRIZA per liberare il loro paese dai banchieri e dai speculatori e dare un futuro e un lavoro dignitoso alla gente e specialmente ai giovani!
Senza mezzi di informazioni compiacenti, con tutti i poteri forti della Grecia e dell’Europa contro di loro e la continua minaccia del fallimento Tsipras e SYRIZA continuano a conquistare il cuore e la passione del popolo greco dimostrando una unità forte dei cittadini, dei lavoratori e della gente colpita dalla crisi con il loro governo. Alla fine c’è chi guadagna consenso per la sua sincerità, coerenza, coraggio e umiltà per proteggere i deboli e c’è chi perde voti a milioni di fronte ad una consola di PS. Tsipras va in parlamento, parla, spiega, dialoga. Ha le occhiaie, sembra stanco. È preciso, chiaro e trasparente. Dal 25 di gennaio i greci sanno che hanno il loro governo, i loro ministri, la loro vera democrazia. Perché la democrazia non si misura dallo stato di necessità e di emergenza. Non si ricatta.
SYRIZA cresce di 23,6 punti percentuali la sua distanza da Nuova Democrazia, secondo l’ultimo sondaggio della Metron Analysis che ha pubblicato oggi il giornale “Parapolitka”.
SYRIZA viene primo con 37,2% nell’intenzione di voto, mentre la Nuova Democrazia segue con 17,7%, il populista Fiume con 6,1%, i criminali di Alba Dorata con 4,4%, i comunisti ortodossi di KKE con 4,3%, i moderati Greci Indipendenti con 3,2%, i socialisti di PASOK con 2,9%.
Una volta contata l’astensione SYRIZA viene primo con 45%, mentre la Nuova Democrazia segue con 21,4%, che sarebbe il vero risultato delle probabili elezioni in Grecia!
Il 59% si dichiara soddisfatto per le strategia delle trattative del governo con le istituzioni europee ed internazionali, mentre il 35% non è d’accordo. Il 47% dei greci crede che il governo deve accettare la proposta delle istituzioni e dei creditori per avere il finanziamento del paese, mentre il 35% crede che si deve essere respinta. Il 79% è a favore della moneta unica, mentre solo il 19% vuole il ritorno ala dracma. Ma come è possibile che anche in queste condizioni il popolo greco crede ancora nell’Unione Europea e la sua moneta?
Questo è il grande merito di SYRIZA e di Tsipras che hanno puntato sempre alla ricostruzione dell’Europa dal basso, di riscrivere i trattati e trasformare l’Europa dei banchieri in un continente di democrazia, solidarietà e giustizia sociale. Tsipras è andato al parlamento per parlare al cuore della sua gente: “Non c’è la prospettiva di un nuovo Memorandum. La grande sfida è la ristrutturazione del debito“.
Tsipras sfida l’austerità in sei punti:
– vuole bassi surplus primari, che sono stati accettati dai creditori, fatto che permetterà la diminuzione del costo per il popolo per 8 miliardi i prossimi 18 mesi e per 1,5 miliardi i prossimi 5 anni.
– vuole diminuzione, ristrutturazione del debito, per liberare definitivamente il suo paese dai ricatti.
– vuole la protezione delle pensioni e del salario reale.
– vuole ridistribuzione del reddito a favore della maggioranza sociale del paese.
– vuole il ritorno della contrattazione collettiva del lavoro e inversione del corso della deregulation delle relazioni di lavoro. Il governo in collaborazione con l’ Organizzazione Internazionale di Lavoro prepara una nuova legge.
-vuole un forte programma di investimenti pubblici per far ripartire la economia greca e creare posti di lavoro.
“Dopo cinque anni abbiamo bisogno di una soluzione che metterà definitivamente fine al dibattito dell’uscita della Grecia dall’eurozona, che funziona come una profezia che si auto avvera, che metterà fine all’austerità e la crisi di debito“, ha detto Tsipras al parlamento.
“Questo governo e questo parlamento non voteranno un nuovo Memorandum. E se stiamo dando una dura battaglia è perché non siamo abituati come voi a firmare qualsiasi cosa che ci portano“, ha continuato Tsipras guardando verso Samaras e Venizelos.
Argiris Panagopoulos, portavoce di Syriza
Articolo 18, Fantozzi: “Renzi come Fornero. Mandiamolo a casa”
21 settembre 2014, by admin
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Il governo Renzi è pronto a rottamare definitivamente l’articolo 18 intervenendo (per decreto!) per sancire che per tre anni i neoassunti che dovessere essere illegittimamente licenziati, non avranno diritto alla reintegra ma solo ad un indennizzo monetario.
Lo scalpo dell’articolo 18 va portato in Europa per dimostrare che l’Italia sta facendo le “riforme strutturali” che naturalmente comportano un nuovo attacco ai diritti e alle tutele residue del lavoro.
Lo schema di funzionamento dell’Europa è questo: poiché le politiche di austerità sono chiaramente fallimentari e stanno portando tutto il continente alla deflazione cioè ad un nuovo salto di qualità della crisi, la proposta è quella di… andare avanti con le politiche di austerità e anzi rilanciarle, chiamandole in uno dei molti modi in cui in questi anni si è raggirato, manipolato, turlupinato l’opinione pubblica.
Così le “riforme strutturali” in materia di lavoro non fanno altro che estremizzare le politiche che sono andate avanti negli ultimi decenni, fatte di precarizzazione del lavoro e abbassamento delle tutele. Sono le stesse politiche che hanno impoverito il lavoro e aumentato le disuguaglianze e che sono perciò all’origine della crisi, come ci dicono tutti i dati.
E’ vero o non è vero che negli ultimi 30 anni la quota di redditi da lavoro sul complesso della ricchezza nazionale è diminuita del 10% nei paesi maggiormente industrializzati e del 15% in Italia? Lo diceva qualche tempo fa persino l’OCSE.
E’ cosa succede continuando con le politiche che aumentano la precarietà del lavoro? Succede che le lavoratrici e i lavoratori sono sempre più ricattabili e disposti ad un lavoro purchè sia: un lavoro senza diritti e sempre più povero. Le politiche neoliberiste falliscono, ma la risposta continua ad essere il rilancio delle medesime politiche, sempre più radicali ed estreme.
Sul lavoro siamo al grottesco, alla moltiplicazione degli strumenti di deregolamentazione, che sono ormai persino in competizione tra di loro.
Cosa hanno fatto Monti e Fornero sull’articolo 18? Lo hanno manomesso significativamente, consentendone l’aggiramento. Un’azienda che dichiari che licenzia un lavoratore per “motivi economici” potrà essere condannata alla reintegra del lavoratore solo se il giudice sceglierà la reintegra piuttosto che l’indennizzo e solo nel caso in cui sia accertata “la manifesta insussistenza” della motivazione a base del licenziamento. Analogamente, per quel che rigurda il licenziamento illegittimo per motivi disciplinari cioè relativi al comportamento del lavoratore, la possibilità della reintegra era già stata circoscritta pesantemente.
E che cosa ha fatto Renzi sui contratti a termine? Li ha resi utilizzabili sempre, senza l’azienda che vi ricorre debba giustificare per i primi tre anni, il motivo per cui ha fatto ricorso al lavoro temporaneo. Al termine dei tre anni basterà non rinnovare il contratto e ripartire con un nuovo lavoratore ed un nuovo giro di giostra.
Ma non bastano né le manomissioni già operate dell’articolo 18, né la generalizzazione del lavoro precario. Per caso un’azienda avesse assunto a tempo indeterminato qualcuno, questo deve essere licenziabile senza che ci sia la benchè minima possibilità del diritto ad essere reintegrato.
Ovviamente serve a “creare lavoro”, come già sono serviti a creare lavoro la “riforma” Fornero e il Jobs Act numero 1 di Renzi. Peccato che di questo lavoro non si veda traccia, che i disoccupati continuino ad aumentare – più di tre milioni censiti, sei milioni effettivi con un tasso di disoccupazione reale che non ha nulla da “invidiare” alla Spagna o alla Grecia – che la crisi continui a macinare.
Vanno mandati a casa. Per quello che fanno e per le balle che raccontano, ogni giorno a reti unificate. Lavoriamo ad un autunno che provi davvero a spezzare la rassegnazione.
Roberta Fantozzi,
responsabile nazionale Lavoro Prc
Rifondazione per il 1° Maggio: “Per il lavoro e la dignità”
2 maggio 2014, by admin
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PER IL LAVORO E LA DIGNITA’
Erano 23 milioni e 405 mila gli occupati in Italia nel 2008, sono 22 milioni e 216 mila oggi: dall’inizio della crisi si sono persi quasi 1 milione e 200 mila posti di lavoro. I disoccupati sono raddoppiati: oltre 3,3 milioni di persone sono in cerca di lavoro mentre altri 3 milioni un lavoro lo vorrebbero ma non lo cercano più, perché disperano di trovarlo.
NON È COLPA DEL DESTINO
E’ colpa della cattiva politica. Quella che ha causato la crisi e poi l’ha peggiorata con l’austerità.
E’ colpa della finanza a cui si è consentito ogni speculazione, e che poi è stata salvata con enormi quantità di denaro pubblico: 4.500 miliardi che gli stati europei hanno messo a disposizione per il salvataggio delle banche, scaricando poi il debito sulle cittadine e i cittadini.lavoro
E’ colpa delle multinazionali, a cui si consente di ricattare lavoratori e territori con le delocalizzazioni.
E’ colpa dell’assenza di ogni politica industriale e della precarizzazione del lavoro: quella che il governo Renzi vuole generalizzare, mentre si appresta a nuove privatizzazioni e nuovi tagli al welfare.
PER USCIRE DALLA CRISI BISOGNA DIRE BASTA ALL’AUSTERITA’
Per questo alle prossime elezioni europee sosteniamo L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS, l’unica lista che vuole cambiare radicalmente l’Europa cancellando il Fiscal Compact e i Trattati che impongono una riduzione continua e devastante degli investimenti pubblici, a danno dell’occupazione, delle pensioni, del reddito di chi lavora, della sanità, dell’istruzione, dell’ambiente, a beneficio di banche e speculatori.
PER USCIRE DALLA CRISI CI VUOLE UN PIANO PER IL LAVORO
Per questo proponiamo di creare almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro in Italia nei prossimi tre anni.
Vogliamo un New Deal come fecero gli Stati Uniti dopo la crisi del ’29: per creare lavoro con investimenti pubblici e assunzioni per la salvaguardia dell’ambiente, la conoscenza, la cura delle persone.
Vogliamo redistribuire il lavoro finanziando la riduzione d’orario e cancellando la controriforma delle pensioni che allunga fino a sei anni il tempo di lavoro, impedendo ai giovani di trovare occupazione.
Vogliamo istituire il reddito minimo per i disoccupati e il salario orario minimo.
Chi più ha, più paghi: vogliamo una patrimoniale sulle ricchezze sopra i 700.000 euro al posto dell’IMU e della Tasi, che colpisca la disuguaglianza scandalosa di un paese in cui l’1% ricchissimo della popolazione possiede un patrimonio pari a quella del 60% meno abbiente. Vogliamo un tetto a 65.000 euro annui per le pensioni e i cumuli pensionistici, per ridurre le tasse per le pensioni e per tutti i redditi bassi.
Vogliamo colpire la grande evasione, tagliare le spese militari, la TAV in Val Susa e le grandi opere inutili.
Firma per il lavoro!
Rifondazione Comunista per L’Altra Europa con Tsipras
Elezioni europee 2014, Lombardi: “Appello per un front de gauche spezzino, uniamo la Sinistra a sostegno di Alexis Tsipras presidente”
30 dicembre 2013, by admin
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Il Partito della Sinistra Europea, di cui Rifondazione Comunista fa parte, ha deciso di candidare Alexis Tsipras a presidente della Commissione Europea in vista delle elezioni del 2014.
Siamo stati tra i primi ad avanzare la proposta e ci mettiamo a tutti coloro che condividono la lotta da sinistra contro l’austerità e i trattati neoliberisti europei, dal Fiscal compact a quello di Lisbona.
Una lista che sostenga Tsipras, il giovane capo di Syriza, che in Grecia ha saputo creare una vasta colizione in grado di arginare il nazismo crescente e di sfiorare la vittoria alle elezioni nazionali, sfuggita solo a causa delle larghe intese greche, ossia l’alleanza tra Pasok (centrosinistra) e Nea Dimokratia (centrodestra).
Una lista che senza se e senza ma sieda nel Gue nel prossimo parlamento europeo e che punti a rovesciare le politiche di austerità della troika formata da Francia, Germania e Banca Centrale Europea.
Da tempo, anche alla Spezia, abbiamo sollecitato una discussione in proposito. L’ idea che sta alla base di questa proposta è quella della coalizione di forze su un piano di pari dignità che non ricada negli errori del recente passato e che abbia come valori fondanti la Costituzione, l’antifascismo, la difesa dei beni comuni, del lavoro, dell’ambiente, dei diritti civili, della salute.
Noi proponiamo di costruirla in modi democratici sul principio di una testa un voto, in un processo in cui tutte le soggettività antiliberiste possano essere protagoniste di un percorso comune, non una delega ad una nuova elite di illuminati. Un percorso che rafforzerà le lotte locali su Acam, trasporto pubblico, centrale Enel, acqua pubblica e difesa del suolo.
Per questo, anche nella nostra provincia, rinnoviamo l’appello a tutte le forze politiche, associative, sindacali, per la formazione di un fronte unitario della sinistra, come già esiste negli altri paesi europei, con il fondamentale obbiettivo comune della rappresentanza parlamentare della Sinistra in Europa. Insieme ce la possiamo e ce la dobbiamo fare.
Massimo Lombardi,
segretario provinciale Rifondazione Comunista La Spezia
“Rifondazione aderisce all’appello della “Via maestra”: a Roma il 12 ottobre per difendere la Costituzione, contro il governo delle larghe intese e dell’austerità”
24 settembre 2013, by admin
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Rifondazione Comunista La Spezia aderisce, parteciperà e si adopererà per garantire la più ampia partecipazione possibile al corteo per la difesa e la piena attuazione della Costituzione del prossimo 12 ottobre a Roma, promosso dall’appello “La via maestra” promosso da Rodotà, Landini e Zagrebelsky nell’assemblea dell’8 settembre scorso al Frentani.
Questa manifestazione, che intreccia i temi della democrazia e del lavoro, auspichiamo diventi il punto di partenza per la costruzione di una opposizione di massa alle politiche di austerità che caratterizzano tanto il governo Letta quanto le direttive europee.
Anche nella nostra provincia siamo pronti a dare il nostro contributo per la migliore riuscita della manifestazione.
Contro il governo delle larghe intese, contro la grande coalizione dei banchieri e dei poteri forti, vogliamo quindi costruire la grande coalizione per il lavoro, i diritti sociali e civili e l’allargamento della democrazia, fondata sull’antifascismo.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia