Dal corteo spezzino del primo maggio e dalla festa di Solaro di Lerici Massimo Lombardi, candidato al consiglio regionale ligure per la Rete a Sinistra – Pastorino presidente lancia un messaggio a tutti i lavoratori:
“Dopo il corteo di pochi giorni fa al fianco degli operai Fincantieri, oggi è la festa di tutti: buon primo maggio di lotta. Lo voglio augurare a chi il lavoro ce l’ha ma lo deve proteggere ogni giorno dagli assalti di un governo-Renzi politicamente violento e ipocrita. L’incredibile presa in giro del “Jobs act” renziano, un enorme assist a Confindustria e alla classe padronale, lo dimostra in pieno.
Buon primo maggio a chi il lavoro l’aveva ma che gli è stato letteralmente rapinato dalla cosiddetta “riforma” Fornero”, votata quattro anni orsono da Pd e Berlusconi. Lo scandalo degli esodati grida ancora vendetta.
Buon primo maggio ai milioni di pensionati, che soffrono dopo una vita di lavoro e sacrifici perché colpiti ripetutamente dal carovita e dall’attacco governativo alla propria sudata pensione.
Buon primo maggio a chi il lavoro non lo trova o l’ha perso, o lo ha a tempo, a cottimo, a ore, a giorni, pagato con voucher, pagato in nero, malpagato, sottoposto a umiliazioni e offese, o addirittura non pagato. La precarietà rimane e oltre gli spot non ci sono tutele.
Infine, con tutto il cuore, buon primo maggio alle famiglie di chi, lavorando, non è più tornato a casa.
A tutte queste persone va il mio pensiero, mentre in parlamento si violenta la democrazia e Renzi inaugura, proprio oggi, il mostro-Expo. Un altro scempio ambiental-tangentistico, un affare da un miliardo di soldi pubblici per ingrassare mafie e corrotti mentre viene descritta un’inesistente realtà rosa e fiori da miniculpop anni ’30. La mia solidarietà e vicinanza ai ragazzi e ragazze che hanno manifestato pacificamente con coraggio e orgoglio il proprio dissenso contro Expo 2015.
C’è una forte ipocrisia di fondo che vediamo e leggiamo anche oggi in Liguria dove Raffaella Paita e soci, ultras di Renzi, si riempiono però la bocca di lavoro e di lavoratori, gettando fango sugli avversari che la possono sconfiggere tra un mese alle urne.
Messaggio a Paita, Renzi e Federici: non abbiamo bisogno di voi, delle vostre sparate quotidiane alla ricerca di visibilità e voti perduti. Non ci interessa l’eterno e logoro refrain sul voto utile: è ora di finirla. Noi non faremo vincere la destra perché, grazie a voi, le destre avranno vinto comunque. State sereni.
Ebbene si, sindaco Federici: siamo guardiani della rivoluzione e ne andiamo fieri, la tua è ironia fuori luogo. Non c’è Sinistra senza difesa del lavoro e delle conquiste sociali ottenute negli ultimi cinquant’anni, spiace doverlo dire a chi ha fatto parte del Pci.
Forse qualcuno, realmente di sinistra, si vergogna a leggere le vostre parole. Tra un mese ce lo sapremmo ridire”.
Massimo Lombardi
candidato in consiglio regionale Rete a Sinistra La Spezia – Pastorino presidente
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L’offerta promozionale del Pd di Milano che regala un buono sconto per entrare all’Expo ai giovani che prendono la tessera del Pd mi pare coerente con il decadimento di quel partito, che non ha più niente di sinistra: a quando il tre per due?
Del resto il Pd non è venduto ai poteri forti ma ne è espressione organica e quindi ne utilizza anche i codici comunicativi: anche l’iscrizione al partito è diventata una merce e visto che non vale tanto, può essere venduta solo con lo sconto!
Il problema in realtà non è il Pd ma chi ancora pensa che questo abbia qualcosa a che vedere con la sinistra.
Non a caso Arnaldo Cestaro è iscritto a Rifondazione e considera il Pd la sua controparte.
Paolo Ferrero,
segretario nazionale Rifondazione Comunista
Trent’anni fa moriva Enrico Berlinguer. Il suo ricordo è ancora vivo se Renzi e Grillo – che con i comunisti non c’entrano niente – hanno fatto la gara, nel corso dell’ultima campagna elettorale, a chi – a parole, ovviamente – era più berlingueriano dell’altro.
Berlinguer ha denunciato per primo l’emergenza della questione morale nel nostro Paese. Con quell’espressione il segretario del Pci intendeva indicare la deriva di un modello di sviluppo sbagliato e devastante, fondato sull’illegalità, sull’alleanza tra gli apparati dello Stato e la criminalità organizzata, sulla trasformazione dei partiti che stavano al governo in comitati di affari, su imprese e imprenditori che fanno profitti a suon di bilanci falsi e di sfruttamento dei lavoratori.
Le ultime vicende dell’Expo a Milano e del Mose a Venezia dimostrano, una volta di più, l’attualità della riflessione di Berlinguer: le grandi opere – basate sul consumo del territorio e sulla distruzione dell’ambiente – rappresentano spesso una grande opportunità per pochi di arricchirsi depredando le casse pubbliche.
Berlinguer andò davanti ai cancelli della Fiat di Torino – quando nel 1980 vennero annunciati 15.000 licenziamenti – per dire che il Pci stava e doveva stare dalla parte dei lavoratori anche e soprattutto quando le cose sembravano andare nel peggiore dei modi. Una grande lezione politica e morale che tanti hanno dimenticato: sia Renzi che Fassino, quando la Fiat ha scelto di non riconoscere il contratto nazionale di lavoro e di dichiarare di fatto “illegale” la presenza della Fiom – si sono schierati dalla parte di Marchionne senza se e senza ma.
Ancora, vogliamo ricordare il Berlinguer che sostenne il referendum per difendere la scala mobile, ovvero l’adeguamento automatico dei salari al costo della vita.
Anche in questo caso Berlinguer – malgrado tanti ne reclamino l’eredità – è rimasto inascoltato: è sufficiente pensare alle diverse leggi e provvedimenti – da ultimo il Jobs Act – che hanno peggiorato le condizioni dei lavoratori a suon di precarietà, cancellazione dei diritti e disoccupazione di massa.
Noi pensiamo che il pensiero di Berlinguer sia indelebile e di grande attualità, perché ancora ci parla della necessità di costruire un’opposizione alle politiche che in questi anni hanno portato la disoccupazione e la povertà ai livelli più alti da quarant’anni a questa parte; della necessità di affermare con nettezza il permanere della questione morale e l’urgenza di un modello di sviluppo diverso; della necessità di costruire una sinistra coerente e radicata in grado di cambiare il paese.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
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