15, 16, 17 luglio, Rifondazione raddoppia: Ecofesta a Falconara e Sagra della lumaca comunista a Bottagna

13 luglio 2016, by  
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Rifondazione spezzina raddoppia. Da venerdì 15 luglio è pronto un fine settimana all’insegna di un prestigioso doppio appuntamento con Liberafesta, la festa della federazione spezzina di Rifondazione Comunista che quest’anno si terrà in contemporanea con la tradizionale Festa della Lumaca comunista di Bottagna.

Il 15, 16 e 17 luglio nella splendida area verde di Falconara di Lerici si terrà l’eco-festa della federazione con musica, dibattiti, grandi ospiti, cucina di mare e di terra tipicamente ligure a prezzi più che popolari. Le cucine saranno aperte dalle ore 19, con domenica apertura a pranzo a partire dalle ore 12. Si utilizzeranno stoviglie biodegradabili e verrà distribuita acqua in brocca gratuita.

 
Ricco il programma in calendario: venerdì 15 luglio alle 21 il segretario nazionale Prc Paolo Ferrero terrà un dibattito pubblico sui problemi nazionali e internazionali del momento, dal NO per il referendum costituzionale a firma Renzi-Verdini alla situazione della Sinistra in Italia, dalla Brexit, alla scandalosa sentenza Diaz.

Sempre a proposito del referendum del prossimo ottobre e alla “deforma” operata dal governo Renzi, sabato 16 luglio alle 17.30 si terrà un’importante iniziativa in onore del comandante partigiano Luigi “Fra Diavolo Fiori”, scomparso un anno fa, autentico baluardo dell’antifascismo spezzino e della lotta in difesa della Costituzione nata dalla Resistenza. 
 
Il Dialogo tra una partigiana e uno storico, dalla democrazia alla post-democrazia: riforma costituzionale, legge elettorale, Jobs act e altro ancoraorganizzato insieme ad Archivi della Resistenza – Circolo Edoardo Bassignani di Fosdinovo, vedrà di fronte due figure politiche e intellettuali che negli ultimi mesi hanno animato la discussione a livello nazionale: l’ex senatrice Lidia Menapace, partigiana e membro del comitato nazionale Anpi, e il professor Angelo D’orsi, docente dell’Università di Torino, uno dei massimi studiosi del pensiero gramsciano, attivo su Il Manifesto e Micromega. Insieme a loro interverranno l’avvocato spezzino Roberto Lamma e l’ex sindaco della Spezia Sandro Bertagna.
 
Un evento molto sentito per la nostra provincia e non solo che vedrà la partecipazione e l’adesione di tutti i soggetti locali che sono impegnati nella battaglia referendaria, a partire dal Comitato del NO della Spezia e della Lunigiana, per arrivare all’Anpi provinciale La Spezia e le sezioni di Lerici, Sarzana, Villafanca – Bagnone, Casola – Fivizzano, ai comitati “Salviamo la Costituzione” e “Democrazia Costituzionale” fino arrivare alle forze politiche della sinistra spezzina Pcdi, Sinistra Italiana, Possibile, Azione Civile. 
 
Alle 21 il portavoce nazionale dei Giovani Comunisti Andrea Ferroni parlerà di Genova 2001 a quindici anni dal tragico G8 che vide l’assassinio di Carlo Giuliani e i pestaggi della caserma di Bolzaneto e della scuola Diaz. Alle 22 spazio alla musica con il dj set a cura dei Giovani Comunisti spezzini, Molesti Crew e Rete Anti omofobia e transfobia La Spezia. 
 
Infine domenica 17 luglio alle 18 si terrà una tavola rotonda sulle principali questioni locali alle presenza delle altre forze politiche e sindacali spezzine di opposizione: “Sanità, Trasporti, Rifiuti” i tre argomenti che saranno affrontati dal capogruppo Prc Edmondo Bucchioni, dal capogruppo M5S Ivan Mirenda e dal consigliere comunale del gruppo “Per la nostra città” Giulio Guerri assieme al coordinatore Cobas La Spezia Luca Simoni. Il dibattito sarà moderato da Paola Settimini di Laspeziaoggi.it. 

In contemporanea alla festa di Falconara si svolgerà anche la tradizionale Festa della Lumaca comunista presso l’area verde del Parco Fluviale di Bottagna, organizzata dal circolo Prc “XXV Aprile Aldo Lombardi” di Vezzano Ligure. La festa di Bottagna replicherà il weekend successivo, il 22, 23 e 24 luglio. Come a Lerici cucina di terra, mare e fiume, aperta dalle ore 19, con domenica a pranzo a partire dalle ore 12.

Confermata, come negli anni precedenti, l’iniziativa degli  “Spaghetti contro la crisi” che nelle serate di venerdì 15 e venerdì 22 vedrà l’omaggio, a chi ne farà richiesta, di un piatto di spaghetti al pomodoro, un piccolo messaggio di solidarietà in un periodo di grave crisi politica, economica e sociale che investe tutto il Paese e l’Europa.

 
 
Vi aspettiamo!!!
 
 
Rifondazione Comunista, 
federazione provinciale La Spezia
 
Rifondazione Comunista, 
circolo “XXV Aprile Aldo Lombardi” , Vezzano Ligure

Agenda elettorale Massimo Lombardi (Rete a Sinistra): oggi a Spezia con Argiris Panagopoulos, portavoce di Alexis Tsipras in Italia

20 maggio 2015, by  
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Entra nel vivo la campagna elettorale di Massimo Lombardi, candidato alle elezioni regionali liguri del 31 maggio per Rete a Sinistra – Pastorino presidente.

Nella giornata di oggi, mercoledì 20 maggio, arriverà a Spezia Argiris Panagopoulos, giornalista del quotidiano di Syriza “Avgi”, del settimanale “Epohi” e corrispondente del “Manifesto” da Atene, portavoce di Alexis Tsipras e responsabile del Dipartimento di Politica Europea di Syriza, nonché membro del comitato nazionale L’Altra Europa con Tsipras.

Argiris verrà a portare a Lombardi e Rete a Sinistra il sostegno di Syriza, il partito che lo scorso 25 gennaio in Grecia ha ottenuto una storica vittoria alle elezioni politiche, eleggendo il suo giovane presidente Alexis Tsipras alla guida del governo di Atene.

Dalla Grecia è partita la riscossa per tutta la Sinistra d’Europa, in lotta contro lo strapotere della Bce e del Fondo Monetario Internazionale che strozzano sempre di più i popoli europei e il loro sistema democratico. Una riscossa che deve giungere anche in Italia e nella nostra regione Liguria.

Alle 11 presso il bar dell’imbarcadero al Molo Italia si terrà una conferenza stampa di presentazione con Lombardi e Panagopoulos.

Seguirà nel pomeriggio un’iniziativa pubblica di incontro con la cittadinanza alle 17.30 presso il bar Distrò.

Infine, alle 20, Argiris e Lombardi saranno ospiti dell’ “Officina Rossa – Spazio Popolare” di Serravalle di Ortonovo per Metti una Syriza a cena“, appuntamento aperto a chiunque voglia partecipare.

Olivieri e Zucchetti: “Radioattività a domicilio alla Spezia”

12 marzo 2014, by  
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La giusta contestazione contro i treni che trasportano scorie nucleari ha trovato in Italia una imprevedibile soluzione all’italiana: dato che l’intera popolazione si ribella contro i treni nucleari, ora le scorie – con un’operazione ancora più pericolosa e scellerata – le mettono sui camion e le fanno passare dentro le città. Di quale città si parla? La Spezia, naturalmente: porto nucleare militare e terra di scorie tossiche e di omertà, dalle discariche e le “colline” nelle quali alcuni pentiti di camorra han recentemente rivelato essere nascosti veleni e rifiuti tossici, risalendo fino al Capitano di Marina De Grazia, assassinato col veleno qualche anno fa mentre stava indagando su traffici di rifiuti tossici partiti proprio da La Spezia.

L’ultimo mistero comincia nella notte tra il 3 e il 4 marzo, quando la città viene attraversata da tre tir che portano altrettanti container. Il convoglio, scortatissimo, con forze dell’ordine a presidiare gli incroci, entra nel Porto Militare dove tecnici in tute antiradiazioni caricano i container su una nave  inglese, che salpa nella notte verso destinazione ignota. Al solito, nessuno sa nulla, ma la popolazione nota la manovra, che diviene di dominio pubblico, e parla di scorie radioattive. La Prefettura in un primo momento rilascia una dichiarazione lapidaria: “Non c’è nulla da dire”. Poi, travolta dall’indignazione della gente, dirama un comunicato che è un capolavoro di reticenza, omertà e mezza disinformazione. Nel comunicato si parla di operazione condotta nel rispetto degli standard di sicurezza ma non si dice cosa sia quella sostanza che ha attraversato tutta la città. Il comunicato, infatti, parla di  “sostanze fissili non irraggiate”  per usi civili provenienti da un deposito nazionale. Di cosa si tratta? Traduciamo il virgolettato: “Combustibile nucleare fresco, Uranio arricchito oppure Plutonio, sostanza quest’ultima estremamente pericolosa e tossica”.

Forse così si capisce meglio. Nel suo algido comunicato la Prefettura precisa che l’informazione alla popolazione è “obbligatoria soltanto in caso di incidente che comporti emergenza radiologica”. Traduciamo anche qui: “per le strade della tua città e sotto casa tua passano dei camion carichi di materiale radioattivo altamente pericoloso, di notte: ma ti avvertiamo del pericolo solo in caso di un incidente, cioè a buoi (radioattivi) scappati”.

Il Sindaco della Spezia, però, sapeva, dato che in un suo comunicato parla di “segretezza necessaria”.  Sicurezza necessaria, che vuol dire trasparenza e informazione, potremmo ribattere. “Vogliamo la verità” hanno detto i cittadini spezzini che sabato scorso hanno sfilato in un folto corteo convocato da comitati ed associazioni ma disertato dalle istituzioni, dai sindacati e ovviamente dal Pd, partito del Sindaco: c’erano solo Sel, Prc e M5S a sostenere la protesta.

Ma siamo alla Spezia, la città dei grandi segreti, delle scorie, del porto nucleare vicino alle abitazioni, e da ora anche del materiale nucleare direttamente sotto casa dei cittadini.

Sergio Olivieri – Massimo Zucchetti,

Il Manifesto – 11/03/2014

Acqua Pubblica: la volontà popolare è salva. Per ora.

24 gennaio 2012, by  
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Di Alberto Lucarelli – il Manifesto

Appena il Manifesto mercoledi scorso mi ha avvertito della norma truffa contenuta nel decreto Monti bis sulle liberalizzazioni, che all’art. 20 vietava alle aziende speciali di gestire i servizi di interesse economico generale, non ho esitato a confermare il mio giudizio in merito ad un progetto eversivo, incostituzionale: una barbarie giuridica. Ancora una volta l’immediata reattività del manifesto e del Forum dei movimenti per l’acqua consentiva di tutelare ed affermare principi elementari di convivenza e di civiltà giuridica: l’art. 20 veniva stralciato. Una vittoria dunque, la cittadinanza attiva ha resistito. Il decreto approvato nel suo complesso è devastante e qualcuno potrebbe dire che la nostra è stata una vittoria di Pirro. Non è così! Certo, esso inasprisce quanto introdotto dalla manovra di ferragosto, ovvero il progetto di privatizzazione forzata dei servizi pubblici locali, disattendendo l’esito referendario.

Tuttavia l’aver bloccato quella norma ha un forte significato. La democrazia partecipativa ha impedito alla democrazia tecnocratica di commissariare definitivamente la democrazia locale, negando ai comuni di scegliere i propri modelli organizzativi, ma soprattutto ha impedito che fosse decretato il de profundis dei soggetti di diritto pubblico, quali appunto l’azienda speciale, ente pubblico superstite nell’ordinamento giuridico italiano. Il governo stralciando l’art. 20 dal decreto ha avuto paura di approvare un “papocchio” e soprattutto paura di 27 milioni di cittadini pronti questa volta a trasformare i voti in “spade”. Ci proveranno ancora? Gli intrecci affaristici sono belli e pronti e attendono soltanto il «la» per depredare e saccheggiare i beni comuni. Per questo motivo i movimenti dovranno essere sempre più compatti e l’obiettivo finale dovrà essere il governo pubblico democratico e partecipato di tutto il ciclo integrato delle acque: dalle sorgenti, alla captazione, agli oneri di concessione, agli ambiti territoriali, alla difesa del suolo e dei bacini idrografici, alle tariffe, ai modi di gestione e finanziamento, alla trasparenza nelle gare di appalto, alla dimensione sociale.

L’azienda speciale Abc Napoli, voluta fortemente da de Magistris, e ancora avversata, nella sua prima realizzazione, da poteri oscuri e trasversali, si è, per il momento, salvata, ma forse abbiamo contribuito anche a salvare un “pezzettino” della democrazia locale, che, fino a quando i comuni non decideranno di reagire con forza alla dittatura del patto di stabilità, rischia, giorno dopo giorno, di divenire un simulacro.

Ma di questo e altro se ne parlerà il 28 gennaio a Napoli nel primo Forum della rete dei comuni per i beni comuni, con l’obiettivo di smettere di scrutare il pagliaio e con la consapevolezza che è arrivata l’ora di trovare l’ago. Alcuni comuni l’ago lo stanno trovando e la novità è che lo stanno trovando trasformando in azione politico-amministrativa quanto emerso e dettato dal basso, dalle pratiche sociali: dal conflitto e dalla proposta. All’orizzonte, ma neanche tanto, nuovi modelli di democrazia e nuove soggettività con l’ambizione di esprimere alternative al dominio di una sovranità autoritaria da disincagliare dagli istituti della rappresentanza, della delega e dalle logiche proprietarie egoistiche ed escludenti.

 

Di seguito l’appello di padre Alex Zanotelli contro l’attacco del governo Monti al referendum

Era il 13 giugno, esattamente 7 mesi fa, quando 26 milioni di italiani/e sancivano l’acqua bene comune: ”Ubriachi eravamo di gioia&he llip; le spalle cariche dei propri covoni!” (Salmo,126)
E oggi, 13 gennaio, ritorniamo a “seminare nel pianto . . ” (Salmo,126) perché il governo Monti vuole privatizzare la Madre .
Sapevamo che il governo Monti era un governo di banche e banchieri ma mai, mai, ci saremmo aspettati che un governo, cosiddetto tecnico, osasse di nuovo mettere le mani sull’acqua, la Madre di tutta la vita sul pianeta .

È quanto emerge oramai con chiarezza dalla fase 2 dell’attuale  governo, che impone le liberalizzazioni in tutti i settori . Infatti le dichiarazioni di ministri e sottosegretari, in questi ultimi giorni, sembrano indicare che quella è la strada anche per l’acqua .

Iniziando con le affermazioni di A . Catricalà, sottosegretario alla Presidenza, che ha detto che l’acqua è uno dei settori da aprire al mercato . E C . Passera, ministro all’economia, ha affermato: ”Il referendum ha fatto saltare il meccanismo che rende obbligatoria la cessione ai privati del servizio di gestione dell’acqua, ma non ha mai impedito in sé la liberalizzazione del settore . ” E ancora più spudoratamente il sottosegretario all’economia G . Polillo ha rincarato la dose: “Il referendum sull’acqua è stato un mezzo imbroglio . Sia chiaro che l’acqua è e rimane un bene pubblico .

È il servizio di distribuzione che va liberalizzato . ” E non meno clamorosa è l’affermazione del ministro dell’ambiente C . Clini: ”Il costo dell’acqua oggi in Italia non corrisponde al servizio reso… . . La gestione dell’acqua come risorsa pubblica deve corrispondere alla valorizzazione del contenuto economico della gestione . ”

Forse tutte queste dichiarazioni preannunciavano il decreto del governo (che sarà votato il 19 gennaio) che all’art . 20 afferma che il servizio idrico – considerato servizio di interesse economico generale – potrebbe essere gestito solo tramite gara o da società per azioni, eliminando così la gestione pubblica del servizio idrico . Per dirla ancora più semplicemente, si vuole eliminare l’esperienza che ha iniziato il Comune di Napoli che ha trasformato la società per azioni a totale capitale pubblico (ARIN) in ABC (Acqua Bene Comune – Ente di diritto pubblico) .

È il tradimento totale del referendum che prevedeva la gestione pubblica dell’acqua senza scopo di lucro .

È il tradimento del governo dei professori .  

È il tradimento della democrazia.

Per i potentati economico-finanziari italiani l’acqua è un boccone troppo ghiotto per farselo sfuggire . Le grandi multinazionali europee dell’acqua (Veolia, Suez, Coca-Cola…) che da Bruxelles spingono il governo Monti verso la privatizzazione, temono e tremano per la nostra vittoria referendaria, soprattutto il contagio in Europa .

“Un potere immorale e mafioso – ha giustamente scritto Roberto Lessio, nel suo libro All’ombra dell’acqua – si sta impossessando dell’acqua del pianeta . È in corso l’ultima guerra per il possesso finale dell’ultima merce: l’acqua . Per i tanti processi di privatizzazione dei servizi pubblici in corso, quello dell’access o all’acqua è il più criminale . Perché è il più disonesto, il più sporco, il più pericoloso per l’esistenza umana . ”

Per questo dobbiamo reagire tutti con forza a tutti i livelli, mobilitandoci per difendere l’esito referendario, ben sapendo che è in gioco anche la nostra democrazia .
Chiediamo al più presto una mobilitazione nazionale, da tenersi a Roma perché questo governo ascolti la voce di quei milioni di italiani/e che hanno votato perché l’acqua resti pubblica .
Chiediamo altresì che il governo Monti riceva il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, ciò che ci è stato negato finora .
Rilanciamo con forza la campagna di “obbedienza al referendum” per trasformare le Spa in Ente di diritto pubblico (disobbedendo così al go verno Monti) .
Sollecitiamo i Comuni a manifestare la propria disobbedienza alla privatizzazione dell’acqua con striscioni e bandiere dell’acqua .

E infine ai 26 milioni di cittadini/e di manifestare il proprio dissenso esponendo dal proprio balcone uno striscione con la scritta: ”Giù le mani dall’acqua!”

                        In piedi, popolo dell’acqua!
Ce l’abbiamo fatta con il referendum, ce la faremo anche adesso!
“E di nuovo la nostra bocca esploderà di gioia” (Salmo,126)

                        Alex Zanotelli

Napoli, 13 gennaio 2012

 

Capo corrotto, nazione infetta

27 febbraio 2010, by  
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Riportiamo un interessante analisi di Alberto Asor Rosa, pubblicata in un articolo de Il Manifesto del 21 febbraio 2010.

Un fiume di fango corre per l’Italia. Le sue acque sono alimentate soprattutto dal corpaccio immenso e immensamente ramificato dal centrodestra; ma il suo corso è talmente possente e impetuoso che, come suole, ha rotto gli argini e invaso i territori circostanti, quelli del centrosinistra, dai quali, a loro volta, provengono al fiume principale rivoli, ruscelli, scarichi obbrobriosi e maleodoranti (Bologna, Firenze, Abruzzo, Roma, Napoli….). Altro che Tangentopoli! Quello era – o sembrava – un fenomeno circostanziato e dunque particolare di corruzione di una frazione del ceto politico, fronteggiato da un forte schieramento delle forze politiche e della società civile. Oggi il fenomeno tende a generalizzarsi, abbatte i confini fra società politica e società civile, non incontra ostacoli altrettanto significativi di allora, si configura dunque come un carattere speciale, peculiare, della società nazionale italiana in questa fase storica.

La corruzione, a dir la verità, è sempre stata un connotato molto peculiare del modo d’essere nazionale italiano. Un paese dalle strutture politiche e civili estremamente fragili e dall’arrendevole senso etico-politico non poteva non coltivare la corruzione come un indispensabile e incostituibile strumento di sopravvivenza. La dominante cattolica ha fatto il resto: nulla è impossibile o illecito in un paese in cui qualsiasi colpa, qualsiasi peccato, purché confessati a chi di dovere, diventano redimibili (lo spiega benissimo non un qualsiasi miscredente arrabbiato ma Alessandro Manzoni ne I promessi sposi, nei quali, beninteso, contrappone la sua ricetta, fatta, oltre che di fede in Dio, di rigore e di osservanza dei principi, più protestante, a dir la verità, che cattolica, ma tant’è). In certi momenti speciali la corruzione esplode (perché la corruzione esplode, esplode sempre; bisogna vedere quel che succede poi). Ricordate Pirandello, le pagine impressionanti de I vecchi e i giovani, che a distanza più o meno d’un secolo sembrano scritte esattamente per il nostro oggi? «Dai cieli d’Italia in questi giorni piove fango, ecco, e a palle di fango si gioca; e il fango s’appiastra da per tutto, su le facce pallide e violente sia degli assaliti sia degli assalitori… Diluvia il fango; e pare che tutte le cloache della città si siano scaricate e che la nuova vita nazionale della terza Roma debba affogare in questa torbida fetida alluvione di melma, su cui svolazzano stridendo, neri uccellacci, il sospetto e la calunnia» (Pirandello dimostra fra l’altro che, per disegno e deprecazione della corruzione d’impronta democratica, in certe condizioni storiche si poteva anche diventare fascisti). Poi, scaricata provvisoriamente l’incontenibile soppurazione, l’infezione lenta e inesorabile riprende.

Perché Lui è popolare
Di nuovo oggi c’è che, forse per la prima volta nella nostra storia, si sono verificate una mirabile saldatura e una prodigiosa coerenza tra le forme, lo spirito e l’etica del potere e le forme, lo spirito e l’etica della società circostante. Anzi, alla domanda che spesso ci è stata burbanzosamente rivolta, com’è possibile che quest’Uomo riscuota tanto consenso, considerando la gravità e il numero delle colpe di cui viene accusato, forse una risposta sul piano storico comincia a delinearsi. Quest’Uomo è così popolare non nonostante le sue colpe ma in virtù di quelle. Una parte non piccola del popolo lo ama perché Lui lo interpreta, ne lusinga tutte le tentazioni di corruttibilità e di un radicato, anzi congenito indifferentismo morale, gli spiega che le leggi esistono per essere aggirate, contraddette, ignorate, nega oltraggiosamente il potere della giustizia, attacca i magistrati, fa capire che se ne potrebbe senza difficoltà fare a meno, mostra con l’esempio lampante della propria vita e del proprio cursus honorum che bisogna sempre e senza eccezioni farsi gli affari propri, evidenzia coram populo e senza alcuna vergogna che esistono una coerenza rigorosa e un’inarrestabile osmosi fra vizi privati e pubbliche nefandezze. Insomma, a capo corrotto nazione infetta, e, ovviamente, viceversa. Tutte queste cose, poi, in un paese come l’Italia, dove esistono tre fra le più potenti organizzazioni criminali al mondo (camorra, ‘ndrangheta, mafia) – le quali a loro volta, com’è ovvio, traggono alimento anch’esse sia da quel diffuso bisogno di sopravvivenza sia dalla risposta corrotta intorno dominante – piacciono almeno a una parte abbastanza consistente dei cittadini da garantirgli una sicura maggioranza in Parlamento: quella maggioranza che a sua volta assicura che l’impunità continui e anzi si rafforzi, in un perfetto circolo vizioso che effettivamente ha pochi eguali al mondo, e che proprio perciò qualcuno altrove potrebbe essere tentato d’imitare.

Il ceto politico corrotto
E intorno? Intorno, a cerchi concentrici s’allarga la serie variegata delle risposte. La corruzione, come sistema di potere e forma di vita, stinge solo poco a poco, molto lentamente. Nei cerchi più vicini, sebbene formalmente non suoi, l’esempio e l’insegnamento dell’Uomo hanno attecchito e continuano a essere ben presenti. Voglio precisare una cosa: è della politica che parlo, non delle stravaganti esibizioni da parte di qualche transessuale brasiliano (fango, certo, sempre fango, ma della specie più miserabile e bassa). Da questo punto di vista è corrotta in nuce ogni politica che agisca sulla base d’interessi personali o di gruppo: è corruzione, nel suo senso più alto e significativo, l’autoreferenzialità spinta della politica, il suo preoccuparsi pressoché esclusivamente della preservazione e perpetuazione del ceto politico (di destra o di sinistra, non importa), che la rappresenta e gestisce. Questo è il varco, apparentemente innocuo, da cui penetra ogni ulteriore nefandezza, bisognerebbe tenerne più conto.
Da questo punto di vista (continuo il ragionamento), si salva davvero poco oggi in Italia. Dopo la recente, peraltro prevedibilissima, virata dell’astuto Tonino, il quadro si è ulteriormente semplificato. La galassia della sinistra radicale si sforza più o meno di sopravvivere indenne sul filo dell’onda fangosa che tutto travolge: anche lei, in fondo, pensa soprattutto a non sparire. Si riorganizza unitariamente, magari con ambiziosi programmi di rinnovamento, solo là dove viene spinta a calcinculo fuori dalla rappresentanza che conta: altrove s’adatta o collude.

Ma c’è chi resiste
E allora? In questa sommaria ricostruzione storica sarebbe sbagliato – e ingiusto – non rammentare che alcune istituzioni costruite nei decenni precedenti resistono. Resiste la magistratura. Resistono le forze dell’ordine: polizia, carabinieri, guardia di finanza. Basta pensarci un momento: se non ci fossero né l’una né le altre, saremmo in piena dittatura sudamericana. Resiste una parte del sindacato. Resistono, come ho avuto modo di dire più volte, meritandomene in cambio sberleffi e dileggio, la scuola. E resistono milioni di italiani, che stanno fuori di ogni sistema della corruzione e ragionano e operano sulla base di principi e valori e non d’interessi e affermazioni personali, ma non sono politicamente rappresentati, oppure, se lo sono o credono di esserlo, avvertono con disagio crescente di esserlo in forma imperfetta e sempre più compromissoria.

In Italia le grandi crisi, anche quelle indotte da un eccesso intollerabile di corruzione, sono sempre state affrontate e risolte dall’esterno. Anche la prima Tangentopoli è stata affrontata e risolta dall’esterno, anche se era un esterno che veniva dall’interno, la magistratura italiana: la politica già allora non ci sarebbe mai riuscita da sé. Oggi al contrario è la magistratura che da sola non può farcela, perché il sistema della corruzione è troppo coeso e potente, va dall’alto in basso e dal basso in alto, senza smagliatura alcuna (le dimissioni in questo paese non esistono più neanche di fronte all’evidenza più disgustosa: infatti, se una sola fosse data o una sola accettata, tutto il castello di carte verrebbe giù d’un colpo solo). Siccome è lecito dubitare che le armate anglo-americane siano in procinto di scendere nella penisola per aiutare i resistenti indigeni a restituire al paese libertà, verità, onestà e giustizia, l’ipotesi più probabile è che i cerchi meno compromessi con il sistema della corruzione si mettano d’accordo fra loro per salvare il salvabile, affidandone il compito a uno di questi uomini slavati e impenetrabili, privi di ogni carattere ma passabilmente astuti, abituati da una vita a danzare sul filo, e che precisamente il sistema della corruzione ha consentito salissero così in alto nonostante la loro mediocrità così palese.

Si cercherà cioè di affrontare il male maggiore con il male minore, in attesa che il giro ricominci. Desolante. Ma anche molto, molto italiano.