“Assurde decisioni di Peracchini contro la scuola e la cultura spezzina. Il suo disprezzo fa il paio con quello del neo ministro Valditara”
12 novembre 2022, by admin
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“Profondo cordoglio per la precoce scomparsa di Diego Del Prato”
30 aprile 2022, by admin
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Tre giorni di iniziative per Rifondazione spezzina: “Weekend in difesa del lavoro, della cultura, dell’integrazione”
4 ottobre 2018, by admin
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Sabato 6 ottobre alle 16.30, presso la biblioteca “Beghi” del Canaletto si terrà un presidio/volantinaggio per rivendicare una gestione professionale dei luoghi della cultura in città.

La cultura è un settore chiave per l’economia italiana. Nel nostro Paese il settore culturale muove 250 miliardi, vale a dire il 17% del PIL nazionale, ciò significa che ogni euro investito in cultura ne produce 1,8 il altri settori. Eppure nella cultura l’occupazione non cresce, prevalgono lavoro nero e precariato che costringono i nostri talenti a fuggire all’estero per trovare condizioni di vita più dignitose.Chiudiamo con domenica 7 ottobre quando dalle 11 alle 16 saremo nella nostra sede di Via Lunigiana 545 dove metteremo a disposizione un computer per chiunque voglia partecipare alle votazioni sullo statuto di Potere al Popolo.
Nel pomeriggio, alle 16.30 saremo alla camminata San Terenzo – Lerici in solidarietà con Mimmo Lucano, sindaco di Riace.
Ferrero: “Ciao, compagno Dario”
14 ottobre 2016, by admin
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Con Dario Fo perdiamo non solo uno dei più grandi esponenti della cultura italiana, del teatro, dell’arte, un Nobel, un drammaturgo ed un attore straordinario.
Perdiamo un compagno, un uomo che da sempre, con Franca Rame, scelse coraggiosamente e coerentemente di stare dalla parte degli oppressi, contro ogni censura, di irridere sempre il potere, senza mai rimanerne affascinato. Un saluto a pugno chiuso, che la terra ti sia lieve.
Teatro “Trianon”, interpellanza di Bucchioni: “Si preservi la funzione culturale, no a centri commerciali o call center al suo posto”
23 luglio 2014, by admin
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All’incirca un secolo fa si inaugurava alla Spezia un Teatro di nome “Trianon”, adiacente via Manzoni,
lo stabile presentava notevoli pregi artistici in stile liberty e, proprio grazie alle sue decorazioni, si meritò un premio speciale all’Esposizione Universale di Parigi di quegli anni.
Dopo alcuni anni di attività il teatro andò in decadenza e venne lasciato in abbandono.
Nel 2007 il “Trianon” tornò al centro dell’attenzione e si riaprì il sipario anche se mancavano tendaggi e drappeggi: l’amministrazione comunale dovrebbe tuttora decidere la sorte a cu il teatro va incontro.
Visto il notevole valore artistico del Teatro Trianon,
Visto che altri teatri spezzini di valore storico sono stati abbatutti (vedi “Politeama”) o trasformati in supermercati (vedi “Astra”) o in parcheggi (vedi “Monteverdi”),
Si chiede all’amministrazione ed al sindaco che sia preservato il valore storico del “Trianon” e che non venga messo a disposizione di centri commerciali o call center, ma che sia valorizzato nella sua originaria funzione come centro culturale e teatrale.
Edmondo Bucchioni
Gruppo consiliare Rifondazione Comunista La Spezia
Teatro Trianon, Lombardi: “Un’altra occasione perduta per la nostra città”
17 luglio 2014, by admin
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Il teatro “Trianon” è un autentico gioiello Liberty nel cuore della città.
Il suo recupero poteva essere davvero un’occasione per far valorizzare e far conoscere quella “Spezia bella” che scompare ogni giorno sotto i nostri occhi, sotto forma di slogan e di logo da marketing, evidentemente vuoto di contenuti e di sostanza reale.
Invece sarà solo un’altra occasione persa. Persa tanto dal Comune come dai soggetti che nella nostra provincia dicono di aiutare la cultura, come la Fondazione Carispe, concentrata soltanto su iniziative di cassetta o sull’housing (più o meno) sociale, che non hanno voluto ridare vita a questo piccolo miracolo Art Noveau scampato miracolosamente alla guerra (e anche dal dopoguerra, nonostante al suo interno abbia ospitato persino un garage), teatro che ha compiuto cent’anni l’anno scorso, il cui progetto, opera dell’architetto Vincenzo Bacigalupi, meritò anche un premio all’Esposizione Universale di Parigi.
Poteva essere la nostra occasione per far rinascere un piccolo teatro in città con la sua sala, dotata di platea, gallerie e barcacce che offriva uno spazio elegante, in stile liberty con un arredo di poltrone in velluto che richiamavano la verde tonalità predominante. Con la decorazione statuaria e gli stucchi realizzati da un allora emergente Augusto Magli, gli affreschi di Vittorio Giorgi, i ferri battuti di Cremonini. In alternativa a questi utopismi, che in tutta Europa vengono praticati valorizzando realtà molto meno pregiate della nostra con risvolti economici e culturali straordinari, avremmo potuto trasformarlo in una struttura ricettiva o in un centro culturale che in molti ci avrebbero invidiato.
Invece no. Nonostante non si siano ancora spenti gli echi della polemica per la perdita del Monteverdi, raso al suolo e trasformato in park privato, nessun ente pubblico o semi-pubblico ha fatto offerte e il teatro è stato venduto a un’immobiliare romana. Ancora buio totale su che tipo di attività ospiterà: c’è chi dice un call-center (che evidentemente assieme ai supermercati è l’unica forma di attività che la nostra città sembra in grado di attirare), chi un angolo gastronomico di qualche catena, con tutto quel che ne consegue; mobilità e precariato e un gran senso di vuoto…
Un’altra grande occasione perduta, anche per quella Spezia che vuole farsi portavoce di una cultura alternativa. Che questa vicenda sia da monito, occorre unire gli sforzi per dare risposte alternative a ciò che non ci piace, occorre rilanciare modelli nuovi superando le visioni da orticello che molti alla Spezia praticano. L’ottimismo della volontà ci deve sostenere nella consapevolezza che quella del Trianon sia l’ultima occasione persa, e che una battaglia per il suo rilancio sia il caposaldo di una nuova frontiera per La Spezia: solidale, compatibile, giusta ed equa.
Massimo Lombardi,
segretario provinciale Rifondazione Comunista La Spezia
“Avena e Forcieri: il solito balletto di poltrone del Pd che alimenta l’antipolitica”
29 dicembre 2012, by admin
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Riteniamo incomprensibile la nomina di Salvatore Avena come Amministratore Delegato della società ATC Mobilità e Parcheggi.
E’ una questione non solo di competenze ma anche di merito. Questo vale non solo per ATC Mobilità e Parcheggi. Nelle prossime settimane saranno effettuate le scelte per le nomine pubbliche alla cultura (Istituzione per i Servizi Culturali direzione del teatro Civico, museo Camec).
L’antipolitica trova linfa dai comportamenti sbagliati, e talora incomprensibili, della politica stessa. Non si può ignorare la legittima pretesa dell’opinione pubblica affinchè le nomine pubbliche siano fatte evitando che si adombrino sospetti di logica spartitoria e perpetuazione di meccanismi volti alla creazione di consenso e di logiche clientelari.
Siamo convinti che il momento renda ancora più inderogabile attenersi, nelle scelte politiche, a principi di trasparenza e meritocrazia, e che vadano premiate in primo luogo le competenze e le idee prima delle appartenenze.
Chiediamo che venga utilizzato lo strumento dei bandi pubblici dove, attraverso la composizione di commissioni a rilevanza nazionale, la scelta sia affidata a criteri oggettivi sulla base di curricula, competenze professionali, presenza di un progetto.
La cultura può e deve essere uno dei volani per il rilancio della città. Pertanto serve un deciso cambio di passo rispetto a quanto fatto in passato, a cominciare dalla valorizzazione del patrimonio museale. Per fare questo è necessario ricercare le più alte competenze possibili, evitando la riproposizione dei soliti nomi, talvolta impegnati in una poco credibile transumanza da una poltrona all’altra.
A tal proposito, riteniamo che non faccia bene alla credibilità della politica il balletto sulla candidatura di Forcieri alle primarie del PD, chiaro espediente utilizzato per ottenere assicurazioni ad una riconferma alla guida dell’Autorità Portuale.
Le valutazioni circa le figure da mettere a capo di un’istituzione con poteri gestionali e di indirizzo vitali per il nostro territorio non possono essere terreno di giochi di potere, dove al bene pubblico vengono anteposti i bilancini necessari a comporre le alchimie interne di un partito.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
“Solidarietà al Delta Tau Kai: stasera saremo in piazza al loro fianco”
8 settembre 2012, by admin
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Ravera: “Il collettivo Delta Tau Kai? Qualcosa di fresco in città”
5 settembre 2012, by admin
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Rifondazione Comunista La Spezia interviene nel dibattito avviato dal neonato collettivo “Delta Tau Kai”, sottolineando l’importanza e la centralità delle questioni evidenziate, le quale contengono una lucida analisi circa lo stato della nostra città e le sue prospettive.

Le nomine devono essere fatte in base alle competenze, ai curricula, alle idee, senza dare spazio a logiche spartitorie e senza dare adito a sospetti di meccanismi volti alla creazione di consenso e di logiche clientelari. Si potrebbe cominciare da qui, avere il coraggio di affidare la gestione di spazi a giovani che hanno competenze e capacità, creando forme di gestione aperte, condivise, partecipate.
Diego Ravera
Responsabile Provinciale Politiche Sociali Prc La Spezia
Paolo Cacciari: “I tecnici di cui abbiamo bisogno”
7 febbraio 2012, by admin
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di Paolo Cacciari (tratto da DemocraziaKm0.org)
E’ vero: abbiamo un gran bisogno di tecnici, esperti, sapienti. Non se ne può più di politici generici, buoni solo per i talk-show. Basta chiacchiere, al governo servono persone che sappiano il fatto loro. Ma tecnici di che?
Innanzitutto tecnici contro il più evidente, tragico e paradossale spreco di risorse: il lavoro. Incominciando dal 30 e oltre per cento di giovani che non trovano lavoro a fronte di immensi bisogni sociali insoddisfatti: cura delle persone, del territorio, del patrimonio storico e culturale. Sì, ma come remunerare questi lavori socialmente utili se soldi non ce ne sono? Serve allora un tecnico alla circolazione della moneta: il denaro non va più dato per pagare rendite finanziarie, ma solo a chi lavora.
Obiezione: se non si pagano più gli interessi sul debito pubblico (il 50% dei titoli sono posseduti da istituti finanziari esteri e il 50% del restante da istituti finanziari italiani. Solo un quarto è risparmio vero di persone fisiche) nessuno più ci farà credito e la bancarotta sicura.
Per liberarci dal ricatto di strozzini e speculatori che chiedono interessi sempre più alti (spread) dobbiamo allora riuscire a fare a meno dei loro pelosi servigi (prestiti). Serve quindi un tecnico al bilancio che sappia tenere le poste in equilibrio, che sappia cioè spendere solo quello che incassa. Per raggiungere l’ “attivo primario” del bilancio dello stato non manca poi molto. Qualche sforzo lo potrebbe fare se tagliasse spese assurde (spese militari, grandi opere inutili, privilegi di caste varie, ecc.) e se facesse una riforma fiscale vera (evasioni, proporzionalità, trasparenza, ecc.).
Obiezione: per liberarci dalla morsa del debito non basta tenere in equilibrio le spese pubbliche, è necessario tenere in equilibrio anche la bilancia commerciale: siamo bravi ad esportare (made in Italy, piccole imprese, ecc.) e a incassare valuta estera (turismo, rimesse degli emigrati, ecc.), ma spendiamo sempre troppo per le importazioni.
Serve allora un tecnico all’economia reale che sia capace di combattere il secondo più grande e costoso spreco di risorse che appesantisce la bilancia commerciale: l’energia fossile e le materie prime. Immaginare un’economia post-oil e sempre più “dematerializzata” è oggi possibile: risparmio energetico, efficienza, rinnovabili, studio del ciclo di vita dei materiali, riuso, riciclo, recupero, allungamento della durata delle merci…insomma: green economy. Le tecnologie già sono a disposizione ed è qui che si gioca la vera “competitività strategica” tra i sistemi industriali nel mondo.
Obiezione: è vero, ma per compiere questa conversione ecologica degli apparati produttivi e di consumo serve investire in ricerca vera, sperimentare ed innovare non solo i sistemi produttivi e le tecnologie (imparando dai cicli naturali), ma cambiare anche comportamenti e stili di vita. E’ evidente, infatti, che se i risparmi che si ottengono con l’efficienza vengono impiegati per consumare di più, il bilancio globale energetico e dei materiali rimarrà in deficit (paradosso di Jevons).
Serve allora un altro tecnico: ai saperi, che sappia cioè liberare quel che rimane dei centri di ricerca, delle università, delle scuole di ogni ordine e grado dalla coltre di ignoranza con cui sono stati coperti da uno stato insipiente. E questo, sicuramente, è il tecnico più difficile da trovare: un tecnico del pensiero, che sappia liberarlo dalla dominazione dei tecnici delle scienze applicate dominanti ad incominciare dall’economia, per arrivare all’ingegneria, passando per la farmacologia, le scienze agrarie, la sociologia… e chi si sente escluso dall’asservimento alla logica sviluppista, produttivistica, della accumulazione e del profitto, si faccia da parte.