Consolo (Prc-Se): “Venezuela tra pirati, covid e sanzioni”

27 luglio 2020, by  
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Se non fosse seria, ci sarebbe da ridere per l’ipocrisia cinica dell’impero. Da quasi 20 anni Washington e Londra (e la Unione Europea) si comportano con il Venezuela di Maduro come i vecchi corsari.

In ordine di tempo, l’ultima misura del 2 luglio scorso è la decisione di un giudice britannico di non restituire 31 tonnellate di oro depositate dal Venezuela nella Bank of England, per un totale di circa 1 miliardo di dollari. La motivazione ufficiale del giudice e dei banchieri di “Sua Maestà” è che il governo britannico non riconosce il governo costituzionale di Nicolàs Maduro, bensì il fantoccio autoproclamato Juan Guaidò. Lo scorso marzo il Venezuela aveva richiesto un prestito di emergenza al Fondo monetario internazionale (FMI) per combattere il Covid-19, prestito negato sotto la pressione degli Stati Uniti. Anche in questo caso, la “giustificazione” del FMI era non riconoscere Nicolás Maduro come legittimo Presidente.

Nella loro ossessione di asfissiare Caracas, le diverse amministrazioni statunitensi e britanniche hanno seguito un copione di attacchi in crescendo in un quadro di “guerra multi-dimensionale”: mediatica, militare, diplomatica, commerciale, finanziaria, etc. Come negli assedi del medioevo per espugnare i castelli del nemico, si cerca di prendere per fame e stenti la popolazione. Salvo poi invocare la “crisi umanitaria” e la necessità di un intervento militare straniero. Parallelamente agli interventi militari (a maggio l’ennesimo tentativo con la “Operaciòn Gedeón”), gli ultimi attacchi si sono concentrati sul versante commerciale e finanziario, realizzando un vero e proprio “bloqueo”, come nei confronti di Cuba. Un bloqueo che si è fatto più aggressivo dopo l’annuncio del Venezuela di abbandonare il dollaro nelle transazioni commerciali e l’adozione di una cripto-moneta nel commercio internazionale.

Pochi giorni fa, casualmente dopo l’annuncio di prossime elezioni (previste per il 6 dicembre), in linea con gli Stati Uniti, l’Unione Europea ha annunciato nuove sanzioni, non solo contro rappresentanti del governo, ma anche contro dirigenti dell’opposizione, colpevoli di non essere d’accordo con la strategia violenta e golpista delle frange estremiste dell’opposizione.

Ma andiamo con ordine.

Le ostilità sono iniziate sin dalla vittoria elettorale di Chavez del 1998, ben prima dell’autoproclamazione di un oscuro personaggio alla presidenza del Venezuela del gennaio 2019. La vittoria di Chavez ha fatto perdere a Washington il controllo della “Venezuela saudita”, un Paese con le riserve petrolifere accertate più grandi del pianeta e a solo due giorni di navigazione dalle raffinerie della West Coast statunitense. Una situazione inaccettabile per le voraci multinazionali del petrolio, che da allora hanno fatto di tutto per arraffare il bottino perduto. In un crescendo di azioni aggressive (tra le quali la caduta pilotata dei prezzi del greggio) dopo la scomparsa di Chavez, è il governo Maduro che subisce i colpi più pesanti. A partire dal marzo 2015, con l’ “Ordine Esecutivo 13692” di Barack Obama, poi riconfermato anche da Donald Trump. Il decreto presidenziale dichiara il “Venezuela una minaccia inusitata e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti”, dando un manto legale ad operazioni mediatiche, politiche, diplomatiche, finanziarie, militari e paramilitari, rimaste coperte da molto tempo. Le rivelazioni di Wikileaks, i documenti declassificati del governo statunitense e l’ultimo libro (The Room Where It Happened)di John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale, ne hanno confermato l’esistenza.

In un primo momento le misure di ritorsione sono state applicate a persone legate o vicine al governo, politicamente o per motivi economici, (comprese aziende), oltre che a funzionari civili e militari, In seguito, si è deciso di “costringere l’economia ad urlare”, come suggerì Nixon a Kissinger all’indomani della vittoria in Cile del socialista Salvador Allende, per proteggere gli interessi economici delle multinazionali statunitensi. E così, dalle persone singole si è poi passati al commercio e alla finanza, colpendo l’intera economia e quindi la totalità della popolazione nei suoi bisogni essenziali.

Le moderne “sanzioni” cercano di portare il Paese al collasso politico e sociale, ostacolandone il commercio ed impedendo l’importazione di cibo, medicine e beni essenziali, o bloccando i fondi destinati al loro acquisto, per far sì che la popolazione si ribelli contro il governo. In tempi di Covid-19 questa strategia è ancor più criminale. La lista delle misure è lunga e non esaustiva. Ma mettendoli in fila, le cifre ed i fatti parlano da soli.

Per esempio il Citybank statunitense non ha voluto ricevere i fondi per l’acquisto di 300.000 dosi di insulina per diabetici, in aperta violazione della legislazione internazionale.

Il governo colombiano ha bloccato l’acquisto di medicine contro la malaria acquistati dal Venezuela all’impresa BSN Medical. Oltre 9 milioni di dollari per la realizzazione di dialisi e 29,7 milioni di dollari destinati all’acquisto di cibo sono stati bloccati.

Nel settore delle “stanze di compensazione” agiscono in situazione di duopolio Clearstream e Euroclear. Parliamo di due colossi tra le “agenzie di cambio”, intermediari finanziari tra i governi che emettono obbligazioni e i possessori di titoli che incassano le cedole. La prima ha sede in Lussemburgo, la seconda a Bruxelles.

Il governo Maduro ha sempre onorato i suoi debiti, ma Clearstream non ha pagato agli azionisti gli interessi sui titoli (per esempio nel caso delle obbligazioni Pdvsa con scadenza 2019 e 2024). Con pressioni e ricatti, alcuni fondi statunitensi hanno “suggerito” di realizzare verifiche sulla “regolarità dei versamenti venezuelani”, congelando i pagamenti dei dividendi con una procedura poco comune i.

Su pressioni del Dipartimento del Tesoro statunitense, l’altro colosso Euroclear (custode di una parte importante dei titoli sovrani del Venezuela), dal 2017 ha congelato le operazioni sulle obbligazioni per ragioni di “revisioni” e “motivi procedurali”. I ladri dal colletto bianco bloccano così più di un miliardo e 200 milioni di dollari venezuelani destinati all’acquisto di cibo e medicine.

Sul versante britannico, i moderni corsari mettono a segno un colpo grosso. Nel passato i corsari erano famosi per i loro assalti negli oceani per conto di “Sua Maestà”. Nel presente, rinverdendo le tradizioni di servizio, la Bank of England si è inizialmente rifiutata di restituire 14 tonnellate di lingotti d’oro (circa 550 milioni di dollari) depositate dal Venezuela a Londra.

Alle prime 14 tonnellate d’oro, se ne sono aggiunte altre 17, date in garanzia alla Deutsche Bank, che ha chiuso unilateralmente un contratto “swap” con Caracas (garantito appunto dai lingotti), e li ha gentilmente girati ai britannici sul conto londinese. In altri termini, la Banca Centrale Venezuelana (BCV) non solo ha dovuto ripagare in valuta pregiata il prestito ottenuto, ma non è rientrata in possesso della garanzia. Insomma, la Bank of England è protagonista di un doppio furto da ladri in doppiopetto, di un’ operazione di pirateria internazionale con lo zampino della Casa Bianca.

Come si ricorderà, nel 2011 Hugo Chavez aveva cercato di rimpatriare 211 tonnellate d’oro inviate dai governi della IV Repubblica in Inghilterra e in altre banche del mondo, come garanzia per i prestiti erogati dal Fondo Monetario Internazionale ai governi di Jaime Lusinchi nel 1988 e di Carlos Andrés Pérez nel 1989. Ma Caracas non è riuscita a rimpatriare i lingotti nella loro totalità.

E secondo il servizio finanziario di Bloomberg, le obbligazioni del luglio 2018 quotate nelle borse internazionali, avevano perso almeno il 57,24%.

Nel marzo 2018, Trump rinnova i decreti 13692 e 13808 e rilancia con nuove misure coercitive unilaterali, vietando la ristrutturazione del debito e impedendo il rimpatrio dei dividendi della CITGO, filiale della compagnia petrolifera statele venezuelana. A seguire, il Dipartimento del Tesoro statunitense allerta le istituzioni finanziarie sul “possibile legame con la corruzione delle transazioni pubbliche” venezuelane. Si rende ancor più difficile pagare i fornitori di beni essenziali, come cibo e medicine.

Nel gennaio 2019 la Casa Bianca ha annunciato nuove “sanzioni” alla compagnia petrolifera statale Petróleos de Venezuela S.A. (Pdvsa) attraverso la sua filiale CITGO in Texas. Il bottino è di 7 miliardi di dollari in beni ed il blocco di altri 11 miliardi in esportazioni di greggio per il 2019. Il primo effetto è quello di rafforzare il furto di risorse e beni venezuelani negli Stati Uniti ed in altri Paesi, un processo iniziato con l’arrembaggio della CITGO, ma che ora copre tutti i beni venezuelani negli Stati Uniti e colpisce qualsiasi Paese o azienda che abbia rapporti commerciali con il Venezuela.

Il “colpo di Stato continuo” include inoltre sanzioni economiche ed un bloqueo finanziario che ha provocato perdite di 350 mila milioni di dollari in produzione di beni e servizi tra il 2013 ed il 2017, secondo uno studio del Centro Estratégico Latinoamericano de Geopolítica (Celag) ii.

Al colmo del cinismo, e a fronte del blocco di almeno 18 miliardi di dollari venezuelani da parte statunitense, il Segretario di Stato Mike Pompeo (ex capo della CIA) aveva promesso aiuti per 20 milioni di dollari per “aiuti umanitari”, ed il Canada altri 39.

Sebbene le “sanzioni” avrebbero effetto solo sul territorio degli Stati Uniti, in realtà vengono applicate anche nei Paesi terzi in base al principio della “extra-territorialità”. Attualmente, oltre 6.000 milioni di dollari del Venezuela sono bloccati illegalmente in banche internazionali private, al di fuori degli Stati Uniti iii.

Banche europee

Paese

USD

Euro

Novo Banco

Portogallo

1.547.322.175

1.381.290.997

Bank of England (Oro)

Regno Unito

1.323.228.162

1.181.242.780

Clearstream (Titoli debito)

Regno Unito

517.088.580

461.603.802

Euroclear (Titoli)

Belgio

140.519.752

125.441.664

Banque Eni

Belgio

53.084.499

47.388.410

Delubac

Belgio

38.698.931

 34.546.447

       

Banche non europee

     

Sumitomo

Stati Uniti

507.506.853

453.050.216

Citibank

Stati Uniti

458.415.178

 409.226.189

Unionbank

Stati Uniti

230.024.462

205.342.315

       

Altre banche e istituzioni

financieras

17 Paesi

654.142.049

583.951.123

Allo stesso modo, sono vietate le transazioni da parte di aziende o cittadini statunitensi con il Venezuela, estendendo questo ostacolo a Paesi terzi sotto la minaccia estorsiva di ricevere sanzioni.

E’ facile dar ragione al governo venezuelano: “se gli Stati Uniti vogliono davvero aiutare il Venezuela inizino a liberare i conti bancari bloccati” ha dichiarato il Ministro degli Esteri di Caracas all’assemblea dell’ONU.

Togliere immediatamente le “sanzioni”, pace, dialogo e rispetto per la sovranità sono l’unica via percorribile per sostenere il presente e il futuro della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

https://www.celag.org/

Fonte: Campagna Internazionale contro le sanzioni al Venezuela

 

Marco Consolo

Responsabile Area Esteri e Pace PRC-SE

Cuba: auguri del PRC-SE per i primi 60 anni di Rivoluzione

8 gennaio 2019, by  
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Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea invia i propri auguri fraterni al popolo cubano, al suo governo diretto dal Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez ed al Partito Comunista di Cuba per il sessantesimo anniversario della Rivoluzione Cubana.

Guardiamo con grande attenzione e rispetto al processo costituente in corso attraverso una capillare e larghissima partecipazione popolare (133.000 riunioni a cui han preso parte più di 8 milioni di persone, raccogliendo quasi 780.000 proposte di emendamenti) e i contenuti molto avanzati che lo caratterizzano. Si tratta di un grande esempio di costante sforzo di attualizzazione, coerente con i principi rivoluzionari  e socialisti che l’hanno ispirata. Un  processo democratico che avviene nel silenzio assordante dei grandi mezzi di comunicazione mondiale. La Rivoluzione Cubana ha saputo resistere e rinnovarsi nel corso dei decenni, anche analizzando e correggendo i propri errori e limiti.

I nostri migliori auguri per i 60 anni dalla storica vittoria rivoluzionaria, diretta dal Comandante Fidel Castro Ruz, nel solco del pensiero di José Marti, che ha posto al centro la giustizia sociale e l’indipendenza di Cuba, dopo un secolo di lotte contro il potere coloniale prima e l’imperialismo poi.

Un pensiero particolare va al nostro compagno Gino Donè che – dopo aver partecipato alla Resistenza contro il nazifascismo – fu l’unico italiano ed europeo a partecipare all’impresa del Gramna. Così come ricordiamo il connazionale Fabio Di Celmo, ucciso nel 1997 da un attentato terrorista a La Habana.

In questi 60 anni il popolo cubano, con il suo esempio e la sua etica, ha ispirato le lotte nei 5 continenti, si è battuto contro il tentativo di isolamento ed il criminale bloqueo degli Stati Uniti, per la restituzione della base di Guantanamo, ha dato esempio di resistenza, di dignità, di internazionalismo e antirazzismo, proteggendo le conquiste sociali.

In questi mesi in cui si intensificano gli attacchi della destra latino-americana e mondiale, Rifondazione Comunista riafferma la sua solidarietà, e continuerà ad essere al fianco del popolo e del governo cubano nel loro sforzo di sviluppare l’esperienza socialista, contro le forze retrograde e reazionarie che vorrebbero riportare indietro le lancette della storia e far tornare l’isola in uno stato di subordinazione alla potenza imperialista statunitense.

VIVA LA REVOLUCION CUBANA !!!

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE !!!

 

Marco Consolo                                                                      Maurizio Acerbo

Responsabile Area Esteri                                                      Segretario Nazionale

PRC-SE                                                         Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

“9 ottobre 1967 – 2017: cinquant’anni dalla morte di Che Guevara, rivoluzionario e mito indelebile”

9 ottobre 2017, by  
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Catturato a tradimento dall’esercito boliviano e dalla Cia statunitense e ucciso nel minuscolo paesino de La Higuera, nel cuore della Bolivia, dove stava combattendo per generare l’insurrezione. Questa fu la fine di Ernesto Guevara De la Serna che mezzo secolo fa moriva assassinato a soli 39 anni dopo una vita che difficilmente non si potrebbe definire straordinaria.

Nato in Argentina il 14 giugno 1928 da una famiglia borghese, si laurea in medicina e, con la sua ormai mitica moto Poderosa, gira il Sud America prendendo coscienza della tragica condizione di sfruttamento dei campesinos, a loro volta eredi del cinquecentennale colonialismo europeo.

In Messico nel 1955 conosce Fidel e Raul Castro, giovani esuli cubani in lotta contro il corrotto e decennale regime di Batista. Aderisce all’idea della lotta armata per liberare Cuba e nel 1956 parte con il Grandma, una vecchia imbarcazione civile, per approdare, dopo un altro viaggio leggendario, sulle coste dell’isola caraibica con un piccolo gruppo di uomini, tra cui l’italiano Gino Donè Paro, l’unico europeo presente in quella epica impresa.
Dopo nemmeno due anni la Rivoluzione cubana sarà vinta. Il Che è stato uno dei protagonisti assoluti della storia del ‘900. Intellettuale a tutto campo, teorico della guerriglia e poeta, ministro dell’economia cubano e molto altro, lasciò il suo prestigioso ruolo a Cuba per portare la rivoluzione in tutto il mondo, a partire dal Sud America. Trovò la morte ucciso dai rappresentanti di quell’imperialismo che intendeva sconfiggere, spaventato dall’allargarsi delle sue azioni e delle sue idee.
Rifondazione Comunista spezzina intende ricordarlo e celebrarlo oggi, 9 ottobre 2017. Cinquant’anni fa morì l’uomo e nacque il mito, ancora indelebile nella memoria collettiva.
Hasta siempre Comandante!
 
Rifondazione Comunista La Spezia

Ferrero: “Immenso dolore per la morte di Fidel Castro”

26 novembre 2016, by  
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Immenso dolore per la morte di Fidel Castro, rivoluzionario vittorioso a cavallo di due secoli, che ha difeso l’umanità dalla barbarie.

Fidel ha saputo guidare la lotta per la liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista e l’ha saputa trasformare in una rivoluzione socialista. Fidel è stato protagonista della difesa della rivoluzione cubana dagli attacchi degli Usa, da quelli militari come quelli economici tutt’ora in vigore con il bloqueo.

In questa difficile situazione ha saputo trovare la strada per la costruzione del socialismo, dell’eguaglianza, della dignità e della libertà del popolo cubano. Ciao compagno Fidel, comunista non pentito, grazie per quel che hai fatto, riposa in pace. Continueremo la tua lotta per la dignità dei popoli, la giustizia e la libertà.

Paolo Ferrero,

segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

Gli Stati Uniti annunciano legami normali con Cuba: per il Partito Comunista USA una giornata da celebrare

20 dicembre 2014, by  
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Storico. Sconvolgente. Mozzafiato. Tutte queste parole descrivono l’annuncio del presidente Obama e del presidente cubano Raul Castro di avviare la normalizzazione delle relazioni tra i nostri due Paesi.

Questo ha ramificazioni enormi per le relazioni tra i nostri due paesi, per le relazioni nelle Americhe, nei Caraibi e nel mondo.

È una vittoria per la pace, la sovranità, la democrazia, la giustizia e l’amicizia tra i popoli di Stati Uniti e di Cuba. Si conclude la politica durata 56 anni rovesciamento del governo cubano, assassinando i suoi leader, disturbando la sua economia e la società.

In un solo colpo audace si riconosce il diritto sovrano del popolo cubano a scegliere la propria forma di governo e il proprio percorso di sviluppo sociale: il socialismo.

Questo è un giorno felice per i restanti tre membri dei Cuban 5,  i patrioti cubani che languivano in carceri statunitensi da 16 anni e che sono stati supportati da una campagna mondiale per la loro libertà. Hanno intrapreso il compito coraggioso di proteggere il loro paese dagli attacchi terroristici provenienti dal suolo degli Stati Uniti. Sono a casa, riuniti con le loro famiglie e i loro compatrioti.

L’annuncio apre la possibilità di una cooperazione di ampio respiro su molti fronti tra cui scambi economici, solidarietà internazionale del lavoro, ricerca scientifica, agricola, medica e oceanica, giustizia climatica, sanità, preparazione in caso di uragano e di catastrofe.

Si apre la possibilità per gli americani e cubani di sperimentare ad ampio raggio scambi sociali, culturali, sportive, religiose ed educative.

Ma il presidente Obama può spingersi oltre. Spetta al Congresso abrogare l’intero brutto edificio della legge che ha istituito il blocco in primo luogo, che impedisce gli scambi e viaggi, tra cui la Legge Helms-Burton.

L’annuncio è il riconoscimento che il blocco di 56 anni è stato un fiasco assoluto per entrambi i popoli cubano e americano. Ha totalmente isolato gli Stati Uniti nell’opinione pubblica mondiale, indebolito le imprese statunitensi nel competere per il commercio, costando posti di lavoro negli Stati Uniti nel settore manifatturiero e nell’agricoltura e ha privato il popolo degli Stati Uniti del suo diritto democratico di andare liberamente verso l’isola-nazione.

Ha causato solo sofferenze al popolo cubano.

L’annuncio audace del presidente Obama soddisfa nuove realtà emisferiche e globali. Corrisponde all’opinione della maggioranza della pubblica opinione che, insieme con  settori della classe dirigente negli Stati Uniti, ampie sezioni del business e della comunità cubano-americana, sostiene la fine del blocco.

Esortiamo il presidente ad andare oltre e chiudere la base navale di Guantanamo, che è stata mantenuta nonostante l’insistenza di Cuba affinché essa venga chiusa.

Stiamo già vedendo le urlanti e disperate proteste dei politici di destra, intrappolati nel passato della Guerra Fredda, che ancora evocano fantasie per destabilizzare e rovesciare il governo cubano e ripristinare il loro stato coloniale.

Questa vittoria è anche una testimonianza del coraggio e della persistenza di tanti americani che hanno combattuto per cambiare questa politica e per promuovere la pace e la solidarietà con il popolo cubano nel corso degli anni. Ora dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per mobilitare una risposta su larga scala per assicurare che il processo verso la normalizzazione abbia successo e il blocco abbia fine una volta per tutte.

Intanto oggi è un giorno da celebrare.

 

Partito Comunista degli Stati Uniti d’America

 

testo originale sul sito del CPUSA:  http://www.cpusa.org/a-day-to-celebrate-u-s-announces-normal-ties-with-cuba/

traduzione di Maurizio Acerbo

26 luglio 1953-2013: “La rivoluzione di Cuba iniziò con una sconfitta, un grande esempio per tutti i compagni a non darsi mai per vinti”

27 luglio 2013, by  
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A Cuba si festeggia la nascita della rivoluzione e noi ci uniamo nei festeggiamenti ai compagni e alle compagne cubane.

Il 26 luglio del 1953 infatti ci fu il fallito assalto alla caserma Moncada che rappresenta la prima azione -fallita- del movimento che portò alla rivoluzione.

Cuba ci piace anche per questo: in un capitalismo che glorifica i vincitori e il successo recitando ogni giorno il “guai ai vinti”, Cuba festeggia la rivoluzione a partire da una sconfitta, da un insuccesso. I compagni cubani hanno ben chiaro che vincere non significa avere ragione e perdere non significa avere torto.

Fidel dopo questa sconfitta scrisse unlibro dal titolo: “la storia mi assolverà”.

Anche in Italia abbiamo da imparare molto dai compagni cubani, a valutare sconfitte e vittorie sul progetto storico della rivoluzione, evitando di fare nostri i giudizi disfattisti dei nostri nemici.

Paolo Ferrero

Segretario nazionale Rifondazione Comunista

9 ottobre 1967-2012: “Hasta siempre, Comandante!”

9 ottobre 2012, by  
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I Giovani Comunisti spezzini ricordano Ernesto “Che” Guevara

Quarantacinque anni fa, “in un giorno d’ottobre, in terra boliviana” veniva assassinato a soli 39 anni Ernesto “Che” Guevara, tra i più grandi rivoluzionari di ogni tempo, simbolo della liberazione cubana dal giogo imperialista americano e icona della ribellione per decine di generazioni di giovani che da quasi mezzo secolo ne subiscono ancora l’irresistibile fascino.

I Giovani Comunisti spezzini, ricordando ancora con grandissima emozione l’incontro avvenuto nel 2009 a Levanto con il figlio del Che, Camilo Guevara March (nella foto al centro in maglia rossa) rendono omaggio al Comandante sottolineandone la straordinaria figura di intellettuale, combattente, medico, scrittore, ribelle, disinteressato ai beni materiali del potere che aveva conquistato con le armi e sempre teso alla ricerca di un nuovo obbiettivo, di un nuovo sogno, di una nuova liberazione.

Che Guevara ha preferito rinunciare alla prestigiosa carica di ministro cubano pur di tornare a combattere e trovare la morte solo con il tradimento e le trame ordite dalla Cia, mentre cercava di liberare la Bolivia come aveva fatto con Cuba otto anni prima.

Ucciso ma non sconfitto, perchè le sue gesta resteranno per sempre immortali.

Oggi infatti il modo migliore per celebrarne la memoria è festeggiare la vittoria di Hugo Chávez in Venezuela: la rivoluzione bolivariana continua quel processo di trasformazione sociale del continente latinamericano per il quale il Che ha lottato fino alla fine. Dopo 45 anni il sogno guevariano di avere un continente latinoamericano libero di decidere il proprio futuro al di fuori del dominio degli Stati Uniti si sta faticosamente realizzando.

Hasta siempre Comandante!

Giovani Comuniste/i La Spezia