Al di là degli aspetti giuridici su cui probabilmente il primo cittadino dovrebbe riflettere, si tratta di un atto che mette in dubbio ed in pericolo l’autonomia del consiglio comunale, organo di rappresentanza democratica del capoluogo spezzino. Le Commissioni consiliari sono forse l’ultimo baluardo di democrazia rimasta nei nostri comuni, luogo in cui il consigliere può interloquire con Enti, Agenzie, organi dello Stato, realtà sociali e sindacali interessati dalle varie problematiche, aperte alla cittadinanza e dove ogni affermazione ha valore legale, insomma luogo in cui ha un senso compiuto ed un’utilità reale l’esercizio dell’attività consiliare.
Se Peracchini è intollerante verso qualsiasi confronto e dissenso è problema suo, non dei valori democratici del nostro paese e del comune capoluogo.
Se Peracchini non riesce a gestire i rapporti con la sua maggioranza e’ problema suo, non utilizzi metodi antidemocratici per imbavagliare il consiglio comunale ed i suoi organi come le commissioni.
In pochi mesi di amministrazione il centrodestra ed il sindaco spezzino ha inanellato una serie di episodi indegni che dovrebbero far riflettere, dal negare l’incontro con i lavoratori Acam solidali con la collega “licenziata” dall’assessore Casati, dalla nomina della super dirigente che doveva affiancare Peracchini nel riprendere in mano la situazione per ridimensionarla a capo Dipartimento per ovvia incompatibilità della funzione con il ruolo del Segretario Generale, alla vicenda dell’eternit a Marola ed alle contraddizioni che ne emergono sulle modalità di intervento dell’amministrazione sul controllo e monitoraggio del quartiere. Non ultimo, ma per gli interessi della città senz’altro di minor interesse, i continui balletti su presunti rimpasti di giunta e sulla litigiosità delle componenti della maggioranza per acquisire un posto al sole.
In un contesto che pare di caos totale, è evidente che il Sindaco tenti di limitare scivoloni e ulteriori sbandamenti censurando le Commissioni consiliari, un’atto illegittimo che grida vendetta, col quale il sindaco vuole mettere in ordine la maggioranza e zittire l’opposizione. Oltre ad un passo indietro del sindaco, riteniamo che sia indispensabile un atto formale del presidente del consiglio Guerri se non vuole esser complice, affinché nel suo ruolo tuteli le prerogative del consiglio comunale e dei consiglieri, consapevoli che questa vicenda minerebbe le fondamenta delle istituzioni democratiche locali.
Veruschka Fedi,
Segretaria provinciale Rifondazione Comunista La Spezia
La vicenda dei tetti in eternit dei capannoni siti nell’area arsenale di Marola in parte divelti dal vento dello scorso weekend, sta assumendo connotati al limite del surreale. Si è partiti da una serie di segnalazioni dei cittadini, senza il quale probabilmente nessuno sarebbe intervenuto sulla questione, si è passati dalle sconcertanti parole del sindaco della Spezia, Pierluigi Peracchini, che i parlava di interventi ancora prima che nessun operaio avesse messo piede in arsenale, per arrivare alla preoccupante assenza di trasparenza.
Il sindaco è il primo responsabile e tutore della salute pubblica e visto i “buoni rapporti di vicinato” che ha con la M.M sarebbe opportuno che invece di pronunciare proclami ben lontani dalla realtà, si prodighi per mitigare un rapporto di buon vicinato che tale è probabilmente solo per questa amministrazione.
Peracchini ha voluto rassicurare la cittadinanza ma la realtà, documentata dai cittadini, è tutt’altro rispetto a quanto affermato dal primo cittadino: persistono frammenti di lastre rotte in sito oltre che alcuni pezzi ritrovati nella pubblica via. Siamo di fronte ad un fatto senza precedenti, oltre alla gravità di affermazioni non veritiere da parte del sindaco, resta la ancor più grave situazione di rischio di dispersione di fibre d’amianto per l’area circostante, area che vede un centro abitato, esercizi commerciali, uffici postali ed una scuola dell’infanzia e di primo grado.
SBC e Rifondazione Comunista esprimono vicinanza alla popolazione di Marola, chiedendo che le istituzioni intervengano con urgenza, affinché si verifichi lo stato degli interventi che sono in atto, auspicando che prevedano la rimozione di tetti in eternit fatiscenti e non dei rattoppi che sarebbe certamente causa di ulteriori situazioni di pericolosità per la salute dei cittadini. In secondo luogo che si avvii immediatamente un monitoraggio sulle dispersioni aeree di fibre di amianto e che tale monitoraggio sia reso al più presto pubblico.
Nella nostra provincia è altissima l’incidenza del mesotelioma quindi auspichiamo che vengano messe velocemente in atto tutte le procedure atte a contrastare una patologia i cui maggiori picchi sono purtroppo previsti nei prossimi anni a causa di un indiscriminata esposizione all’amianto.
Un’interrogazione scritta alla Commissione Europea riguardo all’inquinamento e smilitarizzazione delle aree militari di Marola alla Spezia è stata presenta ieri dall‘europarlamentare di Rifondazione Comunista-L’Altra Europa con TsiprasEleonora Forenza.
Come promesso nel corso della sua visita in città avvenuta lo scorso 1 dicembre, l’on.le Forenza ha chiesto alla Commissione europea una verifica sull’inquinamento nell’arsenale militare spezzino (specie per la presenza di grandi quantità di amianto) e sulla smilitarizzazione almeno parziale per il rilancio del borgo di Marola.
L’europarlamentare (e tutti i cittadini spezzini), ora attendono la risposta dalla Commissione che sarà comunicata tempestivamente. Di seguito il testo dell’interrogazione: “Da oltre 100 anni a Marola (La Spezia, Italia) la Marina Militare Italiana occupa un’area di circa 8 ettari fronte mare che negli ultimi anni è diventata solo un deposito diffuso di rottami e rifiuti inquinanti a 100 metri dalle scuole e dalle abitazioni. Da tempo i cittadini chiedono la smilitarizzazione e la bonifica di quest’area inutilmente sottratta alla loro fruizione, poiché da oltre 20 anni non vi si svolgono più attività lavorative. Le aree e gli specchi d’acqua sono invece usati solo come deposito, ormeggio di navi, rottami di vario genere e capannoni con coperture in eternit, determinando così una situazione di pericoloso inquinamento. La consistente presenza di amianto e metalli pesanti è stata certificata anche da una conferenza di servizi del Ministero dell’ Ambiente Italiano. Inoltre ultimamente, nell’area marina antistante la zona militare di Marola, è iniziata l’operazione di scarico delle bombe a grappolo dalla nave Bbc Houston, in condizioni di assoluta insicurezza. Chiede alla commissione:Di verificare se la situazione d’inquinamento dell’area militare non contrasti con le normative europee, così come sancito dall’articolo 191 del TFUE; di verificare se la smilitarizzazione, almeno parziale dell’area, non favorirebbe la bonifica e il rilancio del borgo di Marola, con possibile sviluppo economico e turistico“.
“Siamo molto soddisfatti“, – dichiara il segretario provinciale spezzino di Rifondazione Comunista Massimo Lombardi- “La compagna Forenza aveva promesso di portare il caso in Europa e la ringrazio personalmente a nome di tutti gli spezzini, non solo di Marola, non solo di Rifondazione. Questa è una battaglia che vede coinvolta da sempre tutta la città: per la prima volta la piccola Marola sarà discussa nella grande Bruxelles. Questo primo atto ufficiale ci da la forza per proseguire nella lotta al fianco dei cittadini alla ricerca della verità e del diritto a tornare al proprio mare dopo oltre un secolo”.
“Il primo round è compiuto“, – conclude Lombardi – “ora aspettiamo la risposta del governo europeo. Su Marola siamo pronti a una nuova mobilitazione che vada oltre i confini spezzini“.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
Rifondazione Comunista della Spezia si unisce al dolore dei parenti delle tantissime vittime di amianto a cui la corte di Cassazione ha negato, causa l’infame prescizione, il risarcimento e la giusta punizione ai responsabili di una delle più grosse stragi sul lavoro mai accadute in Italia.
Una strage che è iniziata da decenni e che continua tutt’ora, anche nella nostra provincia, dove le morti per mesiotelioma e asbestosi sono all’ordine del giorno.
Putroppo tutto questo è un esclusivo problema politico e non di giustizia, come si vuole credere.
Infatti laddove esitono leggi atte a favorire chi compie il crimine e non a difendere le vittime e l’intero popolo italiano (in nome del quale la Giustizia dovrebbe essere amministrata secondo Costituzione) il parlamento, adibito a scriverle, ne è l’unico responsabile.
Così mentre si continua a morire di amianto, la fa franca chi si è arricchito in maniera smisurata sulla pelle della gente e tutto ciò è intollerabile e disgustoso.
Contrariamente alle apparenze, il problema non è giudiziale ma esclusivamente politico.
Peccatoc he questa politica, come nel vergognoso caso Cucchi, al di la delle ipocrite dichiarazioni di facciata, si guarderà bene dal fare ciò che è stata deputata a fare, ossia produrre leggi che tutelino la collettività e che colpiscano inesorabilmente gli autori di tali crimini.
Rifondazione spezzina, nel ribadire vicinanza e solidarietà alle associazioni delle vittime, fa un appelllo al nostro concittadino, il ministro guardasigilli Orlando, affinchè intervenga nel merito per realizzare una legge che cancelli questa prescrizione, in modo che personaggi come Schmidheiny paghino una volta per tutte per le morti che hanno causato.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
Dopo il verdetto di ieri sul caso Eternit, un’altra sentenza storica, stavolta proveniente dalla Francia. La multinazionale americana Monsanto, conosciuta ai più per produrre semi transgenici (OGM), è stata riconosciuta responsabile per l’intossicazione da erbicida di Paul Francis, un agricoltore francese.
Dopo tre anni, Paul Francis, divenuto nel frattempo portavoce delle vittime dei pesticidi, si è visto riconoscere i suoi problemi di salute come malattia professionale da parte dell’Agenzia delle assicurazioni sociali per l’agricoltura e ora ha avviato un procedimento per risarcimento danni nei confronti della Monsanto.
In un momento di crisi globale, in cui il neoliberismo sta facendo in briciole i diritti di lavoratori e cittadini, le condanne ai dirigenti dell’Eternit e della Monsanto sono spiragli di luce.
Ora occorre agire localmente con determinazione, affinchè questi momenti di rivendicazione dello stato di diritto nei confronti della prepotenza del capitale non sia effimeri.
Il 13 febbraio 2012 potremmo ricordarlo come un giorno storico, dove la giustizia ha reso il suo servigio a tantissimi lavoratori e loro cari per la condanna esemplare nel processo Eternit: 16 anni al Schmidheiny e a de Cartier, per reati commessi negli stabilimenti di Casale Monferrato, oltre alla condanna pecuniaria. Tuttavia nulla vale la perdita di chi ha vissuto la tragedia dell’amianto.
Una condanna che segue quella degli ex vertici Fincantieri (processo di Palermo) e che significa tutela per i cittadini, ma che non basta. Ora la politica deve perseguire l’azione avviata dalla magistratura e non lasciare che questa conquista giuridica sia lettera morta. Un’azione che deve essere strutturata ed articolata su più fronti.
Rifondazione Comunista lancia un appello perché alla Spezia si rilanci un fronte di lotta sul tema amianto, troppo spesso marginale rispetto al gravità locale. Occorre avere la lungimiranza di riconoscere, nel diritto dei lavoratori e delle lavoratrici, la salvaguardia e la prevenzione della salute, agendo in primo luogo nella difesa dell’ambiente di lavoro, nella lotta contro le nocività.
Federazione prov.le Rifondazione Comunista/Fds La Spezia
“Nulla vale la vita di un lavoratore ucciso dall’amianto, nemmeno una sentenza giusta come quella che ha condannato i manager della Eternit di Casale Monferrato. Tuttavia quella sentenza “parla” anche alla Liguria essendo la nostra la regione più colpita dalle morti per esposizione all’amianto. Proprio nel momento in cui il padronato ed il Governo Monti stanno sferrando nuovi intollerabili attacchi ai diritti dei lavoratori ed alle loro condizioni di vita, la sentenza dell’Eternit ci chiama a rilanciare l’impegno contro le nocività e ad operare affinché i responsabili dei tanti omicidi provocati dall’amianto in Liguria vengano giudicati dalla Giustizia. Come è successo ai manager della Eternit”.
Sergio Olivieri
Segretario regionale ligure di Rifondazione Comunista – Federazione della Sinistra