5 Terre: “Responsabili politici si assumano tutte le responsabilità del disastro”
2 novembre 2010, by admin
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A poco più di un mese dal terremoto che ha investito le Cinque Terre è più che mai necessaria una seria riflessione sullo stato attuale delle cose.
Rifondazione Comunista decise in tempi non sospetti di abbandonare il presidente Fiasella e, viste le sue dichiarazioni recenti, fu scelta saggia. Nonostante sia emerso di tutto e di più il presidente della provincia è passato dalla definizione di “nuovo caso Tortora” all’ennesima difesa azzeccarbugliesca di Bonanini: forse è il caso che si aggioni, ma l’ultima berlusconata dell’ex presidente del Parco è stata l’auto-ammissione del reato di calunnia per poter richiedere lo spostamento del processo!
Per Fiasella nel Parco “si deroga un po’ alle regole democratiche”. Un’affermazione gravissima che denota la mancanza di cultura istituzionale da parte di una delle maggiori rappresentanze locali. Dopo questa ennesima dimostrazione di inadeguatezza, Fiasella deve dimettersi. Crediamo profondamente che la risposta politica che occorre dare alla gente vada ben oltre la diatribetta tra PD e PdL, un teatrino inammissibile.
Ognuno si assuma integralmente le proprie responsabilità, perché entrambi i partiti, trasversalmente, hanno serie responsabilità e coinvolgimenti nella vicenda. Le responsabilità politiche rispetto alla gestione autoritaristica sono nelle 900 pagine di ordinanza ed il ruolo di Bonanini, le sue “capacità”, furono addirittura premiate con la candidatura al Parlamento Europeo!
Se la sua elezione fosse avvenuta, oggi sarebbe uno dei tanti inquisiti coperti da immunità parlamentare, segno evidente che il berlusconismo ha contaminato settori del centrosinistra. Con lui erano presenti nel consiglio direttivo del Parco anche svariati politici di centrodestra che evidentemente durante i voti dei bilanci o dormivano o erano distratti dalle capacità di Bonanini.
E dov’erano i membri ambientalisti del direttivo? Paradossalmente le associazioni ed i comitati che fin’ora si sono travestiti da “grillo parlante” della politica locale, o dormivano, o sapevano. In entrambi i casi dovrebbero avere il buon gusto di astenersi dal far lezioni morali. Così come dimostra la comunità del Parco in cui risultano presenti tutti i sindaci rivieraschi e, si guardi un po’ il caso, il presidente Fiasella.
Se il PD scopre oggi che le regole non debbono essere considerate come un impaccio ne siamo lieti, ma la profonda lacerazione tra politica autoreferenziale e clientelare che sta venendo a galla, con il caso 5 Terre, non può esser risolta cospargendosi il capo di cenere. Occorre una svolta radicale, responsabile e concreta, a partire da una banalità: rispettare le regole democratiche.
Da domani Rifondazione Comunista proporrà di istituire, in tutti i comuni in cui siamo presenti, l’anagrafe degli amministratori per tutti gli enti locali e per ogni organismo partecipato, parimenti alla pubblicazione di tutti i documenti (delibere, regolamenti, bilanci, incarichi, ecc.) sui siti web istituzionali, la tranciabilità della documentazione, e soprattutto regole chiare e utili affinché ogni cittadino possa conoscere cosa accade nella gestione della cosa pubblica.
Occorre anche una vera e propria assunzione di responsabilità da parte dei Partiti a non candidare persone coinvolte in azioni giudiziarie che riguardano reati contro la cosa pubblica, ad ottenere le loro immediate dimissioni qualora coinvolti, ad impedire che si ricoprano più cariche elettive o nomine (anche se possibile per legge) come deputato/consigliere/amministratore delegato, ecc., senza sovrapposizioni tra ruoli istituzionali ed associativi, Fondazioni ed altre realtà che possono costituire aspetti lobbistici, così come regole per evitare che enti pubblici siano gestiti da nuclei familiari.
Non possiamo ignorare che il lavoro iniziato dal commissario Cosentino sia piuttosto preoccupante: i servizi del Parco devono rimanere pubblici e le 5 Terre non sono territorio di conquista per arpie private che possono far cassa con un patrimonio collettivo simile.
Per prima cosa occorre sapere realmente lo stato dell’arte, poi priorità al rilancio del Parco attraverso un modello compatibile, non di sfruttamento, ma di ulteriore valorizzazione attraverso pratiche virtuose. Domani il Parco delle 5 Terre deve essere il laboratorio politico di un modello innovativo, che tenga conto delle battaglie vere ambientaliste vinte fin’ora, che non deroghi impegni sociali ed occupazionali a scorribande predatorie.
In tal senso esprimiamo viva preoccupazione per la posizione espressa da Fabio Renzi, segretario generale Symbola, che come se nulla fosse si preoccupa di rilanciare l’immagine di una terra che non ha nessun bisogno di essere magnificata perchè basta la sua bellezza. E’ tuttavia un segnale non positivo il fatto che in Symbola è presente l’ex presidente Bonanini e l’attuale commissario Cosentino, elementi che non fanno ben sperare rispetto al tanto agognato rinnovamento culturale e politico.
Nessuna lezioni ma solo Verità e Giustizia per le storture del Faraone
12 ottobre 2010, by admin
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“Riteniamo doveroso precisare all’Idv locale che non abbiamo alcuna intenzione, e non ci interessa affatto, dare lezioni a nessuno. Vogliamo “solo” ciò che un paese civile dovrebbe pretendere: la piena luce sui fatti che hanno investito le Cinque Terre, la verità sulle vicende che hanno portato ad oggi e l’assunzione della piena responsabilità di tutti i coinvolti, naturalmente esprimendo nuovamente ed incondizionatamente la nostra totale solidarietà con chi ha Resistito per anni. Ci stupisce che altre forze politiche del centrosinistra non esprimano la stessa nostra volontà, tesa al fermo rispetto della Democrazia, della trasparenza e della legalità in tutto il nostro territorio, non solo nelle Cinque Terre“.
Così Chiara Bramanti, segretaria provinciale di Rifondazione Comunista della Spezia, interviene in merito alle recenti dichiarazioni dell’esponente della direzione provinciale spezzina Idv Nicola De Benedetto.
“Invitiamo De Benedetto, e tutti coloro i quali lo ritengono opportuno, a rileggersi attentamente le 881 pagine di ordinanza di custodia cautelare, in cui risulta che, il 26 agosto 2010, il coordinatore provinciale Idv Pietrobono veniva ricevuto dall’ex presidente del Parco delle Cinque Terre, Franco Bonanini e nella discussione c’erano in oggetto proprio i rapporti con la minoranza. Ne deduciamo che l’Idv sapeva bene cosa stava succedendo ma ha taciuto. Non sfuggirà agli esponenti dell’Idv rivierasca che in quelle 881 non vi sia alcun esponente che attualmente ricopre incarichi nel Partito della Rifondazione Comunista! Ragion per cui invece di attaccare Rifondazione, che chiede chiarezza e trasparenza per voltare pagina realmente e non solo con buoni propositi, si accerti che il partito dove milita De Benedetto sia immune da relazioni eufemisticamente poco edificanti, con chi ha costruito il sistema feudale che oggi scopriamo nei suoi nodi più inimmaginabili ed angoscianti.
Infine in merito alla posizione del consigliere comunale di minoranza del comune di Vernazza, Antonio Barrani, chiamato in causa dal solito De Benedetto, è lo stesso Barrani a intervenire: “La mia linea sul caso Cinque Terre è esattamente quella espressa dalla mia segreteria provinciale” – dichiara il capogruppo di opposizione a Vernazza – “Come esponente di Rifondazione Comunista voglio ricordare al signor De Benedetto che l’Italia dei Valori ha appoggiato ed appoggia, tramite il consigliere comunale De Nevi, l’amministrazione di Vernazza guidata dal sindaco Rezasco che ha sua volta ha appoggiato direttamente la candidatura di Bonanini al parlamento europeo nel 2009“.
“A Vernazza – conclude Barrani – siamo fieramente all’opposizione e lo saremo finché emergerà tutta la verità anche al di fuori del comune di Riomaggiore. Invito infatti a gettare lo sguardo su tutta l’area del Parco che coinvolge anche i comuni limitrofi senza limitarsi e restringere il cerchio alla sola area riomaggiorese. L’attenzione al caso resti alta e non si limiti solo a Rimaggiore. Difenderemo il Parco in tutta la sua interezza e Rifondazione non ha niente da nascondere: vuole verità e giustizia per tutte le persone che in questi hanni hanno sofferto le gravi storture di questo sistema“.
Sul caso Bonanini politica reticente ed ambigua, occorre una svolta!
9 ottobre 2010, by admin
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Le vicende di questi giorni, i dati ed i fatti che emergono impongono alla classe dirigente spezzina una severa riflessione che ci auguriamo porti ad una profonda svolta nella vita politica spezzina.
Le nostre riserve per le pratiche antidemocratiche che finalmente stanno venendo a galla si associano alle preoccupazioni per le coperture e le tutele politiche e culturali di cui tali prassi hanno goduto in maniera trasversale, quasi a testimoniare una totale assuefazione del territorio e la sua minoritaria capacità di indignarsi. Per questo voglio dire al segretario del Pd Veschi, che non basta parlare di balzo in avanti della partecipazione, una condizione necessaria ma non sufficiente.
Al di là della vicenda giudiziaria, le intercettazioni stanno portando a conoscenza un quadro di violazione sistematica della Democrazia, e nessun partito coinvolto o suoi esponenti, può cavarsela dicendo di attendere la fine dell’inchiesta. Ecco perché Rifondazione comunista (unica) ha da subito chiesto le dimissioni immediate di chi ha posto le condizioni di far produrre oltre 800 pagine di ordinanza in cui c’è di tutto e di più, un dossier che va ben oltre i minimizzanti “maldestri ampliamenti di cantine”.
Se alcune forze politiche si sono riconosciute in un indecente coro solidale agli arrestati, altrettanti si sono celate in un silenzio assordante: i nostri ex compagni che ora militano in SEL si rammentano dell’insegnamento berlingueriano relativo alla questione morale? E i dipietristi dell’Idv hanno raggiunto una linea comune oppure stanno valutando le implicazioni politiche del loro segretario provinciale Sandro Pietrobono? Occorre chiarezza in questo momento ed i cittadini spezzini, come noi di Rifondazione comunista, vogliamo sapere con chi si può condividere un percorso di rinnovamento.
C’è n’è per tutti. Tant’è che nell’ordinanza compaiono anche personaggi di spicco del centrodestra: l’avv.Paolo Messuri (consigliere del Pdl nel Consiglio comunale della Spezia), che d’accordo con Tarabugi (capo dell’ufficio tecnico di Riomaggiore ora agli arresti) invia la diffida a fornire ai consiglieri dell’opposizione le documentazione richieste, oppure il sindaco di Beverino attualmente anche consigliere provinciale del Pdl, Andrea Costa (ex segretario provinciale Pdl), che con il fratello, titolare dell’omonima impresa edile, partecipa ad una riunione con Bonanini nella quale si discute come falsificare perizie per far risultate eseguiti alcuni lavori mai fatti della ditta Costa.
Una riflessione dovuta è se fosse stata approvata la “legge bavaglio” voluta da Berlusconi, oggi cosa conosceremmo di tutto questo vespaio? Nulla o poco, quel che potevamo sapere dalle coraggiose voci che si levavano dai territori e venivano soffocate a colpi di querele e di minacce, dinamiche subite sia da esponenti di Rifondazione comunista sia dall’attuale minoranza, ai quali esprimo la nostra totale solidarietà.
C’è poi un questione di stile e di etica politica: le dichiarazioni di Fiasella [Scarica Intervista Fiasella - (mp3 - 2.57 MB)], che a caldo minimizzano la vicenda definendola “astrazione di carattere spettacolare” e la paragonano al caso Tortora! Affermazioni gravissime fatte lo stesso giorno degli arresti senza conoscere i fatti che nel puro stile berlusconiano danno per scontato l’errore giudiziario e l’inconsistenza del lavoro della magistratura. Affermazioni che offendono la comunità e ci portano a concludere che l’interruzione dei rapporti di alleanza in provincia avevano profondo senso anche nella distanza che si è venuta a creare dal punto di vista culturale e formale con esponenti come Fiasella.
Da questa vicenda se ne esce se si farà pulizia di chi è coinvolto e si darà priorità alla questione della Democrazia, se si supereranno le gestioni clientelari e se la politica si spoglierà di quell’arroganza che porta a denunciare i cittadini quando questi osano criticare la gestione della cosa pubblica. Sia chiara una cosa: per Rifondazione comunista l’unica solidarietà da manifestare è per coloro i quali in questi anni hanno resistito in un clima simile, dai tanti compagni nel territorio agli attuali consiglieri di minoranza.
Non dimentichiamo che il Parco delle Cinque Terre è un’inestimabile patrimonio culturale, ambientale e produttivo della nostra provincia. Dal Ministro Prestigiacomo ci attendiamo che, tramite il suo commissario, sia mantenuto l’impegno concreto alla salvaguardia dei posti di lavoro, con la stessa solerzia con cui si è dichiarata solidale con indagati eccellenti, senza evidentemente aver letto neppure una riga delle indecenze politico/amministrative che emergono dall’ordinanza di custodia.
Chiara Bramanti
Segretaria provinciale PRC La Spezia
Scarica le 881 pagine dell’Ordinanza di custodia cautelare - (pdf - 5.31 MB)
Correva l’anno… 2005!
5 ottobre 2010, by admin
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Ecco un repertorio di cronaca locale, che racconta le vicende giudiziarie di un compagno riomaggiorese, reo di aver diffamato uno dei protagonisti della vicenda giudiziaria che ha coinvolto Bonanini.
Potete scaricare la pagina del 6 gennaio 2005 - Secolo XIX - (jpg - 1.64 MB)
Olivieri sul caso 5 Terre: “Chi si opponeva al sistema faceva vita grama”
1 ottobre 2010, by admin
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Riproponiamo l’intervista di Paolo Magliani (Secolo XIX) al segretario regionale ligure di Rifondazione comunista, Sergio Olivieri.
Rifondazione Comunista è l’unica che ha chiesto le dimissioni del presidente del Parco delle Cinque Terre Franco Bonanini. Il segretario regionale Sergio Olivieri spiega il motivo della presa di posizione del suo partito.
Mentre le altre forze politiche hanno espresso solidarietà a Bonanini, voi ne avete chiesto le dimissioni. Perché?
« E’un atto dovuto compiere un passo indietro se chi amministra la cosa pubblica è indagato con imputazioni così gravi ed è addirittura sottoposto agli arresti. Stupisce piuttosto che Rifondazione sia stata l’unica ad averlo chiesto e che le stesse forze politiche, che in casi analoghi si sono sempre espresse in questo senso, stavolta abbiano preferito assumere altre posizioni».
Tra queste forze però ci sono anche i vostri compagni del Pdci con i quali state dando vita alla Federazione della Sinistra…
«La successiva precisazione di Enrico Vesco ha chiarito che si tratta solo di una differenza di toni che non fa venir meno le ragioni dell’unità della sinistra di alternativa per la quale Prc e Pdci sono fortemente impegnati».
Bonanini si è dimesso…
«Sì e gli ne do volentieri atto. Anche in questo caso poi devono valere i principi garantisti: essere sottoposti ad indagine non significa automaticamente essere colpevoli. C’è un’inchiesta in pieno svolgimento e c’è da augurarsi che si concluda presto e bene. Non è rituale esprimere fiducia nell’operato della magistratura. Questo sul piano giuridico».
E su quello politico?
«Dai verbali delle intercettazioni che si leggono sui giornali, come è stato già autorevolmente sottolineato, emerge una concezione feudale del territorio ed un disprezzo sconcertante per i valori che dovrebbero caratterizzare il funzionamento delle istituzioni. Al di là dell’aspetto giuridico, questo ci dice che siamo davanti ad una vera emergenza democratica».
Lei parla di emergenza democratica, ma se così fosse la scoprite solo adesso?
«Fin da quando Rifondazione era guidata da Aldo Lombardi cercammo di dare sostegno al malessere che veniva manifestato da una parte dei cittadini, molti dei quali però avevano timore ad esporsi pubblicamente. Riconosco che la nostra azione è stata senza dubbio insufficiente ma va detto che la situazione era molto difficile e che il nostro impegno é costato caro, soprattutto ai pochi compagni della zona che avevano il coraggio di esporsi. Del resto che a Riomaggiore le voci critiche facciano vita grama non è una novità».
Può essere più chiaro?
«Potrei citare per esempio il caso delle elezioni comunali del 2004. In quell’occasione una lista civica conseguì un successo inaspettato e riuscì ad eleggere alcuni consiglieri: era una spina nel fianco dell’establishment. Ci fu un ricorso del centrosinistra e del centrodestra e partì subito un’inchiesta che accertò che alcune delle firme a sostegno della lista erano state raccolte senza la presenza dell’autenticatore, ma si trattava comunque di firme vere e non false. La sanzione per questa irregolarità fu pesantissima: i consiglieri eletti furono dichiarati decaduti e al loro posto subentrarono i rappresentanti del centrodestra, cioè “l’opposizione di Sua Maestà”, visto che centrodestra e centrosinistra a Riomaggiore non si differenziano molto. Sarei curioso di sapere in quanti comuni nei quali sono state riscontrate irregolarità nelle firme raccolte a sostegno delle varie liste ci sono stati provvedimenti così draconiani».
In conclusione?
«Spero che da questa vicenda non ne esca malconcia l’immagine del Parco, un patrimonio inestimabile da salvaguardare. Ed è doveroso, al di là delle opinioni politiche, esprimere riconoscenza per il coraggio di quanti, come i rappresentanti dell’attuale opposizione consiliare di Riomaggiore, hanno operato in questi anni in un contesto così difficile per far valere le ragioni della democrazia».
Disneyland al pesto
1 ottobre 2010, by admin
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I «mostri» delle Cinque Terre. Ma le carte sulla distrazione di fondi a Riomaggiore erano lì da anni Un mix esplosivo di conti bancari, concessioni arbitrarie, intercettazioni
L’inchiesta sul Parco delle Cinque Terre è appena partita. Partorirà altri mostri. Anche perché l’incastro di conti bancari, delibere comunali, concessioni arbitrarie, intercettazioni in cui gli indagati ritoccano dal vivo documenti pubblici è letale e i documenti parlano in maniera chiara come parlava liberamente al telefonino il presidente del Parco delle Cinque Terre Franco Bonanini con l’ex capo della Procura di La Spezia oppure con i tecnici del Comune di Riomaggiore negli uffici comunali attigui a quelli del parco.
Ma a guardar bene, le carte c’erano già da anni. Il manifesto fece un’inchiesta a cavallo tra 2005 e 2006. Una prima puntata («Disneyland al pesto», 6 gennaio 2006) s’incentrava sulle lamentele degli abitanti delle Cinque Terre circa la poca trasparenza della gestione di fondi europei, nazionali e regionali da parte del parco, la mancanza di un bilancio pubblico, il rischio di speculazioni edilizie come la ventilata costruzione del Villaggio Europa e l’avvenuto sbancamento di un bosco a Pianca per costruire una scuola. Nei mesi successivi sembrava tutto fermo, nessuno indagava e i ricorsi in tribunale relativi a denunce di cittadini della zona venivano affossate e finivano nel nulla, fra minacce dirette o indirette a chi si ribellava allo stato di fatto. La rete intanto riverberava le accuse: mancanza di bilanci, il numero degli assunti, la gestione del ricavato dal ticket per i sentieri e altri introiti. Oggi il cuore delle indagini sono i fondi per l’alluvione 2003, il ripristino della stazione ferroviaria di Manarola e altri soldi pubblici ricevuti per greti, muretti a secco e strade, gestiti in maniera totalmente arbitraria e quasi sempre senza che venissero fatte le opere promesse. Ad esempio di 328 mila euro chiesti nel novembre del 2006, quando nel 2010 fu redatto il saldo ne erano stati spesi solo 78 mila, in pratica non si facevano né appalti né lavori e il restante, centinaia di migliaia di euro, venivano usati per altri lavori, per rifare l’illuminazione, per blandire qualche voce critica (un marciapiede qui, uno là) o beneficiare qualche protetto.
Tra i protetti rientravano ovviamente anche i familiari: infatti il reato di abuso edilizio deriva da pratiche retrodatate di permessi a costruire scaduti per la cantina della moglie di Bonanini. In questo ed altri casi gli inquirenti hanno potuto seguire i lavori in diretta grazie alle intercettazioni ambientali. Anzi, il sistema era così rodato che c’erano dei protocolli con parti a matita che si potevano poi riscrivere a penna, come ha scoperto un consulente tecnico della Procura. È per quello che una segretaria oggi agli arresti dopo una perquisizione negli uffici regionali nel giugno scorso dice: «Se hanno i protocolli siamo rovinati».
Non è andata altrettanto bene con un altro finanziamento regionale di 500 mila euro perché la Regione cominciò a fare dei controlli sulle spese fatte effettivamente (ecco perché in questo caso si è ipotizzata la tentata truffa ai danni dello stato).
Dall’ordinanza emerge anche un Bonanini faraonico che scindeva amici e nemici senza sfumature e nei nemici metteva tutti quelli che non apprezzavano il suo operato. Infatti l’inchiesta parte dalle denunce di tre persone di una giunta civica, più volte minacciati dallo stesso Bonanini. Era successo qualcosa di simile a un uomo nel 2004 e le sue accuse gli costarono 14 processi tra civile e penale. Anche una donna venne perseguitata perché osò mandare una lettera a un quotidiano locale dicendo che «alle Cinque Terre non c’è democrazia», che non c’erano bandi di gara per le cooperative e che le attività dell’ente venivano date agli amici degli amici. Il parco la costrinse a ritrattare ma si beccò lo stesso la querela per diffamazione e la storia finì malamente.
Molto è emerso nella distrazione di altri fondi destinati al Comune di Riomaggiore, gestito da Bonanini «come fosse un sindaco occulto anzi di più», come commentano in Procura, per esempio spese di anni precedenti venivano messe a bilancio molti anni dopo. La stessa cosa era già stata rilevata dalla sezione ligure della Corte dei conti nel 2007 quando in una relazione spiegava di aver trovato che le spese per il personale dal 2004 al 2007 erano lievitate da 711 mila euro a oltre 800 mila; che per far stare in piedi i bilanci venivano usate entrate straordinarie come quelle di 450 mila euro per violazioni del codice della stradale, fino a scrivere quanto segue, in una pronuncia del 2007 riferita a un bilancio del 2005: «Gli equilibri finanziari del Comune risultano significativamente influenzati dalla patologica mole di residui attivi e passivi. I residui attivi al 31 dicembre 2005 ammontano, infatti, a 12.987.472 euro pari al 151,90 % del totale delle entrate dell’ente e quelli passivi ammontano ad 15.335.119 euro, pari al 182,57 % del totale della spesa». (…) La vetustà di tali residui – conclude il rapporto – rende evidente una difficoltà di incasso degli stessi e fa sorgere dubbi sulla loro effettiva esigibilità con intuibili ripercussioni sulla reale entità del risultato di amministrazione».
Poi ci sono le cooperative, gestite con un intreccio di parentele e amicizie rodate. Quasi dei patti di sangue, che portavano tutti ad lavorare «per il bene del parco» anche quando ci fosse da ritoccare la quantità di uva o di olive portate ai frantoi o alle cantine. Negli anni al parco ha lavorato un assessore del Comune di Spezia, fratello di uno degli arrestati, quel Luca Natale vicepresidente della cooperativa Sentieri e terrazzi. Un vicepresidente della cantina sociale delle Cinque Terre aveva il figlio che si occupava del portale internet del parco. La moglie e il figlio di Bonanini hanno ricoperto almeno fino al 2007 incarichi nelle cooperative operanti nel parco. Insomma la gestione dei fondi portava di fatto al controllo del territorio, quel «sistema feudale» che descrive il gip Brusacà nell’ordinanza.
Molto ha fatto anche la captatio benevolentiae nei confronti dei politici: le Cinque Terre sono diventate grandi anche grazie all’amicizia col presidente regionale di turno, che fosse Sandro Biasotti del centro-destra o Claudio Burlando e poi dei ministri del governo Prodi e di quello Berlusconi. A Riomaggiore Ermete Realacci ed Edo Ronchi sono di casa. Il senatore del Pdl Luigi Grillo dal 2006 ha messo su casa: un’azienda che fa Sciacchetrà. Così Bonanini ha scovato un rustico per il ministro Brunetta e altri personaggi della sinistra e le abitazioni sono state rimesse a posto con concessioni comunali lampo. L’unica forza politica a chiedere le dimissioni del presidente del parco è Rifondazione comunista.
La forza di Bonanini era nella comunicazione: non c’era ripristino delle facciate con i colori storici, pannelli fotovoltaici, raccolta dei rifiuti, bus ecologici che non avessero la massima risonanza sulla stampa. Questo ha creato in ambito nazionale e internazionale un mito di perfezione, di buona gestione, di tutela del territorio che purtroppo non ha mai trovato una completa realizzazione nella pratica. Il neo maggiore sono i muretti a secco, architettura che tiene in piedi la montagna e il collegamento fra le Cinque terre. In 12 anni ne sono stati restaurati pochi tratti. Il resto cade a pezzi. Così oggi nonostante si paghi il ticket il sentiero non è totalmente percorribile come in passato e alcuni tratti vengono chiusi se piove.
Tuttavia come si è detto le carte c’erano tutte anni fa. A parte i cambi di potere alla Procura di Spezia, non è ancora del tutto chiaro come mai i magistrati si scatenano ora. Forse qualcuno interno al sistema si è stancato del sistema, forse ha pesato anche la mancata elezione di Bonanini a parlamentare europeo nel 2009 e i veleni e le critiche al partito del presidente sconfitto.
di Alessandra Fava – Tratto da Il Manifesto del 30 settembre 2010
Scarica le 881 pagine dell’Ordinanza di custodia cautelare - (pdf - 5.31 MB)
Via le ombre dalle 5 Terre: Pasini e Bonanini si dimettano immediatamente
28 settembre 2010, by admin
Archiviato in Dalla Provincia, Primo piano
La clamorosa notizia dell’arresto del sindaco di Riomaggiore Gianluca Pasini e del presidente del Parco delle Cinque Terre Franco Bonanini, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla squadra Mobile della polizia della Spezia per una serie di reati contro la pubblica amministrazione, conferma la nostre perplessità, da tempo rimarcate, circa le modalità di gestione dell’ente parco negli ultimi anni, soprattutto sotto il profilo della trasparenza e della chiarezza dell’operato.
Consci della gravità dei reati contestati agli attori della vicenda, Rifondazione Comunista della Spezia auspica che sia fatta chiarezza nel più breve tempo possibile affinchè si possa far luce sull’operato dei singoli e sulle dinamiche che investono uno dei patrimoni inestimabili della nostra provincia come le Cinque Terre.
Proprio per tutelare l’immagine del territorio e salvaguardare l’integrità degli enti che lo amministrano, auspichiamo inoltre che i soggetti interessati dalla vicenda dispongano immediatamente le loro dimissioni, facendo in modo che la questione morale sia non solo nelle parole ma nei fatti di una classe dirigente degna di tale nome.
Ascolta il capo della Mobile della Spezia su Radio19
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