Salvador nunca muriò!
12 settembre 2020, by admin
Archiviato in Appuntamenti, Partito, Primo piano
L’11 settembre è l’anniversario della morte del presidente cileno Salvador Allende, caduto durante il golpe fascista di Pinochet del 1973, morto mentre difendeva il palazzo presidenziale della Moneda dagli assalti dei carri armati dell’esercito. Questo pomeriggio, una delegazione di Rifondazione Comunista della Spezia composta dalla segretaria provinciale Veruskha Fedi, dal consigliere comunale Massimo Lombardi e da Jacopo Ricciardi della segreteria regionale si è recata, come ogni anno, presso la targa ricordo al centro “Allende” di via Mazzini per rendergli omaggio deponendo un mazzo di fiori come ogni anno offerto dal Circolo XXV Aprile Aldo Lombardi di Vezzano Ligure.
Nella fase storica che stiamo vivendo riteniamo più che mai importante ribadire che certi messaggi sono intramontabili: la ricerca della pace, la giustizia sociale, l’uguaglianza sostanziale, l’autodeterminazione dei popoli e la solidarietà fra gli stessi, senza mai dimenticare la lotta degli oppressi, dei più deboli, degli ultimi, in altre parole dei dimenticati.
Affinché ogni individuo senta propria ogni ingiustizia nel mondo, affinché nessuno venga lasciato indietro.
Rifondazione Comunista La Spezia
Consolo (Prc-Se): “Venezuela tra pirati, covid e sanzioni”
27 luglio 2020, by admin
Archiviato in Dal Mondo, Partito, Primo piano
Se non fosse seria, ci sarebbe da ridere per l’ipocrisia cinica dell’impero. Da quasi 20 anni Washington e Londra (e la Unione Europea) si comportano con il Venezuela di Maduro come i vecchi corsari.
In ordine di tempo, l’ultima misura del 2 luglio scorso è la decisione di un giudice britannico di non restituire 31 tonnellate di oro depositate dal Venezuela nella Bank of England, per un totale di circa 1 miliardo di dollari. La motivazione ufficiale del giudice e dei banchieri di “Sua Maestà” è che il governo britannico non riconosce il governo costituzionale di Nicolàs Maduro, bensì il fantoccio autoproclamato Juan Guaidò. Lo scorso marzo il Venezuela aveva richiesto un prestito di emergenza al Fondo monetario internazionale (FMI) per combattere il Covid-19, prestito negato sotto la pressione degli Stati Uniti. Anche in questo caso, la “giustificazione” del FMI era non riconoscere Nicolás Maduro come legittimo Presidente.
Nella loro ossessione di asfissiare Caracas, le diverse amministrazioni statunitensi e britanniche hanno seguito un copione di attacchi in crescendo in un quadro di “guerra multi-dimensionale”: mediatica, militare, diplomatica, commerciale, finanziaria, etc. Come negli assedi del medioevo per espugnare i castelli del nemico, si cerca di prendere per fame e stenti la popolazione. Salvo poi invocare la “crisi umanitaria” e la necessità di un intervento militare straniero. Parallelamente agli interventi militari (a maggio l’ennesimo tentativo con la “Operaciòn Gedeón”), gli ultimi attacchi si sono concentrati sul versante commerciale e finanziario, realizzando un vero e proprio “bloqueo”, come nei confronti di Cuba. Un bloqueo che si è fatto più aggressivo dopo l’annuncio del Venezuela di abbandonare il dollaro nelle transazioni commerciali e l’adozione di una cripto-moneta nel commercio internazionale.
Pochi giorni fa, casualmente dopo l’annuncio di prossime elezioni (previste per il 6 dicembre), in linea con gli Stati Uniti, l’Unione Europea ha annunciato nuove sanzioni, non solo contro rappresentanti del governo, ma anche contro dirigenti dell’opposizione, colpevoli di non essere d’accordo con la strategia violenta e golpista delle frange estremiste dell’opposizione.
Ma andiamo con ordine.
Le ostilità sono iniziate sin dalla vittoria elettorale di Chavez del 1998, ben prima dell’autoproclamazione di un oscuro personaggio alla presidenza del Venezuela del gennaio 2019. La vittoria di Chavez ha fatto perdere a Washington il controllo della “Venezuela saudita”, un Paese con le riserve petrolifere accertate più grandi del pianeta e a solo due giorni di navigazione dalle raffinerie della West Coast statunitense. Una situazione inaccettabile per le voraci multinazionali del petrolio, che da allora hanno fatto di tutto per arraffare il bottino perduto. In un crescendo di azioni aggressive (tra le quali la caduta pilotata dei prezzi del greggio) dopo la scomparsa di Chavez, è il governo Maduro che subisce i colpi più pesanti. A partire dal marzo 2015, con l’ “Ordine Esecutivo 13692” di Barack Obama, poi riconfermato anche da Donald Trump. Il decreto presidenziale dichiara il “Venezuela una minaccia inusitata e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti”, dando un manto legale ad operazioni mediatiche, politiche, diplomatiche, finanziarie, militari e paramilitari, rimaste coperte da molto tempo. Le rivelazioni di Wikileaks, i documenti declassificati del governo statunitense e l’ultimo libro (The Room Where It Happened)di John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale, ne hanno confermato l’esistenza.
In un primo momento le misure di ritorsione sono state applicate a persone legate o vicine al governo, politicamente o per motivi economici, (comprese aziende), oltre che a funzionari civili e militari, In seguito, si è deciso di “costringere l’economia ad urlare”, come suggerì Nixon a Kissinger all’indomani della vittoria in Cile del socialista Salvador Allende, per proteggere gli interessi economici delle multinazionali statunitensi. E così, dalle persone singole si è poi passati al commercio e alla finanza, colpendo l’intera economia e quindi la totalità della popolazione nei suoi bisogni essenziali.
Le moderne “sanzioni” cercano di portare il Paese al collasso politico e sociale, ostacolandone il commercio ed impedendo l’importazione di cibo, medicine e beni essenziali, o bloccando i fondi destinati al loro acquisto, per far sì che la popolazione si ribelli contro il governo. In tempi di Covid-19 questa strategia è ancor più criminale. La lista delle misure è lunga e non esaustiva. Ma mettendoli in fila, le cifre ed i fatti parlano da soli.
Per esempio il Citybank statunitense non ha voluto ricevere i fondi per l’acquisto di 300.000 dosi di insulina per diabetici, in aperta violazione della legislazione internazionale.
Il governo colombiano ha bloccato l’acquisto di medicine contro la malaria acquistati dal Venezuela all’impresa BSN Medical. Oltre 9 milioni di dollari per la realizzazione di dialisi e 29,7 milioni di dollari destinati all’acquisto di cibo sono stati bloccati.
Nel settore delle “stanze di compensazione” agiscono in situazione di duopolio Clearstream e Euroclear. Parliamo di due colossi tra le “agenzie di cambio”, intermediari finanziari tra i governi che emettono obbligazioni e i possessori di titoli che incassano le cedole. La prima ha sede in Lussemburgo, la seconda a Bruxelles.
Il governo Maduro ha sempre onorato i suoi debiti, ma Clearstream non ha pagato agli azionisti gli interessi sui titoli (per esempio nel caso delle obbligazioni Pdvsa con scadenza 2019 e 2024). Con pressioni e ricatti, alcuni fondi statunitensi hanno “suggerito” di realizzare verifiche sulla “regolarità dei versamenti venezuelani”, congelando i pagamenti dei dividendi con una procedura poco comune i.
Su pressioni del Dipartimento del Tesoro statunitense, l’altro colosso Euroclear (custode di una parte importante dei titoli sovrani del Venezuela), dal 2017 ha congelato le operazioni sulle obbligazioni per ragioni di “revisioni” e “motivi procedurali”. I ladri dal colletto bianco bloccano così più di un miliardo e 200 milioni di dollari venezuelani destinati all’acquisto di cibo e medicine.
Sul versante britannico, i moderni corsari mettono a segno un colpo grosso. Nel passato i corsari erano famosi per i loro assalti negli oceani per conto di “Sua Maestà”. Nel presente, rinverdendo le tradizioni di servizio, la Bank of England si è inizialmente rifiutata di restituire 14 tonnellate di lingotti d’oro (circa 550 milioni di dollari) depositate dal Venezuela a Londra.
Alle prime 14 tonnellate d’oro, se ne sono aggiunte altre 17, date in garanzia alla Deutsche Bank, che ha chiuso unilateralmente un contratto “swap” con Caracas (garantito appunto dai lingotti), e li ha gentilmente girati ai britannici sul conto londinese. In altri termini, la Banca Centrale Venezuelana (BCV) non solo ha dovuto ripagare in valuta pregiata il prestito ottenuto, ma non è rientrata in possesso della garanzia. Insomma, la Bank of England è protagonista di un doppio furto da ladri in doppiopetto, di un’ operazione di pirateria internazionale con lo zampino della Casa Bianca.
Come si ricorderà, nel 2011 Hugo Chavez aveva cercato di rimpatriare 211 tonnellate d’oro inviate dai governi della IV Repubblica in Inghilterra e in altre banche del mondo, come garanzia per i prestiti erogati dal Fondo Monetario Internazionale ai governi di Jaime Lusinchi nel 1988 e di Carlos Andrés Pérez nel 1989. Ma Caracas non è riuscita a rimpatriare i lingotti nella loro totalità.
E secondo il servizio finanziario di Bloomberg, le obbligazioni del luglio 2018 quotate nelle borse internazionali, avevano perso almeno il 57,24%.
Nel marzo 2018, Trump rinnova i decreti 13692 e 13808 e rilancia con nuove misure coercitive unilaterali, vietando la ristrutturazione del debito e impedendo il rimpatrio dei dividendi della CITGO, filiale della compagnia petrolifera statele venezuelana. A seguire, il Dipartimento del Tesoro statunitense allerta le istituzioni finanziarie sul “possibile legame con la corruzione delle transazioni pubbliche” venezuelane. Si rende ancor più difficile pagare i fornitori di beni essenziali, come cibo e medicine.
Nel gennaio 2019 la Casa Bianca ha annunciato nuove “sanzioni” alla compagnia petrolifera statale Petróleos de Venezuela S.A. (Pdvsa) attraverso la sua filiale CITGO in Texas. Il bottino è di 7 miliardi di dollari in beni ed il blocco di altri 11 miliardi in esportazioni di greggio per il 2019. Il primo effetto è quello di rafforzare il furto di risorse e beni venezuelani negli Stati Uniti ed in altri Paesi, un processo iniziato con l’arrembaggio della CITGO, ma che ora copre tutti i beni venezuelani negli Stati Uniti e colpisce qualsiasi Paese o azienda che abbia rapporti commerciali con il Venezuela.
Il “colpo di Stato continuo” include inoltre sanzioni economiche ed un bloqueo finanziario che ha provocato perdite di 350 mila milioni di dollari in produzione di beni e servizi tra il 2013 ed il 2017, secondo uno studio del Centro Estratégico Latinoamericano de Geopolítica (Celag) ii.
Al colmo del cinismo, e a fronte del blocco di almeno 18 miliardi di dollari venezuelani da parte statunitense, il Segretario di Stato Mike Pompeo (ex capo della CIA) aveva promesso aiuti per 20 milioni di dollari per “aiuti umanitari”, ed il Canada altri 39.
Sebbene le “sanzioni” avrebbero effetto solo sul territorio degli Stati Uniti, in realtà vengono applicate anche nei Paesi terzi in base al principio della “extra-territorialità”. Attualmente, oltre 6.000 milioni di dollari del Venezuela sono bloccati illegalmente in banche internazionali private, al di fuori degli Stati Uniti iii.
Banche europee |
Paese |
USD |
Euro |
Novo Banco |
Portogallo |
1.547.322.175 |
1.381.290.997 |
Bank of England (Oro) |
Regno Unito |
1.323.228.162 |
1.181.242.780 |
Clearstream (Titoli debito) |
Regno Unito |
517.088.580 |
461.603.802 |
Euroclear (Titoli) |
Belgio |
140.519.752 |
125.441.664 |
Banque Eni |
Belgio |
53.084.499 |
47.388.410 |
Delubac |
Belgio |
38.698.931 |
34.546.447 |
Banche non europee |
|||
Sumitomo |
Stati Uniti |
507.506.853 |
453.050.216 |
Citibank |
Stati Uniti |
458.415.178 |
409.226.189 |
Unionbank |
Stati Uniti |
230.024.462 |
205.342.315 |
Altre banche e istituzioni financieras |
17 Paesi |
654.142.049 |
583.951.123 |
Allo stesso modo, sono vietate le transazioni da parte di aziende o cittadini statunitensi con il Venezuela, estendendo questo ostacolo a Paesi terzi sotto la minaccia estorsiva di ricevere sanzioni.
E’ facile dar ragione al governo venezuelano: “se gli Stati Uniti vogliono davvero aiutare il Venezuela inizino a liberare i conti bancari bloccati” ha dichiarato il Ministro degli Esteri di Caracas all’assemblea dell’ONU.
Togliere immediatamente le “sanzioni”, pace, dialogo e rispetto per la sovranità sono l’unica via percorribile per sostenere il presente e il futuro della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Marco Consolo
Responsabile Area Esteri e Pace PRC-SE
Acerbo-Consolo (Prc-Se): “E’ in atto una campagna di disinformazione contro il Venezuela”
17 giugno 2020, by admin
Archiviato in Dal Mondo, Partito, Primo piano
Non abbiamo alcuna informazione sulla notizia dei finanziamenti da parte del Venezuela a Casaleggio. Ma vogliamo essere sinceri: cosa ci sarebbe di male nel ricevere finanziamenti dal Venezuela di Chavez e Maduro quando nel nostro Paese abbiamo partiti come Lega e Fratelli d’Italia che se la fanno con l’ultradestra fascista di Bannon e Bolsonaro?
Come Rifondazione Comunista, che non ha mai ricevuto finanziamenti da governi esteri, se fosse vero quanto rivelato dal giornale spagnolo del cui anticapitalismo non ci eravamo accorti. Tutta l’operazione dà l’idea di una grande bufala.
Non ci stupirebbe perché da anni a forza di fake news si conduce una guerra contro la democrazia in America Latina. E’ di pochi giorni fa l’ammissione da parte del New York Times che Evo Morales aveva vinto le elezioni in Bolivia e che i presunti brogli con cui si è legittimato il suo rovesciamento erano solo un’invenzione diffusa dai media.
La verità è che si sta approfittando di questo probabile falso per rilanciare la campagna di disinformazione sul Venezuela in corso da anni e che serve a coprire la guerra economica, le sanzioni ed il bloqueo, le azioni di vero e proprio terrorismo e l’opera costante di destabilizzazione realizzata dagli Stati Uniti che non si è allentata neanche durante questi mesi di pandemia. Hugo Chavez e Nicolas Maduro vengono presentati come dittatori, mentre si tratta di presidenti legittimamente eletti.
E come si ricorderà, Chavez è stato anche vittima di un golpe sostenuto dagli USA che fallì per l’immediata reazione popolare. Il popolo venezuelano soffre da anni le conseguenze di questa sfacciata aggressione. Dopo quello che è successo negli ultimi anni in Honduras, Paraguay, Ecuador, Cile, Brasile, Bolivia possibile che si continui a ripetere la propaganda di Washington sull’America Latina?
Basta con le sanzioni e con le fake-news contro il Venezuela!!!
Maurizio Acerbo,
Segretario Nazionale
responsabile Area Esteri
Venezuela: vittoria popolare per l’Assemblea Costituente
31 luglio 2017, by admin
Archiviato in Dal Mondo, Partito, Primo piano
Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea saluta il risultato straordinario di partecipazione al voto per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente in Venezuela. Secondo i dati emessi dal CNE (Consiglio Nazionale Elettorale, uno dei 5 poteri in cui è articolato lo Stato venezuelano), gli elettori che hanno partecipato alla consultazione sono stati 8.089.320. Il consistente blocco sociale che sostiene il Governo Maduro si basa sul 41,53% di votanti (su una base elettorale di circa 20 milioni di elettori).
Un risultato particolarmente significativo, ottenuto dopo più di 3 mesi di manifestazioni violente organizzate dai settori oltranzisti dell’opposizione, in un clima di intimidazione squadrista che non è cessata neanche durante il voto. Anche nei quartieri ricchi di Caracas, una consistente parte della popolazione ha votato e non si è riconosciuta nelle posizioni dell’opposizione che aveva chiesto di astenersi, rifiutando il confronto elettorale.
Nonostante una situazione di grave crisi economica (per molti aspetti provocata artificialmente dall’esterno) e politica, il voto dimostra che il Venezuela desidera la pace e non vuole tornare alle politiche neoliberiste in vigore prima della vittoria di Chavez.
Naturalmente il risultato elettorale non risolve di per sé la crisi: in base al diktat di Washington alcuni governi neoliberisti latino americani (Argentina Brasile, Cile, Colombia, Messico, Colombia, Costa Rica, Panama e Perù) hanno dichiarato di non riconoscere il voto. In Europa il governo spagnolo e diversi dirigenti della UE (a partire da Federica Mogherini) si sono schierati con Trump, prefigurando scenari di conflitto destinati ad approfondirsi, in attesa di un intervento esterno. In Italia alcuni esponenti del Pd e del governo mentono sapendo di mentire e confermano il loro scandaloso appoggio ai settori oltranzisti dello squadrismo fascista.
Il risultato delle elezioni di ieri per l’Assemblea Costituente va rispettato e rappresenta un’occasione per superare la crisi, riprendendo il dialogo interrotto tra governo e opposizione, sostenuto anche dal Papa Francesco e da diversi ex-presidenti.
Il Prc – Se si congratula con il popolo venezuelano e con il suo legittimo governo guidato dal Presidente Costituzionale Nicolàs Maduro per questa vittoria della democrazia.
Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
11 settembre 1973-2016: Prc e Gc La Spezia commemorano Salvador Allende a 43 anni dal golpe fascista di Pinochet
9 settembre 2016, by admin
Archiviato in Appuntamenti, Partito, Primo piano
Come ogni anno la federazione spezzina di Rifondazione Comunista assieme ai Giovani Comunisti La Spezia commemoreranno la figura di Salvador Allende che cadde combattendo in una delle pagine più nere del secondo ‘900: il golpe cileno fascista dell’11 settembre 1973 che poste fine al governo e alla vita del glorioso presidente socialista, democraticamente eletto dal suo popolo.
Con l’appoggio determinante della Cia si aprì così un ventennio di sangue e dittatura fascista che ancora oggi porta i segni sul popolo cileno e dell’intero Sudamerica.
Per l’occasione il giovane attore Jonathan Lazzini (Le Urla di Hank) leggerà alcuni brani dell’ultimo discorso del presidente Allende al popolo cileno. Invitiamo tutti gli antifascisti spezzini a partecipare.
11 settembre 1973-2015: Rifondazione ricorda Salvador Allende a quarantadue anni dal golpe fascista di Pinochet
10 settembre 2015, by admin
Archiviato in Appuntamenti, Partito, Primo piano
“Lavoratori della mia patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro, in cui il tradimento ha la pretesa di imporsi. Continuate a esser certi che, più presto che tardi, riapriranno le grandi strade per le quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà inutile“.
Salvador Allende, 11 settembre 1973
Rifondazione ricorda Salvador Allende: un uomo, un presidente, un antifascista combattente
11 settembre 2014, by admin
Archiviato in Appuntamenti, Partito, Primo piano

Presso il centro spezzino che porta il suo nome, il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Massimo Lombardi ha letto l’ultimo discorso di Allende ai cileni: “Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere. Erano d’accordo. La storia li giudicherà”
Tra i vari presenti di stamani anche le cittadine cilene Carla Mastrantonio, della Cgil spezzina, e Patricia Wacquez, che hanno raccontato i loro personali ricordi del terribile regime di Pinochet.
Per non dimenticare.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
11 Settembre 1973 – 2014: noi non dimentichiamo Salvador Allende
10 settembre 2014, by admin
Archiviato in Appuntamenti, Partito, Primo piano
Giovedì 11 settembre 2014 alle 10.30, Rifondazione Comunista della Spezia omaggerà Salvador Allende presso la struttura pubblica di via Mazzini che porta il suo nome.
Cile, la compagna Camila Vallejo eletta in Parlamento, Ferrero: “Bellissimo segnale di speranza contro il neoliberismo”
25 novembre 2013, by admin
Archiviato in Dal Mondo, Primo piano
Camila Vallejo è stata eletta al Congresso alle elezioni legislative cilene. La giovanissima leader degli studenti cileni, che nel 2011 divenne il volto della protesta studentesca cilena, è stata eletta assieme ad atri tre esponenti del movimento. L’affermazione arriva sullo sfondo di un trionfo del centrosinistra.
La coalizione che appoggia la candidatura presidenziale di Michelle Bachelet (46,6%), infatti, ha ottenuto il 56,6% dei voti nelle elezioni legislative che hanno accompagnato ieri le presidenziali, assicurandosi 67 dei 120 seggi della Camera dei Deputati, a solo due seggi dalla maggioranza necessaria per promuovere una riforma costituzionale.
“Festeggeremo il nostro trionfo per le strade di La Florida”, ha scritto Vallejo su Twitter, riferendosi al suo distretto elettorale a Santiago, che l’ha scelta con il 44% delle preferenze. 25 anni, laureata in geografia, la brillante esponente dei Giovani comunisti cileni sosterrà in parlamento il programma di governo della coalizione “Nueva Mayoria” di Michelle Bachelet, se quest’ultima vincerà al ballottaggio delle presidenziali il 15 dicembre, come previsto da tutti i sondaggi.
Nel 2011, Camila Vallejo guidò la protesta degli studenti contro il presidente conservatore Sebastian Pinera per ottenere un accesso più libero e meno costoso all’istruzione secondaria. Molti fra i suoi ex colleghi l’hanno accusata di aver tradito la militanza per per aver dato il suo appoggio a Bachelet. Il 6 ottobre di quest’anno, Camila è diventa mamma. Secondo l’Ocse, il Cile è il paese con la peggiore redistribuzione dei redditi fra i suoi 34 membri.
“Nell’ambito dell’ottimo risultato delle sinistra in Cile, – ha commentato Paolo Ferrero – le nostre congratulazioni a Camila Vallejo e alla leader della gioventù comunista Karol Cariola, a Giorgio Jackson, di Rivoluzione Democratica, e a Gabriel Boric di Sinistra Autonoma, compagni dei movimenti studenteschi che sono stati eletti al Parlamento cileno. La loro elezione è un bellissimo segnale, di democrazia, partecipazione e di vero rinnovamento, non solo per il Cile ma per tutta l’America Latina e anche per l’Europa: il futuro non è il neoliberismo che proprio nel Cile di Pinochet ha fatto i suoi primi passi”.
Paolo Ferrero,
segretario nazionale Rifondazione Comunista
11 settembre 1973-2011, il comune si ricordi di omaggiare Salvador Allende, ucciso dal golpe fascista di Pinochet
12 settembre 2011, by admin
Archiviato in Appuntamenti, Partito, Primo piano
Domani 11 settembre, decennale dell’attentato alle Twin Towers di New York, sarà anche il trentottesimo anniversario del golpe di stato fascista ad opera del generale Pinochet in Cile che rovesciò il governo democraticamente eletto del presidente Salvador Allende grazie al fondamentale aiuto dei servizi segreti americani.
Quell’11 settembre 1973 è stato offuscato dall’11 settembre 2001 dove stavolta l’America è stata protagonista in parte lesa.
Si tende dunque a dimenticare che l’11 settembre è l’avviversario della morte di Salvador Allende, ucciso dai militari fascisti mentre difendeva eroicamente il palazzo della Moneda di Santiago, sede della presidenza cilena.

Considerando che si tratta di uno degli edifici più importanti appartenenti al nostro comune, ci pare strano che l’amministrazione, intenta a commemorare l’attentato delle torri gemelle con l’accensione delle luci del palazzo civico, non provveda anche a ricordare l’importante figura del compianto presidente cileno.
Rifondazione Comunista La Spezia