Sergio Bertolucci:”Le centrali nucleari costano molto, durano poco e quindi non convengono”
7 marzo 2011, by admin
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Il grande fisico spezzino Sergio Bertolucci, Direttore della Ricerca del Cern di Ginevra, ha affascinato gli studenti e i cittadini che hanno gremito l’auditorium del Liceo scientifico per assistere alla sua lectio magistralis sul tema “L’importanza della ricerca di base per lo sviluppo sostenibile”. Bertolucci era appena arrivato da Ginevra, dove poche ore prima il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva visitato il Cern, pronunciando parole che il Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo Giorgio Pagano, che ha organizzato l’incontro, ha voluto citare nell’introduzione: “Se noi mortificassimo la ricerca, che è un investimento per il futuro della nostra società e dei nostri ragazzi, commetteremmo un delitto gravissimo”.
Il Direttore della Ricerca del Cern ha illustrato il lavoro del laboratorio europeo, teso a “fare avanzare le frontiere della conoscenza” e a “sviluppare nuove tecnologie che producano benefici nella società”. Il Cern, ha spiegato, sta provando a “riprodurre le condizioni dell’universo di miliardi di anni fa, in un momento del tempo sempre più vicino al big bang iniziale”, e nel contempo, grazie alle scoperte della fisica, è impegnato a cambiare in meglio la vita delle persone: “internet è nato ventidue anni fa al Cern”, mentre crescono sempre più “le applicazioni che migliorano la medicina” (radioterapia, cure oncologiche, risonanza magnetica, TAC, PET e così via).
Poi Bertolucci si è soffermato sullo sviluppo sostenibile, “necessario per sopravvivere in un pianeta limitato”, in cui ci sono “più persone rispetto alle risorse disponibili” e in cui “il cambiamento climatico provoca continue catastrofi meteorologiche”. E ha contrapposto “l’approccio dello scienziato, per il quale l’economia deve tener conto della natura e dell’umanità” all’ “approccio dell’economista, per il quale il mercato si autoregola e basta la sua mano invisibile”. In realtà, ha spiegato, “bisogna metterci un’altra mano”, quella delle “regole di un approccio globale, non padano”, per ridurre le emissioni inquinanti e salvare il clima, per far sì che “l’acqua sia bene comune non disponibile”, sottratto “alle multinazionali che lo stanno comprando”.
Circa l’energia, Bertolucci ha sostenuto che in una prima fase “siamo costretti a usare tutte le fonti”, ma che il futuro sta “nell’energia solare del deserto del Sahara”. E le centrali nucleari? “I finlandesi, che sono all’avanguardia -ha sostenuto- si stanno accorgendo che costano molto e durano poco, e quindi che non convengono”. In Italia, ha aggiunto, il problema del rilancio della scelta nucleare è aggravato dal fatto che “non ci sono più le competenze scientifiche necessarie”; rimane inoltre ancora aperta “la questione delle scorie delle vecchie centrali”.
La parte finale della lezione è stata dedicata alla ricerca e all’istruzione: “se vi rinunciamo il Paese e i giovani non avranno futuro, perché è la nostra carta per competere nel mondo”. Ma dobbiamo sbrigarci, “perché non abbiamo più molto tempo”.
tratto da Cronaca4.it
Ennesima follia del Governo: “Morte delle rinnovabili, suicidio occupazionale”
2 marzo 2011, by admin
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Dire che in questi giorni si decide della morte per decreto delle energie rinnovabili in Italia è poco. Il ministro Romani deciderà del destino di 15.000 famiglie che rischiano di perdere in pochi mesi il posto di lavoro, insieme ad un indotto di altre 100.000 lavoratori.
Dunque in un momento di grave crisi economica, di crisi profonda di un sistema produttivo ed energetico che sta collassando, uno dei settori più efficienti dell’economia sta per essere travolto se il Consiglio dei Ministri approverà il decreto sulle rinnovabili: introduzione retroattiva di limiti vincolanti (8.000 MW.) stop ai progetti autorizzati e in corso di autorizzazione, stop a molti cantieri in corso, limiti al fotovoltaico (6 volte inferiore a quello fissato dalla Germania).
Una condanna a morte nella culla per un’industria nascente in grado di sostenere un modello alternativo, un’operazione scientifica di killeraggio politico nei confronti di ogni alternativa all’assenza di politica energetica del governo che investe anche l’occupazione e la qualità professionale di tanti lavoratori.
In questo scenario disgustoso nessuno parla di tagliare gli incentivi erogati alle energie assimilate alle rinnovabili, in altre parole quei finanziamenti con cui stanno in piedi gli inceneritori, che si pappano più della metà della torta.
Così come nessuno dice che, per rispettare gli obiettivi europei, l’Italia dovrà importare energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili da paesi che la utilizzano largamente, per non incorrere in sanzioni.
Così il governo Berlusconi si accorge della pagliuzza dei finanziamenti alle rinnovabili (2,7 miliardi di euro) e non si toglie la trave degli incentivi alle assimilite (2,3 miliardi di euro) ovvero il finanziamento degli inceneritori, un colpo di grazia alle rinnovabili che taglia sull’energia sostenibile per finanziare il nucleare. Ennesimo follia fallimentare di questo governo che mette 15.000 famiglie senza lavoro per decreto.
A Castelnuovo Magra risultati eccellenti sulle energie rinnovabili grazie a noi
12 febbraio 2011, by admin
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Il comune di Castelnuovo Magra leader nel settore del risparmio energetico e dell’energia rinnovabile. Già da tempo infatti nel territorio comunale funzionano cinque impianti fotovoltaici, situati presso il Campo Sportivo Comunale, la Scuola Media “D. Alighieri”, il magazzino comunale e gli Uffici della Polizia Municipale, che forniscono energia a costo zero a tali strutture. Ora il Comune si prepara ad affrontare un altro importante passo verso le energie pulite, investendo in tredici nuovi impianti fotovoltaici, in parte finanziati dalla Regione Liguria, che verranno realizzati nei prossimi mesi, nell’ambito dell’azione di risparmio energetico e di uso delle energie rinnovabili da tempo avviata. Gli impianti di nuova realizzazione saranno posizionati presso parcheggi e luoghi pubblici come i parcheggi della ex Scuola di Canale, del cimitero del Piano, presso la Piazza del Mercato del Centro commerciale “la Miniera”, presso il Centro sportivo di Canale, il Centro Sociale di Molicciara, sull’edificio dell’Asilo Nido Comunale, presso alcuni parcheggi dislocati nel territorio. Tali impianti forniranno energia pulita a costo zero per le strutture adiacenti e per la pubblica illuminazione.
Inoltre, in occasione di “Mi illumino di Meno”, la giornata dedicata al risparmio energetico organizzata da Caterpillar, trasmissione radiofonica di Rai2, verranno esposti i progetti degli impianti. L’amministrazione comunale di Castelnuovo Magra da anni aderisce a questa importante giornata dedicata al risparmio energetico e all’energia pulita, con iniziative a carattere ambientale. Quest’anno la manifestazione sarà dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia, pertanto gli organizzatori invitano enti e cittadini, oltre a spegnere le luci, a organizzare accensioni originali di luci pulite a tema tricolore, attraverso led, turbine, biciclette, che alimentino tricolori luminosi su tutto il territorio italiano.
I risultati concreti di un comune come Castelnuovo Magra in tema di energie rinnovabili, portate avanti dall’assessore Dini Giovanelli, sono la conferma di come le politiche di Rifondazione Comunista non si limitino alle grandi battaglie ma affondano nelle radici del vivere quotidiano.
Il tema dell’energia è ad oggi uno degli elementi più importanti della nostra quotidianità e creare una svolta nelle pratiche è un segnale che ciò che sosteniamo da anni è realizzabile, Castelnuovo Magra ne è un esempio concreto.
Risparmio energetico e sviluppo di fonti alternative sono l’unica strada che dobbiamo percorrere per abbassare la nostra impronta ecologica e migliorare le condizioni di vita ambientali e sociali. Tutto questo è stato possibile nonostante ci sia un governo che taglia fondi a questo settore per investire nel fallimentare e desueto progetto nucleare, che ci auguriamo sarà bocciato dal referendum prossimo.
Perché firmare la legge di iniziativa popolare contro il nucleare
2 dicembre 2010, by admin
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Tratto da Speziapolis.blogspot.com
È molto importante appoggiare la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare contro il nucleare e per la promozione delle fonti rinnovabili. Sarebbe infatti un grave errore da parte dei movimenti ambientalisti e delle forze politiche progressiste come pure della opinione pubblica, sottovalutare il tentativo in atto del Governo di far ripartire il nucleare nel nostro paese.
Sottovalutare questo tentativo vorrebbe dire sottovalutare non solo i rischi ambientali e sanitari insiti nel rilancio nucleare ma anche il tentativo di rendere operativo un modello di governo dell’energia autoritario e centralista. Modello che a livello normativo ha già raggiunto un livello di sistematicità altamente pericoloso per il futuro non solo dell’ambiente ma anche della democrazia del nostro paese. Modello in aperto contrasto con gli indirizzi , anche della Corte Costituzionale, derivante dalla riforma del Titolo V della Costituzione nelle materie: energia, ambiente e territorio. Un modello in particolare fondato sulla rimozione delle autonomie locali e della partecipazione dei cittadini già sperimentato con il modello della gestione della emergenza rifiuti in Campania. Un modello che recide il legame energia territorio tipico delle politiche energetiche fondate sulle fonti rinnovabili e riporta in gioco il territorio solo in termini di compensazione economiche per i singoli Comuni che ricevono i siti di impianti energetici nucleari.
Volendo qui riassumere, sia pure schematicamente, la evoluzione della normativa che fonda il suddetto Modello di governo delle politiche energetiche, abbiamo:
1. Il decreto legge sblocca centrali del 2002 che tra le altre cose eliminò l’unica forma regolamentata di Inchiesta Pubblica nelle procedure di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) per le centrali termoelettriche.
2. La legge 368/2003 che ha introdotto procedure accelerate di autorizzazione del Deposito Nazionale sui rifiuti nucleari: con la previsione di superare la mancata Intesa con le Regioni attraverso un semplice Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri previa delibera del Consiglio dei Ministri.
3. Le procedure accelerate di autorizzazione sui rigassificatori con l’autorizzazione ministeriale che sostituisce il permesso di costruire del Comune, con la eliminazione del passaggio in Consiglio Comunale della variante alla pianificazione urbanistica locale , con la autorizzazione ministeriale che costituisce automaticamente varante ai Piani regolatori dei porti commerciali, con la separazione della istruttoria sulla VIA da quella sul nulla osta per il rischio di incidente rilevante, con la VIA che si applica al generico progetto preliminare e non al progetto definitivo.
4. Procedure accelerate per gli elettrodotti: per cui senza Intesa con la Regione c’è un DPR previa delibera del Consiglio dei Ministri con la mera presenza di cornice del Presidente della Regione.
5. La legge 133/2008 sulla predisposizione da parte del Governo della Strategia energetica Nazionale nella quale si elencano a priori gli obiettivi strategici mettendo confusamente sullo stesso piano nucleare e fonti rinnovabili senza alcuna metodologia di confronto per scenari di fattibilità economica, territoriale, ambientale.
6. Il Dpcm 8/4/2008 che ha introdotto il segreto di Stato anche per la gestione degli impianti energetici civili.
7. La legge 99/2009 che ha portato la giurisdizione delle controversie in materia di impianti energetici di maggiori dimensioni (sopra i 400 MW) al livello esclusivo del TAR Lazio.
8. La legge 99/2009 di delega al Governo per la definizione delle procedure e delle modalità di riavvio del nucleare in Italia. Una legge che stabilisce a priori che la strategia energetica nucleare dovrà fissare l’obiettivo del nucleare in termini di potenza complessiva e di tempi di realizzazione , per cui la prevista Valutazione Ambientale Strategica sulla Strategia Energetica Nazionale diventa una sorta di verifica di compatibilità ex post di scelte già definite in sede politica.
9. Il Decreto Legislativo 31/2010 che nel disciplinare le procedura di autorizzazione delle centrali nucleari prevede ad esempio che :
•Prima si certifichino i siti delle centrali e poi si cerchi l’Intesa con la Regione
• Se non si raggiunge l’Intesa con la Regione interviene un Dpr previa delibera del Consiglio dei Ministri
• L’adeguamento del piano energetico regionale avviene dopo l’approvazione dei siti per cui si annulla la necessaria verifica di coerenza con tale piano della Strategia energetica nazionale in sede di VAS di questa ultima
• l’autorizzazione all’esercizio delle singole centrali riproduce il modello sopra visto di rimozione della Intesa con la Regione
• infine la chicca: dopo aver autorizzato il Deposito Nazionale per le scorie nucleari e il relativo Parco Tecnologico si prevede la VIA.
Quanto sopra avviene in aperto contrasto non solo con le regole della democrazia e guardando i dati economici sui costi del nucleare anche del buon senso, ma anche con la recente giurisprudenza della Corte Costituzionale in materia di ruolo delle Regioni nelle politiche energetiche anche per gli impianti definiti strategici per gli interessi nazionali come quelli nucleari e quelli termoelettrici di potenza superiore ai 300 MW.
La Corte Costituzionale già con sentenza n. 6/2004 ( che riprendeva la n.303 del 2004), in relazione al c.d. decreto legge sblocca centrali (DL 7/2002 convertito nella Legge 55/2002), affermava, con particolare riferimento alla Intesa con la Regione prevista da detto decreto, che : “Appare evidente che quest’ultima va considerata come un’intesa forte, nel senso che il suo mancato raggiungimento costituisce ostacolo insuperabile alla conclusione del procedimento – come, del resto, ha riconosciuto anche l’Avvocatura dello Stato – a causa del particolarissimo impatto che una struttura produttiva di questo tipo ha su tutta una serie di funzioni regionali relative al governo del territorio, alla tutela della salute, alla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, al turismo, etc.”.
Successivamente con sentenza n. 62 del 2005 (relativa alle leggi regionali in contrasto con la legislazione nazionale sul deposito nazionale per le scorie nucleari) afferma che se da un lato lo Stato può definire il sito del Deposito Nazionale, dall’altro venendo in gioco in questa scelta: il governo del territorio e gli interessi delle popolazioni locali: “occorrono opportune forme di collaborazione Stato-Regioni interessate, che devono riguardare le fasi relative alla validazione del sito, alla specifica localizzazione dell’impianto, alla realizzazione dell’impianto”. Quindi per la Corte è chiaro che la Intesa occorre non solo in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni-Città ma anche con la Regione territorialmente interessata dal sito.
Con sentenze n. 278 e n. 339 del 2009 la Corte ha poi chiarito come il nucleare rientri nella materia energia (quindi legislazione concorrente dove lo Stato può solo fissare principi generali dell’ordinamento giuridico) in aperto contrasto con la tesi della Avvocatura dello Stato che con la scusa della lotta all’effetto serra e della promozione della competitività del sistema industriale nazionale voleva far rientrare il nucleare nelle materie di legislazione esclusiva dello Stato.
In particolare da tale affermazione la Corte Costituzionale fa discendere il principio generale per cui se lo Stato può stabilire la Strategia Energetica Nazionale (principio generale dell’ordinamento giuridico) quando entrano in gioco le misure concrete (la scelta degli impianti e della loro localizzazione) occorre sempre la Intesa con la Regione soprattutto quando la decisione in oggetto possa avere un impatto potenziale significativo sulle competenze statali anche in termini finanziari e sicuramente una scelta come quella di una centrale nucleare può realizzare tale impatto: basti pensare alle questione del rischio, dell’approntamento delle infrastrutture stradali, dell’organizzazione del sistema dei controlli, delle modifiche alla destinazione urbanistica dei territori interessati dal sito etc.
Infine con sentenza 215/2010 la Corte Costituzionale, ha dichiarato la incostituzionalità di alcune norme della legge 102/1999, relativa alla introduzione di commissari governativi per realizzare impianti energetici definiti indifferibili e urgenti e per i quali c’è contrasto con Regioni ed enti locali interessati. In tal sentenza la Corte ha altresì affermato, relativamente allo spostamento di competenze dalle Regioni allo Stato ed al ruolo di capitali privati significativi nella realizzazione dei suddetti impianti: “In concreto, però, quando un simile spostamento di competenze è motivato con l’urgenza che si ritiene necessaria nell’esecuzione delle opere, esso dev’essere confortato da valide e convincenti argomentazioni. Ora, è agevole osservare che, trattandosi di iniziative di rilievo strategico, ogni motivo d’urgenza dovrebbe comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato, della realizzazione delle opere medesime.
Invece la disposizione impugnata stabilisce che gli interventi da essa previsti debbano essere realizzati con capitale interamente o prevalentemente privato, che per sua natura è aleatorio, sia quanto all’an che al quantum. Si aggiunga che la previsione, secondo cui la realizzazione degli interventi è affidata ai privati, rende l’intervento legislativo statale anche sproporzionato. Se, infatti, le presunte ragioni dell’urgenza non sono tali da rendere certo che sia lo stesso Stato, per esigenze di esercizio unitario, a doversi occupare dell’esecuzione immediata delle opere, non c’è motivo di sottrarre alle Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi.”
E’ indiscutibile come questi principi affermati dalla Corte Costituzionale siano in palese contrasto con le procedure accelerate previste dalla descritta legislazione nazionale per le centrali nucleari caratterizzate appunto da aggiramento delle competenze delle Regioni e forte ruolo dei capitali privati in un quadro di dichiarata urgenza, indifferibilità e strategicità di dette centrali.
Marco Grondacci
Ricercatore di Diritto Ambientale
Per ulteriori approfondimenti segnaliamo: La Corte Costituzionale non da il via al Nucleare
Giù le mani dai Beni Comuni: ce n’est qu’un début
6 marzo 2010, by admin
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Questo è solo l’inizio: “La nostra battaglia per l’acqua pubblica è già partita con la richiesta di modifica degli statuti comunali, riconoscendo che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, servizio essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini“. Con queste parole William Domenichini, resp.Ambiente del PRC spezzino ha aperto l’iniziativa “Giù le mani dai beni comuni“. Grande successo di pubblico, ma soprattutto splendida cornice politica ieri sera al centro Allende, in un iniziativa che ha coniugato interventi di grande spessore politico e tecnico a sostegno delle battaglie nazionali, ma soprattutto tenendo sempre presente la nostra realtà, anche nella chiave e negli impegni elettorali prossimi: le regionali.
Ciro Pesacane, presidente del Forum Ambientalista, ha sottolineato l’importanza della battaglia ambientale: l’acqua e l’energia è vita, “v’immaginate che cosa provocherà la privatizzazione dell’acqua? L’accesso all’acqua potabile è già precluso ad 1 miliardo e mezzo di essere umani, schiavi di multinazionali che voglio solo ed esclusivamente fare profitto. Non paghi? Ti chiudo il rubinetto!”
Franco Zunino, assessore regionale all’ambiente, ha puntualizzato alcuni elementi fondanti della sua attività in materia: “rivendichiamo con forza la paternità di due atti fondamentali come il ricorso alla Corte Costituzionali sulla legge che vuole privatizzare l’acqua e su quella che vorrebbe il ritorno al nucleare, ma non solo. La scelta di appoggiare Burlando – prosegue Zunino – è da ricercarsi nell’attenzione con cui il presidente ligure ha posto centralità ai temi che discutiamo oggi e che il centrodestra avvallerebbe come meri vassalli del governo amico“.
Matteo Gaddi, responsabile nazionale del PRC per il Nord Italia, riporta la discussione sul piano locale, essendosi occupato della vicenda ACAM: “Per ora, con i compagni spezzini, abbiamo scongiurato la privatizzazione dei servizi alla Spezia, ma la situazione di ACAM è grave e le scelte che si andranno a compiere nel futuro sono fondamentali. Solo con un fronte unito di lavoratori, comitati e cittadini si potrà impedire di privatizzare l’acqua. Rifondazione in questa battaglia c’è e ci sarà“.
Emilio Molinari, presidente del comitato italiano per il contratto mondiale dell’acqua, è stato lapidario: “ci stanno privatizzando tutto e la battaglia più importante che ci attende è quella per la nostra sopravvivenza. Acqua ma anche aria e cibo, che stanno avvelenando con emissioni nocive e organismi geneticamente modificati. Il prossimo passo sarà – ha chiuso Molinari – il referendum sull’acqua, è un impegno di tutti noi, ma occorre essere uniti, compatti e coinvolgere tutti i cittadini, perchè l’acqua è vita, privatizzarla un delitto“.
Nelle conclusioni, Massimo Lombardi, candidato alle regionali per la Federazione della Sinistra, è stato preciso: “Noi ci siamo, con la nostra faccia e le nostre idee, la consapevolezza che il nostro impegno per portare avanti queste battaglie è nel nostro DNA, ma l’altrettanta consapevolezza che da soli non bastiamo e che dobbiamo lavorare per sollevare più gente possibile. Lo abbiamo fatto nei quartieri del levante sul tema dei rifiuti, dobbiamo farlo in tutta la provincia per l’acqua pubblica. Noi di Rifondazione comunista ci siamo e continueremo la nostra battaglia di civiltà: acqua pubblica, energie rinnovabili, il nostro no all’incenerimento del CDR in ENEL, il nostro Si alla strategia Rifiuti zero“.
Nucleare: scelta pericolosa e costosa
11 febbraio 2010, by admin
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“Un ritorno al nucleare è scientificamente inconsistente, molto costoso e contraddice il referendum popolare del 1987. Purtroppo la decisione di oggi è l’ennesima dimostrazione che il governo si avvia a prendere una strada carica di conseguenze nefaste per tutta la collettività”.
Lo affermano Antonella Guastini e Massimo Lombardi, candidati di Rifondazione Comunista per la Federazione della Sinistra alla Spezia, alla luce del via libera dato dal Consiglio dei ministri al decreto legislativo che comprende i criteri per la scelta dei luoghi in cui nasceranno, le centrali nucleari.
“Tutto questo “grazie” alle enormi pressioni del ministro Scajola, padre padrone della Pdl ligure a cui ubbidiscono i vari Morgillo, Gatti, Cenerini e, non ultimo, il candidato presidente Biasotti“.
“Si tratta” – spiegano i candidati – “di una violazione dei principi minimi di democrazia e di un ritorno ad un passato carico di insicurezza per i cittadini, come dimostrano i continui incidenti ed il problema irrisolvibile delle scorie. Invece di puntare sulle energie pulite, sulle fonti rinnovabili, che potrebbero essere il fulcro di nuova occupazione si continua a giocare sulla pelle di cittadini e lavoratori. Per questi motivi, come Federazione della Sinistra, insieme ai cittadini, ai comitati ed altre forze politiche e sociali, saremo interpreti di quel percorso referendario che ci porterà a sconfiggere i progetti del governo e di chi sta dietro questa operazione”.
“Non possiamo non guardare in faccia alla realtà” – proseguono gli esponenti PRC spezzini– “Secondo l’inchiesta del giornalista Gianni Lannes, lo smaltimento dei rifiuti provenienti dall’ex centrale di Caorso sarebbe nelle mani della ‘ndrangheta, tirando in ballo anche il porto spezzino. E’ forse un caso che il Governo ha voluto definire un caso chiuso buttando in farsa le vicende sulle navi dei veleni? Dunque ancor prima di intraprendere la scellerata strada del ritorno al nucleare, si manifestano i primi effetti nefasti: più scorie per tutti.”
“Invece di seguire lobby ed interessi multinazionali – concludono Antonella Guastini e Massimo Lombardi– è il caso che il governo lavori ad un piano energetico nazionale (ancora assente) che incentivi le rinnovabili, la micro-generazione, il risparmio e l’ottimizzazione dei processi energetici, nell’interesse della collettività. In regione Liguria capitalizziamo scelte oculate, rilanciamo la battaglia per un modello sostenibile e chiediamo di chiarire le zone d’ombra di queste vicende, di navi affondate (Le dichiarazioni del pentito Fonti ce le siamo dimenticate?) e di colline irrimediabilmente distrutte (Pitelli docet).”