Bilancio, Lombardi, Marchi (Sbc-Rifondazione Comunista): “Voto contrario al bilancio che farà pagare la crisi ai cittadini”
5 aprile 2023, by admin
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Fedi, (Prc La Spezia): “Da Ciano alla discriminazione dei bimbi agli asili”
23 novembre 2017, by admin
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Parafrasando Leonardo Sciascia di cui ricorre in questi giorni il 29° anno della sua scomparsa, noi come Rifondazione mettiamo in conto la sconfitta, e anzi la prevediamo: ma non possiamo che batterci, finché avremo un margine, sia pur piccolo, sia pur insicuro.
Veruschka Fedi,
“Solidarietà ai lavoratori della Provincia in sciopero”
5 ottobre 2017, by admin
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“Ultimo atto del teatro degli orrori della politica spezzina. Federici già da tempo sfiduciato dalla città”
15 marzo 2016, by admin
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Il teatro degli orrori della politica spezzina sembra chiudere il sipario sull’esperienza Federici.
Si tratta dell’ennesima vicenda che conforta chi, come le nostre forze politiche, da tempo sostengono l’assoluta irresponsabilità ed inadeguatezza di una classe politica autoreferenziale e dirigista, autoritaria e lontana dai problemi della gente, che consuma le proprie guerre tra bande con un unico fine: il mantenimento del potere. Follo, Lerici, Ameglia, Riccò del Golfo, Portovenere, Sarzana, Arcola, Castelnuovo, le Cinque Terre, ora la città capoluogo. Un filo conduttore di tante storie che vedono il Pd protagonista di scelte sconsiderate, di azioni folli, dove il governo del territorio è uno strumento personalistico di carriera e di protagonismo. Da tempo abbiamo scelto di prendere le distanze da questo modo di far politica, le cui conseguenze sono devastanti per le comunità: svendita di Acam, inquinamento dell’Enel, gestione del Porto, privatizzazione di Atc, disastro della Sanità, scandalo Cinque Terre.
Non ultimo l’irresponsabile scontro istituzionale e di potere tra sindaco (nonché presidente della Provincia) e presidente dell’Autorità Portuale.
Federici, nei fatti, da molto tempo, è stato sfiduciato dai propri concittadini i quali hanno potuto misurare, sulla loro pelle, una modalità arrogante e prepotente di gestione della cosa pubblica capace di dividere la Comunità spezzina come mai accaduto in passato.
Quanto occorre in queste ore non è che la conseguenza della condotta di questi ultimi anni.
Tuttavia, crediamo che il vero nodo politico stia nel ruolo che questi sindaci posseggono e nella legge elettorale che li legittima, in quanto eletti direttamente dal popolo, a ruoli plenipotenziarii, privi di senso democratico e partecipativo. Si è pensato che la crisi dei partiti si risolvesse investendo nelle persone e indebolendo i primi che, nei fatti, sono sotto ricatto. Abbiamo scoperto, nostro malgrado, che le persone sono assai peggio dei partiti. Viste le controriforme in materia costituzionale, in atto da parte del governo Renzi, dubitiamo fortemente che tale situazione sia l’anticamera di un’analisi critica dello sfacelo che questo sistema ha creato, per questo riteniamo che oggi più che mai le nostre forze politiche debbano impegnarsi unitariamente per costruire, da subito, un’alternativa di governo del territorio che sia suggellata da un punto imprescindibile: la dignità delle istituzioni, dei consigli comunali, ed il rispetto delle nostre comunità con la costituzione di percorsi partecipativi reali.
E’ la ragione per la quale, solo poche settimane fa, abbiamo risposto, tutti insieme “No grazie” alla proposta del Pd di siglare accordi elettorali in vista delle prossime elezioni amministrative.
E’ tempo di cambiare.
Rifondazione Comunista, Sel, Possibile, Sinistra dei Valori La Spezia
Falconara di Lerici, 21, 22, 23 agosto: al via Liberafesta 2015 dedicata ai partigiani “Sgancia” e Fra Diavolo”. Ferrero e Panagopoulos ospiti d’onore
17 agosto 2015, by admin
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Reddito Minimo Garantito: Bucchioni (Prc La Spezia) presenta la mozione per il consiglio comunale di lunedì
20 giugno 2015, by admin
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Mozione del Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista
Il Consiglio Comunale della Spezia
Premesso che:
– dal 2008 al 2014 la crisi in Italia ed Europa, secondo i dati Istat, ha raddoppiato e quasi triplicato i numeri della povertà relativa ed assoluta. In Italia sono infatti 10 milioni le persone in povertà relativa, il 16,6% della popolazione complessiva, ed oltre 6 milioni, il 9,9% della popolazione, in povertà assoluta;
– gli ultimi dati Istat disponibili relativi al 2013 mostrano inoltre come il rischio di povertà o esclusione sociale riguardi il 28,4% delle persone residenti in Italia, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. L’indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà, della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro e corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni.
Considerato che:
-la necessità di intervenire su tale situazione con politiche che promuovano la piena e buona occupazione in particolare nei settori della riconversione ecologica, dell’economia della conoscenza e del rilancio del welfare, come pure attraverso interventi di redistribuzione del lavoro attraverso la riduzione d’orario, deve essere accompagnata dall’adozione di misure immediate di contrasto alla crescita della povertà e dell’esclusione sociale;
– la Risoluzione del Parlamento Europeo sul Ruolo del Reddito Minimo nella lotta contro la povertà e nella promozione di una società inclusiva in Europa (16 ottobre 2010) indica il reddito minimo come lo strumento che può “contribuire al miglioramento della qualità della vita e che offra a tutti la possibilità di partecipare alla vita sociale, culturale e politica come pure di vivere dignitosamente”. Il Reddito Minimo è “il diritto fondamentale della persona a disporre di risorse economiche e prestazioni sociali sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana”;
– nei diversi paesi europei esistono da decenni strumenti di sostegno al reddito (Sozialhilfe in Austria; Revenue d’integration in Belgio; lo Starthjalp in Danimarca; l’RSA in Francia etc.) destinati alle persone e che in diverse misure intervengono a seconda delle diverse necessità dell’individuo, e che l’Italia è invece priva di un analogo strumento di sostegno al reddito;
– il Reddito Minimo, è anche uno strumento fondamentale di contrasto alle mafie, perché toglie ossigeno a chi sfrutta il bisogno di lavoro trasformandolo in ricatto economico, per alimentare circuiti criminali che approfittano della povertà o per fare dei posti di lavoro merce per il voto di scambio. E impone al contrario un diritto che rende le persone meno deboli anche di fronte a chi ne vuole sfruttare i bisogni e le fragilità.
Considerato che:
– esistono diverse proposte di legge di iniziativa popolare e parlamentare che assumono come riferimento la Risoluzione del Parlamento Europeo del 2010, secondo la quale “sistemi di redditi minimi adeguati debbano stabilirsi almeno al 60% del reddito mediano dello Stato membro”, prevedendo una serie di prestazioni aggiuntive in servizi, da destinare a coloro che siano al disotto di tale soglia in modo che nessun individuo debba scendere sotto un determinato reddito. Che una tale misura dovrebbe quindi riguardare tutti coloro che già sono in una condizione di povertà economica, coloro che in un dato momento della loro vita si trovano nella condizione di non poter svolgere un lavoro congruo, o che hanno un reddito che non permette loro di vivere una vita dignitosa, o che hanno perso i benefici degli ammortizzatori sociali o che sono in ogni modo al di sotto di una certa soglia economica.
– per quanto le risorse da impegnare per tale misura varino a seconda delle caratteristiche di dettaglio di ogni proposta, gli studi di numerosi economisti ed esperti, individuano per l’Italia il costo di una misura come il Reddito Minimo, in un range che va dai 15 ai 26 miliardi di euro;
– che tali risorse possono essere reperite attraverso il taglio delle spese militari, l’istituzione di un’imposta patrimoniale su reddito del 5% della popolazione ricchissima, il recupero dell’evasione ed il contrasto alla corruzione che pesano sull’economica del paese per almeno 180 miliardi di euro annui, ed altri provvedimenti improntati all’equità sociale;
– che una misura come il reddito minimo oltre a contrastare forme inaccettabili di povertà, potrebbe liberare energie sociali oggi compresse dalla necessità di fare fronte alla propria quotidiana sopravvivenza, oltre ad avere positive ricadute sull’economia in generale, sostenendo la domanda;
Vista:
la piattaforma della campagna lanciata dall’Associazione “Libera – Associazioni, nomi e movimenti contro le mafie”, sul “Reddito di Dignità”, con la quale si richiede di istituire il Reddito minimo o Reddito di Cittadinanza,
Delibera:
– di aderire a tale campagna;
– di inviare la presente delibera ai presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
Edmondo Bucchioni,
consigliere comunale Rifondazione Comunista La Spezia
“Vicini alle lotte del Sinagi, Renzi distrugge le edicole e il pluralismo dell’informazione”
29 novembre 2014, by admin
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Rifondazione Comunista La Spezia solidarizza col sindacato degli edicolanti spezzini Sinagi-Cgil che indirà otto giorni di protesta a partire dallo sciopero di lunedì 1 dicembre contro il governo Renzi, in procinto di stabilire la liberalizzazione selvaggia delle edicole.
Una decisione scellerata che comporterà, oltre ad una grave perdita di posti di lavoro (in un settore già in crisi), un attacco frontale al pluralismo dell’informazione, valore cardine della democrazia: infatti la fine della parità di trattamento prevista dal governo porterà alla distribuzione al pubblico solo le poche grosse testate, già concentrate nelle manci di ristretti gruppi editoriali, decretando la fine della vendita dei periodici “minori”.
Rifondazione è al fianco dei lavoratori del settore e a difesa del pluralismo dell’informazione, con ogni evidenza dal ignorati da Renzi, e sosterrà ogni mobilitazione di questo importante settore.
federazione provinciale La Spezia
Articolo 18, Fantozzi: “Renzi come Fornero. Mandiamolo a casa”
21 settembre 2014, by admin
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Il governo Renzi è pronto a rottamare definitivamente l’articolo 18 intervenendo (per decreto!) per sancire che per tre anni i neoassunti che dovessere essere illegittimamente licenziati, non avranno diritto alla reintegra ma solo ad un indennizzo monetario.
Lo scalpo dell’articolo 18 va portato in Europa per dimostrare che l’Italia sta facendo le “riforme strutturali” che naturalmente comportano un nuovo attacco ai diritti e alle tutele residue del lavoro.
Lo schema di funzionamento dell’Europa è questo: poiché le politiche di austerità sono chiaramente fallimentari e stanno portando tutto il continente alla deflazione cioè ad un nuovo salto di qualità della crisi, la proposta è quella di… andare avanti con le politiche di austerità e anzi rilanciarle, chiamandole in uno dei molti modi in cui in questi anni si è raggirato, manipolato, turlupinato l’opinione pubblica.
Così le “riforme strutturali” in materia di lavoro non fanno altro che estremizzare le politiche che sono andate avanti negli ultimi decenni, fatte di precarizzazione del lavoro e abbassamento delle tutele. Sono le stesse politiche che hanno impoverito il lavoro e aumentato le disuguaglianze e che sono perciò all’origine della crisi, come ci dicono tutti i dati.
E’ vero o non è vero che negli ultimi 30 anni la quota di redditi da lavoro sul complesso della ricchezza nazionale è diminuita del 10% nei paesi maggiormente industrializzati e del 15% in Italia? Lo diceva qualche tempo fa persino l’OCSE.
E’ cosa succede continuando con le politiche che aumentano la precarietà del lavoro? Succede che le lavoratrici e i lavoratori sono sempre più ricattabili e disposti ad un lavoro purchè sia: un lavoro senza diritti e sempre più povero. Le politiche neoliberiste falliscono, ma la risposta continua ad essere il rilancio delle medesime politiche, sempre più radicali ed estreme.
Sul lavoro siamo al grottesco, alla moltiplicazione degli strumenti di deregolamentazione, che sono ormai persino in competizione tra di loro.
Cosa hanno fatto Monti e Fornero sull’articolo 18? Lo hanno manomesso significativamente, consentendone l’aggiramento. Un’azienda che dichiari che licenzia un lavoratore per “motivi economici” potrà essere condannata alla reintegra del lavoratore solo se il giudice sceglierà la reintegra piuttosto che l’indennizzo e solo nel caso in cui sia accertata “la manifesta insussistenza” della motivazione a base del licenziamento. Analogamente, per quel che rigurda il licenziamento illegittimo per motivi disciplinari cioè relativi al comportamento del lavoratore, la possibilità della reintegra era già stata circoscritta pesantemente.
E che cosa ha fatto Renzi sui contratti a termine? Li ha resi utilizzabili sempre, senza l’azienda che vi ricorre debba giustificare per i primi tre anni, il motivo per cui ha fatto ricorso al lavoro temporaneo. Al termine dei tre anni basterà non rinnovare il contratto e ripartire con un nuovo lavoratore ed un nuovo giro di giostra.
Ma non bastano né le manomissioni già operate dell’articolo 18, né la generalizzazione del lavoro precario. Per caso un’azienda avesse assunto a tempo indeterminato qualcuno, questo deve essere licenziabile senza che ci sia la benchè minima possibilità del diritto ad essere reintegrato.
Ovviamente serve a “creare lavoro”, come già sono serviti a creare lavoro la “riforma” Fornero e il Jobs Act numero 1 di Renzi. Peccato che di questo lavoro non si veda traccia, che i disoccupati continuino ad aumentare – più di tre milioni censiti, sei milioni effettivi con un tasso di disoccupazione reale che non ha nulla da “invidiare” alla Spagna o alla Grecia – che la crisi continui a macinare.
Vanno mandati a casa. Per quello che fanno e per le balle che raccontano, ogni giorno a reti unificate. Lavoriamo ad un autunno che provi davvero a spezzare la rassegnazione.
Roberta Fantozzi,
responsabile nazionale Lavoro Prc
Torna la “Sagra della lumaca comunista”: a Bottagna presentazione di “Ossessione calcio” e tavola rotonda sulla Sinistra di alternativa
10 luglio 2014, by admin
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Rifondazione per il 1° Maggio: “Per il lavoro e la dignità”
2 maggio 2014, by admin
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PER IL LAVORO E LA DIGNITA’
Erano 23 milioni e 405 mila gli occupati in Italia nel 2008, sono 22 milioni e 216 mila oggi: dall’inizio della crisi si sono persi quasi 1 milione e 200 mila posti di lavoro. I disoccupati sono raddoppiati: oltre 3,3 milioni di persone sono in cerca di lavoro mentre altri 3 milioni un lavoro lo vorrebbero ma non lo cercano più, perché disperano di trovarlo.
NON È COLPA DEL DESTINO
E’ colpa della cattiva politica. Quella che ha causato la crisi e poi l’ha peggiorata con l’austerità.
E’ colpa della finanza a cui si è consentito ogni speculazione, e che poi è stata salvata con enormi quantità di denaro pubblico: 4.500 miliardi che gli stati europei hanno messo a disposizione per il salvataggio delle banche, scaricando poi il debito sulle cittadine e i cittadini.lavoro
E’ colpa delle multinazionali, a cui si consente di ricattare lavoratori e territori con le delocalizzazioni.
E’ colpa dell’assenza di ogni politica industriale e della precarizzazione del lavoro: quella che il governo Renzi vuole generalizzare, mentre si appresta a nuove privatizzazioni e nuovi tagli al welfare.
PER USCIRE DALLA CRISI BISOGNA DIRE BASTA ALL’AUSTERITA’
Per questo alle prossime elezioni europee sosteniamo L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS, l’unica lista che vuole cambiare radicalmente l’Europa cancellando il Fiscal Compact e i Trattati che impongono una riduzione continua e devastante degli investimenti pubblici, a danno dell’occupazione, delle pensioni, del reddito di chi lavora, della sanità, dell’istruzione, dell’ambiente, a beneficio di banche e speculatori.
PER USCIRE DALLA CRISI CI VUOLE UN PIANO PER IL LAVORO
Per questo proponiamo di creare almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro in Italia nei prossimi tre anni.
Vogliamo un New Deal come fecero gli Stati Uniti dopo la crisi del ’29: per creare lavoro con investimenti pubblici e assunzioni per la salvaguardia dell’ambiente, la conoscenza, la cura delle persone.
Vogliamo redistribuire il lavoro finanziando la riduzione d’orario e cancellando la controriforma delle pensioni che allunga fino a sei anni il tempo di lavoro, impedendo ai giovani di trovare occupazione.
Vogliamo istituire il reddito minimo per i disoccupati e il salario orario minimo.
Chi più ha, più paghi: vogliamo una patrimoniale sulle ricchezze sopra i 700.000 euro al posto dell’IMU e della Tasi, che colpisca la disuguaglianza scandalosa di un paese in cui l’1% ricchissimo della popolazione possiede un patrimonio pari a quella del 60% meno abbiente. Vogliamo un tetto a 65.000 euro annui per le pensioni e i cumuli pensionistici, per ridurre le tasse per le pensioni e per tutti i redditi bassi.
Vogliamo colpire la grande evasione, tagliare le spese militari, la TAV in Val Susa e le grandi opere inutili.
Firma per il lavoro!
Rifondazione Comunista per L’Altra Europa con Tsipras