“La truffa del debito pubblico”: mercoledì ore 21 all’Urban Center Paolo Ferrero presenta il suo nuovo libro insieme a Massimo Lombardi di Rete a Sinistra

27 aprile 2015, by  
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Mercoledì 29 aprile alle 21 il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero sarà alla Spezia presso l’Urban Center del Teatro Civico per presentare il suo ultimo libro “La truffa del debito pubblico”, edito da Derive Approdi. 
 
Un’importante occasione per discutere sui grandi temi economici nazionali assieme a Filippo Paganini, presidente dell’ordine dei giornalisti della Liguria e Massimo Lombardi, candidato al consiglio regionale ligure per #Rete a Sinistra – Pastorino presidente.
 
 
Il libro spiega in modo semplice e chiaro come il debito pubblico italiano non abbia nulla a che vedere con la spesa pubblica, e men che meno con la spesa sociale. Come il debito pubblico italiano sia gonfiato artificialmente a causa degli interessi da usura volutamente pagati dallo Stato agli speculatori. Il debito pubblico, infatti, è aumentato repentinamente a partire dal 1991, quando il ministro del Tesoro Andreatta decise, con l’allora governatore della Banca d’Italia Ciampi, di rendere autonoma la Banca d’Italia, obbligando così lo Stato a finanziare il proprio debito pubblico attraverso i mercati finanziari. A partire da quella data gli interessi pagati dallo Stato sono schizzati alle stelle e con essi il debito, che dal 60% è passato al 120% in pochi anni. L’esplosione del debito pubblico è diventata l’argomento per giustificare politiche di tagli e rigore. Così, dal 1992 la spesa pubblica è stata continuamente tagliata producendo un risultato straordinario: da quell’anno lo Stato registra un avanzo primario, cioè la spesa è regolarmente minore delle entrate, fatte salve le spese per interessi. In questo modo lo Stato è diventato in questi trent’anni una gigantesca idrovora che prende i soldi dalle tasche dei cittadini e li sposta nelle tasche degli speculatori e della rendita finanziaria. Il tutto è giustificato da un enorme debito pubblico che nulla ha che vedere con la spesa, perché è tutto integralmente dovuto agli interessi da usura che lo Stato paga agli speculatori. Il libro chiarisce i termini di questa gigantesca truffa e avanza proposte su come uscirne.
 
 
Paolo Ferrero è nato a Pomaretto (To) nel 1960. Operaio e poi cassaintegrato Fiat, valdese, obiettore di coscienza, è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Evangelica Valdese. Ha ricoperto ruoli di direzione politica in Cgil e Democrazia proletaria. È stato Ministro della solidarietà sociale del secondo governo Prodi e oggi è segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista.
 

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
 
#Rete a Sinistra, Pastorino presidente

Paolo Cacciari: “I tecnici di cui abbiamo bisogno”

7 febbraio 2012, by  
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di Paolo Cacciari (tratto da DemocraziaKm0.org)

 

E’ vero: abbiamo un gran bisogno di tecnici, esperti, sapienti. Non se ne può più di politici generici, buoni solo per i talk-show. Basta chiacchiere, al governo servono persone che sappiano il fatto loro. Ma tecnici di che?

Innanzitutto tecnici contro il più evidente, tragico e paradossale spreco di risorse: il lavoro. Incominciando dal 30 e oltre per cento di giovani che non trovano lavoro a fronte di immensi bisogni sociali insoddisfatti: cura delle persone, del territorio, del patrimonio storico e culturale. Sì, ma come remunerare questi lavori socialmente utili se soldi non ce ne sono? Serve allora un tecnico alla circolazione della moneta: il denaro non va più dato per pagare rendite finanziarie, ma solo a chi lavora.

Obiezione: se non si pagano più gli interessi sul debito pubblico (il 50% dei titoli sono posseduti da istituti finanziari esteri e il 50% del restante da istituti finanziari italiani. Solo un quarto è risparmio vero di persone fisiche) nessuno più ci farà credito e la bancarotta sicura.

Per liberarci dal ricatto di strozzini e speculatori che chiedono interessi sempre più alti (spread) dobbiamo allora riuscire a fare a meno dei loro pelosi servigi (prestiti). Serve quindi un tecnico al bilancio che sappia tenere le poste in equilibrio, che sappia cioè spendere solo quello che incassa. Per raggiungere l’ “attivo primario” del bilancio dello stato non manca poi molto. Qualche sforzo lo potrebbe fare se tagliasse spese assurde (spese militari, grandi opere inutili, privilegi di caste varie, ecc.) e se facesse una riforma fiscale vera (evasioni, proporzionalità, trasparenza, ecc.).

Obiezione: per liberarci dalla morsa del debito non basta tenere in equilibrio le spese pubbliche, è necessario tenere in equilibrio anche la bilancia commerciale: siamo bravi ad esportare (made in Italy, piccole imprese, ecc.) e a incassare valuta estera (turismo, rimesse degli emigrati, ecc.), ma spendiamo sempre troppo per le importazioni.

Serve allora un tecnico all’economia reale che sia capace di combattere il secondo più grande e costoso spreco di risorse che appesantisce la bilancia commerciale: l’energia fossile e le materie prime. Immaginare un’economia post-oil e sempre più “dematerializzata” è oggi possibile: risparmio energetico, efficienza, rinnovabili, studio del ciclo di vita dei materiali, riuso, riciclo, recupero, allungamento della durata delle merci…insomma: green economy. Le tecnologie già sono a disposizione ed è qui che si gioca la vera “competitività strategica” tra i sistemi industriali nel mondo.

Obiezione: è vero, ma per compiere questa conversione ecologica degli apparati produttivi e di consumo serve investire in ricerca vera, sperimentare ed innovare non solo i sistemi produttivi e le tecnologie (imparando dai cicli naturali), ma cambiare anche comportamenti e stili di vita. E’ evidente, infatti, che se i risparmi che si ottengono con l’efficienza vengono impiegati per consumare di più, il bilancio globale energetico e dei materiali rimarrà in deficit (paradosso di Jevons).

Serve allora un altro tecnico: ai saperi, che sappia cioè liberare quel che rimane dei centri di ricerca, delle università, delle scuole di ogni ordine e grado dalla coltre di ignoranza con cui sono stati coperti da uno stato insipiente. E questo, sicuramente, è il tecnico più difficile da trovare: un tecnico del pensiero, che sappia liberarlo dalla dominazione dei tecnici delle scienze applicate dominanti ad incominciare dall’economia, per arrivare all’ingegneria, passando per la farmacologia, le scienze agrarie, la sociologia… e chi si sente escluso dall’asservimento alla logica sviluppista, produttivistica, della accumulazione e del profitto, si faccia da parte.