Primarie Lerici, Novelli (Prc): “Sel candida un ex An. Rifondazione unica forza credibile a sinistra del Pd con Veruschka Fedi sindaco”
16 gennaio 2012, by admin
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“Nel panorama politico lericino l’unica forza politica di sinistra, coerente e credibile è Rifondazione Comunista“. Lo ha dichiarato lo scorso sabato pomeriggio a San Terenzo la segretaria Prc di Lerici Stefania Novelli nella presentazione ufficiale di Veruschka Fedi, assessore all’ambiente e candidata a sindaco per le primarie del centrosinistra che si terranno tra un mese circa.
“Mentre Sel candida un ex esponente di Alleanza Nazionale, noi presentiamo il percorso personale e politico di Veruschka Fedi con un programma partecipato con associazioni, comitati e singoli con i quali condividere un idea di progetto nuovo per Lerici“. Al fianco della Fedi erano presenti l’esperto di diritto ambientale Marco Grondacci e l’esponente dei Gruppi di Acquisto Solidale Catia Loccori.
“Programma del buon vivere, rispetto per l’ambiente, rispetto tra cittadino e amministrazione locale, con il lavoro il primo pensiero delle fasce più giovani e che sta diventando il problema anche di chi giovane non è: questi sono tra i punti fermi da cui partire” ha affermato la candidata Fedi. “Un programma che dovrà essere partecipato, da decidere al di fuori delle grigie stanze dei partiti: la politica è distante dai cittadini, è autoreferenziale e per questo si genera il fenomeno dell’antipolitica”.
Un appello, quello della Fedi, lanciato a tutto il mondo della sinistra: “Un percorso difficile che Rifondazione compie da anni, ma è necessario il dialogo con movimenti e comitati, che perdura nel tempo: unire le forze, le diverse capacità e i diversi ruoli sarà fondamentale“.
Il Parco delle Cinque Terre tra passato, presente e futuro
7 dicembre 2010, by admin
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Sabato 11 dicembre 2010 dalle ore 9.30 alle ore 13.00 presso il Centro “Salvador Allende” alla Spezia
La bufera giudiziaria che ha decapitato la dirigenza del parco, mettendo a nudo l’illegalità, la corruzione e gli abusi di potere presenti, impone una riflessione anche a chi, come noi, denunciava da anni questa situazione. Pensiamo che sia giunto inoltre il momento di aprire un confronto con chi in buona fede si è trovato su posizioni diverse dalle nostre.
Sarà l’occasione per riflettere sul passato, per individuare gli obiettivi e le scelte di oggi e per mettere le basi per riprogettare il futuro di questo territorio.
Introduce, coordina e conclude Guido Pollice, presidente nazionale VAS.
Intervengono:
- Massimo Lombardi, avvocato, su: Risvolti istituzionali della vicenda, analisi delle responsabilità, ripristino della legalità e del rispetto delle regole;
- Marco Grondacci, esperto di diritto ambientale, su: Piano del parco in esercizio provvisorio da oltre dieci anni. Come dotare il parco del suo fondamentale strumento urbanistico, ma senza scorciatoie e con la partecipazione dei cittadini del territorio, attivando a tale scopo gli strumenti necessari;
- Alessandra Fava, giornalista, su: Mancanza di trasparenza istituzionale; ruolo dei media tra accondiscendenza colpevole e difficoltà d’accesso alle informazioni;
- Roberto Lamma, avvocato, su: I lavoratori del parco – legge calpestata, discriminazione dei diritti d’accesso, rispetto della legislazione corrente;
- Claudio Frigerio, presidente “AmbientalMente”, su: Tutela del territorio. Da una costosa politica d’immagine ad una vera politica dove agricoltura, assetto idrogeologico e tutela del paesaggio vengano assunti come tre aspetti di un unico problema.
Perché firmare la legge di iniziativa popolare contro il nucleare
2 dicembre 2010, by admin
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Tratto da Speziapolis.blogspot.com
È molto importante appoggiare la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare contro il nucleare e per la promozione delle fonti rinnovabili. Sarebbe infatti un grave errore da parte dei movimenti ambientalisti e delle forze politiche progressiste come pure della opinione pubblica, sottovalutare il tentativo in atto del Governo di far ripartire il nucleare nel nostro paese.
Sottovalutare questo tentativo vorrebbe dire sottovalutare non solo i rischi ambientali e sanitari insiti nel rilancio nucleare ma anche il tentativo di rendere operativo un modello di governo dell’energia autoritario e centralista. Modello che a livello normativo ha già raggiunto un livello di sistematicità altamente pericoloso per il futuro non solo dell’ambiente ma anche della democrazia del nostro paese. Modello in aperto contrasto con gli indirizzi , anche della Corte Costituzionale, derivante dalla riforma del Titolo V della Costituzione nelle materie: energia, ambiente e territorio. Un modello in particolare fondato sulla rimozione delle autonomie locali e della partecipazione dei cittadini già sperimentato con il modello della gestione della emergenza rifiuti in Campania. Un modello che recide il legame energia territorio tipico delle politiche energetiche fondate sulle fonti rinnovabili e riporta in gioco il territorio solo in termini di compensazione economiche per i singoli Comuni che ricevono i siti di impianti energetici nucleari.
Volendo qui riassumere, sia pure schematicamente, la evoluzione della normativa che fonda il suddetto Modello di governo delle politiche energetiche, abbiamo:
1. Il decreto legge sblocca centrali del 2002 che tra le altre cose eliminò l’unica forma regolamentata di Inchiesta Pubblica nelle procedure di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) per le centrali termoelettriche.
2. La legge 368/2003 che ha introdotto procedure accelerate di autorizzazione del Deposito Nazionale sui rifiuti nucleari: con la previsione di superare la mancata Intesa con le Regioni attraverso un semplice Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri previa delibera del Consiglio dei Ministri.
3. Le procedure accelerate di autorizzazione sui rigassificatori con l’autorizzazione ministeriale che sostituisce il permesso di costruire del Comune, con la eliminazione del passaggio in Consiglio Comunale della variante alla pianificazione urbanistica locale , con la autorizzazione ministeriale che costituisce automaticamente varante ai Piani regolatori dei porti commerciali, con la separazione della istruttoria sulla VIA da quella sul nulla osta per il rischio di incidente rilevante, con la VIA che si applica al generico progetto preliminare e non al progetto definitivo.
4. Procedure accelerate per gli elettrodotti: per cui senza Intesa con la Regione c’è un DPR previa delibera del Consiglio dei Ministri con la mera presenza di cornice del Presidente della Regione.
5. La legge 133/2008 sulla predisposizione da parte del Governo della Strategia energetica Nazionale nella quale si elencano a priori gli obiettivi strategici mettendo confusamente sullo stesso piano nucleare e fonti rinnovabili senza alcuna metodologia di confronto per scenari di fattibilità economica, territoriale, ambientale.
6. Il Dpcm 8/4/2008 che ha introdotto il segreto di Stato anche per la gestione degli impianti energetici civili.
7. La legge 99/2009 che ha portato la giurisdizione delle controversie in materia di impianti energetici di maggiori dimensioni (sopra i 400 MW) al livello esclusivo del TAR Lazio.
8. La legge 99/2009 di delega al Governo per la definizione delle procedure e delle modalità di riavvio del nucleare in Italia. Una legge che stabilisce a priori che la strategia energetica nucleare dovrà fissare l’obiettivo del nucleare in termini di potenza complessiva e di tempi di realizzazione , per cui la prevista Valutazione Ambientale Strategica sulla Strategia Energetica Nazionale diventa una sorta di verifica di compatibilità ex post di scelte già definite in sede politica.
9. Il Decreto Legislativo 31/2010 che nel disciplinare le procedura di autorizzazione delle centrali nucleari prevede ad esempio che :
•Prima si certifichino i siti delle centrali e poi si cerchi l’Intesa con la Regione
• Se non si raggiunge l’Intesa con la Regione interviene un Dpr previa delibera del Consiglio dei Ministri
• L’adeguamento del piano energetico regionale avviene dopo l’approvazione dei siti per cui si annulla la necessaria verifica di coerenza con tale piano della Strategia energetica nazionale in sede di VAS di questa ultima
• l’autorizzazione all’esercizio delle singole centrali riproduce il modello sopra visto di rimozione della Intesa con la Regione
• infine la chicca: dopo aver autorizzato il Deposito Nazionale per le scorie nucleari e il relativo Parco Tecnologico si prevede la VIA.
Quanto sopra avviene in aperto contrasto non solo con le regole della democrazia e guardando i dati economici sui costi del nucleare anche del buon senso, ma anche con la recente giurisprudenza della Corte Costituzionale in materia di ruolo delle Regioni nelle politiche energetiche anche per gli impianti definiti strategici per gli interessi nazionali come quelli nucleari e quelli termoelettrici di potenza superiore ai 300 MW.
La Corte Costituzionale già con sentenza n. 6/2004 ( che riprendeva la n.303 del 2004), in relazione al c.d. decreto legge sblocca centrali (DL 7/2002 convertito nella Legge 55/2002), affermava, con particolare riferimento alla Intesa con la Regione prevista da detto decreto, che : “Appare evidente che quest’ultima va considerata come un’intesa forte, nel senso che il suo mancato raggiungimento costituisce ostacolo insuperabile alla conclusione del procedimento – come, del resto, ha riconosciuto anche l’Avvocatura dello Stato – a causa del particolarissimo impatto che una struttura produttiva di questo tipo ha su tutta una serie di funzioni regionali relative al governo del territorio, alla tutela della salute, alla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, al turismo, etc.”.
Successivamente con sentenza n. 62 del 2005 (relativa alle leggi regionali in contrasto con la legislazione nazionale sul deposito nazionale per le scorie nucleari) afferma che se da un lato lo Stato può definire il sito del Deposito Nazionale, dall’altro venendo in gioco in questa scelta: il governo del territorio e gli interessi delle popolazioni locali: “occorrono opportune forme di collaborazione Stato-Regioni interessate, che devono riguardare le fasi relative alla validazione del sito, alla specifica localizzazione dell’impianto, alla realizzazione dell’impianto”. Quindi per la Corte è chiaro che la Intesa occorre non solo in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni-Città ma anche con la Regione territorialmente interessata dal sito.
Con sentenze n. 278 e n. 339 del 2009 la Corte ha poi chiarito come il nucleare rientri nella materia energia (quindi legislazione concorrente dove lo Stato può solo fissare principi generali dell’ordinamento giuridico) in aperto contrasto con la tesi della Avvocatura dello Stato che con la scusa della lotta all’effetto serra e della promozione della competitività del sistema industriale nazionale voleva far rientrare il nucleare nelle materie di legislazione esclusiva dello Stato.
In particolare da tale affermazione la Corte Costituzionale fa discendere il principio generale per cui se lo Stato può stabilire la Strategia Energetica Nazionale (principio generale dell’ordinamento giuridico) quando entrano in gioco le misure concrete (la scelta degli impianti e della loro localizzazione) occorre sempre la Intesa con la Regione soprattutto quando la decisione in oggetto possa avere un impatto potenziale significativo sulle competenze statali anche in termini finanziari e sicuramente una scelta come quella di una centrale nucleare può realizzare tale impatto: basti pensare alle questione del rischio, dell’approntamento delle infrastrutture stradali, dell’organizzazione del sistema dei controlli, delle modifiche alla destinazione urbanistica dei territori interessati dal sito etc.
Infine con sentenza 215/2010 la Corte Costituzionale, ha dichiarato la incostituzionalità di alcune norme della legge 102/1999, relativa alla introduzione di commissari governativi per realizzare impianti energetici definiti indifferibili e urgenti e per i quali c’è contrasto con Regioni ed enti locali interessati. In tal sentenza la Corte ha altresì affermato, relativamente allo spostamento di competenze dalle Regioni allo Stato ed al ruolo di capitali privati significativi nella realizzazione dei suddetti impianti: “In concreto, però, quando un simile spostamento di competenze è motivato con l’urgenza che si ritiene necessaria nell’esecuzione delle opere, esso dev’essere confortato da valide e convincenti argomentazioni. Ora, è agevole osservare che, trattandosi di iniziative di rilievo strategico, ogni motivo d’urgenza dovrebbe comportare l’assunzione diretta, da parte dello Stato, della realizzazione delle opere medesime.
Invece la disposizione impugnata stabilisce che gli interventi da essa previsti debbano essere realizzati con capitale interamente o prevalentemente privato, che per sua natura è aleatorio, sia quanto all’an che al quantum. Si aggiunga che la previsione, secondo cui la realizzazione degli interventi è affidata ai privati, rende l’intervento legislativo statale anche sproporzionato. Se, infatti, le presunte ragioni dell’urgenza non sono tali da rendere certo che sia lo stesso Stato, per esigenze di esercizio unitario, a doversi occupare dell’esecuzione immediata delle opere, non c’è motivo di sottrarre alle Regioni la competenza nella realizzazione degli interventi.”
E’ indiscutibile come questi principi affermati dalla Corte Costituzionale siano in palese contrasto con le procedure accelerate previste dalla descritta legislazione nazionale per le centrali nucleari caratterizzate appunto da aggiramento delle competenze delle Regioni e forte ruolo dei capitali privati in un quadro di dichiarata urgenza, indifferibilità e strategicità di dette centrali.
Marco Grondacci
Ricercatore di Diritto Ambientale
Per ulteriori approfondimenti segnaliamo: La Corte Costituzionale non da il via al Nucleare
Lettera al commissario 5 Terre, Aldo Cosentino
13 ottobre 2010, by admin
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di alcuni cittadini al nuovo commissario per il Parco delle Cinque Terre, Aldo Cosentino.
Preg.mo Dott. Aldo Cosentino
Commissario Parco Nazionale 5 terre
Riomaggiore (SP)
Egregio Dott. Cosentino
Siamo i rappresentanti di associazioni nonché singoli cittadini che negli ultimi anni hanno seguito con attenzione la gestione del Parco delle 5 Terre criticandone gli aspetti più negativi in termini di mancanza di trasparenza, di legittimità degli atti amministrativi emanati, di inefficiente gestione delle risorse economiche pubbliche riconosciute all’Ente, di legittimità ed efficienza nella gestione del personale comandato/assunto.
In particolare abbiamo più volte avuto occasione di sottolineare gravi carenze:
- sotto il profilo della trasparenza: mancata pubblicazione dei bilanci del parco, mancanza di regole certe sull’accesso ai documenti del parco, comportamenti arroganti e intolleranti di fronte alle richieste di informazione che provenivano anche da consiglieri comunali dei Comuni interessati.
- Sotto il profilo della gestione del personale: mancato rispetto della normativa in materia di organizzazione degli uffici, piante organiche, mobilità, di modalità assunzioni nei Parchi Nazionali, di coerenza tra gli incarichi di consulenza dati dal parco, della non adeguatezza curriculare dell’attuale Direttore del Parco.
- Sotto il profilo della struttura tecnica a supporto del Parco : ad esempio necessità di riorganizzare e potenziare la struttura tecnica con adeguata formazione ambientale, definire protocolli per le istruttorie tecniche e i procedimenti a rilevanza ambientale di competenza del parco, eliminando la attuale e confusa discrezionalità degli uffici del Parco.
- Sotto il profilo della gestione di alcuni interventi significativi come quello ad esempio del Villaggio Europa, bloccato dalla magistratura amministrativa.
Tutti temi peraltro oggetto dell’attuale inchiesta giudiziaria che ha portato al commissariamento del Parco.
Per il ruolo da Lei ora assunto, facilitato anche dall’esperienza accumulata, Le chiediamo di operare una svolta profonda nella gestione del Parco, a prescindere ovviamente da quelli che potranno essere gli esiti della inchiesta giudiziaria sulla quale non vogliamo intervenire mantenendo piena fiducia nell’azione della magistratura.
Ci auguriamo che tutti insieme Ella e noi, nella distinzione dei ruoli e nel rispetto delle competenze assegnate dalla legge, si riesca nel comune intento di raggiungere il suddetto obiettivo. A tal fine auspichiamo un incontro che ci auguriamo vivamente avvenga il più presto possibile.
Noi continueremo, nell’interesse del territorio delle 5 Terre, a svolgere – come abbiamo fatto fino ad ora – la funzione di controllo sociale e di vigilanza democratica, come compete ad associazioni e a cittadini impegnati, disponibili a confrontarci e collaborare.
Distinti saluti.
Guido Pollice, presidente nazionale associazione VAS onlus, Roma
Claudio Frigerio, presidente associazione AmbientalMente, Riomaggiore (SP)
Gerardo Brancucci, geologo, docente universitario, Genova
Marco Grondacci, ricercatore in diritto ambientale, ex assessore all’ambiente comune della Spezia
Antonia Torchi, sociologa, docente universitaria, Riomaggiore (SP)
Luciana Gelati, ex consigliere comune di Monterosso (SP)
Stefano Lapucci, apicoltore, Riomaggiore (SP)
Nicola Busco, tecnico ACAM Acque SpA, Monterosso (SP)
Ivano Rollandi, componente consiglio di amministrazione Cooperativa Agricoltura 5 Terre, Riomaggiore (SP)
Riomaggiore , 08/1072010
Timbro dell’Ufficio Protocollo del Parco 5 terre presso Stazione di Riomaggiore in data 08/10/2010, protocollo n° . 227/COMM.
Petizione alla Ue: i rigassificatori italiani contro il mercato comune europeo?
4 febbraio 2010, by admin
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Pubblichiamo un importante documento tratto dal sito www.greenreport.it
Una serie di associazioni ambientaliste nazionali e comitati locali della provincia della Spezia ha presentato una Petizione/Reclamo a Parlamento e Commissione come previsto dal Trattato sul funzionamento della UE, volta a richiedere la apertura di una procedura di verifica sulla violazione di numerose norme comunitarie in relazione alla procedura di valutazione di impatto ambientale del rigassificatore di Panigaglia .
Alcuni dei temi trattati nella Petizione hanno a mio avviso valenza nazionale perché toccano aspetti relativi alle modalità con le quali il governo italiano ha fino ad ora valutato e in alcuni casi approvato definitivamente (vedi Rovigo) una serie di rigassificatori senza tener conto di principi non solo ambientali ma relativi anche al mercato comune dell’energia. Se accolta la Petizione metterebbe in discussione tutta la impostazione con la quale il nostro Governo ha fino ad ora condotto la vicenda dei rigassificatori italiani.
In particolare ad avviso dei promotori della Petizione il nostro Governo ha fino ad ora violato la normativa comunitaria sul mercato comune del gas che stabilisce la finalità di realizzare un mercato del gas concorrenziale sicuro e sostenibile dal punto di vista ambientale, e di astenersi da qualsiasi discriminazione tra le imprese riguardo ai loro diritti o obblighi. Inoltre , sempre secondo tale normativa i criteri di autorizzazione degli impianti come i rigassificatori devono essere obiettivi e non discriminatori e il diniego di autorizzazione deve essere fondato su motivi coerenti con tali criteri. Non pare che questi criteri siano stati fino ad ora ne elaborati ne tanto meno rispettati sia per gli impianti autorizzati o in via di autorizzazione che per quelli ai quali la autorizzazione è stata negata o lo sarà, a breve, in via definitiva.
Oltre alla suddetta problematica generale, in particolare la Petizione/Reclamo mira a dimostrare che il progetto del rigassificatore di Panigaglia ed il relativo parere della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente italiano:
- 1. non hanno dimostrato la effettiva esistenza della strategicità dell’impianto di Panigaglia in chiave di mercato comune della energia
- 2. non hanno rispettato il criterio (ex Direttiva quadro sul mercato comune dell’energia) secondo il quale deve essere dimostrato il contributo del nuovo impianto da autorizzare al conseguimento degli obiettivi UE in materia di risparmio energetico e di uso delle fonti rinnovabili nonchè di lotta all’effetto serra.
- 3. non ha valutato preventivamente i rilevanti interventi di dragaggio realizzando un frazionamento del progetto in esame. Interventi, peraltro, localizzati in stretta vicinanza di siti Habitat e di un parco regionale e nazionale.
- 4. lo studio di incidenza non ha preso in considerazione, aspetti rilevanti, previsti dalla vigente normativa UE e nazionale in materia di biodiversità, quali la complementarietà con altri progetti dell’intervento previsto ed il rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate.
- 5. non hanno dimostrato il rispetto di una serie di normative in materia di inquinamento atmosferico di derivazione comunitaria
- 6. sono intervenuti senza che fosse conclusa la procedura prevista dalla normativa sulle Industrie a rischio di incidente rilevante e senza che fosse rilevata la mancanza dell’aggiornamento del Piano di emergenza esterno che è obbligatorio per la conclusione della istruttoria della normativa suddetta ma più in generale per l’autorizzazione finale del progetto di ampliamento. Cosa ancora più necessaria viste le difficoltà di accesso e allontanamento dallo stabilimento: una unica strada di origine “napoleonica”!
- 7. non è stato elaborato il “Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale” e di un “Piano di Emergenza Portuale” sulla base del quale deve essere elaborato il “Piano di Emergenza Esterno dell’area portuale”.
- 8. non è stata rispettata la normativa sul c.d. effetto domino con particolare riferimento ai rischi di incidenti relativi al naviglio civile e militare ed ai criteri di pianificazione territoriale per aree con impianti a rischio di incidente rilevante
- 9. non è stata predisposta la c.d Scheda Informativa prevista dalla normativa nazionale attuativa della Direttiva 96/82/CE. Ciò appare ancor più grave perché è proprio la detta normativa ad individuare i soggetti ai quali è destinata l’informazione e, tramite la citata Scheda di informazione, ad offrire le conoscenze utili e le indicazioni necessarie a rispondere all’interrogativo di “cosa comunicare”.
Marco Grondacci, Ricercatore Fondazione Toscana Sostenibile