Spese luminarie e caro bollette, Lombardi (Spezia Bene Comune/Rifondazione Comunista) presenta ordine del giorno in sostegno alle fasce deboli

6 febbraio 2023, by  
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Abbiamo deciso come Spezia Bene Comune/Rifondazione Comunista di presentare un ordine del giorno sulla questione luminarie e bollette, nel 2022 ogni famiglia spenderà, in media, circa mille euro in più rispetto al 2021 per le bollette della luce e del gas, con un aumento rispettivo di 440 euro circa per la luce e di 560 euro circa per il gas, per un totale di circa 30 miliardi di euro in più, questi aumenti pesano in modo particolare sulle fasce di reddito medio-basse della popolazione, penalizzate negli ultimi anni dalla stagnazione dei salari e dalla diffusione di contratti di lavoro a termine, fasce su cui pesa ed incide maggiormente anche l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e di altri beni di largo consumo.
L’aumento della bolletta energetica ha conseguenze negative sulla ripresa economica e mette a rischio, non solo le famiglie, ma le attività di impianti sportivi, circoli ricreativi e associazioni a scopo sociale e culturale che offrono servizi importanti alla cittadinanza con la loro attività fortemente legata alle necessità territoriali. In questa situazione di crisi energetica l’amministrazione comunale ha scelto di spendere quest’anno 189.259,20 euro in luminarie mentre lo scorso anno la spesa realmente assunta dalle casse comunali risulta di euro 186.974,27, un vero e proprio schiaffo alle famiglie e non solo del territorio travolte dalla crisi energetica mentre con un’ordinanza sindacale si dispongono tagli sugli orari dell’illuminazione pubblica mettendo a rischio la tanto brandita sicurezza.
In questi mesi le società che producono, distribuiscono e vendono energia elettrica e gas hanno scaricato questi aumenti dei prezzi interamente in bolletta, realizzando utili e profitti considerevoli sul costo finale della bolletta pesano infatti non solo i costi degli investimenti, ma anche la remunerazione del capitale investito, nonché l’IVA al 10 o al 22% a seconda del consumo, e obsoleti oneri di sistema. L’assenza di meccanismi di calcolo delle bollette in proporzione alle fasce di reddito penalizza particolarmente le fasce più basse della popolazione. Negli ultimi venti anni ci hanno detto che la liberalizzazione del mercato dell’energia e del gas avrebbe fatto scendere i prezzi in bolletta, ma questa situazione particolare ha evidenziato come la deregulation e la liberalizzazione dei mercati, tanto più su risorse come quelle energetiche, provoca a seconda della “salute” o meno del mercato oscillazioni che incidono negativamente sull’economia, spesso già fragile, delle famiglie si stima un aumento dei prezzi in bolletta del 70% per il gas e del 40% per l’energia elettrica, in contrasto con gli obiettivi dichiarati di favorire attraverso la concorrenza i consumatori; Le conseguenze della povertà energetica sono negative sul livello del benessere e su quello dell’inclusione sociale.
Pensiamo che si debba intervenire prima di tutto a livello nazionale per recuperare le risorse da utilizzare per calmierare i prezzi di luce e gas attraverso l’aumento della tassazione degli extra profitti realizzati dalle società energetiche, presso l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, predisporre un meccanismo permanente di computo delle bollette agganciato proporzionalmente alle fasce di reddito in modo da agevolare maggiormente i redditi delle fasce medio-basse, rivedere il regime dell’IVA, mantenendola definitivamente al 5% o cancellandola del tutto, escludere dalle bollette la remunerazione del capitale investito da parte delle società energetiche, predisporre uno studio finalizzato alla ri-pubblicizzazione del settore energetico e quindi recedere alla completa liberalizzazione prevista dal 2023 e si agisca con tutti i mezzi e in tutte le sedi per riacquistare un effettivo controllo pubblico del settore, al fine di realizzare obiettivi di equità sociale, diminuire drasticamente i circa 28 miliardi di euro le risorse economiche, che sono state recentemente incrementate, per le spese militari nella lotta a questa situazione di disagio economico sociale.
E poi a livello locale e quindi questa amministrazione si deve impegnare per facilitare la nascita di Comunità energetiche rinnovabili nella nostra città promuovendo l’informazione e la messa in rete dei potenziali soggetti interessati, creando occasioni di confronto sul tema con le Università cittadine, i soggetti imprenditoriali interessati, i quartieri cittadini, promuovere un percorso specifico con ARTE, rivolgendosi al patrimonio di edilizia popolare e ai cittadini che lo abitano come primi soggetti interessati dalla riduzione del costo dell’energia; individuare nel bilancio comunale un capitolo di spesa dedicato al sostegno economico alle famiglie e alle imprese in difficoltà nel pagamento delle bollette energetiche, ma soprattutto evitare di sprecare il denaro pubblico come è stato fatto quest’anno per le luminarie natalizie ed impegnarsi affinché si proceda nel prossimo quinquennio a diminuire gradualmente l’impegno di spesa per le luminarie natalizie del 50% ma già nel 2023 almeno del 20%, investendo i soldi risparmiate in azioni volte a contrastare la povertà energetica in città.
Massimo Lombardi,
Consigliere Comunale Spezia Bene Comune/Rifondazione Comunista

Aggregazione Iren-Acam, Canzio (Prc Levanto): “Voto contrario alla privatizzazione, tradisce il referendum e i lavoratori”

18 febbraio 2017, by  
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Lo scorso giovedì sera in consiglio comunale di Levanto Rifondazione Comunista, a differenza della maggioranza, ha votato contro il nuovo piano industriale di Acam che prevede l’aggregazione con il colosso Iren. A partire dal necessario distinguo che sento di rivendicare appartenendo ad una coalizione composta da differenti partiti e sensibilità, ritengo fondamentale allinearmi al mandato amministrativo per il quale siamo stati eletti, ma al contempo esprimere libertà di voto per pratiche riguardanti tematiche più generali.

Nel caso Acam Spa ritengo quanto segue:

1) il nuovo piano tradisce l’esito referendario del 2011, per il quale mi ero particolarmente spesa, che bocciava la privatizzazione dei servizi pubblici a rilevanza economica;

2) già nel 2013 era stato approvato un pesante piano di riassetto che prevedeva la cessione di due rami sani (gas e ambiente), la riduzione del costo lavoro(flessibilità e demansionamenti) prevedendo però il mantenimento pubblico al 100%;

3) ora ci raccontano che tutto è stato vano e bisogna aggregarsi con un soggetto più forte.

Ad oggi esiste una manifestazione di interessi da parte di Iren, colosso quotato in borsa e partecipato dalle banche. Dico NO perché accettare l’aggregazione significherebbe mettere i lavoratori alla mercè del mercato del lavoro (oggi dicono che verranno mantenuti, domani chi ci garantisce che non verranno trasferiti? I lavoratori non devono diventare pedine) e non avere più la governance da parte dei comuni. Dico NO perché non accetto che la politica abdichi al suo ruolo, delegando al mercato i suoi compiti.

Olivia Canzio,
consigliera comunale Rifondazione Comunista Levanto

Centrale Enel, Lombardi: “Si alle energie rinnovabili, no categorico a bruciare i rifiuti”

11 aprile 2015, by  
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Abbiamo appreso che Enel, all’interno del progetto Futur-E si dichiara pronta a dismettere una parte della centrale Enel della Spezia, unitamente ad altri siti per i quali – usando le parole dell’azienda – vi sarà ”un’iniziativa necessaria e un‘occasione per il territorio che potrà così cogliere diverse e nuove opportunità di sviluppo“.
Riteniamo che non vi possano essere balbettamenti e strane interpretazioni su questi intendimenti, è necessaria una svolta storica che preveda la dismissione del gruppo a carbone prima della scadenza dell’Aia, con un progetto di riconversione verso la produzione di energie rinnovabili in grado di salvaguardare la salubrità dell’ambiente e della salute degli spezzini minati gravemente in questi anni dall’utilizzo del carbone, nonché parimenti il livello occupazionale.

Le scelte politiche dovranno essere nette in tal senso, sgombrando il campo da ogni ipotesi scellerata che preveda la possibilità di bruciare rifiuti nella centrale di Vallegrande come giustamente sostenuto dal Comitato Spezia Via dal Carbone.

 

Massimo Lombardi,

segretario provinciale Rifondazione Comunista La Spezia

Cossu: “Su Acam solo slogan e speculazione politica, dov’è la responsabilità?”

19 giugno 2013, by  
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Occorre fare chiarezza sulla posizione tenuta dal Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista durante l’ultimo Consiglio Comunale su Acam, in particolare sull’ordine del giorno in cui abbiamo chiesto al Sindaco il ritiro della lista di mobilità interna presentata dall’azienda.
Troppe infatti le distorsioni e le speculazioni che vengono fatte, spesso ad arte, per distogliere l’attenzione dalle responsabilità e dai fallimenti. Rifondazione ha deciso di votare contro il Piano di Riassetto, una decisione assunta per difendere gli attuali livelli occupazionali di tutto il gruppo. Questo piano, è bene ribadirlo, stabilisce licenziamenti e non fornisce alcuna garanzia per i lavoratori che passeranno sotto il privato non saranno sottoposti, nel medio periodo.
Per i lavoratori che rimarranno “pubblici” (Acam Acque, Integra, Acam Spa e per il momento una quota parte di Acam Ambiente), i dubbi sulla tenuta occupazionale sono gli stessi. Abbiamo denunciato in Consiglio Comunale come manchi completamente un disegno industriale capace di garantire a queste società, di reggere un pesantissimo indebitamento riversato nell’azienda pubblica, e nel contempo di riuscire a garantire i servizi ai cittadini.
Oltre a questo riteniamo che il pericolo di smantellamento dei servizi di manutenzione della rete idrica, i servizi di sportello e del call center (che qualcuno forse pensa di esternalizzare anche questi…) sia un ulteriore pesante indebolimento industriale di tutto il gruppo.
Ad oggi è gravissimo che l’azienda abbia deciso, in totale contrasto anche con il piano di riassetto, di procedere ad ulteriori importanti esternalizzazioni, da lunedì 17 giugno la raccolta della carta e della plastica nel comune della Spezia non sarà più fatta dai dipendenti dell’azienda. Su questo nessun appello alla responsabilità dai soliti noti?
La nostra  è stata una scelta esclusivamente politica, consapevoli del fatto che i destini della Spa, dell’Acqua e di Integra sono legati: se una di queste società crolla si porta dietro anche le altre. Rifondazione non ha mai inteso entrare nel merito della lista che è il frutto di una trattativa tra l’azienda e le organizzazioni sindacali.
Noi possiamo solo auspicare che detta lista sia utile a rafforzare l’azienda e tenga conto della pari dignità di ogni singolo lavoratore, a tale proposito riteniamo vergognoso il trattamento sulla quattordicesima che verrà assicurata nei tempi previsti solo ad una parte dei lavoratori, l’ennesima dimostrazione dell’incapacità gestionale e del ruolo di sciacalli assunto in questa vicenda dagli istituti di credito.
Simona Cossu
Capogruppo Prc in consiglio comunale comunale La Spezia

“Acam: un piano irresponsabile da larghe intese”

11 giugno 2013, by  
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Siamo all’atto finale di una tragedia che rasenta la farsa se non ci fossero in ballo le vite di tanti lavoratori e le bollette di tantissimi cittadini. Un piano di svendita, quello presentato su Acam, inaccettabile, dopo 5 anni di balletti e di sconfitte.
Il Pd ed i suoi fedeli alleati chiedono responsabilità? Acam perderà 163 lavoratori subito, svenderà il Gas/Clienti, azienda che garantisce redditività, ed almeno il 49% di Ambiente e 150 milioni di debito verranno ricaricati nell’SpA pubblica Acque, con aumenti delle tariffe.
Forse c’è bisogno del vocabolario per ricordarsi che cos’è responsabilità. Riteniamo che responsabile sarebbe stato partire dal presupposto che fu un errore aprire le porte al mercato ed al liberismo nella gestione dei servizi pubblici o inseguire l’idea di grandi bacini di utenza o le chimeriche grandi aggregazioni. Riteniamo che fu un errore accedere ai derivati, che fu un errore usare Acam come ammortizzatore sociale, che fu un errore lasciare potere totale a sindaci e amministratori delegati onnipotenti.
Ancora una volta non c’è un indirizzo industriale dell’azienda, non uno straccio di rilancio della filiera del rifiuto, ovunque volano di lavoro e di redditività, ma un buco in un’area come Mangina, dove rischio idrogeologico, presenza di falde acquifere e la presenza di un sito d’interesse comunitario (Sic) bastano per definire folle la scelta di un sito privato in cui verrà conferito (come specificato nel piano tariffario – Tares) anche il talquale, la “rumenta” così com’è!
Non uno straccio di proposta per tutelare l’esito dei referendum che abolivano l’obbligo di privatizzazione dei servizi pubblici e il 7 % di remunerazione del capitale. Acqua pubblica alla Spezia oggi significherà una società ancora di diritto privato, soggetta al profitto e carica di 150,87 milioni di debiti da ammortizzare con le bollette dei cittadini, tradendo completamente l’esito referendario che portò 100mila spezzini a votare.
Non un accenno al rientro di denari pubblici sperperati con i derivati (15 milioni) o dei contratti in perdita sottoscritti dai sindaci del Pd e che hanno fatto perdere ad Acam milioni di euro.
Per tutti questi motivi Rifondazione si opporrà a questo ennesimo tentativo di svendita di un patrimonio industriale, si opporrà al tentativo di far pagare questi fallimenti ai cittadini, privatizzando i ricavi e socializzando le perdite. Negli ultimi cinque anni abbiamo fatto decine di proposte chiedendo che vengano seguiti alla Spezia i modelli virtuosi e pubblici di gestione dei beni comuni (Capannori su Rifiuti Zero, Napoli su acqua bene comune, Campo Tures su emissioni zero), completamente ignorate e rigettate dalla miopia del Pd. Siamo all’epilogo di una vicenda che era già stata scritta, oggi siglata dall’incapacità e dalla sordità di una classe dirigente inadeguata.
Segreteria prov.le Prc La Spezia

“Federici su Acam: ridicole ripetizioni di un film già visto”

18 aprile 2013, by  
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E’ sconcertante il balletto intrapreso dal sindaco Federici, attorniato dal silenzio assoluto dei sindaci del Pd di tutta la provincia.

Ancora una volta infatti si tenta di risolvere i problemi di Acam con gli stessi metodi con cui si sono creati i problemi ormai arcinoti.
Rifondazione esprime ancora una volta lo sdegno e la propria contrarietà alla privatizzazione dei servizi, in particolar modo alla cessione dei rami d’azienda Ambiente (rifiuti), Gas e Clienti.
Una scelta folle che evidenzia soprattutto la mancanza di responsabilità di sindaci che fino ad oggi hanno usato Acam come un bancomat, sostanziando contratti in perdita per l’azienda. Se di responsabilità il Pd vuol parlare, imponga ai suoi sindaci di mettere nero su bianco un piano di rientro dei contratti in perdita, si uniscano al nostro esposto sulla vicenda dei derivati che hanno causato milioni di euro di perdita e accolgano le nostre proposte di rilancio industriale di Acam.

Tutto il resto è mera propaganda sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini spezzini.

Rifondazione Comunista La Spezia

 

“Grande successo dell’iniziativa di martedì su Acam. Con i lavoratori e i cittadini verso un nuovo modello di società”

10 dicembre 2012, by  
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Il successo dell’iniziativa di martedì scorso al centro “Allende” della Spezia, organizzata da Rifondazione Comunista riguardo al caso Acam, deve aver dato fastidio a molti in città. La presenza massiccia dei lavoratori, giunti ad ascoltare le nostre proposte e le nostre azioni concrete, la dice lunga sul grado di attenzione e insoddisfazione dei principali protagonisti dell’azienda, gli stessi lavoratori e i cittadini. Un confronto a cui sono risultati assenti tutti i rappresentanti delle istituzioni locali, ma anche degli altre forze politiche spezzine.

Rifondazione intende ribadire le giuste fondamenta del proprio percorso politico che l’ha contraddistinta in questo quadrienno, dove la crisi Acam è esplosa fino a raggiungere in questi mesi il suo picco massimo di gravità. Lo ha ricordato il resp. Ambiente del partito, William Domenichinino all’incenerimento dei rifiuti, il si a rifiuti zero, il no alla privatizzazione dell’acqua, si al modello di Napoli acqua bene comune, il no perentorio alla cessione di Acam Gas si al polo dell’energie rinnovabili. Tutti elementi fondamentali per la difesa della territorialità dell’azienda e per la difesa assoluta dei lavoratori, letteralmente ricattati da un referendum “in stile Marchionne”, e realmente sostenuti in questi anni quasi esclusivamente dal nostro partito, che in questi anni infatti, soli contro tutti, ha chiesto un nuovo modello di società e di azienda, rigorosamente pubblica e trasparente.

Quello che la consigliera comunale Simona Cossu ha chiesto, ossia la ricapitalizzazione da parte dei comuni che hanno usato Acam con contratti in perdita, ancora da quantificare ma pare piuttosto ingente, e la trasparenza istituzionale che è mancata e che manca tuttora, con un gravissimo vulnus di Democrazia, lo chiederemo in tutte le sedi e in tutti i comuni della provincia.

Un altro punto sostanziale che vogliamo rimarcare è l’azione, che è insieme legale e politica, dell’esposto alla magistratura dell’avvocato Massimo Lombardi, segretario provinciale Prc, per i derivati sottoscritti da Acam con la banca Bnp Paribas, che hanno contribuito notevolmente al dissesto finanziario dell’azienda. Chi definisce questo atto poco utile mente sapendo di mentire. Ci sono importanti elementi e precedenti giudiziari che ci fanno guardare con ottimismo alla giustizia che, se dovesse compiersi, porterebbe certamente un rimborso economico all’azienda. Nessuno ha invece sottolineato il coraggio di esporsi contro una banca, questi enti intoccabili a cui non si chiede conto delle proprie responsabilità, scaricandole sulla collettività. E’ l’ora di dire basta agli abusi, basta speculazioni sulla pelle dei cittadini. Si può e si deve cambaire: c’è bisogno di giustizia, sociale e giuridica, alla Spezia come nel resto del Paese.

 

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Oggi alle 18 al centro “Allende” assemblea pubblica su crisi-Acam

4 dicembre 2012, by  
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Oggi pomeriggio alle 18 al centro “Allende” della Spezia si terrà l’assemblea pubblica su Acam organizzata da Rifondazione comunista e dal gruppo consiliare spezzino della FdS. L’assemblea, prevista inizialmente per giovedì 29 novembre, era stata rimandata a martedì 4 dicembre a causa delle gravi condizioni del territorio spezzino colpito dal maltempo.

Sarà un’importantissima occasione per parlare dell’azienda municipalizzata, a pochi giorni dal referendum dei lavoratori Acam. L’assemblea sarà un momento di confronto nel quale affronteremo gli aspetti cruciali già proposti in consiglio comunale alla Spezia, una visione concreta e attuabile della società di via Picco, a dispetto di quanti continuano a definirla “il partito dei no”.

Noi continueremo a proporre la tutela di tutti i lavoratori con una riorganizzazione aziendale, la realizzazione di un piano industriale di rilancio produttivo che attui la strategia Rifiuti Zero, punti su un polo di energie rinnovabili, operi nella prevenzione del dissesto idrogeologico del territorio, di non vendere i “gioielli di famiglia” come ACAM Gas ed il 49% ACAM Ambiente, il rispetto delle leggi (obiettivi di RD), l’attuazione del Piano dei Rifiuti individuando un’adeguata discarica di servizio, di contabilizzare il danno finanziariocausato da contratti di servizio in perdita ed imporre il recupero tali perdite e di mantenere l’acqua pubblica come hanno chiesto 27 milioni di italiani con i referendum!

Il vero Partito del No (Pd, Pdci, Idv, Sel) ha bocciato queste nostre proposte, che avrebbero evitato la svendita e lo smembramento di uno dei più importanti presidi produttivi del nostro territorio.

Durante l’assemblea presenteremo le nostre proposte ed altre azioni per la salvaguardia di una delle principali aziende del territorio spezzino.

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

“Su Acam il solito vicolo cieco: basta con i ricatti”

22 novembre 2012, by  
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Il risultato del consiglio comunale straordinario su Acam alla Spezia ci consegna un quadro assai preoccupante. 

Si venderà il Gas togliendo al gruppo Acam l’unica fonte di redditività e di sviluppo industriale importante, si privatizzerà l’Ambiente gettando un ombra di incertezze sulla gestione dei rifiuti e non è per nulla chiaro, viste le contraddizioni tra Piano di Riassetto ed accordo Sindaci-Sindacati, quale sarà il futuro dell’acqua, nonostante un referendum in cui 27 milioni di italiani hanno chiesto che rimanga pubblica. Ma quel che è grave è che i Sindaci si impegneranno “a riadeguare i contratti di servizio ambientali secondo criteri di sostenibilità economica e finanziaria”. Perchè serve un impegno su una cosa banalmente scontata? Evidentemente fino ad oggi c’è qualche sindaco che non ha pagato il dovuto ad Acam. Riteniamo che nella gravità della situazione si debba smettere una volta per tutte di strumentalizzare i lavoratori di Acam, in ultima analisi sul referendum con cui si esprimeranno in merito all’accordo sindacale.

Le nostre proposte sono state chiarissime: mantenere pubblica l’azienda Ambiente ed Acqua, non vendere il Gas, attuare il PPR vigente per quanto riguarda la discarica di servizio rigettando soluzioni alternative al percorso assunto dall’Amministrazione Comunale con l’adesione alla strategia Rifiuti Zero e chiedere la convocazione urgente dell’assemblea degli Azionisti per contabilizzare il danno finanziario causato ad ACAM Ambiente da contratti di servizio in perdita, con verifica degli stessi negli ultimi 9 anni, a proporre che ACAM fatturi direttamente ai Comuni tale perdita, recuperando così importanti risorse per evitare la vendita di pezzi del gruppo. Crediamo che non sia sufficiente da parte dei proprietari dire che non ci sono le risorse: ogni Comune infatti può trattare un proprio piano di rientro con l’azienda.

Chiediamo che venga riunita subito l’Assemblea degli azionisti per discutere questa proposta e che questa discussione sia pubblica e trasparente. Purtroppo sappiamo che per salvare l’azienda ci sarà un prezzo da pagare e proposto nel piano di riassetto è per noi  troppo alto: La vendita del Patrimonio Industriale pubblico più importante della nostra provincia, la perdita di posti di lavoro, l’aumento delle tariffe, la privatizzazione dei servizi.

Saranno quindi i cittadini e i lavoratori a pagare il prezzo del debito del gruppo: ci sembra doveroso e responsabile che i Comuni facciano ogni sforzo affinché questo prezzo serva almeno a non dilapidare il nostro patrimonio.

Rifondazione ha presentato un odg indipendente da quello della maggioranza in cui abbiamo chiesto questi impegni, ma la sua bocciatura dimostra che c’è chi continua ad avere la verità in tasca e “senza se e senza ma”, procede verso la dissoluzione dell’azienda. Sono anni che assistiamo a questo atteggiamento, in cui vengono preconfezionate soluzioni emergenziali e insindacabili, che forze politiche, lavoratori e cittadini devo semplicemente ratificare o prenderne atto, nonostante si siano inanellati una serie infinita di errori, da matrimoni falliti a piani industriali farsa. Questa chiarezza non l’abbiamo riscontrata in altre forze politiche come Sel, Pdci e Idv, che non hanno votato le nostre proposte, ma si sono allineati fedelmente sulla svendita dell’azienda.

 

Rifondazione Comunista, segreteria provinciale La Spezia

Solidarietà ai lavoratori Acam in sciopero: servono progetti, non svendite!

31 luglio 2012, by  
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Rifondazione Comunista La Spezia esprime solidarietà ai lavoratori del Gruppo ACAM in sciopero oggi in difesa dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori.

Rifondazione non condivide lo smembramento del Gruppo ACAM e in particolare manifesta la propria contrarietà alla vendita totale di ACAMGas ed all’ingresso di un socio privato in ACAM Ambiente. Vendere totalmente il settore del gas significa, per i comuni spezzini, rinunciare a un gioiello societario che ogni anno è in grado di distribuire sul territorio oltre 8 milioni di euro in termini di risorse ai comuni e di investimenti.

Ricordiamo che, grazie ad ACAM Gas, ogni anno vengono realizzati importanti investimenti sul territorio che consentono di dare lavoro a ditte del territorio stesso.

Si tenga presente, inoltre, che in ACAM Gas lavorano molti dipendenti rispetto ai quali non vi è alcuna certezza nel futuro in caso di vendita: né per quanto concerne la tenuta dei livelli occupazionali, né per quanto concerne i loro diritti (contratto, organizzazione del lavoro ecc.).

La vendita del gas non è certo quanti milioni porterà, sicuramente molti meno rispetto a quelli che vengono sbandierati: sicuramente l’incasso non sarà sufficiente a ripagare il debito e altrettanto sicuramente questa società, una volta venduta, perderà ogni legame sociale col territorio spezzino.

Gli stessi ragionamenti valgono per ACAM Ambiente.

Anche in questo caso la privatizzazione finirebbe per snaturare le finalità di ACAM Ambiente ed i primi a risentirne sarebbero sicuramente i lavoratori con il rischio di riduzioni occupazionali, peggioramento dei trattamenti contrattuali ecc.

Il problema di ACAM Ambiente e del suo disavanzo non è risolvibile con la privatizzazione, ma con la chiusura del ciclo rifiuti sul territorio spezzino per il quale basterebbe rispettare il piano provinciale dei rifiuti attualmente in vigore e traguardare le migliori strategie di gestione che valorizzino le materie seconde e nuovi settori di investimento (riuso, riparazione, ecc.).

Questo riporterebbe i conti in ordine senza obbligo di svendite ai privati.

Per l’intero Gruppo ACAM

serve un Piano Industriale serio

cosa che noi chiediamo da anni, che assegni ad ogni settore obiettivi di prospettiva industriale per l’azienda e che difenda fino in fondo i livelli occupazionali. Per questo i Comuni non devono più “usare” la loro azienda, ma devono valorizzarla anche attraverso adeguate risorse economiche.

ACAM è BENE COMUNE

In questi anni ne abbiamo sentite di tutti i colori: da colossi privati con soci con sedi legali alle Isole Cayman, a partenariati con presunti imprenditori locali, passando per piani industriali fantasma.

Sosteniamo con forza lo sciopero dei lavoratorie delle lavoratrici di ACAM e rilanciamo poche cose, ma chiare, ragionevoli ed imprescindibili per la salvezza della più importante azienda del territorio.

CONTROogni speculazionepolitica, l’ipotesi spacchettamento del gruppo, la svendita di ACAM Gas e Clienti e il ricatto degli istituti di credito.

PERla tutela di tutti i lavoratori e un piano industriale che costituisca una municipalizzata che rispetti il risultato referendario del 12 e13 giugno 2011, che rispetti ed attui il Piano provinciale dei Rifiuti e che adotti la strategia Rifiuti Zero.

PERun investimento serio e lungimirante sul settore energetico con lo sviluppo di fonti rinnovabili, che utilizzi le competenze del gruppo per affrontare la questione del dissesto idrogeologico.

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

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