Questo pomeriggio alle 16 saremo tutti sotto la prefettura spezzina per protestare contro la “malascuola” di Renzi, come accade in tutte le città italiane. Rete a Sinistra sostiene con forza la mobilitazione di questi giorni, per manifestare al parlamento la contrarietà al contenuto della legge sulla “Buona scuola” renziana e al metodo antidemocratico con cui e stata elaborata.
Dopo lo straordinario sciopero del 5 maggio scorso, proseguito il 12 maggio con il boicottaggio dei test Invalsi, si chiede al governo il ritiro del ddl in discussione in parlamento in questi giorni.

Nessuno si è lasciato ingannare dalle aperture e dagli incontri con i sindacati, ne intimidire dalla repressione del dissenso a Renzi, come le denunce di chi a Bologna ha osato contestare il Presidente del Consiglio alla festa dell‘Unità.
Renzi sta proseguendo un attacco neo liberista alla scuola pubblica che dura da oltre vent’anni, con le azioni di governo della Moratti, della Gelmini, di Profumo e anche di Luigi Berlinguer, che hanno mirato a trasformare la scuola da istituzione pubblica a servizio a domanda individuale sempre più sottratta alle funzioni dello stato, e quindi messa a disposizione del “libero” mercato.
Renzi porta a compimento questo processo: dopo l’immissione nel sistema pubblico delle paritarie private, la distruzione del tempo pieno e del tempo prolungato (modello di scuola di base invidiato da tutto il mondo), i tagli ai bilanci, il mantenimento dei precari come dato strutturale dequalificante, il dimensionamento delle scuole, il colpevole abbandono della edilizia scolastica, il continuo aumento dei fondi alle private, Renzi cancella la scuola della Costituzione.
Il ddl fa scomparire diritti e poteri di studenti e docenti, trasformando in potenziale precario anche chi è in ruolo, suddito nelle mani del preside sceriffo, è una riorganizzazione della “governance “della scuola /servizio con al centro la rete dei dirigenti.
La scuola è un baluardo da difendere, come la Costituzione. Non dobbiamo permettere all’autoritarismo dilagante di distruggere l’istituzione pilastro della nostra società.
Massimo Lombardi,
candidato al consiglio regionale della Liguria
Rete a Sinistra – Pastorino Presidente
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Trent’anni fa moriva Enrico Berlinguer. Il suo ricordo è ancora vivo se Renzi e Grillo – che con i comunisti non c’entrano niente – hanno fatto la gara, nel corso dell’ultima campagna elettorale, a chi – a parole, ovviamente – era più berlingueriano dell’altro.
Berlinguer ha denunciato per primo l’emergenza della questione morale nel nostro Paese. Con quell’espressione il segretario del Pci intendeva indicare la deriva di un modello di sviluppo sbagliato e devastante, fondato sull’illegalità, sull’alleanza tra gli apparati dello Stato e la criminalità organizzata, sulla trasformazione dei partiti che stavano al governo in comitati di affari, su imprese e imprenditori che fanno profitti a suon di bilanci falsi e di sfruttamento dei lavoratori.
Le ultime vicende dell’Expo a Milano e del Mose a Venezia dimostrano, una volta di più, l’attualità della riflessione di Berlinguer: le grandi opere – basate sul consumo del territorio e sulla distruzione dell’ambiente – rappresentano spesso una grande opportunità per pochi di arricchirsi depredando le casse pubbliche.
Berlinguer andò davanti ai cancelli della Fiat di Torino – quando nel 1980 vennero annunciati 15.000 licenziamenti – per dire che il Pci stava e doveva stare dalla parte dei lavoratori anche e soprattutto quando le cose sembravano andare nel peggiore dei modi. Una grande lezione politica e morale che tanti hanno dimenticato: sia Renzi che Fassino, quando la Fiat ha scelto di non riconoscere il contratto nazionale di lavoro e di dichiarare di fatto “illegale” la presenza della Fiom – si sono schierati dalla parte di Marchionne senza se e senza ma.
Ancora, vogliamo ricordare il Berlinguer che sostenne il referendum per difendere la scala mobile, ovvero l’adeguamento automatico dei salari al costo della vita.
Anche in questo caso Berlinguer – malgrado tanti ne reclamino l’eredità – è rimasto inascoltato: è sufficiente pensare alle diverse leggi e provvedimenti – da ultimo il Jobs Act – che hanno peggiorato le condizioni dei lavoratori a suon di precarietà, cancellazione dei diritti e disoccupazione di massa.
Noi pensiamo che il pensiero di Berlinguer sia indelebile e di grande attualità, perché ancora ci parla della necessità di costruire un’opposizione alle politiche che in questi anni hanno portato la disoccupazione e la povertà ai livelli più alti da quarant’anni a questa parte; della necessità di affermare con nettezza il permanere della questione morale e l’urgenza di un modello di sviluppo diverso; della necessità di costruire una sinistra coerente e radicata in grado di cambiare il paese.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
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