Domenichini: “Per l’alluvione solo lacrime da coccodrillo”

27 gennaio 2014, by  
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Passati i disastri, digerita la retorica, smaltita la paura, prepariamoci all’ennesimo dissanguamento di soldi pubblici e ci risentiremo al prossimo allerta meteo. Dati alla mano il quadro ligure (ed italiano) è impressionante: una delle regioni italiane più antropizzate, nonostante l’80% del territorio sia a rischio idrogeologico, con oltre 3 milioni di mq suolo consumato per nuove residenze, oltre 2 milioni per altre destinazioni, arrivando al 6,3% del territorio cementificato, al netto dei condoni. Nonostante questi numeri da incubo l’edilizia è in una crisi senza precedenti.

Da una parte i soliti ricatti sociali. Il lavoro, nonostante l’avanzata del cemento, non muove di una virgola il dato drammatico della disoccupazione giovanile nazionale, ben oltre il 40%. Poi c’è l’esigenza abitativa, usata come mannaia senza nessun dato concreto: solo nel capoluogo ligure sono censiti circa 1.500 sfratti e quasi 100mila case sfitte. Dall’altra parte i disastri, puntuali ad ogni allerta meteo, le cui responsabilità politiche sono chiarissime.

Nella provincia spezzina non si contano i comuni in cui non si ha nemmeno uno strumento urbanistico vigente, e chi ce l’ha lo usa per cementificazioni impressionanti, lasciando terreno all’abbandono. Comuni con piani di 30 anni fa che chiedono varianti per ulteriori costruzioni, da Monterosso a Sarzana. oppure progetti che, come spade di Damocle, stanno sulle nostre teste pronti a far danni. Senza scomodare Marinella, Botta, outlet, ci sono miriadi di distretti di trasformazioni che faranno fiorire altro cemento in tutta la provincia. Basta.

Alla responsabilità politica segue il danno culturale. I nostri partigiani dicevano “ogni 100 anni e 100 mesi i fiumi tornan a so paesi”, e con costruzioni ovunque i danni sono garantiti. Analisi faidate per giustificare disastri, creando i fantasmi che intralcerebbero il governismo che non governa, scaricando responsabilità ed incapacità su chi chiede, da anni, pianificazione e salvaguardia. Che interessi tutelano amministratori che chiedono indice fondiario ai boschi? Che monetizzano il suolo con oneri d’urbanizzazione? Che continuano nel processo d’abbandono e cementificazione?

Raccogliamo eredità pesanti di decenni ben oltre ragionevoli mediazioni, ed ora il conto è salato. Il dissesto, dal dopoguerra ad oggi, c’è costato oltre 200 miliardi di euro, soldi dei cittadini. Se si facesse prevenzione avremmo buona occupazione meno spese, invece il malgoverno alimenta una selva di somme urgenze e prassi amministrative sempre meno trasparenti, sempre più nocive.

In Liguria, la classe politica è maestra della dichiarazione post disastro e chi oggi porta questa responsabilità presume di essere il risolutore. Diceva quel tale che sottile è il “Signore, ma non malizioso”. Meno dichiarazioni e più fatti? Al senato passa di tutto, dalla vendita delle spiagge ai condoni mascherati, il ministero annuncia stop al consumo di territorio, ma al 2050, la regione rilancia un piano casa devastante. Piove e ci tocca leggere le lacrime di coccodrillo di senatori, ministri e assessori regionali. Serve un Piano di manutenzione e di salvaguardia del territorio (non straordinari), abolire la parola emergenza, bloccare nuove costruzioni, ritirare la proroga al piano casa. Priorità alla prevenzione. Subito. Il resto sono solo chiacchiere.

William Domenichini

Resp. Ambiente e benicomuni Prc La Spezia

Inchiesta Fds su ediliza scolastica spezzina, Vergassola: “Edifici fatiscenti, la Provincia realizzi una precisa mappatura dei plessi”

12 aprile 2012, by  
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Un’inchiesta rigorosa del Prc/Fds sugli edifici scolastici spezzini, perfettamente in media con la pesante situazione a livello nazionale per le carenze strutturali, da aggiungersi ai già gravissimi problemi del mondo della scuola. Servono 14 milardi di euro che il governo avrebbe, peccato che li impiega nell’acquisto di inutili cacciambombardieri F35.

A diffondere i dati è Filippo Vergassola, responsabile Scuola e Università di Rifondazione Comunista/Fds La Spezia che insieme al gruppo di studenti del coordinamento Scuola ha terminato dopo alcuni mesi il “reportage” sui nostri plessi scolastici.

L’attacco al diritto allo studio attuato da Berlusconi prima e da Monti poi comprende anche alcuni aspetti che troppo spesso vengono trascurati come quello dell’edilizia scolastica, una delle più profonde piaghe del sistema scolastico italiano e spezzino” afferma Vergassola.

Infatti le statistiche che parlano di 1 edificio su 2 non a norma, 1 su 2 costruito prima del 1965,1 su 2 con evidenti problemi strutturali, trovano riscontro anche nelle scuole della nostra città: edifici in genere vecchi e carenti, strutture che crollano, laboratori trasformati in aule per mancanza di spazi, servizi malfunzionanti. In aggiunta strutture non sicure, spesso senza porte antipanico, o non in conformità con le norme antisismiche. A tutto questo devono far fronte gli studenti che ogni giorno vivono questa triste realtà e le famiglie che convivono con la forte preoccupazione di dover mandare i figli in luoghi non sicuri” prosegue il giovane esponte del Prc/Fds.

In generale dunque il nostro è un giudizio altamente insufficiente, soprattutto in relazione agli sforzi economici notevoli che vengono chiesti alle famiglie:tra altissime spese per i libri di testo, tasse ordinarie e contributo ”volontario” la scuola oggi chiede molto alle famiglie, offrendo in cambio questo disastro. Il governo Monti la smetta di comprare aerei da guerra F35 pensi di più a sistemare le scuole”.

Perfettamente consapevoli che i dirigenti scolastici, i docenti e tutti gli addetti ai lavori nel mondo della scuola facciano il possibile e l’impossibile per migliorare la situazione e che la responsabilità di tutto ciò sia interamente dei tagli trasversali che hanno operato gli ultimi governi” conclude Vergassola “chiediamo alla Provincia, organo competente, di tracciare una precisa mappatura di tutti gli istituti della città che ne evidenzi i problemi strutturali in modo da poter porre rimedio a questa intollerabile situazione“.

Filippo Vergassola

Responsabile Scuola e Università di Rifondazione Comunista/Fds La Spezia

Magra e Vara: invece delle ruspe nei fiumi, si abbattano abusi e si liberino le tombinature

3 febbraio 2012, by  
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Le associazioni ambientaliste hanno pienamente ragione su ciò che sta avvenendo lungo i nostri fiumi, Vara e Magra, uno scempio in nome della peggiore demagogia politica ed della più profonda ignoranza tecnica.

Così Rifondazione Comunista si associa all’allarme lanciato da Italia Nostra, Legambiente, Lipu-Bird Life e Wwf.

Chi ha dato ordinanza di disboscare vegetazione viva e vcostruire argini senza una visione globale delle criticità del bacino idrografico l’ha fatto in totale spregio di ogni buon senso – continua la nota di Rifondazione – e delle tonnellate di elaborazione scientifica prodotta da istituti di ricerca, università e autorità di bacino. La sconcertante realtà è che alcuni sindaci, da Follo ad Arcola, preferiscono raccattare un pugno di voti con azioni populistiche e prive di ogni utilità pratica, piuttosto che affrontare la complessità dei problemi.

Questo autoritarismo nel fare delle aree fluviali un vero scempio non si è posto quando c’era da rimuovere capannoni o discariche abusive, talvolta con presenza di amianto. Così come tanta solerzia non è stata posta in uno dei veri problemi relativi all’emergenza idraulica del nostro territorio, ovvero lo stato dei torrenti e canali affluenti, spesso tombinati o in stato di totale abbandono. Così la stessa energia non è stata posta quando c’era da verificare se scantinati si trasformavano in rustici abitabili.

Oggi questa cattiva politica soddisfa la pancia di quei cittadini giustamente esausti dalle loro stesse mancanze, e per ovviarvi puntano a trovate da prima pagina. Ma la realtà è che in questi anni si è preferito concessionare cubature di cemento per fare cassa con oneri e lasciare che il territorio sia abbandonato a se stesso, vergognosamente imputanto le cause alluvionali a chi addirittura tutto ciò lo ha sempre denunciato.

Se questi sindaci hanno davvero il coraggio delle loro azioni emettano immediatamente ordinanza di abbattimento degli abusi sui territori, puliscano e liberino dalla cementificazione le tombinature dei canali e procedano a bloccare ulteriori costruzioni. Ad Ortonovo come alla Spezia, Rifondazione è fautrice di questa politica.

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

L’outlet di Brugnato ennesima ferita per il territorio: l’economia locale è da ripensare

3 febbraio 2012, by  
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Le dichiarazioni televisive del sindaco Galante a Presadiretta di domenica scorsa e le strumentalizzazioni che certe soggettività stanno usando per avallare l’outlet di Brugnato sono a dir poco scandalose. Ci troviamo di fronte a due elementi di enorme preoccupazione: da un lato l’ennesimo e perseverante tentativo di gestire irresponsabilmente il territorio e dall’altro di avallare l’ennesimo scempio di sfruttamento e speculazione per un piatto di lenticchie.

Con questo commento della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista ha commentato le recenti posizioni sull’Outlet di Brugnato.

Rifondazione ribadisce la contrarietà ad un progetto inutile e dannoso. Abbiamo organizzato nei mesi successivi al disastro alluvionale, centinaia di volontari da tutt’Italia – afferma il responbsabile Prc del Partito Sociale, Massimo Carosiche hanno dato un contributo rilevante in questo territorio ferito mortalmente da un fatto banale come la pioggia. Quell’esperienza non è conclusa con le pale ed i badili, ma sta dando vita a testimonianze per rilanciare l’opposizione all’ennesimo scempio di cemento come l’outlet, che assumerà lavoratori senza nessuna prospettiva reale di sviluppo di un economia territoriale, magari con contratti a progetto o precari.

L’outlet è stato bloccato da una decisione sacrosanta della regione Liguria” – conclude il responsabile Prc Beni Comuni ed Ambiente, William Domenichini – “ e non possiamo permettere che un territorio straordinario come la Val di Vara venga distrutto per la seconda volta per l’incapacità di saper traguardare un modello di sostenibilità economica ed ambientale. Il rilancio della vallata passa per la salvaguardia del territorio, per il recupero del presidio agricolo e la strutturazione di filiere corte, per lo sviluppo di nuove economie del legno e dell’energia rinnovabile, in altre parole con l’investimento in un economica di riproduzione. L’outlet rappresenta pienamente il modello economico che sta crollando sotto i colpi della crisi. O si cambia o non c’è uscita.

 

Segreteria provinciale Rifondazione Comunista/Fds La Spezia