Domenichini: “Difendiamo l’acqua, un bene comune”

8 giugno 2011, by  
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I detrattori della privatizzazione dell’acqua ormai sono arrivati ad esprimersi per meri sofismi arrivando a sostenere che la privatizzazione del servizio idrico non significhi privatizzare l’acqua? La gente non è così stolta da pensare che oggi, nel 2011, per accedere all’acqua si esca di casa con un secchio e si vada ad attingere ad un lago incontaminato!

L’art.23 del Decreto Ronchi, che il referendum chiede di abrogare, non solo porterà alla privatizzazione dei servizi pubblici, e quindi anche dell’acqua, ma lo farà obbligatoriamente per almeno il 60%! Alla faccia del liberismo, così come il principio per il quale si vuole sfruttare un monopolio naturale attraverso concessioni trentennali. Una solfa che Tremonti & c. stanno applicando non solo all’acqua ma anche alle spiagge. A quando l’aria che respiriamo?

Tuttavia ormai tutti si sono resi conto che privatizzare un bene fondamentale per la vita è follia pura, così com’è folle fare profitto e quindi sfruttare all’inverosimile un bene che se non ben gestito con criteri collettivi e comunitari, potrebbe esaurirsi, con conseguenze fatali per tutti. Ecco perchè occorre sostenere anche il secondo quesito referendario, che chiede l’abrogazione della remunerazione dei capitali investiti, per legge, come a dire che basta investire in una società idrica per avere in tasca il 7% dell’investimento.

Ecco dunque che in quest’ottica, chi definisce “predominio” l’assegnamento “in house”, ovvero la pubblicizzazione dei servizi fondamentali per i cittadini, è figlio di quella cultura che si maschera di efficientismo ed invece obbliga con coercizioni legislative a sostenere monopoli sui quali multinazionali fameliche faranno affari certi senza nessun rischio.

Parigi e Berlino hanno già sperimentato le angosce e i drammi della privatizzazione dell’acqua e dei suoi servizi e quell’esperienza è stata bocciata dai cittadini parigini e berlinesi che hanno chiesto la ripubblicizzazione a suon di referendum, preferendo pagare le penali per rescindere contratti capestro piuttosto che continuare a sostenere bollette astronomiche e pessimi servizi. Seguiamo il loro esempio.

Il 12 ed il 13 giugno non commettiamo errori già fatti da altri e difendiamo l’acqua pubblica. Basta sbarrare 2 Si!

William Domenichini
Resp. prov.le Ambiente e beni comuni – PRC La Spezia

Referendum, via libera della Cassazione

11 dicembre 2010, by  
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La Corte di Cassazione ha comunicato oggi al Comitato Promotore dei Referendum per l’acqua pubblica, l’avvenuto conteggio delle firme necessarie alla richiesta dei referendum. Un passaggio scontato dopo la straordinaria raccolta firme che ha portato alla Corte, lo scorso luglio, 1 milione e 400 mila sottoscrizioni. Adesso tocca alla Corte Costituzionale dare il via libera ai quesiti entro la metà di febbraio, mentre la data del voto è prevista nella primavera 2011.

Con l’avvicinarsi del voto popolare si fa sempre più pressante la richiesta di moratoria sulle scadenze del Decreto Ronchi, almeno fino a quando gli italiani non i saranno espressi. Quello della Cassazione è un altro passo avanti nel percorso referendario e nella battaglia per la ripubblicizzazione dei servizi idrici. Siamo sempre più vicini alla liberazione del bene comune acqua dalle logiche del mercato e del profitto.

Anche alla Spezia una moratoria per l’acqua, tutt’Italia oggi si mobilita per il no alla privatizzazione dei beni comuni

4 dicembre 2010, by  
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Oggi 4 dicembre 2010 in tutta Italia i movimenti per l’acqua pubblica tornano in piazza per chiedere un provvedimento di legge immediato che posticipi le scadenze previste dalla legge Ronchi e per la soppressione degli Ato.

Anche alla Spezia la Federazione della Sinistra è stata uno dei pochi soggetti politici a muovere attivamente sul territorio i propri rappresentanti istituzionali sia per la raccolta delle firme per il referendum abrogativo (che ha raccolto un milione e quattrocentomilaadesioni in tutto il Paese) sia per cambiare lo statuto degli enti locali per dichiarare l’acqua come bene comune universale privo di rilevanza economica.
Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo Paese hanno firmato i tre quesiti referendari per la ripubblicizzazione dell’acqua. Hanno posto la loro firma per una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene  comune, contro ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla  vita” si legge nel comunicato del Comitato promotore per la giornata di oggi.

Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto un’imprescindibile questione di Democrazia: sulla gestione di un bene fondamentale per la vita: questa importante decisione non può essere delegata ad alcuno, ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum”.

L’acqua è un diritto. La privatizzazione ce lo toglie. Fermiamoli.

Rifondazione Comunista La Spezia: l’acqua è e deve rimanere bene comune

2 dicembre 2010, by  
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La campagna pubblica di Rifondazione comunista e della Federazione della sinistra della Spezia per la modifica degli statuti comunali con l’inserimento della definizione dell’acqua bene comune universale privo di rilevanza economica ha coperto ad oggi i comuni di Arcola, Castelnuovo Magra, Follo, Lerici, Levanto, Ortonovo, Santo Stefano Magra e Vezzano Ligure. A questi si aggiunge Sarzana, grazie al lavoro dei compagni di Sel, e alcuni comuni della Val di Vara che, nell’incontro tenuto un mese fa a Torza di Maissana con Rifondazione Comunista, avevano manifestato l’intenzione di procedere alle modifiche (Calice al Cornoviglio, Sesta Godano, Varese Ligure, Rocchetta Vara, Maissana e Riccò del Golfo).

Si tratterebbe quindi di ben 14 comuni che nel territorio spezzino hanno deciso di assumere un impegno politico di enorme rilevanza, definendo nei consigli comunali un impegno per tutti i cittadini: l’acqua non è merce.

A questo percorso va aggiunto il lavoro estenuante e costante del gruppo consiliare di Rifondazione Comunista in consiglio comunale alla Spezia, che da anni chiede che, in ogni eventuale operazione di aggregazione della società Acam, venga escluso la gestione del ciclo idrico.
Concetto che è stato ribadito ora più che mai, a pochi mesi dal referendum sull’acqua previsto nella primavera 2011: il gruppo ha chiesto in Consiglio di non procedere ad alcuna aggregazione del servizio idrico integrato per rispetto della volontà dei quel milione e quattrocentomila cittadini che hanno firmato per il referendum, oltre che per una  doverosa attesa del responso degli italiani.

La novità strategica nel panorama politico spezzino è certamente rappresentata dalla posizione di Sel, che se venisse confermata aprirebbe un serio problema nelle maggioranze del 90% dei comuni sopracitati.

Insomma, c’è una comunità politica e civica che non intende star a guardare la privatizzazione dell’acqua alla Spezia. Lo confermano le migliaia di firme ai banchetti del referendum sull’acqua che chiedono la moratoria per il decreto Ronchi, lo confermano le centinaia di firme già tradite dalla mancata modifica statutaria alla Spezia.

Grazie a Rifondazione approvata a Follo la mozione-Acqua pubblica. E alla Spezia…

27 ottobre 2010, by  
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Il 28 luglio 2010 l’assemblea generale dell’ONU ha approvata una risoluzione (122 a favore, 41 astenuti – tra cui Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito, l’Australia – e 0 contrari) che dichiara l’accesso all’acqua potabile uno dei diritti fondamentali, un “diritto umano. Un risultato storico culmine di un cammino lungo più di 15 anni: l’approvazione di un documento, presentato dalla Bolivia del presidente indio Evo Morales, come a sancire l’ennesimo insegnamento che viene dal movimento di emancipazione sudamericano.

Éuna risoluzione politica e non ha dunque valore normativo, ma che rafforza la decennale battaglia per il riconoscimento del diritto all’acqua affermando che “l’accesso a un’acqua potabile pulita e di qualità, e a installazioni sanitarie di base, è un diritto dell’uomo, indispensabile per il godimento pieno del diritto alla vita”.

Insomma un passo decisivo per affrontare la questione sempre più urgente della mancanza di risorse idriche per centinaia di milioni di persone: per l’ONU ogni anno un milione e mezzo di bambini muore per malattie legate alla carenza d’acqua, 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,6 miliardi vivono in condizioni igienico-sanitarie disastrose.

In Italia si è conclusa la raccolta firme per i 3 referendum sull’acqua: 1.401.432 persone costituiscono una rappresentanza diretta ed autentica del popolo sovrano che chiedono alla Corte la possibilità di esprimersi, con referendum abrogativo, su chi, ed in nome di quali interessi, deve gestire un bene comune come l’acqua. Intanto un’altra rappresentanza del popolo, quella cooptata dalle segreterie di pochi partiti in Parlamento, utilizza il “male comune” del debito pubblico per giustificare il finanziamento di interessi privati con i sacrifici del popolo sovrano, con privatizzazione di monopoli pubblici travestiti da liberalizzazioni del mercato, dall’Alitalia alle Ferrovie, magari passando per quella di Acam.

La buona politica deve continuare a chiedere la modifica degli statuti comunali, definendo l’acqua un bene comune universale, privo di rilevanza economica. Con i suoi consiglieri nei comuni spezzini Rifondazione Comunista ha presentato una mozione che ha ottenuto l’approvazione della modifica statutaria in cui si definisce l’acqua un bene universale e privo di rilevanza economica ad Ortonovo, Levanto, Lerici, Arcola, Vezzano Ligure e, addirittura, un comune amministrato dal centrodestra, ossia Follo, l’ultimo in ordine cronologico ad averla approvata lo scorso 21 ottobre.

Ma la stessa mozione è stata clamorosamente bocciata nel comune capoluogo della Spezia a causa dell’astensione del Partito Democratico, il che sottolinea la grande ambiguità che anima il partito di maggioranza relativa nella provincia spezzina.

Ecco perché non possiamo accettare che un privato gestore dei pozzi d’acqua locali faccia parte della giunta provinciale: perché occorre chiarire quali partiti stanno dalla parte dei cittadini e chi invece dice solo di esserlo. Dov’era la Lega Nord quando in Parlamento si votò il Decreto Ronchi, obbligando entro il 2011 a privatizzare i servizi idrici almeno del 40% e millantando l’obbligo imposto dall’Europa? Dov’è quella parte di Pd che vuole difendere i beni comuni quando la gran parte della dirigenza del partito si opera per la loro privatizzazione?

Occorre che si chieda e si ottenga la moratoria del decreto Ronchi in attesa della pronuncia della Corte sui Referendum, ed occorre che chi ha a cuore i beni comuni faccia squadra per impedire la svendita dell’acqua a privati che la gestiranno a proprio uso e profitto per i prossimi trent’anni.

Rifondazione Comunista in questa battaglia c’è.

L’acqua pubblica è un impegno che va oltre le elezioni

24 marzo 2010, by  
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Pubblichiamo la risposta della segreteria provinciale, all’invito dell’ADICO.

Raccogliamo l’invito di Livio Grazzini dell’ADICO rispondendo con molta facilità alla richiesta di chiarezza sul tema dell’acqua. Premesso che condividiamo l’analisi fatta circa le dinamiche legate alla privatizzazione, ovvero aumenti delle bollette, peggioramento del servizio con conseguenze sociali devastanti, la nostra posizione è nota ed è nei fatti un fattore cardine non solo della campagna elettorale, ma del nostro agire politico.

A fronte della scelleratezza messa in campo dal decreto Ronchi, che impone la privatizzazione per un minimo del 60% di quota privata nelle società idriche, la Regione Liguria attraverso l’ass.Zunino, di Rifondazione comunista, ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale. Ciò non basta, tant’è che nel territorio spezzino, la federazione provinciale di Rifondazione comunista ha deciso di far presentare ai propri rappresentanti nei consigli comunali una mozione che chieda la modifica dello statuto comunale, dichiarando l’acqua un bene fondamentale, privo di rilevanza economica. Questa battaglia rientra all’interno di un più ampia lotta in difesa dei beni comuni (dal no al nucleare all’utilizzo di software libero).

Se ciò non bastasse le dinamiche della vicenda ACAM, in cui si legge multiutilities ma si scrive acqua (e rifiuti), Rifondazione comunista si è fatta carico di sostenere battaglie di civiltà come la contrarietà all’incenerimento dei rifiuti (il CDR all’ENEL) e la pubblicizzazione dell’acqua. Ecco quindi che la nostra posizione va ben al di là della campagna elettorale in naturalmente i nostri candidati Antonella Guastini e Massimo Lombardi sono degni rappresentanti, ma è nei fatti un preciso progetto politico che ci connota da molto tempo. Siamo ben lieti di sapere che in molti stanno assumendo il convincimento che l’acqua deve restare pubblica: come non condividevamo sull’incenerimento (e siamo riusciti a scongiurarlo un altra volta), ci batteremo per il mantenimento pubblico dell’intero servizio, altrimenti lo faranno senza di noi.