“No al raddoppio del rigassificatore di Panigaglia”

7 settembre 2015, by  
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Ancora una volta una politica miope e emergenziale propone ricette trite e ritrite, anacronistiche e superate, che avranno ricadute su intere comunità come il raddoppio del rigassificatore di Panigaglia.
Siamo di fronte ad una vera e propria presa in giro in un contesto in cui non si è mai affrontato con serietà la pericolosità dell’impianto, l’impatto sulla sicurezza dell’intero golfo e sulle ricadute ambientali di chi lo vive. 

 
Si tratta di un progetto che vorrebbe addirittura creare nella baia spezzina il più grande e crediamo unico distributore di gas per alimentare i motori delle navi.Abbiamo dimenticato già cos’è accaduto nell’incidente accaduto in Lunigiana tre anni or sono?

Abbiamo già dimenticato cosa accade per un banale incidente stradale sulla Napoleonica?Ma il vero nodo, evidentemente eluso dalla politica, è lo sviluppo del Paese. Proliferano rigassificatori offshore, si sbloccano trivellazioni, ma tutto va ad ingrassare corporation dei combustibili fossili, socializzando perdite in termini di impatto ambientale, di sicurezza nei luoghi di lavoro e di diritti dei lavoratori stessi. L’ipotesi del raddoppio di “San Bidonetto” non porterà nessuno sviluppo al nostro territorio, ma solo ulteriori problemi ed ansie.Rifondazione Comunista continua con nettezza a manifestare la propria contrarietà all’ipotesi di raddoppio del rigassificatore di Panigaglia, una scelta contro una comunità e a favore dei soliti noti, un progetto insostenibile ambientalmente e paesaggisticamente, ma soprattutto figlio di una logica che oggi è causa della crisi economica che viviamo.

Segreteria provinciale Prc La Spezia

 

Georgi Dimotrov: ennesima morte assurda

15 febbraio 2012, by  
Archiviato in Lavoro, Primo piano


Giorgi Dimotrov sarà un altro nome da ricordare, segno indelebile della nostra inciviltà. Un nome che ci ricorderà tanti aspetti, tanto dolorosi quanto imbarazzanti per un paese civile.

Ci ricorderà che il lavoro in questo Paese non è più un diritto ma una merce, come continuano a dirci i mantra del presidente Monti e ci ricorderà che morire sul lavoro non è un incidente ma una costante.

Ci ricorderà che un migrante quando viene in Italia non lo fa per delinquere ma per sopravvivere, fino a quando, lavorando, non morirà.

Giorgi ha concluso la sua agonia dopo un mese dall’esplosione di quel metanodotto di Tresana mentre ancora altri suoi colleghi italiani, sono in ospedale per quell’evento. Vogliamo ricordare Giorgi come tutti colori i quali perdono la vita durante l’esercizio di un loro diritto e continueremo a dire che, come comunità, dobbiamo vergognarci di non essere in grado di far rispettare il primo articolo della nostra Costituzione.

Vogliamo ricordarlo con la consapevolezza che tutti noi non dobbiamo solo spendere parole sentite, doverose, per un fatto drammatico. Dobbiamo avere il coraggio di denunciare ciò che non va, di dire che ciò non accade per caso, o per disgrazia, ma perchè il lavoro e la sicurezza sono ancora concepiti come costi, specie in un contesto dove impianti pericolosi evidentemente non hanno sufficienti garanzie per garantire la vita di chi ci lavora o di chi vive in prossimità.

Tutto ciò deve far riflettere chi demonizza sicurezza nei luoghi di lavoro, chi stigmatizza la possibilità di riconvertire economie rispettando ambiente e dignità di chi lavora. Siamo stanchi di dire che il campo dei diritti non è una categoria merceologica. Quante altre morti assurde lo devono dimostrare?

Federazione provinciale Rifondazione Comunista/Fds La Spezia

Lunigiana, acqua e fuoco

19 gennaio 2012, by  
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di William Domenichini – tratto da DemocraziaKm0.org

 

La Lunigiana non ha fatto in tempo ad allestire i cantieri della ricostruzione post-alluvionale dopo quel drammatico 25 ottobre, che oggi fa i conti con un nuovo disastro: l’esplosione al metanodotto di Barbarasco, che dimostra un primo provvisorio bilancio già agghiacciante con 10 feriti di cui 3 sono operai che stavano lavorando alla condotta. L’esplosione ha provocato un cratere largo 25 metri, profondo 8 e l’incendio che ne è conseguito ha interessato un’area di oltre 400 metri di raggio, con fiamme altissime che hanno distrutto 5 abitazioni.

La conferma, caso mai ce ne fosse stato il bisogno, delle tesi di chi denuncia la pericolosità di certi impianti. Un disastro che riporta violentemente all’ordine del giorno il tema della sicurezza, ma che alla Spezia fa immediatamente pensare alla bomba che si trova nel Golfo dei Poeti e si chiama Panigaglia, pericoloso non per decisione di chi lo contesta ma perché sottoposto alla direttiva Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante.

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La GNL Italia da tempo chiede il triplicamento del primo rigassificatore d’Italia, con un progetto che prevede un aumento di capacità da 3,5 a 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Tutto senza l’ombra di un piano d’emergenza esterno disposto dalla normativa, nessun dettaglio sui termini della bonifica dei fondali dovuta al dragaggio dell’area interessata dalla movimentazione della navi gasiere (dai 2 ai 3 milioni di metri cubi di fondale asportato per consentire il transito alle gasiere che arrivano a 145.000 metri cubi di gas) e una totale incongruenza con i tre livelli di pianificazione urbanistica, da quello comunale a quello regionale.

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Alluvione: anche Paolo Ferrero oggi a Borghetto insieme ai cento volontari delle fasce rosse

1 novembre 2011, by  
Archiviato in Dalla Provincia, Primo piano

 

Questa mattina oltre cento volontari delle fasce rosse (il loro segno distintivo legato al braccio) erano a lavorare nelle frazioni colpite dall’alluvione di Borghetto Vara ed in Lunigiana.

Dall’inizio dell’emergenza sono circa quattrocento i volontari che assieme al Prc e alle Brigate della Solidarietà Attiva sono intervenuti, alternandosi, per spalare fango e portare via mobili dalle abitazioni invase dall’acqua.

Uno straordinario esempio di autorganizzazione dal basso e solidarietà, frutto dell’impegno volontario di tanti militanti, soprattutto giovani.

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, è arrivato questa mattina a Borghetto Vara, assieme ai volontari del proprio partito che ha vluto ringraziare del lavoro fatto in questi giorni a sostegno delle popolazioni colpite. 

Ferrero ha dichiarato : “Oggi sono con i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista nelle zone alluvionate della Liguria a scavare un po’ di fango. Lo faccio perchè se avessi la casa o il cortile invaso dal fango a me farebbe piacere che qualcuno venisse a darmi una mano. La solidarietà è la prima elementare qualificazione delle pratiche quotidiane di Rifondazione Comunista“.


Guarda i servizi del Secolo XIX
su Paolo Ferrero e i volontari delle fasce rosse ospiti nella sede spezzina di Rifondazione in via Lunigiana.

 

 Ferrero tra gli alluvionati a Borghetto Vara : “La salvaguardia del territorio è l’unica grande opera che vogliamo”

«L’unica vera grande opera è mettere in salvaguardia il territorio. Ci sono i soldi per la Tav e lo stretto di Messina ma non per il riassetto idrogeologico».
Lo ha affermato ieri Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista e già ministro nell’ultimo governo Prodi. Ferrero è giunto a Borghetto Vara assieme alla squadra di volontari organizzata dalla federazione spezzina del Prc, al lavoro fin dal primo giorno del post alluvione coordinati dalla Protezione civile della Spezia.
Oltre ai dirigenti locali del partito, erano presenti circa un centinaio di ragazze e ragazzi, molti spezzini ma provenienti anche da ogni parte d’Italia, che si sono alternati in questi giorni tra Fiumaretta e Borghetto, alloggiati con mezzi di fortuna nella sede di Rifondazione.
Molte le persone che lo hanno avvicinato per congratularsi: non capita tutti i giorni vedere un ex ministro rimboccarsi le maniche e sporcarsi di fango, specie in questo periodo di forte protesta antipolitica. 
«Siamo qui per dare solidarietà a questa gente e offrire il nostro contributo negli aiuti» ha aggiunto «dopodiché occorre una forte riflessione su quanto sia fondamentale investire in prevenzione e in salvaguardia del territorio e non in opere assurde e costosissime che servono solo per esclusivo interesse di pochi. Bucare in Val di Susa fa rendere profitti miliardari alle solite aziende, mentre i lavori di riassetto idrogeologico non fanno guadagnare nessuno».
Ferrero, armato di pala e piccone, ha partecipato alle operazioni di aiuto alla popolazione disastrata dall’alluvione e ha promesso di tornare nei prossimi giorni: «La politica non è solo quella che si fa in parlamento ma è anche aiuto concreto alle persone. Saremo qui anche tra un mese per evitare che i soliti furbi speculino sulle emergenze. Daremo vita a comitati popolari per informare la popolazione sui grandi rischi, non solo quelli naturali, che possono accadere in situazioni di questo tipo».

Paolo Magliani, 1/11/11