Spezia a sostegno del popolo greco contro la Troika: oggi alle 17.30 presidio presso la Banca d’Italia
9 febbraio 2015, by admin
Archiviato in Appuntamenti, Partito, Primo piano
Oggi, lunedì 9 febbraio alle ore 17.30, davanti alla Banca d’Italia (Via S. Antonio n. 19, La Spezia) chiediamo che tutti i cittadini, tutte le forze politiche e sociali, scendano in piazza per protestare contro il taglio di liquidità alla Grecia, che rischia di portarla al default e che creerebbe un drammatico precedente teso ad estirpare, sin dal principio, ogni tipo di dissenso nei confronti di chi si ribella alle politiche di austerity.
Ovviamente il premier italiano Matteo Renzi, due giorni fa grande sostenitore di Tsipras e del suo governo, si è già sdraiato sulla posizione espressa da Mario Draghi affermando come la decisione della Bce sia legittima ed opportuna.
E’ importantissimo far sentire, in questi giorni, la voce dei cittadini europei a favore delle posizioni del legittimo e democratico governo greco che si sta battendo per una revisione del debito.
Un debito che è nato privato ed è diventato “pubblico” solo per salvare banche e istituzioni finanziarie (nord europee) che hanno speculato e giocato col fuoco dei derivati.
La battaglia della Grecia è la battaglia di tutti i cittadini europei contro le elites nazionali e internazionali che, negli anni della crisi, si sono arricchiti oltre ogni limite a danno dei lavoratori, dei precari e disoccupati.
Salvare la Grecia vuol dire salvare l’Europa e in particolare i paesi in difficoltà come il nostro sul fronte del debito.
L’Europa avrà un futuro solo se sarà ripristinato un equilibrio sostenibile tra paesi del nord e paesi del sud, solo se la ricchezza sarà ridistribuita all’interno dei singoli paesi, solo se le istituzioni finanziarie torneranno a rispondere ai governi democratici.
Tpl, Conti (Prc Liguria): “La legge regionale non sta in piedi”
2 aprile 2014, by admin
Archiviato in Lavoro, Partito, Primo piano
Giacomo Conti, capogruppo di Rifondazione Comunista in Regione Liguria, ribadisce le proprie perplessità rispetto al progetto regionale sul trasporto pubblico locale.
“A ottobre non ho votato la Legge regionale sul trasporto non solo perché sono contrario alle privatizzazioni, ma anche perché era chiaro che si trattava di un disegno che non sta in piedi. A circa 6 mesi di distanza i fatti dimostrano che avevo ragione. L’Agenzia regionale è stata messa in discussione sia dalla scontata reazione di alcune province sia dal giudizio di organismi come la Corte dei Conti e l’Autorità Garante sulla Concorrenza, mentre rimane senza risposta il quesito posto dalla Regione all’Agenzia delle Entrate sulla possibilità di risparmiare alcuni milioni di euro di IVA, che – lo ricordo – doveva essere il principale obiettivo”.
Conti affronta le vertenze di alcune aziende liguri del settore: “Per quanto riguarda Amt finora gli unici soldi certi a copertura dell’accordo firmato lo scorso novembre sono quelli dei lavoratori, attraverso il congelamento aumenti contrattuali e ferie arretrate. La vicenda di Atp poi è surreale: la Provincia di fatto mette in liquidazione un’azienda perché lo Stato non paga un debito di 38 milioni. E anche in questo caso si chiedono i soldi ai lavoratori e se reagiscono li si accusa di far fallire l’Azienda”.
Nel mirino di Conti c’è anche l’ipotesi di ingresso dei privati nell’agenzia, che è previsto nella legge: “Si dice che la contrarietà alle privatizzazioni è ideologica e pur di privatizzare si mettono in piedi progetti contraddittori, che non si è in grado di governare e che sono destinati a fallire. Progetti su cui, tra l’altro, nei prossimi anni si abbatteranno altri 2 miliardi di tagli previsti dalla spending review. Questa politica dei trasporti non funziona. E’, semmai, ideologico non prenderne atto”.
Giacomo Conti,
capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio regionale Liguria
“Su Acam il solito vicolo cieco: basta con i ricatti”
22 novembre 2012, by admin
Archiviato in Dalla Provincia, Partito, Primo piano
Si venderà il Gas togliendo al gruppo Acam l’unica fonte di redditività e di sviluppo industriale importante, si privatizzerà l’Ambiente gettando un ombra di incertezze sulla gestione dei rifiuti e non è per nulla chiaro, viste le contraddizioni tra Piano di Riassetto ed accordo Sindaci-Sindacati, quale sarà il futuro dell’acqua, nonostante un referendum in cui 27 milioni di italiani hanno chiesto che rimanga pubblica. Ma quel che è grave è che i Sindaci si impegneranno “a riadeguare i contratti di servizio ambientali secondo criteri di sostenibilità economica e finanziaria”. Perchè serve un impegno su una cosa banalmente scontata? Evidentemente fino ad oggi c’è qualche sindaco che non ha pagato il dovuto ad Acam. Riteniamo che nella gravità della situazione si debba smettere una volta per tutte di strumentalizzare i lavoratori di Acam, in ultima analisi sul referendum con cui si esprimeranno in merito all’accordo sindacale.
Le nostre proposte sono state chiarissime: mantenere pubblica l’azienda Ambiente ed Acqua, non vendere il Gas, attuare il PPR vigente per quanto riguarda la discarica di servizio rigettando soluzioni alternative al percorso assunto dall’Amministrazione Comunale con l’adesione alla strategia Rifiuti Zero e chiedere la convocazione urgente dell’assemblea degli Azionisti per contabilizzare il danno finanziario causato ad ACAM Ambiente da contratti di servizio in perdita, con verifica degli stessi negli ultimi 9 anni, a proporre che ACAM fatturi direttamente ai Comuni tale perdita, recuperando così importanti risorse per evitare la vendita di pezzi del gruppo. Crediamo che non sia sufficiente da parte dei proprietari dire che non ci sono le risorse: ogni Comune infatti può trattare un proprio piano di rientro con l’azienda.
Chiediamo che venga riunita subito l’Assemblea degli azionisti per discutere questa proposta e che questa discussione sia pubblica e trasparente. Purtroppo sappiamo che per salvare l’azienda ci sarà un prezzo da pagare e proposto nel piano di riassetto è per noi troppo alto: La vendita del Patrimonio Industriale pubblico più importante della nostra provincia, la perdita di posti di lavoro, l’aumento delle tariffe, la privatizzazione dei servizi.
Saranno quindi i cittadini e i lavoratori a pagare il prezzo del debito del gruppo: ci sembra doveroso e responsabile che i Comuni facciano ogni sforzo affinché questo prezzo serva almeno a non dilapidare il nostro patrimonio.
Rifondazione ha presentato un odg indipendente da quello della maggioranza in cui abbiamo chiesto questi impegni, ma la sua bocciatura dimostra che c’è chi continua ad avere la verità in tasca e “senza se e senza ma”, procede verso la dissoluzione dell’azienda. Sono anni che assistiamo a questo atteggiamento, in cui vengono preconfezionate soluzioni emergenziali e insindacabili, che forze politiche, lavoratori e cittadini devo semplicemente ratificare o prenderne atto, nonostante si siano inanellati una serie infinita di errori, da matrimoni falliti a piani industriali farsa. Questa chiarezza non l’abbiamo riscontrata in altre forze politiche come Sel, Pdci e Idv, che non hanno votato le nostre proposte, ma si sono allineati fedelmente sulla svendita dell’azienda.
Rifondazione Comunista, segreteria provinciale La Spezia
Guido Viale: “Anatomia del debito”
28 dicembre 2011, by admin
Archiviato in Dall'Italia, Primo piano
di GUIDO VIALE (tratto da www.democraziakmzero.org)
Il costo del debito pubblico italiano non è sostenibile: 85 miliardi all’anno di interessi su 1.900 miliardi di debito complessivo, che l’anno prossimo saranno probabilmente di più: 90-100; a cui dal 2015 si aggiungeranno (ma nessuno ne parla) altri 45-50 miliardi all’anno, previsti dal patto di stabilità europeo, per riportare progressivamente i debiti pubblici dell’eurozona al 60 per cento dei Pil.
Ma questa è solo la parte nota del nostro debito pubblico; ce n’è un’altra “nascosta”, che forse vale quasi altrettanto e che emergerà poco per volta, mano a mano che verranno a scadenza impegni che lo Stato o qualche Ente pubblico hanno assunto per conto di operatori privati sotto le mentite spoglie di una finanza di progetto. Il Tav (treno ad alta velocità) è l’esempio e il modello più clamoroso di questo sistema; comporta per la finanza pubblica – finora, ma non è finita qui, e Passera ci si è messo di impegno – un onere nascosto di circa 100 miliardi di euro. Ma secondo Ivan Cicconi dietro le circa 20 mila Spa messe in piedi dalle diverse amministrazioni locali si nasconde un numero indeterminato di “finanze di progetto”, i cui oneri verranno alla luce poco per volta nei prossimi anni. Doppia insostenibilità.
Colpa della Politica? Certamente. Ma soprattutto colpa delle privatizzazioni, che non sono un’alternativa agli sperperi della Politica, ma il loro potenziamento a beneficio della finanza privata e di profittatori di ogni risma. La vera alternativa alla cattiva politica è la trasparenza e il controllo dal basso della spesa e dei servizi pubblici: la loro riconquista come beni comuni.