Sudamerica, Italia: el Pueblo de la Libertad
6 marzo 2010, by admin
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Sergio Olivieri: «Decreto Berlusconi-Napolitano. Un insulto alle regole della democrazia»
Come in una repubblica delle banane, le inadempienze, gli errori e gli illeciti commessi dal centrodestra nella presentazione delle liste in Lombardia e nel Lazio vengono cancellati dal Governo per decreto. Che in Italia non tutti i cittadini fossero uguali di fronte alla Legge e che ci fosse anzi qualcuno – in primis il Presidente del Consiglio – più uguale degli atri, ce ne eravamo accorti da tempo.
Adesso scopriamo che nemmeno le leggi elettorali sono uguali per tutti. La democrazia nel nostro Paese subisce oggi un altro duro colpo. Avvilisce che lo stesso Presidente della Repubblica, con la sua firma al decreto, abbia avvallato tutto questo.
Mi rivolgo a tutte le forze democratiche della Liguria affinchè, fin alle prossime ore, facciano sentire unitariamente la loro voce.
Sergio Olivieri
Federazione della sinistra e Segretario regionale di Rifondazione Comunista
Aggiungiamo alla nota del segretario Olivieri, alcune riflessioni estrapolate da “Piovono Rane”, il blog di Alessandro Gilioli.
Non è vero che in Italia non c’è più la legge. Anzi: da oggi in Italia c’è una legge chiara, semplice, onnivalente e priva di ogni ipocrisia. E’ la legge del più forte. Quello che è successo nella settimana che si va chiudendo, l’ho detto fino alla noia, trascende di molto le poltrone dei governatori. Perché quello che è successo è stata una puntata importante di un confronto che dura da decine di secoli, in tutte le civiltà. Dove l’aspirazione etica e filosofica a fare norme «uguali per tutti» – a prescindere dai rapporti di forza nella società – si è sempre scontrata con gli interessi e le arroganze dei più forti, dei più ricchi, dei più potenti. A questo serve – servirebbe – la legge: a garantire i diritti dei più deboli. A contenere la tracimazione della volontà di comando assoluto dei più forti. A riequilibrare una società quel tanto che basta a garantire la convivenza civile. Quello che è successo ieri dimostra che in Italia non è più così. Che il nostro salto indietro non è di decenni, ma di secoli: basta essere i più forti, avere il potere, e le leggi non contano più niente. Sono un orpello, anzi una formalità. Quello che conta è la sostanza. E la sostanza è che comanda il più forte.
Altro che Polverini, altro che Formigoni: questa è la fine di un patto civile e sociale. E’ un insegnamento violento e diretto, è una lezione di diseducazione civica che autorizza chiunque alla violazione delle regole – quelle formalità – purché si abbia la forza (un patrimonio? un mitra? uno zio ministro?) per poter imporre se stessi. La pizza che non avrei mai voluto vincere me la dovrà offrire Antonio Crea, con il quale meno di 24 ore fa ho scommesso via Facebook che l’avrebbero fatto, il decreto. Di solito sono un ottimista: ma conosco da troppo tempo la subcultura di chi, se perde una partita di Champions League, esce dal campo con la scusa che un riflettore non funziona bene. E oggi è successa la stessa cosa, con quella che Civati definisce la più ad personam di tutte le leggi ad personam, studiata a tavolino per riammettere due liste che non erano legali.
Ora siamo un po’ più in Sudamerica e un po’ meno in Europa. E – ancora una volta – il problema non sono né Polverini né Formigoni, ma lo sghignazzare prepotente sulle regole, la logica violenta per cui vince chi ha più muscoli e non chi ha ragione, insomma la gigantesca lezione di diseducazione civile in cui si sono performati. Che ci facessero schifo lo sapevamo già. Adesso è ora che comincino a farsi schifo da soli.
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