“Dolore e sgomento per la morte dei sette lavoratori del porto di Genova. Si faccia subito piena luce sull’accaduto”

8 maggio 2013, by  
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La federazione provinciale di Rifondazione Comunista della Spezia esprime il più profondo dolore e sgomento per l’incredibile tragedia di ieri notte accaduta nel porto di Genova al molo Giano.

Si parla per ora di sette morti, tra cui uno spezzino. Sette persone, sette lavoratori che hanno perso la vita in un incidente assurdo, un’ennesima strage nel mondo del lavoro.

In queste ore di grande lutto per la città di Genova e non solo, esprimiamo la più profonda vicinanza alle famiglie delle vittime, auspicando che venga fatta al più presto piena luce su una vicenda ancora troppo oscura, che coinvolge per l’ennesima volta una nave Jolly della compagnia Messina, già nota per numerosi altri tristi casi del passato.

Quello che sappiamo per certo è che troppo spesso la sicurezza dei lavoratori, in ogni settore lavorativo, è lasciata per ultima in ordine di priorità.

Ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso e renda a tutti la verità più assoluta, augurandoci che uno scempio simile non debba mai più accadere in nessun porto d’Italia.

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Un’altra tragedia sul lavoro nella nostra provincia. Istituzioni e società civili scuotano le proprie coscienze

2 aprile 2011, by  
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Ieri mattina operaio elettricista di trent’anni, Federico Severino, ha trovato la morte sul lavoro a Sarzana, cadendo da una passerella sopra la stazione ferroviaria.

Federico è il primo nella nostra provincia nel 2011 ma è solo l’ultimo di una lista incredibile di giovani vite spezzate in ogni settore del mondo lavorativo locale e nazionale. La cosiddetta “piaga” delle morti bianche non solo non viene in alcun modo rimarginata ma, anzi, si contano ogni giorno sempre più vittime innocenti, che  spesso muoiono per negligenza, superficialità e colpe scrivibili ad altri, in primo luogo a chi non ha alcuna intenzione di perdere tempo e denaro a tutelare l’incolumità dei lavoratori.

I mali del mondo del lavoro sono molteplici, ma la scia di sangue di saungue degli stessi lavoratori ne è l’effetto più devastante. Sta alle istituzioni e a tutta la società civile scuotere le coscienze dei cittadini perchè ognuno si informi che ogni giono in Italia si compie una vera e propria guerra civile. Siamo stanchi di dover parlare di un’altra disgrazia simile, che distrugge una famiglia, che spezza affetti, che lascia nello sbigottimento un’intera comunità.

Oltre alla vicinanza ai familiari del ragazzo in queste prime dolorosissime ore, la Federazione della Sinistra della Spezia vuole esprimere la sua rabbia e indignazione per quanto sta continuando ad accadere nel nostro territorio e non solo.

Nessuna ipocrisia sulla morte di Giovanni Magliani, ma solo Verità e Giustizia

25 febbraio 2010, by  
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Le dinamiche che stanno seguendo la tragedia avvenuta ieri alla Stazione Centrale sono tanto note quanto disgustanti. Alla manifestazione di cordoglio ad una famiglia straziata dalla perdita di una persona straordinaria come Giovanni Magliani non può che seguire la più viva indignazione per la modalità con cui è stata divulgata la notizia, i termini con cui è stata descritta e propinata all’opinione pubblica, le reazioni e l’assenza di chi avrebbe dovuto assumersi le responsabilità del caso.

Frasi come “la vittima aveva problemi di udito, tanto che portava un apparecchio acustico. Per questo non ha sentito il treno che procedeva a bassa velocità” o come “anche contando dei soldi che aveva in mano, circa un migliaio di euro, e questo può averlo ulteriormente distratto” o dichiarazioni fantasiose attribuite alla vittima come “Prima o poi un treno mi mette sotto e mi ammazza“, definiscono un atteggiamento omertoso, fuorviante e collusivo con chi ha precise responsabilità rispetto alla morte di Giovanni Magliani, oltre che svilenti delle professionalità e competenze maturate in 30 anni di servizio in cui un lavoratore sapeva bene quel che faceva.

Sulle vere questioni è meglio tacere? Una persona con problemi d’udito non doveva lavorare in un ufficio in mezzo ai binari e chi propone la “distrazione” di un lavoratore in luogo delle responsabilità di chi lo dirige, compie un atto vergognoso. Riteniamo che la gente debba essere a conoscenza e consapevole del fatto che la morte di Giovanni Magliani, come quella di tanti altri lavoratori, non è “una tragica fatalità“, ma un fatto gravissimo che delinea delle condizioni di sicurezza assolutamente indecenti per un Stato che si ritiene civile, fondato sul Lavoro e che sul Lavoro lascia morire i propri cittadini.

Occorre fare chiarezza anche riguardo al “dramma dei familiari“. Perché tre ore dopo il fatto i congiunti erano ancora all’oscuro di tutto? Che cosa hanno aspettato i dirigenti responsabili, le autorità competenti ha comunicare l’angosciante tragedia? In un paese incivile come il nostro, il figlio Paolo, nostro compagno e giornalista, si è recato sul posto una volta appreso che un ignoto lavoratore era vittima di un incidente senza sapere che fosse il padre, e lì è stato informato dai colleghi. Un fatto di una gravità inaudita, che sarebbe dovuto emergere nella cronaca della vicenda unitamente al fatto che nessuno dell’azienda ha sentito il dovere di mettersi in comunicazione con i familiari. Invece si preferisce rimarcare, evidenziare e puntare il dito sulle presunte distrazioni della vittima.

Tante volte, purtroppo, abbiamo scritto o detto della ovvia indignazione in seguito all’inciviltà della morte nei luoghi di lavoro, ciò non basta a colmare il vuoto che crea l’ipocrisia e la menzogna. Ecco perché riteniamo che chi si dice dalla parte delle vittime, dei lavoratori debba mettere in atto tutte le possibili azioni per fare chiarezza sulla vicenda, per dare Giustizia a Giovanni Magliani e soprattutto alla moglie, ai figli e a tutta la famiglia, ben sapendo che con ciò non verrà restituito il loro caro, ma nella profonda convinzione che chi ha sbagliato deve pagare e la collettività deve sapere.

Ci stringiamo attorno a tutti i famigliari, nella consapevolezza che la vicinanza di tutti possa aiutare ad infondere la forza per poter superare questo momento drammatico, mettendo a disposizione tutte le risorse umane di cui disponiamo.

Ricordiamo che i funerali si terranno venerdì 26 febbraio presso la chiesa di Arcola, alle 15.

Nuovo incidente sul lavoro in val di Magra

4 febbraio 2010, by  
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Ancora una volta interveniamo per dare solidarietà ad un lavoratore vittima dell’insicurezza nei luoghi di lavoro. Questa conta corrisponde di dati sugli omicidi bianchi, sulle mutilazioni, sugli incidenti lavorativi, continua senza sosta, ed il nostro territorio non ne è immune. E’ surreale che l’ennesimo grave episodio di mancanza di sicurezza nei cantieri alla Spezia sia contemporaneo all’uscita dei dati Eurispes sui costi sociali degli incidenti lavorativi.

Nell Rapporto Italia 2010 l’Eurispes quantifica gli incidenti sul lavoro in più 40 miliardi di euro di costi economico-sociali. Come si arriva ad una cifra simile? Con una media di circa 874.940 (37 ogni 1.000 occupati) e considerando un costo per singolo infortunio di circa 50.000 euro, i costi economici e sociali hanno superato i 43,8 miliardi di euro, pari al 2,8% del Pil italiano dello stesso anno. Ciò che fa ancor più riflettere è la stima che la riduzione del numero di infortuni sul lavoro genererebbe: si parla di un risparmio economico compreso tra 438 milioni di euro, ipotizzando una diminuzione dell’1% del numero di infortuni, e di quasi 2,2 miliardi di euro (diminuzione del 5%) e circa 4,4 miliardi di euro (diminuzione del 10%).

In un Italia in cui ci sono ministri come Brunetta che disconoscono l’art.1 della Costituzione (L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…), è ideologico richiamare la Politica ai valori costituzionali? Certo che no, tuttavia, pare che Italia i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sia erosi giornalmente, in una sorta di bradisismo dirittuale che punta al disconoscimento di un diritto fondamentale, quello del Lavoro.

Perchè nessuno investe in sicurezza se, conti alla mano, si risparmia in costi sociali? Banalmente perchè il risparmio è “solo” per la collettività, oltre che a vantaggio dei lavoratori, e non coincide con il profitto delle aziende, anzi. Ecco che ritorniamo alla ormai desueta litania del “para”capitalismo italiano: incamerare i guadagni, socializzare le perdite. In questo caso la perdite da socializzare sono vite umane.

Veniamo alla Spezia. Esprimendo la totale solidarietà alla famiglia del lavoratore coinvolto nell’incidente in val di Magra, non possiamo che chiedere conto alle classi “dirigenti” della provincia dello stato disastroso in cui versa la prevenzione degli incidenti lavorativi. Confindustria, che con il sig.Papi è sempre pronta a sponsorizzare lo sviluppo dei suoi inceneritori, o Confartigianato che il sig.Toti vorrebbe tornare all’epoca della rivoluzione industriale grazie alle sue mirabolanti idee sull’apprendistato, si voglio assumere la responsabilità di “educare” i loro associati?