Stop inceneritori e discariche. La nuova Napoli a Rifiuti Zero
6 ottobre 2011, by admin
Archiviato in Ambiente, Dall'Italia, Primo piano
Con la delibera di giunta siglata ieri, Napoli aderisce ufficialmente al network di città, al di qua e al di là dell’Atlantico, che applicano il protocollo «Rifiuti Zero». Sarà la città di maggiori dimensioni in Europa a strutturarsi intorno ai principi di riduzione alla fonte degli imballaggi, riciclo, riuso e compostaggio, trattamento meccanico manuale della frazione residua.
Niente inceneritori quindi, ribadisce il sindaco Luigi de Magistris, né nuove discariche o ampliamento dell’invaso di Chiaiano. A ratificare l’impegno Paul Connett, professore emerito di chimica della statunitense St. Lawrence University, tra i maggiori teorici della strategia «Rifiuti Zero», già applicata in centri urbani come San Francisco, Oakland, Camberra o in regioni come la Nuova Scozia in Canada o in Galles, ma anche in Italia a Capannori, nel lucchese, e a La Spezia.
Sarà lui a presiedere l’Osservatorio che avrà il compito di monitorare il percorso. All’interno della struttura rappresentanti dell’amministrazione, dell’azienda comunale Asia, addetta alla raccolta, e dei comitati di cittadini, i primi a credere e chiedere un piano alternativo per oltre sette anni, contro la politica istituzionale di destra e di sinistra e la grande stampa nazionale.
«La prima volta che ho conosciuto Connett – racconta il vicesindaco Tommaso Sodano – era il 2004, eravamo ad Acerra e la polizia caricava la popolazione che manifestava contro l’inceneritore in costruzione. Adesso è un onore averlo a Palazzo San Giacomo, sede del comune partenopeo. Già immagino l’ironia sui giornali perché con la delibera ci impegniamo ad abbattere la produzione di immondizia senza fosse e forni entro il 2020, quando il problema a Napoli non è ancora risolto. Ma noi stiamo lavorando a progettare un futuro sostenibile».
In concreto, la delibera prevede: attrezzature negli esercizi commerciali per ridurre il volume degli imballaggi; prodotti alla spina nei punti vendita della grande distribuzione; l’introduzione del vuoto a rendere; incentivi all’uso di stoviglie biodegradabili, pannolini lavabili, imballaggi lavabili o biodegradabili; sistema tariffario basato sulla reale quantità di rifiuti prodotti; la realizzazione di un centro comunale per la riparazione e il riuso di beni durevoli e imballaggi. In settimana dovrebbe arrivare anche l’annuncio ufficiale della partenza della navi con i rifiuti verso l’Olanda, passo necessario per alleggerire gli impianti da riconvertire.
Su tutto pesa la messa in mora da parte dell’Europa, per cui sarà necessario «lavorare con regione, provincia e governo per evitare che venga avviata la procedura d’infrazione e il blocco dei fondi», ha ribadito de Magistris. È stato lo stesso Connett ieri a spiegare che a Napoli si può applicare il modello utilizzato a San Francisco, una città con conformazione e popolazione simile. Quando si è cominciato, nel 2000, la raccolta differenziata era al 50%, quest’anno è al 77%. Come a Vedelago, in provincia di Treviso, si possono immaginare piattaforme dove separare l’immondizia (plastica, ferro, alluminio, carta, vetro…) da rivendere sul mercato di materie prime secondarie. Quello che avanza diventa un granulato plastico impiegato ad esempio in edilizia. L’umido negli Usa viene trattato in impianti di compostaggio vicini ai terreni agricoli, dove viene usato come fertilizzante. In tutta italia stanno sorgendo catene che vendono solo prodotti alla spina per la casa, per il corpo e alimenti. «Quello che non si può riusare, riciclare o compostare – conclude Connett – non dovrebbe essere prodotto. Le imprese hanno una grande responsabilità».
Un modello che chiedono anche i comitati del vesuviano, invece delle continue minacce di ampliare o aprire nuove discariche nel Parco nazionale.
FONTE: Il Manifesto, 4 ottobre 2011
Inceneritori innocui, ma lo dice chi li costruisce! E Fiasella?
2 aprile 2011, by admin
Archiviato in Ambiente, Primo piano

Non esistono indicazioni documentate sulla connessione tra i risultati della combustione fissa (inceneritori) e conseguente esposizione della popolazione, evidenziando che gli inceneritori, pur contribuendo come tutte le combustioni alle emissioni, non si possono escludere a priori come tecnica di smaltimento dei rifiuti. Con queste conclusioni, tanto scontate quanto discutibili, si conclude lo studio su “Emissioni di polveri fini e ultrafini da impianti di combustione” presentato da Federambiente e Veolia ad Ecocentrica.
La Federazione della Sinistra ha manifestato pacificamente in segno di protesta portando all’attenzione della cittadinanza spezzina le contraddizione di questo studio presentato all’interno di una iniziativa promossa da istituzione pubbliche come la Provincia della Spezia, teso a dimostrare unicamente l’infondata colpevolizzazione degli inceneritori, circa l’emissione di polveri ultrasottili. Perchè non si è ascoltato l’opinione dei medici per l’ambiente che noi appoggiamo in pieno?
In questo contesto l’informazione resa è stata parziale e scorretta perché l’unica “proposta di vendita” è ancora una volta l’inceneritore, santificato da chi addirittura li costruisce. Come andare dal tabaccaio e pretendere che ci dica che fumare faccio male alla salute. Questa non può essere una forma seria e trasparente di indagine, di divulgazione e, in un contesto in cui il conflitto d’interessi è diventato elemento endemico della società italiana, siamo arrivati al grottesco.
Fiasella, che a Villa Marigola organizzò un convegno inceneritorista con Enel, Veolia e Pirelli Ambiente, a questo punto dovrebbe chiarire se sostiene realmente politiche ambientalmente compatibili, come il piano provinciale di gestione dei rifiuti approvato che esclude per principio l’incenerimento dei rifiuti, oppure vuol continuare ad ammiccare a chi fabbrica inceneritori? Prima bacchetta (giustamente) i berluscones spezzini inceneritoristi e poi patrocina costruttori di forni per dire che in fondo non fanno male alla salute?
La Federazione della Sinistra ritiene che il problema principale di questo modello sociale sta nel fatto che il potere economico si sovrappone con il potere politico. L’unico antidoto è costruire una società critica che non si limiti ad accettare le cose per quello che sembrano ma non sono, che si faccia domande e dica di no ogni volta che è giusto dire no: No agli inceneritori, impianti in cui si è visto anche il taroccamento delle emissioni (Versilia, Colleferro, ecc.), No alle emissioni nocive, si alla salute, si a Rifiuti zero!