Domenichini: “L’outlet di Brugnato non darà nessun sviluppo, avviare un piano di salvaguardia del territorio”

23 aprile 2012, by  
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Quale sviluppo dia un mostro di cemento e di asfalto come l’outlet di Brugnato non è dato sapere. In un’area che ha visto il peggior evento alluvionale della provincia sorgerà un moloch di 100 negozi, migliaia di parcheggi, un intervento che farà operare aziende locali e che una volta chiuso aprirà le porte a poche decine di precarie e precari.

Dunque nessun volano economico se i dati nazionali sono inequivocabili e gli outlet registrano un calo degli acquisti pari al -6%, dati Adoc. Ecco perchè non si teme la concorrenza: perché è agonizzante!

Naturalmente senza contare le conseguenze di un intervento totalmente estraneo alla natura del territorio, che modificherà irrimediabilmente gli assetti già fragili. L’outlet è un esempio straordinario di come venga utilizzato il tema del lavoro, che fino a prova in contraria nel nostro Paese è un diritto, per ricattare le scelte di pianificazione e le decisioni sul futuro del territorio.

La Val di Vara ha bisogno di un investimento straordinario nella manutenzione, nella salvaguardia e nella tutela del proprio territorio. Li esistono centinaia di posti di lavoro che non confliggerebbero con le esigenze del territorio stesso, anzi, innescherebbero un percorso virtuoso migliorando la qualità della vita di un luogo straordinario della nostra provincia.

La Regione Liguria deve quindi mettere in discussione questo intervento in ragione delle condizioni di sicurezza, così come gli enti locali devono porre all’ordine del giorno un sensato percorso di riqualificazione e di tutela del territorio che sia volano di uno sviluppo compatibile, basato su una riconversione economica per il settore agricolo, silvicolo ed artigianale, con il preciso fine di strutturare una filiera corta che faccia sistema in tutta la provincia.


William Domenichini
Responsabile Ambiente e territorio Rifondazione Comunista/Fds La Spezia

Brugnato: strumentalizzazioni indecenti dell’Adoc, sicurezza e rilancio economico anche senza outlet

8 dicembre 2011, by  
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Siamo sgomenti di fronte alla strumentalizzazione politica della rappresentante dell’Adoc Elisabetta Sommovigo. Se avesse avuto l’accortezza di leggere attentamente il nostro documento avrebbe potuto cogliere l’occasione di aprire un dibattito serio e responsabile sul destino del territorio valdivarese, invece ha preferito prestare il fianco a chi, incurante di ciò che è accaduto il 25 ottobre scorso, continua a pensare che il modello economico che punta su cementificazione e precarizzazione del lavoro sia l’unico possibile. Bene ha fatto la Regione a congelare il progetto, bene farà l’Autorità di Bacino a rendere più restrittivi i vincoli.

Rifondazione Comunista non accetta lezioncine da chi evidentemente preferisce evitare la realtà, pur di consentire speculazioni sul territorio e sui lavoratori. La nostra proposta politica passa in primo luogo per la salvaguardia della vita della gente: se il 25 ottobre scorso l’outlet fosse stato aperto sarebbe stata una carneficina. Ora se la Sommovigo non si rende conto di un dato tanto elementare è sconcertante.

Se le amministrazioni locali portassero avanti una proposta incentrata sulla tutela del territorio, dall’agricoltura biologica alla manutenzione, dal recupero edilizio a quello urbanistico, dalla silvicoltura allo sviluppo di sistemi di filiera corta, parliamo di un modello che va ben oltre 500 posti di lavoro. Ma la miopia di chi vede la val di Vara come un territorio da colonizzare è imbarazzante, così come la grave menzogna proposta nel tentativo di nascondere la verità: l’area dell’outlet non solo è stata spazzata via dal Vara, ma evidentemente la Sommovigo non ha nemmeno mai visto le carte del PAI, dove era già stato previsto nel 2003 ciò che è avvenuto il 25 ottobre.

Per questo motivo riteniamo che tali dichiarazioni siano, oltre che miopi, lesive ed insultanti. Rifondazione ha organizzato centinaia di volontari che hanno spalato fango, lo stesso che la Sommovigo tenta di gettarci addosso maldestramente. Ma si sbaglia di grosso: la nostra proposta politica fonda sulla coscienza di chi ha visto con i propri occhi quella tragedia e strutturando un modello economico diverso da quello che viene difeso con le unghie da banche e speculatori.

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