Solidarietà al presidente Fiasella denunciato da Papi per la vicenda inceneritore del Pollino
11 novembre 2011, by admin
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Esprimiamo solidarietà al presdiente della Provincia Marino Fiasella, chiamato in giudizio dal Enso Papi, ex Presidente di Confindustria spezzina, per la vicenda dell’inceneritore del Pollino in Versilia.
Rifondazione Comunista, già nell’ottobre 2008, aveva espresso sgomento e sconcerto perché dalle inchieste in corso era emerso che la popolazione della Versilia era esposta alle emissioni inquinanti dell’inceneritore del Pollino. In quell’occasione avevamo anche espresso l’auspicio che la Magistratura facesse chiarezza sui fatti e sulle responsabilità in merito al presunto utilizzo di «software realizzato per falsificare i dati» per il rilevamento delle emissioni nocive dell’inceneritore versiliese (diossine e monossidi di carbonio tra le maggiori sostanze altamente tossiche, cancerogene e mutagene).
Indipendentemente dalle posizioni che decideremo di assumere nel caso di elezioni primarie per la scelta del candidato del centrosinistra e della sinistra alla carica di Presidente della Provincia, riconosciamo a Fiasella l’onestà intellettuale e politica di aver sempre condiviso la nostra battaglia contro gi inceneritori. Una coerenza a causa della quale é oggi tratto in giudizio da chi quegli impianti li ha costruiti e li ha gestiti.
Federazione provinciale spezzina di Rifondazione Comunista
Gli imprenditori si devono mettere al servizio del territorio, il sig.Papi se ne faccia una ragione
16 giugno 2010, by admin
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Il recente convegno di lunedì scorso dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili alla Spezia ha fatto emergere le posizioni sconcertanti del presidente degli industriali spezzini Enzo Papi, che pare abbia scoperto solo ora che la crisi economica attuale nasca dal mondo della finanza.
Ma dov’era quando la classe imprenditoriale beneficiava di una situazione creditizia che ogni persona sana di mente avrebbe compreso che prima o poi sarebbe crollata su se stessa?
Purtroppo l’analisi del sig. Papi guarda solo nella direzione del profitto delle sue imprese, non curandosi delle conseguenze sociali che questa crisi economica sta provocando e provocherà. Anzi arriva addirittura ad invocare l’aiuto delle istituzioni. Ma dov’è la libera imprenditoria di cui egli stesso è rappresentante? Dov’è la mano invisibile che dovrebbe regolare il mercato, panacea di tutti i mali statalisti?
A queste contraddizioni viscerali il sig.Papi non risponderà, perchè la risposta è assai imbarazzante, tanto quanto è drammatica la situazione sociale nel paese. Una situazione che verrà inasprita da una manovra economica socialmente delinquenziale, che farà sprofondare lavoratori e lavoratrici ancor più nelle ristrettezze e nella difficoltà.
Occorre certamente una modalità nuova di pensare l’economia e lo sviluppo del nostro territorio, in primo luogo ponendo centralità al tema della sicurezza dei luoghi di lavoro, questione che al convegno dell’Ance, ahinoi, non è stata affrontata nonostante la nostra provincia è stata teatro di tanti incidenti ed omicidi bianchi. Occorre che la cosiddetta classe imprenditoriale faccia il suo ruolo mettendosi a disposizione del territorio, seguendo pianificazioni attente e lungimiranti, non dettandole.
Alla politica il ruolo di decisione ma soprattutto di mettere a sistema le parti sociali nell’ottica di migliorare la vita della gente, partendo dalla necessità di creare protocolli d’intesa con le aziende locali, sulla base di presupposti inamovibili: sicurezza nei cantieri, regolarità contrattuale di tutti i lavoratori, serietà ed efficienza nei lavori, moratoria delle volumetrie di nuova costruzione, rilancio di piani di recupero urbani ed edilizi, piano provinciale di messa in sicurezza del territorio.
Per il resto nulla di nuovo nel vuoto sconcertante di proposte da parte del centrodestra: da un lato il beverinese Costa continua in litanie sull’inutilità presunta di certi enti mentre sarebbe stato opportuno che ponesse la messa in sicurezza del territorio come elemento per interventi di riqualificazione, dall’altro il follese Cozzani magnifica la celerità della sua commissione edilizia ignorando che tale efficienza è dettata dalla pressochè assenza di pratiche da evadere, segno di un’inerzia produttiva del territorio.
Di ottimismo si può morire, ma qui è crisi nera
2 aprile 2010, by admin
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La conferenza stampa della CGIL Liguria a commento dei dati ISTAT sulle dinamiche occupazionali nella nostra regione nel 2009 è allarmante.
Per come dipingono la situazione Confindustria e Governo vien da dire che di ottimismo si potrebbe morire, tant’è che con l’ottimismo non si può andare a far la spesa! A chi sostiene che la crisi è ormai dietro l’angolo, i numeri dell’ISTAT fuggono ogni dubbio. Il tasso di disoccupazione sale ancora (+0,1% in più rispetto a dicembre 2009, fissandosi al 8,6%) ma con ottimismo risulta +1,3% rispetto ad un anno fa: il dato peggiore dell’occupazione dal gennaio 2004, inizio delle serie storiche Istat, con un calo del numero degli occupati di 307.000 unità in un anno.
Sulla base delle informazioni finora disponibili, il numero di occupati a gennaio 2010 è pari a 22 milioni 904 mila unità (appunto -1,3% rispetto a gennaio 2009) e da rilevare la crescita del tasso di disoccupazione giovanile (26,8%) di +0,3% rispetto al mese precedente e di +2,6% rispetto ad un anno fa. Cresce anche il numero delle persone in cerca di occupazione (+0,2% rispetto al dicembre 2009 e +18,5% rispetto ad un anno fa) che risulta ad oggi pari a 2 milioni 144 mila unità. Il Pil cala del 5% nel 2009 (peggior dato dall’inizio delle rilevazioni, il 1971).
Nella Provincia della Spezia si sono persi circa 2000 posti di lavoro: Ex San Giorgio, Riva Ferretti, Fincantieri, Intermarine, Comdata, Officine Cargo, il settore edile.
Dati che dovrebbero spingere senza indugi a mettere in atto provvedimenti anticiclici per porvi rimedio cogliendo al tempo stesso l’opportunità di mettere mano agli interventi necessari ad ottemperare gli impegni che il nostro paese ha nei confronti dell’Unione europea, quali il 20-20-20. Ma quello che si rileva è che la politica prioritaria perseguita dal governo Berlusconi è fatta di soli annunci, mentre i padroni di Confindustria quando non delocalizzano in un paese dove pagano il “costo del lavoro” la metà, chiedono, come Rao alla Spezia, moratorie sulle tasse, o altri benefici come ha fatto Sammartano o addirittura interferire pesantemente con certe scelte strategiche come fece Papi, mentendo sapendo di mentire quando definì la raccolta differenziata economicamente ed ambientalmente
E’ il caso che la classe dirigente di questa provincia scuota il sistema e mette i responsabili di questa stagnazione locale di fronte alle proprie responsabilità e che si cambi modalità di agire: la sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere una missione assoluta, che deve diventare una risorsa per il territorio in termini di professionalità e competenze, così come la corretta gestione del ciclo dei rifiuti è e deve diventare un volano occupazionale in termini di operatori e di sviluppo del settore del riciclo, della riparazione e del riutilizzo, allo stesso modo occorre investire nelle energie rinnovabili e nel risparmio energetico.
Moratoria delle imposte? Noi la vostra crisi non la paghiamo!
10 febbraio 2010, by admin
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Confindustria spezzina continua a delirare. Prima il capo degli “industriali”, il sig.Papi, spara a zero sulla raccolta differenziata (d’altronde lui costruisce inceneritori!), ora tocca al sig.Rao uscire malamente sul tema dei rifiuti, inventandosi la moratoria della TIA, si ma per i ricchi!
“Un contributo tangibile alle aziende nell’affrontare l’attuale sfavorevole congiuntura“? Partendo dal presupposto che Rifondazione Comunista ha mal digerito l’aumento della TIA, tuttavia, se quei 15 euro annui di aumento serviranno a far decollare il progetto di raccolta differenziata, siamo consapevoli che saranno presto ripagati. Ma sentir chiedere la moratoria da parte dei padroni è veramente il colmo.
Invece di cercare di recuperare redditività sulla fiscalità collettiva, Confidustria spezzina pensi a dare il proprio contributo ad arginare questa “congiuntura”, senza succhiare altro denaro pubblico ma facendo quello che un imprenditore dovrebbe fare: rischiare.
Questa congiuntura è stata causata da chi, come gli industriali, ora chiedono l’elemosina dallo Stato, ma se di aiuti si deve parlare, dalla TIA a qualsivoglia tariffa, questo deve andare ad appannaggio dei cittadini, che non parlano di congiuntura, ma di crisi nera! Per questo riteniamo le parole di Rao gravi ed offensive nei confronti della collettività spezzina.
Così come sono gravi le speculazioni elettoralistiche di un centrodestra maldestro e privo di qualsiasi proposta politica seria e lungimirante. Di quanto ha aumentato la TARSU il sindaco di Deiva, nonchè consigliere provinciale e dirigente del Pdl, Ettore Berni? E quanto gli è stato chiesto conto di tale aumento invece di assumersi le proprie responsabilità a fatto da scarica barile. Anche per lor signori latita il concetto di serietà, ma d’altronde la “caciara” di cui il centrodestra spezzino si è reso protagonista in questi giorni, per l’accaparrarsi di un “posto al sole” (o forse è meglio chiamarla poltrona) in consiglio regionale, ne è una degna testimonianza.
Nuovo incidente sul lavoro in val di Magra
4 febbraio 2010, by admin
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Ancora una volta interveniamo per dare solidarietà ad un lavoratore vittima dell’insicurezza nei luoghi di lavoro. Questa conta corrisponde di dati sugli omicidi bianchi, sulle mutilazioni, sugli incidenti lavorativi, continua senza sosta, ed il nostro territorio non ne è immune. E’ surreale che l’ennesimo grave episodio di mancanza di sicurezza nei cantieri alla Spezia sia contemporaneo all’uscita dei dati Eurispes sui costi sociali degli incidenti lavorativi.
Nell Rapporto Italia 2010 l’Eurispes quantifica gli incidenti sul lavoro in più 40 miliardi di euro di costi economico-sociali. Come si arriva ad una cifra simile? Con una media di circa 874.940 (37 ogni 1.000 occupati) e considerando un costo per singolo infortunio di circa 50.000 euro, i costi economici e sociali hanno superato i 43,8 miliardi di euro, pari al 2,8% del Pil italiano dello stesso anno. Ciò che fa ancor più riflettere è la stima che la riduzione del numero di infortuni sul lavoro genererebbe: si parla di un risparmio economico compreso tra 438 milioni di euro, ipotizzando una diminuzione dell’1% del numero di infortuni, e di quasi 2,2 miliardi di euro (diminuzione del 5%) e circa 4,4 miliardi di euro (diminuzione del 10%).
In un Italia in cui ci sono ministri come Brunetta che disconoscono l’art.1 della Costituzione (L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…), è ideologico richiamare la Politica ai valori costituzionali? Certo che no, tuttavia, pare che Italia i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sia erosi giornalmente, in una sorta di bradisismo dirittuale che punta al disconoscimento di un diritto fondamentale, quello del Lavoro.
Perchè nessuno investe in sicurezza se, conti alla mano, si risparmia in costi sociali? Banalmente perchè il risparmio è “solo” per la collettività, oltre che a vantaggio dei lavoratori, e non coincide con il profitto delle aziende, anzi. Ecco che ritorniamo alla ormai desueta litania del “para”capitalismo italiano: incamerare i guadagni, socializzare le perdite. In questo caso la perdite da socializzare sono vite umane.
Veniamo alla Spezia. Esprimendo la totale solidarietà alla famiglia del lavoratore coinvolto nell’incidente in val di Magra, non possiamo che chiedere conto alle classi “dirigenti” della provincia dello stato disastroso in cui versa la prevenzione degli incidenti lavorativi. Confindustria, che con il sig.Papi è sempre pronta a sponsorizzare lo sviluppo dei suoi inceneritori, o Confartigianato che il sig.Toti vorrebbe tornare all’epoca della rivoluzione industriale grazie alle sue mirabolanti idee sull’apprendistato, si voglio assumere la responsabilità di “educare” i loro associati?
Gravissime parole di Papi sulla raccolta differenziata
31 gennaio 2010, by admin
Archiviato in Ambiente, Primo piano, Società
“Un ciclo dei rifiuti economicamente ed ecologicamente corretto e sostenibile non deve superare il 35-40% di raccolta differenziata, oltre sarebbe dannoso”.
Con queste gravissime parole, il presidente della confindustria spezzina Enzo Papi strumentalizza una delle pratiche più civili e maggiormente sostenibili rispetto alla gestione dei rifiuti, come la raccolta differenziata, mentendo sapendo di mentire. Secondo la (il)logica analisi del sig. Papi, realtà che vanno da Capannori a Novara, ai comuni del nord Italia come Ponte delle Alpi che fanno percentuali di differenziata oltre l’80%, sostengono pratiche ecologicamente ed economicamente insostenibili?
In queste realtà non solo si rispetta l’ambiente, ma si sono costruiti modelli di sviluppo compatibile con le esigenze umane, rilanciando pratiche e progettivi produttivi che hanno rilanciato l’economia artigianale, agricola e commerciale: pensiamo alla distribuzione a chilometro zero, al rilancio dell’acqua pubblica, alle strutture di riparazione, senza contare allo sviluppo industriale del settore del recupero di materiale. Tutto ciò è alla base di una progettualità che evidentemente manca al massimo esponente degli industriali spezzini.
Certo non meraviglia il fatto che il sig. Papi abbia taciuto mestamente sulle vicende che hanno visto interessati gli impianti prodotti dalla sua azienda, come quello di Versilia. Quello è un modello di sostenibilità? Emissioni dannose, nocive alla salute.
Invece di difendere gli interessi di chi costruisce inceneritori, il sig. Papi pensi a come mettere freno alla crisi economica spezzina senza additare ad altri le proprie responsabilità. Vorrà dire qualcosa sugli oltre 2000 disoccupati o anche qui la colpa è di chi fa proposte serie poi demonizzate da chi governa nell’ombra l’economia spezzina da decenni?
Ma forse questa è la vera utopia, parafrasando il condiviso commento del Sindaco Federici alle esternazioni del presidente di Confindustria: alla Spezia (come in Italia) mancano imprenditori che sanno rischiare, e, aggiungiamo, che sanno solo speculare su beni comuni facendo ricadere i rischi sulla collettività ed avvelendosi dei benefici monopolistici.