Appello di Lombardi (Prc/Fds La Spezia) a Pdci, Sel, Idv, Verdi e Fiom: “Organizziamo subito insieme in provincia la raccolta firme per l’articolo 18”
12 settembre 2012, by admin
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Ieri mattina presso, la Corte di Cassazione a Roma, sono stati depositati dai segretari dei partiti della sinistra italiani (Ferrero, Diliberto, Vendola, Di Pietro e Bonelli per Prc, Pdci, Sel, Idv e Verdi) e dai rappresentanti della Fiom-Cgil i due importantissimi quesiti referendari per bloccare le ultime deleterie “riforme” dei governi Monti e Berlusconi in materia di lavoro.
Il primo quesito mira a cancellare le modifiche apportate all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori inserite nel recente decreto firmato dal ministro Elsa Fornero. Il secondo ha come obbiettivo il ripristino dei diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro, cancellati dal governo Berlusconi con l’articolo 8 del decreto legge n.138 del 2011.
Per portare al voto referendario i cittadini occorrono 500.000 firme che si potranno raccogliere a partire dal prossimo 12 ottobre. Occorre una mobilitazione capillare in ogni provincia per riuscire finalmente a cancellare gli ultimi violenti attacchi istituzionali ai lavoratori italiani.
Per questo motivo il segretario provinciale Prc/Fds della Spezia Massimo Lombardi lancia un appello a tutte le forze politiche della sinistra e della società civile spezzina interessate ad organizzare il comitato referendario per la raccolta firme nel nostro territorio.
“Prendo atto con estrema soddisfazione del primo grande passo fatto da chi vuole impedire il massacro dei lavoratori italiani -afferma Lombardi- “a Pdci, Idv, Sel, Verdi e Fiom dico: mobilitiamoci subito anche alla Spezia per sconfiggere le nefaste politiche dei governi Berlusconi-Monti a danno esclusivo dei lavoratori, precari e pensionati del nostro Paese. Bisogna agire uniti in una battaglia fondamentale per i diritti dei lavoratori che i cosiddetti ‘tecnici’ vanno demolendo“.
Massimo Lombardi
Segretario provinciale Prc/Fds La Spezia
Quelli del voto utile
15 dicembre 2010, by admin
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Mentre nelle vie di Roma il Governo veniva sfiduciato da decine di migliaia di giovani, Berlusconi, dopo essere passato al Senato, otteneva una traballante fiducia anche alla Camera.
Quando si dice che alla Camera il voto di fiducia è passato grazie ai transfughi del gruppo di Fini, si dice solo un pezzo di verità. Perché in realtà sono stati determinanti anche altri transfughi.
Mi riferisco ad Antonio Razzi e a Domenico Scilipoti, eletti con l’Italia dei Valori di Di Pietro che, preso dalla frenesia di imbarcare tutti, non sta tanto a guardare sulla coerenza dei proprio candidati, visto che già due anni fa aveva candidato Sergio De Gregorio che una volta eletto senatore era passato con Berlusconi.
E mi riferisco anche ad Antonio Gaglione, eletto dal Pd che ieri si è astenuto e a Bruno Cesario e Massimo Calearo, anche loro eletti nelle liste del Pd,che nel voto alla Camera hanno sostenuto Berlusconi (così come ha fatto al Senato Riccardo Villari, anche lui eletto dal Pd).
Il caso di Massimo Calearo è illuminante perché venne candidato dall’allora segretario Veltroni in quanto esponente di Confindustria: questi sono i risultati.
Alle elezioni del 2008 il Pd si inventò la soglia di sbarramento per far fuori dal Parlamento Rifondazione Comunista e Veltroni e Di Pietro fecero una campagna elettorale sfrenata contro la sinistra chiedendo agli elettori un “voto utile” per battere Berlusconi.
Ieri alla Camera dei Deputati si é visto il “voto utile” in azione.
Sergio Olivieri
Ex deputato di Rifondazione Comunista
Piccoli contributi video della schifezza che è stata eletta nel Parlamento italiano, nel Pd e nell’Idv, ed oggi, grazie al loro voto, salvano Berlusconi. Questo è stato il risultato del tanto proclamato voto utile. Intanto la gente non arriva in fondo al mese, non ha lavoro o se ce l’ha è precario…
Veltroni: “Il Pd deve puntare su se stesso”. Poi bang! (Spinoza.it)
Ergo… do ut des…
Di Pietro e il pelo nell’acqua
9 aprile 2010, by admin
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Stamane con una scelta unilaterale l’Italia dei Valori ha presentato in Cassazione i quesiti referendari su acqua e nucleare, non ascoltando le richieste provenienti da una pluralità di forze politiche, dalle associazioni e dai movimenti di costruire insieme un ampio fronte sociale politico e associativo che potesse consentire di rendere possibile superare il quorum. (Tratto da www.aprileonline.info)
Lo scorso 31 marzo 2010, il Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua (che, già nel 2007, presentò una proposta di legge d’iniziativa popolare, sottoscritta da 400 mila cittadini, per la ripubblicizzazione dell’oro blu) ha depositato a Roma, presso la Corte di Cassazione, i tre quesiti referendari preparati dai giuristi Alberto Lucarelli, Gaetano Azzariti, Gianni Ferrara, Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Luca Nivarra. La raccolta delle firme partirà già nei prossimi giorni.
Il primo chiede l’abrogazione dell’articolo 23 bis della legge 133 del 2008, cioè l’architrave su cui poggia la privatizzazione dei servizi pubblici (acqua, rifiuti, trasporto pubblico).
Il secondo propone la cancellazione dell’articolo 150 del decreto 152 del 2006 (o codice ambientale) che individua le forme di gestione e affidamento del servizio idrico.
Il terzo, più specifico, vuole invece l’abrogazione dell’articolo 154 del già citato decreto 152, nella parte in cui parla “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella determinazione del sistema tariffario.
Oggi, ci troviamo quindi di fronte ad una situazione surreale e paradossale con due campagne di firme parallele sullo stesso tema.
E’ il triste epilogo delle divisioni che hanno caratterizzato nell’ultimo mese il lavoro del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua. E’ l’altra faccia della politica, la faccia mai ufficializzata ma spesso preminente, che porta i partiti a cercare di “cavalcare” i movimenti e a muoversi solo in cambio di una visibilità assoluta e di un consenso sia pure a corto raggio.
E’ di qualche settimana fa la grande manifestazione di piazza del Popolo a Roma, partecipata da 200.000 persone, a rappresentare il mondo cattolico e religioso, l’associazionismo sociale, la cooperazione, il sindacato, il popolo viola e altri ancora. Un mondo variegato di cittadini che si ritrovano tutti insieme a difendere un bene primario.
Un mondo che ha bisogno di rafforzare la sua unità e di allargare la partecipazione per vincere una battaglia difficile. L’ex pm si era speso in prima persona per quella mobilitazione, poi, all’improvviso, la sua “ritirata”. Alcune voci raccontano di un’ultima riunione “di fuoco”, durante la quale il leader dell’IdV avrebbe battuto i pugni sul tavolo, ricordando l’investimento economico fornito dall sua organizzazione e pretendendo la visibilità sul palco. Palco che i movimenti non erano disposti a tramutare in una vetrina per i partiti. Rigettata al mittente la sua richiesta, Antonio Di Pietro non solo ha boicottato la piazza ma ha forse deciso di fare di più, depositando quesiti alternativi per referendum che, a questo punto, difficilmente arriveranno al quorum.
“Cosa non si fa per ottenere un po’ di consenso. Di Pietro è disposto anche a perdere battaglie fondamentali come quelle su acqua e nucleare pur di accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica come paladino di questi temi. L’Idv, rompendo il fronte con tutte le associazioni, sta facendo un regalo a Berlusconi“. Così Ciro Pesacane, presidente del Forum Ambientalista, commenta la consegna in Cassazione dei quesiti referendari su acqua e nucleare depositati dall’Idv. “E’ surreale, adesso avremo due campagne referendarie contro la privatizzazione dell’acqua: una di noi associazioni che da sempre ci battiamo in difesa dell’oro blu e che abbiamo consegnato i requisiti in Cassazione lo scorso 31 marzo ed, ora, una dell’Idv – aggiunge Pesacane – Mi complimento con Di Pietro che è riuscito a rompere il fronte unitario, depotenziando così lo strumento referendario. Se non raggiungeremo il quorum sappiamo già con chi prendercela! Stessa storia sul nucleare – spiega l’ambientalista – l’Idv ha agito unilateralmente rompendo un fronte molto ampio. A questo punto – conclude – l’auspicio è che Di Pietro capisca l’errore fatto e che ritiri i suoi referendum. Per non dimostrarsi amico di Berlusconi e soprattutto nemico delle battaglie ambientaliste su acqua e nucleare“.
Per il Verde Angelo Bonelli, quella di Di Pietro, che durante il governo Prodi ha votato per la privatizzazione dell’acqua, “è una forma di cannibalismo dell’ambientalismo e dei movimenti che si stanno battendo per l’acqua pubblica. E’ ormai chiaro che la decisione dell’Idv di presentare da sola i referendum ha solo un carattere di mera e semplice strumentalità politica per crearsi solo un consenso nell’immediato senza preoccuparsi minimamente di vincere la battaglia referendaria. Grazie a questa scelta irresponsabile coloro che hanno voluto la privatizzazione dell’acqua e che vogliono le centrali nucleari potranno brindare“.
Per quanto riguarda il nucleare vale lo stesso ragionamento. Il referendum sul nucleare fu vinto nel 1987 grazie ad un ampio fronte che andava dal Pci ai Verdi, ai Radicali al sindacato e a tante realtà associative. Oggi, partiti, associazioni e comitati erano all’opera per ricostituire quel clima. Un invito rivolto anche all’Idv, perché non superare il quorum oggi significherebbe spianare la strada definitivamente al nucleare.
“Con la presentazione unilaterale dei quesiti su acqua e nucleare avvenuta oggi, Antonio Di Pietro fa una scelta strumentale, che specula impropriamente sui movimenti, scippando loro la titolarità della battaglia, e divide lo schieramento referendario a fini di pura propaganda politica”. Questo il duro giudizio del portavoce nazionale della Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero. “Come sul legittimo impedimento, Di Pietro brandisce i referendum con assoluta leggerezza come puro strumento di propaganda politica – osserva Ferrero. La presentazione di altri quesiti sull’acqua si muove infatti in aperto contrasto con il movimento per l’acqua pubblica, che ha già presentato i propri quesiti e sta iniziando la racconta di firme, scippando loro la bandiera della campagna referendaria per bassi interessi di propaganda politica“. Al contrario, secondo Ferrero, “l’impegno di tutte le forze, politiche, sociali e associative, è quello di dar forza al movimento e di partecipare con spirito e impegno unitario alla mobilitazione: non solo al fine di raggiungere l’obiettivo prioritario delle firme necessarie al referendum, ma per far crescere insieme la coscienza civile e politica unitaria“. Di Pietro, “con il suo comportamento unilaterale, non solo mette a rischio l’obiettivo della raccolta di firme, ma fa una vera e propria speculazione con l’esclusivo interesse di fare propaganda a scapito del movimento, del suo protagonismo e della sua unità”. Lo stesso, conclude Ferrero, “avviene sul tema del nucleare, rispetto a cui un vasto arco di forze si è impegnato a realizzare una battaglia comune, che Di Pietro non ha remore a scippare“.
In queste ore sono tanti gli appelli a Tonino di “ripensarci” e fare un passo indietro. Perché i referendum non si vincono con i personalismi. Nel momento in cui Di Pietro vorrà procedere senza ascoltare ragione, finiremmo per pensare che gli interessi siano altri, e di ciò Berlusconi sarà profondamente grato.