Progetto restyling campo di calcio delle Grazie, Carassale (Prc/Fds Portovenere): “Riflettere sullo sviluppo del nostro territorio”
26 maggio 2012, by admin
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Come dare una opinione “secca” sul progetto preliminare, presentato alla cittadinanza dall’amministrazione comunale do Portovenere lo scorso 27 aprile, presso la sala degli Olivetani, di risistemazione dell’area “Campo” e della limitrofa “ex Pittaluga”?
Non è certo in discussione lo stato attuale di degrado del campo delle Grazie, malconcio e fatiscente, ne tantomeno lo stato della limitrofa area Pittaluga o delle adiacenti strada e passaggiata a mare.
Cosi come si debbano ritenere superabili i limiti “tecnici” del progetto proposto (essenzialmente: il non affrontare l’aspetto idrogeologico, con ben due canali sotterranei presenti di cui nulla si dice, la mancata risoluzione delle attività paraindustriali presenti nell’area di intervento come la pompa di gasolio ed il pontile Eni, la forte riduzione della piantumazione esistente a vantaggio di zone asfaltate e in generale un’impostazione urbanistica “banale” e molto simile a quanto proposto in passato con il “progetto Gelsomino”).
Più seriamente si tratta di un “approccio” che si rivela, per noi, complessivamente ambiguo.
Riteniamo infatti che le aree di un tessuto urbano, tutte, e in special modo quelle pubbliche, debbano rispondere alle esigenze di chi vi vive, vi lavora, vi soggiorna, ed in seguito, quando efficaci, apportare il “giusto tassello” alla crescita, allo sviluppo del territorio tutto, cittadini compresi.
Fin qui è facile retorica. Eppure, a ben vedere, sono principi già carenti nelle prefazioni del progetto presentato.
Quali sono infatti le necessità a cui si desiderò dare risposta negli anni ’60 e ’70 con il campo di calcio, con l’attiguo campo di basket, con una (poi divenuta obsoleta) palestra della Società Sportiva Forza e Coraggio?
Quelle esigenze sono state superate? Hanno avuto migliori e più efficaci risposte in altro contesto?
Le strutture al servizio delle attività sportive, quelle più basilari, e non necessariamente in competizione con quelle di tipo “nautico” sono nel nostro paese, e in generale nel comune di Portovenere, essenzialmente le stesse, se non peggiori, di quelle di quarant’anni fa.
Il primo punto di analisi per noi parte da qui, e non si capisce perchè il primo passo di un “miglioramento” dell’offerta socio-sportiva debba iniziare proprio con la riduzione del campo di calcio (le ragioni commerciali della scelta, francamente, le troviamo svillenti), con l’estensione di un area nautica che appare ancora bisognosa di un preciso compito, e con il rimando sostanziale delle due uniche vere novità (i due campetti aggiuntivi) che sono presenti nel preliminare, ma di cui non si avrebbe ad oggi la copertura finanziaria.
Unica nota positiva immediata è la collocazione del ricovero per la barca della borgata (anche se forse si poteva fare senza il resto della proposta…) e delle dotazioni ad essa necessarie. La possibilità che il secondo lotto del progetto(i campetti, il verde ecc..) rimanga “uccel di bosco”, stritolato dall’ennesima (prossima) giunta che non sa, non ricorda e non è responsabile delle scelte precedenti e che è pienamente legittimata a “cambiare rotta”, magari con un bel cambio di destinazione d’uso, di concessione, o semplicemente con un “cantiere” indefinito nel tempo a sostituzione di quello attuale, ci appare piuttosto probabile.
La vita sociale del paese, dei ragazzi del paese, meriterebbe di più che il lento ed inesorabile rosicchiare da parte di attività più o meno lucrose a vantaggio di pochi: meriterebbe perlomeno un indirizzo preciso, univoco (e contemporaneo).
Ovviamente, come per tutte le scelte, nulla è immodificabile, anche la collocazione di un campo (forse non troppo felice già al suo tempo) e così non ci scandalizzeremmo all’idea di vederlo migrare altrove, liberando l’area e dare ossigeno a quel mare così poco goduto da turisti “veri” e residenti (compresi quelli che vi lavoravano, come i pescatori) o i muscolai) e un po’ troppo sfruttato come posteggio economico per barche di “foresti” aventi più o meno diritto, ma vorremmo che questo avvenisse prima di pensare al reddito generato delle future, o ampliate, attività economiche, prima che il desiderio di “vivere” un paese in tutte le età e a prescindere dalla redditività conseguente, venga meno, così come il senso stesso di comunità. Un piccolo tassello insomma, da collocare però nel verso giusto.
Saul Carassale
segretario del circolo Prc/Fds “Lucio Mori” di Portovenere
Ravera: “Campo in Ferro? No a insediamenti industriali a Marola. Restituire il mare alla borgata”
20 febbraio 2012, by admin
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La notizia del possibile insediamento di attività industriali nella zona del Campo in Ferro non sorprende.
Da tempo, sotto traccia, si muovono gli interessi e gli appetiti di chi guarda alla possibile dismissione di aree della Marina Militare non come un’opportunità per lo sviluppo sostenibile e per le legittime aspirazioni degli abitanti di una borgata marinara che, caso forse unico al mondo, vede impedito il libero accesso al mare, ma solo in funzione di speculazioni e di interventi in netto contrasto rispetto a quanto popolazioni ed associazioni stanno da anni non solo chiedendo, ma anche progettando.
La costa di Ponente ha da sempre pagato un conto salatissimo in termine di occupazione di spazi. Dalla Base Navale a Panigaglia, passando per l’aeroporto (sic) di Cadimare, alle varie servitù e porzioni di territorio non più utilizzate, spesso lasciate in abbandono.
I nuovi piani della Marina Militare alla Spezia non prevedono un aumento di unità, lo ha detto chiaramente l’ammiraglio Branciforte. Era il 2009 quando il sottosegretario Crosetto assicurava: “Non occuperemo un metro quadrato in più di quanto ci serve e che quel che non serve sarà ceduto“.
Non si possono definire zone strategiche interi ettari in totale abbandono, edifici fatiscenti e pericolanti, addirittura degli alberi di pino che spuntano dai tetti di strutture evidentemente non utilizzate. E’ spiacevole constatare come manchi completamente un disegno complessivo: ogni tanto un ministro, un sottosegretario, un ammiraglio rilascia qualche dichiarazione, ieri era una una base della Finanza, oggi un sito industriale.
Sembra non esserci una strategia, una pianificazione. Non si guarda mai al Golfo come un’entità unica in cui le aspirazioni devono bilanciarsi. E manca il confronto con la città, con i cittadini, i quali chiedono, da tempo, con forza, di riappropriarsi degli spazi a mare, anche per poter liberare quelle energie volte a creare occasioni di lavoro in direzione di uno sviluppo sostenibile, non invasivo, legato alle tradizioni e alla storia dei luoghi.
La proposta di insediamenti industriali nel Campo in Ferro risulta quasi una provocazione. Un sito per anni discarica a cielo aperto, luogo di ammasso di materiali estremamente inquinanti, mai bonificata, su cui la città non ha mai saputo la verità, coperto, letteralmente, da un velo nero. E nell’area in cui è presente una polla che neppure la Marina Militare è riuscita a domare, si prospetta un insediamento che, si badi bene, non porterebbe neppure nuova occupazione, trattandosi di un mero spostamento.
Cittadini, associazioni, partiti, amministratori devono far sentire la propria voce, esprimere il proprio dissenso. Dissenso anche sul metodo: qualsiasi trattativa non può prescindere dal coinvolgimento delle popolazioni e dei suoi rappresentanti.
Diego Ravera, Presidente Prima Circoscrizione La Spezia
Rifondazione Comunista/Fds, Circolo Ponente La Spezia