“1969 – Quando gli operai hanno rovesciato il mondo”: domani aperitivo e presentazione dell’ultimo libro di Paolo Ferrero presso la sede di Rifondazione spezzina

18 dicembre 2019, by  
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Domani, mercoledì 18 dicembre alle 21, nella sede di Rifondazione Comunista spezzina di via Lunigiana, si terrà la presentazione del nuovo libro di Paolo Ferrero “1969 – Quando gli operai hanno rovesciato il mondo” edito da Derive Approdi. Si tratta di un doppio appuntamento pre-natalizio per il partito che in questi giorni compie 28 dalla sua fondazione. 
 
Alle ore 19 si partirà con un aperitivo popolare offerto a tutta la cittadinanza, con Rifondazione che aprirà le porte alla città e in particolare al quartiere di Migliarina, che da quindici anni ospita la sede della federazione spezzina.
 
Una festa allietata dal ritorno in città dell’ex ministro ed ex segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero e la sua ultima fatica letteraria. A cinquant’anni dal cruciale “autunno caldo” e dalla bomba di piazza Fontana, che dette inizio alla strategia della tensione e alla stagione delle “stragi di stato”, l’attuale vicepresidente della Sinistra Europea ci racconterà un periodo cruciale della storia del movimento operaio italiano e del paese intero collegandolo naturalmente con la disastrosa situazione attuale italiana ed europea sul campo dei diritti del lavoro e delle classi sociali più povere. 
 
Ferrero, 59 anni, ex operaio Fiat, ha all’attivo una lunga militanza politica in Rifondazione ed è autore dei saggi Quel che il futuro dirà di noi. Idee per uscire dal capitalismo in crisi e dalla Seconda Repubblica, Roma, 2010, Pigs! La crisi spiegata a tutti, 2012, La truffa del debito pubblico, 204, TTIP L’accordo di libero scambio transatlantico. Quando lo conosci lo eviti (con Elena Mazzoni e Monica Di Sisto), 2016, Karl Marx e l’attualità del comunismo, Roma, 2018.
 
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare!
 
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

11 giugno 1984-2014: a trent’anni dalla morte di Berlinguer costruiamo l’opposizione ai corrotti e agli sfruttatori del popolo italiano

11 giugno 2014, by  
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Trent’anni fa moriva Enrico Berlinguer. Il suo ricordo è ancora vivo se Renzi e Grillo – che con i comunisti non c’entrano niente – hanno fatto la gara, nel corso dell’ultima campagna elettorale, a chi – a parole, ovviamente – era più berlingueriano dell’altro.

Berlinguer ha denunciato per primo l’emergenza della questione morale nel nostro Paese. Con quell’espressione il segretario del Pci intendeva indicare la deriva di un modello di sviluppo sbagliato e devastante, fondato sull’illegalità, sull’alleanza tra gli apparati dello Stato e la criminalità organizzata, sulla trasformazione dei partiti che stavano al governo in comitati di affari, su imprese e imprenditori che fanno profitti a suon di bilanci falsi e di sfruttamento dei lavoratori.
Le ultime vicende dell’Expo a Milano e del Mose a Venezia dimostrano, una volta di più, l’attualità della riflessione di Berlinguer: le grandi opere – basate sul consumo del territorio e sulla distruzione dell’ambiente – rappresentano spesso una grande opportunità per pochi di arricchirsi depredando le casse pubbliche.
Berlinguer andò davanti ai cancelli della Fiat di Torino – quando nel 1980 vennero annunciati 15.000 licenziamenti – per dire che il Pci stava e doveva stare dalla parte dei lavoratori anche e soprattutto quando le cose sembravano andare nel peggiore dei modi. Una grande lezione politica e morale che tanti hanno dimenticato: sia Renzi che Fassino, quando la Fiat ha scelto di non riconoscere il contratto nazionale di lavoro e di dichiarare di fatto “illegale” la presenza della Fiom – si sono schierati dalla parte di Marchionne senza se e senza ma.
 
Ancora, vogliamo ricordare il Berlinguer che sostenne il referendum per difendere la scala mobile, ovvero l’adeguamento automatico dei salari al costo della vita.
Anche in questo caso Berlinguer – malgrado tanti ne reclamino l’eredità – è rimasto inascoltato: è sufficiente pensare alle diverse leggi e provvedimenti – da ultimo il Jobs Act – che hanno peggiorato le condizioni dei lavoratori a suon di precarietà, cancellazione dei diritti e disoccupazione di massa.
Noi pensiamo che il pensiero di Berlinguer sia indelebile e di grande attualità, perché ancora ci parla della necessità di costruire un’opposizione alle politiche che in questi anni hanno portato la disoccupazione e la povertà ai livelli più alti da quarant’anni a questa parte; della necessità di affermare con nettezza il permanere della questione morale e l’urgenza di un modello di sviluppo diverso; della necessità di costruire una sinistra coerente e radicata in grado di cambiare il paese.


Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Finanziaria. Landini (Fiom): “Ci appelliamo a tutte le forze politiche per lo stralcio dell’Art. 8. Chiediamo al Presidente Napolitano di non firmare la legge”

19 settembre 2011, by  
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L’Art. 8 della Finanziaria è un attentato ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori perché consente ai contratti aziendali o territoriali di derogare ai Ccnl e alle leggi.”

“E’ un tentativo eversivo di sconvolgimento del diritto del lavoro e della nostra Costituzione.

“Si arriva al paradosso che alla Fiat, condannata per comportamento antisindacale dal tribunale di Torino, il Governo regala una legge su misura che sancisce la validità retroattiva di tali comportamenti e di tali accordi.”

“L’Art. 8 presenta anche diversi aspetti di incostituzionalità e per questo è necessario che venga stralciato e non sia convertito in legge.”

“Ci rivolgiamo a tutte le forze politiche affinché sostengano in Parlamento e nel Paese tale posizione.”

“Ci rivolgiamo al Presidente della Repubblica affinché, in quanto garante della nostra Carta Costituzionale, non firmi una legge in contrasto con i principi costituzionali.”

Fiom-Cgil/Ufficio stampa

Unici a votare l’appoggio allo sciopero Fiom. La società civile si mobiliti per la manifestazione di domani a difesa dei lavoratori

27 gennaio 2011, by  
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La Mozione in sostegno allo sciopero della FIOM del 28 gennaio presentata dalla Federazione della Sinistra durante i lavori dell’ultimo Consiglio Comunale, è stata respinta con il voto contrario dell’opposizione di centro destra e con l’astensione del resto della maggioranza e della lista Schiffini.

Il documento al suo interno denunciava il recente comportamento ricattatorio della Fiat, in occasione del referendum di Mirafiori a seguito dell’accordo firmato da tutte le sigle sindacali esclusa la FIOM, accordo che contiene inoltre una clausola pesantissima: la cancellazione dalla fabbrica dei sindacati non firmatari, cioè l’impossibilità che questi abbiano una rappresentanza aziendale, dunque la loro abrogazione di fatto, situazione questa mai vista in Italia dal dopoguerra ad oggi.

Inoltre con tale accordo padroni-sindacati concertativi si cancella:

1) il contratto nazionale di lavoro, al fine di imporre condizioni di lavoro pesantissime: per i ritmi, il taglio delle pause, il lavoro notturno, gli straordinari comandati senza contrattazione, il rifiuto dell’azienda di pagare i giorni di malattia a suo carico;

2) il diritto di sciopero, stabilendo che chi viola le clausole di esso è passibile di infrazione disciplinare e quindi di licenziamento, introducendo pertanto di fatto il lavoro schiavistico e la conseguente cancellazione della democrazia e della Costituzione.

Per questi motivi, la Federazione della Sinistra ha presentato analoga mozione in tutte le sedi istituzionali dove è presente, convinta che la richiesta di sciopero generale, avanzata dalla Fiom non è solo sacrosanta, ma vada appoggiata in ogni modo poiché l’inaudito attacco della Fiat ai diritti dei lavoratori è un attacco ai diritti di tutti i cittadini, dato che mette a repentaglio il valore fondamentale delle libertà democratiche;

Non solo, la Federazione della Sinistra ritiene ormai urgente che la società civile manifesti la sua più concreta e attiva solidarietà alla Fiom e ai lavoratori metalmeccanici a partire dalla giornata di domani 28 gennaio perché ne va delle libertà di tutti.

La Cgil risponda a Confindustria con lo sciopero generale

21 gennaio 2011, by  
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Verso il 28 gennaio

Se qualcuno ancora aveva dei dubbi, la Federmeccanica ha posto termine alla inutile discussione sulla portata dell’attacco della Fiat al contratto nazionale e ai diritti dei lavoratori.

La proposta presentata ieri dal direttore generale dell’organizzazione degli industriali metalmeccanici, che è bene ricordarlo rappresenta anche l’azienda della presidente della Confindustria, ha definitivamente liquidato il contratto nazionale. Non ci saranno più due livelli di contrattazione, quello nazionale e quello aziendale in deroga, ma ne resterà uno solo. Le aziende potranno scegliere se applicare un contratto nazionale che, a quel punto non varrà più niente, oppure farsi il proprio contratto ad hoc, come ha scelto Marchionne. Così tutto il reale diventa razionale, tutte le deroghe, tutte le violazioni dei contratti vengono legalizzate, si può fare tutto perché tutto è concesso.

Questo sistema stravolge anche l’ipocrisia dell’accordo separato del 22 gennaio 2009, dove la Confindustria, il governo, la Cisl e la Uil fecero finta di mantenere i due livelli contrattuali, seppure con le deroghe. Per questo è evidente l’imbarazzo di Bonanni e Angeletti, costretti ancora una volta a inseguire le svolte e le contro svolte dei padroni a cui sono appiccicati.
Come avevamo detto l’attacco della Fiat al contratto nazionale e ai diritti non sarebbe stato e non poteva essere un’eccezione, ma sarebbe diventato la nuova regola. Non ci sarà più bisogno allora, per la Fiat, di uscire formalmente dalla Confindustria, perché la firma della Confindustria a un contratto non varrà più di niente, sarà semplicemente una liberatoria a fare quello che si vuole.

Avevamo ragione quando avevamo detto che con la Fiat partiva il più grave attacco ai diritti dei lavoratori, dal 1945 ad oggi. E abbiamo avuto ragione quando abbiamo chiesto con insistenza alla Cgil di rispondere alla Confindustria con lo sciopero generale. Finora questo non è avvenuto, perché la maggioranza della Cgil si è autoincastrata nella ricerca di un accordo con Cisl, Uil e Confindustria. Il confuso documento sulla rappresentanza approvato dal Direttivo della Cgil ha invece ricevuto subito uno sgarbato e sbrigativo no della Cisl. Sul resto ha risposto la Federmeccanica.

Continuare per questa strada è semplicemente decidere che la Cgil si mette da sola nell’angolo. Dopo lo sciopero dei metalmeccanici del 28 gennaio dovremo alzare la voce, come mai abbiamo fatto, dentro la Cgil per andare allo sciopero generale e finirla con il balletto degli inutili dialoghi con la Confindustria e con tutti coloro che vogliono distruggere il contratto nazionale.

di Giorgio Cremaschi (tratto da Micromega)

Marchionne, il capitalista speculatore che disprezza il lavoro

18 gennaio 2011, by  
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L’intervista che il direttore de “La Repubblica” ha fatto all’Amministratore Delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha il pregio dell’assoluta chiarezza. Non c’è’ una sola parola nelle due pagine dell’intervista che faccia riferimento alla Costituzione, al Contratto nazionale, allo Statuto dei lavoratori. Per Marchionne semplicemente non esistono. Non a caso tutto il suo ragionamento è fondato sul più puro diritto commerciale. Il lavoro è una merce che deve essere acquistata ai prezzi del mercato internazionale, come il petrolio o il grano. Il lavoro è quella che nel gergo di Marchionne si chiama una commodity, cioè una merce per cui vale solo il prezzo di mercato ma non le specifiche particolarità dei contratti.

Tutto il suo ragionamento ha questa brutalità ed è davvero penoso che poi, alla fine, si rispolveri come goffo contentino, la promessa di aumentare gli stipendi e di far partecipare agli utili. Quest’ultima venne già lanciata nel 1920, alla vigilia del fascismo, dal fondatore della Fiat, Gianni Agnelli. Quanto alla promessa di aumenti è bene ricordare che intanto i salari sono stati calati, cancellando il premio di risultato di 1.200 euro all’anno.

Nelle due pagine dell’intervista ancora una volta Marchionne non dice nulla sui suoi progetti industriali, che a questo punto appaiono sempre più fumosi e privi di credibilità. Mentre parla con chiarezza il gergo delle multinazionali e della speculazione finanziaria, quello che ha fatto sì che con il risultato del referendum salisse il titolo Fiat, indipendentemente dalla produzione effettuata. La proprietà Fiat sta guadagnando con le azioni, e Marchionne con le stock option, anche senza produrre e vendere automobili e questa è la dimostrazione che la strategia di Marchionne è solo di speculazione finanziaria.

E’ stupefacente, infine, l’arroganza con cui Marchionne si vanta del risultato del voto. La maggioranza degli operai ha votato no, visto che anche nel turno di notte operaio hanno votato impiegati. Il sì è passato solo per il voto determinante di questi ultimi e nonostante questo Marchionne parla come se avesse avuto un plebiscito nelle catene di montaggio. Viene il dubbio che l’Amministratore Delegato della Fiat avesse paura di essere mollato dagli impiegati e che la sua gioia sia per il loro voto. A parte l’ironia, questa arroganza si accompagna al disprezzo del sistema sociale e politico del paese, ed è la dimostrazione che non abbiamo a che fare con qualcosa di nuovo, ma semplicemente con un ritorno ai più barbari meccanismi del capitalismo speculativo.

Marchionne a volte parla come un padrone paternalista degli anni Venti, a volte come un manager finanziario del Duemila, a volte come un barone agrario dell’Ottocento che dice ai suoi braccianti “se non vi va, quella è la via per andarsene”. In ogni caso quale che sia l’epoca in cui lo collochiamo, l’Amministratore Delegato della Fiat rappresenta sempre un modello regressivo e privo di democrazia e dignità sociale.

Giorgio Cremaschi

Che tempo che fa a Mirafiori…

17 gennaio 2011, by  
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Maurizio Landini, dal luglio 2010 Segretario generale della Fiom, a caldo commenta i dati appena resi noti del referendum svoltosi giovedì 13 e venerdì 14 alle Carrozzerie della Fiat di Mirafiori su una consultazione ritenuta illegittima dalla Fiom che, a differenza degli altri sindacati, non ha neanche firmato il nuovo contratto proposto dalla Fiat di Sergio Marchionne, ritenuto peggiorativo perfino rispetto a quello di Pomigliano, dove si è votato il 22 giugno 2010.

Parte 1

Parte 2

Olivieri (Prc): Marchionne e i suoi fans non hanno vinto a Mirafiori. Ora Sciopero Generale contro padroni e Governo

15 gennaio 2011, by  
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Il si ha prevalso di stretta misura nel referendum di Mirafiori però Marchionne, Berlusconi, Bonanni, Angeletti, Veltroni, Fassino e tutti quelli che in questi giorni hanno magnificato quell’accordo vergognoso non hanno vinto.

Non hanno vinto perché la maggioranza degli operai ha respinto l’accordo che è passato solo grazie al voto decisivo degli impiegati che a Mirafiori sono in gran parte capi e struttura gerarchica.

Non hanno vinto perché quello non era un voto libero; non si può essere liberi di esprimersi quando il capo della Fiat e quello del Governo ti dicono che se voti no la fabbrica chiude e tu resti disoccupato.

Nonostante questo ricatto, che ci siano stati 2.325 lavoratori (quasi la metà) che hanno avuto il coraggio e l’orgoglio di rispondere no è un fatto straordinario. Che dice che alla Fiat ci sono le forze per rovesciare quell’accordo e che nel Paese cresce la voglia di non chinare più la testa.

L’avevamo visto già con il voto di Pomigliano, con la manifestazione nazionale del 16 ottobre organizzata dalla Fiom, con la lotta degli studenti contro la Gelmini e con l’assedio ai Palazzi del potere il 14 dicembre a Roma; lo vediamo oggi con il voto di Mirafiori.

E lo vedremo di nuovo il prossimo 28 gennaio con lo sciopero dei metalmeccanici indetto dalla Fiom che sarà grande e partecipato.

Cosa aspetta ancora la Cgil a raccogliere la spinta che viene dal Paese e a proclamare lo Sciopero Generale Nazionale contro i padroni e contro il Governo?

Se non ora, quando?

Sergio Olivieri
Segretario regionale Rifondazione Comunista – Federzione della sinistra

Oltre duecento firme al fianco della Fiom contro la violenza padronale della Fiat di Marchionne. Domani due banchetti alla Spezia

11 gennaio 2011, by  
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Ottimi risultati per la campagna di adesione dell’appello in favore della Fiom organizzata dal circolo “Tina Modotti” di Rifondazione Comunista alla Spezia. Tra la giornata di oggi e quella di ieri sono state oltre duecento le firme dei cittadini spezzini e ciò testimonia l’appoggio popolare alla dura lotta di resistenza della difesa dei diritti dei lavoratori che la Fiom sta organizzando su tutto il territorio nazionale contro l’incredibile e violento l’affondo padronale della Fiat di Marchionne.

La raccolta firme a favore dell’appello prosegue domani, mercoledì 12 gennaio, con un banchetto in via Cavour angolo via Rattazzi dalle 10 alle 13 e nel pomeriggio dalle 15.30 alle 18.

Oltre che negli altri comuni della provincia Rifondazione Comunista organizza nelle prossime settimane le raccolte firme nei principali luoghi di lavoro della città, ecco il calendario completo:

18 gennaio: Comune e Provincia
19 gennaio: Acam e Asl
20 gennaio: Call Center Pianazze
21 gennaio: Mercato e Arsenale
22 Gennaio: Asl
24Gennaio: Oto Melara-Enel
25Gennaio: Termomeccanica
26 Gennaio: Porto
27Gennaio: Atc e Ferrovie

Su Mirafiori è il silenzio dei complici?

10 gennaio 2011, by  
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Ad eccezione di Chiara Bramanti, di Enrico Vesco, di altri esponenti della sinistra che la legge elettorale voluta da Veltroni e Berlusconi ha reso extraparlamentare e dell’ex Sindaco della Spezia Giorgio Pagano, non ce n’è uno, tra parlamentari, ex parlamentari, consiglieri, assessori regionali, Sindaci ed amministratori, segretari di partito dello spezzino che abbia detto una parola.

Eppure di solito sono assai prodighi di dichiarazioni, comunicati, prese di posizione.  Questa volta niente, silenzio assoluto.

E non vengano a dire che l’accordo di Mirafiori, che cancella diritti che i lavoratori di questo Paese si sono conquistati con le lotte e spesso anche col sangue,  riguarda solo quella fabbrica o al massimo la città di Torino.  Lo sanno benissimo che non è così e che una volta che Marchionne passasse a Mirafiori si tenterà di esportare quel modello nel resto d’Italia ed anche da noi, a Spezia. Le prove generali le ha già iniziate a Genova e a Monfalcone la Fincantieri.E lo sanno che il ricatto di Marchionne contiene una clausola che prevede che chi, come la Fiom, non ha firmato quell’accordo capestro, indipendentemente dal consenso che avrà tra i lavoratori, non potrà avere alcuna rappresentanza  aziendale.

E’ mai possibile che esponenti politici che si considerano democratici tacciano di fronte ad un atto che colpisce così pesantemente le libertà sindacali?

Possibile che non capiscano che questo attacco ai diritti dei lavoratori è un attacco alle libertà di tutti ed è la versione “industriale” della stessa logica autoritaria ed antidemocratica che loro stessi, tutti i giorni, contestano giustamente a Berlusconi e al suo governo?

Purtroppo nei giorni scorsi fior fiore di esponenti nazionali del Pd, da Morando a Veltroni, da Ichino a D’Alema a Fassino, si sono affannati a spiegare che la Fiom ha torto e Marchionne ha ragione. Dai parlamentari ed ex parlamentari, consiglieri ed assessori regionali, sindaci ed amministratori spezzini del Pd e del centrosinistra invece non viene una parola.

La pensano anche loro come Marchionne e come Morando, Veltroni, Ichino, D’Alema, Fassino? Se non è così – e lo spero davvero – che battano un colpo.

Sergio Olivieri, ex deputato di Rifondazione Comunista

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