Balipedio Portovenere: “Totalmente insoddisfacente la risposta del sindaco, il comune affronti il problema nell’interesse della salute pubblica”

5 aprile 2021, by  
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Riteniamo totalmente insoddisfacente la risposta del sindaco di Portovenere Matteo Cozzani sulla questione balipedio Cottrau, sollevata dal consigliere Prc Saul Carassale con un’apposita interpellanza discussa lo scorso mercoledì in consiglio comunale.
L’alzata di spalle pilatesca dell’amministrazione, che rimanda alla “piena fiducia” riposta nei vertici della Marina Militare, è un vero e proprio scaricabarile che non entra minimamente nel merito dei disagi che la popolazione patisce da decenni.
Cannonate che fanno vibrare il terreno alla stregua di terremoti, con danni ambientali che non sono stati resi noti, per non parlare degli evidenti rischi alla stabilità degli degli edifici limitrofi: sono questioni che il sindaco, responsabile della salute pubblica, non può ignorare e liquidare con poche battute.
La conferma che i colpi di prova interni e verso il mare siano dannosi a livello ambientale, oltre a quello acustico, proviene proprio dalla Nato che in un documento chiede un programma di bonifica puntuale alla stessa Marina Militare.
Rifondazione ritiene che l’ente comunale debba avere poteri di verifica e controllo sulla effettiva bonifica dell’area, oltre a chiedere il rispetto delle regole da parte degli organi militari, a partire da una corretta informazione riguardo i tempi di prova del balipedio.
Il sindaco e la giunta, fino ad oggi, hanno invece tenuto una posizione a dir poco acritica su chi gestisce a proprio uso e consumo un territorio senza mai rendere conto delle proprie azioni alla comunità che vi risiede. E’ nostro dovere tenere alta la guardia su una problematica “secolare” che deve essere una volta per tutte affrontata e risolta.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Trasporto pubblico, Fedi (Prc La Spezia): “Le aziende facciano la loro parte, basta pretendere senza investire sul territorio”

20 ottobre 2020, by  
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Siamo in una fase di emergenza, ma come ci viene ripetuto quotidianamente non ci si può fermare, perché l’economia deve “girare”, il “tempo è denaro”.

Se questi mantra tanto cari a Confindustria vogliono continuare ad esser perseguiti, la politica ha il dovere di imporre una compartecipazione alle aziende del territorio per far sì che la classe lavoratrice possa recarsi al lavoro e continuare “ad esser produttiva” in relativa sicurezza.

Le aziende non possono pretendere sempre senza restituire niente, senza reinvestire sul territorio; questa è l’occasione per dare un contributo non solo a sé stesse, ma alla città perché sgravando il trasporto pubblico dal pendolarismo lavorativo, si aiuta ad alleggerire quello degli studenti. Non sarà sufficiente, ma aiuterà.

La scuola non può esser messa a rischio, perché il trasporto pubblico non è all’altezza della situazione. E’ un qualcosa di paradossale. L’Ente Provincia che ha il compito di gestirlo dove è finita? Cosa sta facendo? Se non altro sta studiando i flussi?

Scaricare responsabilità, che ci sono eccome, sul Governo stando con le mani in mano, non risolve niente e si continua a mettere a rischio la nostra salute.

E’ l’ora di agire, chiamando attorno ad un tavolo tutti gli Enti che possono e devono dare il proprio contributo e risorse in modi differenti, per fronteggiare questa emergenza: dalle Aziende pubbliche e private, alla Marina Militare e affini, all’Autorità portuale ai sindacati e associazioni di categoria.

L’organizzazione è tutto e partire dal piccolo può esser d’aiuto, basta scaricabarile.

Veruschka Fedi

Segretaria provinciale Rifondazione Comunista La Spezia

“Solidarietà a tutti i lavoratori Fincantieri, nessuno deve pagare per questa emergenza” 

15 marzo 2020, by  
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Rifondazione Comunista spezzina esprime vicinanza e solidarietà a tutti i lavoratori Fincantieri costretti a usufruire delle ferie forzate in questo momento così difficile per la vita del Paese a causa del coronavirus. Prima la resistenza da parte dell’azienda (e quindi dello Stato) a dichiarare lo stop al lavoro dopo il primo caso di infezione, ora il tentativo di scaricare ai lavoratori il peso della situazione. Questo atteggiamento non è assolutamente tollerabile.
La Marina Militare non voleva ritardi nella consegna delle navi in cantiere: è curioso che lo Stato da una parte inviti a rimanere a casa per difendere la salute pubblica e dall’altra pretenda di proseguire la produzione delle navi militari, che in questo gravissimo momento non rappresentano certo una priorità nazionale.
Nessun lavoratore, non solo dell’orbita Fincantieri, deve pagare il prezzo di questa emergenza. Lo stato si attivi fin da subito a meccanismi di salvaguardia assoluta di ogni posto di lavoro e integrazioni salariali immediate dalle partite Iva ai lavoratori della ristorazione e di tutti i settori produttivi e di servizio costretti a chiudere o a ridursi fortemente. Si proceda contestualmente a sanificare ogni ambiente di lavoro. Troppo spesso in questi giorni di tensione ed emergenza si è giocato, e con ipocrisia, con la salute della persone e dei lavoratori.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia  

All’Ecc.mo Prefetto

e p.c Direzione Provinciale del Lavoro
Negli scorsi giorni abbiamo ricevuto segnalazioni, che si sono oltremodo intensificate nella mattinata odierna, da parte di lavoratrici e lavoratori che svolgono la loro attività lavorativa all’interno dei cantieri navali della Fincantieri e non solo. Si tratta sia di dipendenti dell’azienda che di numerosi dei circa 3000 operai delle ditte che operano in subappalto all’interno della Fincantieri, svolgendo le loro mansioni a bordo delle navi.
Ci vengono segnalate situazioni che sono completamente in contrasto con i recenti dettami normativi emergenziali adottati dal Presidente del Consiglio per contrastare il diffondersi del “Coronavirus”.
Ciò si verifica nei luoghi angusti delle navi dove le lavorazioni sono assolutamente incompatibili con le norme emergenziali, lo stesso avviene nei locali mensa ma anche e sopratutto a bordo dei mezzi pubblici da e per il lavoro, dove si verifica un’affluenza esponenziale dei lavoratori letteralmente ammassati gli uni contro gli altri sugli autobus. Sollecitiamo l’adozione di provvedimenti volti al pieno rispetto dei decreti adottati, e laddove ciò non sia possibile si richiede la sospensione dei lavori per alcuni giorni.
Questa nostra comunicazione non ha intento di speculazione politica ma unicamente quella di salvaguardare la salute degli operai che direttamente ed indirettamente può inficiare la salute dei cittadini tutti.
Con Osservanza
Massimo Lombardi,
consigliere comunale Spezia Bene Comune/Rifondazione Comunista La Spezia
 
Jacopo Ricciardi,
segreteria regionale Rifondazione Comunista Liguria

Masterplan Palmaria, Prc La Spezia: “No a svendite e a speculazioni sul patrimonio del nostro golfo”

22 febbraio 2020, by  
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La federazione spezzina di Rifondazione Comunista rimarca il giudizio complessivamente negativo in merito all’Accordo di Programma per la Valorizzazione dell’Isola Palmaria che verrà firmato il 20 febbraio presso il comune di Porto Venere.
Il percorso che ha portato alla definizione dell’accordo stesso, avviato tramite “protocollo di intesa” più di tre anni fa, transitato dalla stesura del masterplan curato dall’architetto Kipar e presentato la scorsa estate in comune, presenta diverse lacune che mortificano e compromettono il giusto concetto di riuso civile di beni dismessi dalla Marina Militare.
In particolare desta perplessità il riconoscimento di una “contropartita economica” per la MM a fronte dei beni dismessi dal demanio, beni da anni assolutamente non necessari alla difesa nazionale e lasciati degradare dalla Marina stessa per decenni. Tale contropartita consisterà, infatti, in interventi su beni che la MM non intende liberare, quali i bagni dei sottufficiali, dei dipendenti difesa e l’area del Terrizzo, per la quale anzi la MM stessa avrebbe avanzato proposte di riuso ricettivo e sportivo per un totale compreso tra i 260.000 euro minimi (nel caso, improbabile, che il comune non riesca a “piazzare” sul libero mercato nessun immobile tra quelli trasferiti) fino a 2.600.000 euro in caso di vendita totale dei beni.
In sostanza il comune si vedrà obbligato, per poter anche solo immaginare un riuso dei beni vincolati e monumentali (anch’essi fatiscenti e ora sottoutilizzati, quali il forte Palmaria/Batteria Cavour o la Batteria Semaforo, in passato già parzialmente utilizzata quale Centro di Educazione Ambientale) a cedere gran parte se non tutti i beni dismessi non vincolati, di fatto operando quale agente immobiliare, peraltro con “rischio di impresa” in caso di mancata vendita.
Incomprensibile anche la scelta di scorporare dal ragionamento del riassetto dell’isola la parte del Terrizzo, ovvero la più densa di funzioni attualmente (arrivo linee traghetti, punto di raccolta rifiuti, ormeggio residenti ecc.) dalla dismissione, che avrebbe dovuto essere invece uno dei “perni” del ragionamento. In generale si ha la sensazione che l’accordo stesso sia semplicemente un meccanismo avviato al fine di mettere rapidamente sul mercato una certa quantità di immobili, commercialmente appetibili, lasciando alla MM le funzioni (prettamente ludiche) residue ed ignorando completamente sia gli aspetti di salvaguardia naturalistica e culturale, sia le legittime aspirazioni di sviluppo e di lavoro che avrebbero potuto avviarsi per i residenti del comune.
Gli indirizzi contenuti masterplan (che è stato scelto dal tavolo di regia, tra una rosa di cinque proposte e di cui non si è mai potuto parlare in consiglio comunale se non a percorso concluso) pur non contestabili nella totalità, manifestano le stesse criticità. Si “apre” pesantemente un fronte di riuso agricolo che francamente non solo risulta poco credibile economicamente ma che sopratutto, ad oggi, non ha avuto nessun riscontro operativo nel territorio, né sotto il profilo formativo (corsi, iniziative di recupero terreni abbandonati o dismessi, creazione di coop locali) né infrastrutturale (sovvenzioni per recupero muri a secco, inserimento di frantoi, o cantine sociali).
Inoltre si ignora quasi totalmente la valenza storico-culturale delle fortificazioni presenti sull’isola, omettendo o sorvolando su alcune particolarità costruttive e lasciando per alcune di esse la sola “funzione ricettiva” quale indicazione d’uso e si mortifica la parte boschiva e naturalistica (oggi predominante sull’isola) che infarti viene in parte ridimensionata. Il tutto ha finito con trasformare una splendida opportunità (liberare aree dismesse e abbandonate) in un rischio. Noi diciamo con forza NO a svendite e a speculazioni travestite da valorizzazioni, ad accordi operati lontano dal territorio, a sviluppi e presenze turistiche a vantaggio di pochissimi ed “escludenti” nei riguardi dei normali cittadini. Chiediamo che vengano riconsiderate le priorità del futuro dell’isola, mettendo salvaguardia ambientale, riscoperta e valorizzazione storica dei manufatti sabaudi presenti, attenzione agli aspetti sociali ed economici dei residenti del comune di Porto Venere.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Eternit a Marola, Rifondazione Comunista e Spezia Bene Comune: “Vicenda al limite del surreale”

9 novembre 2018, by  
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La vicenda dei tetti in eternit dei capannoni siti nell’area arsenale di Marola in parte divelti dal vento dello scorso weekend, sta assumendo connotati al limite del surreale. Si è partiti da una serie di segnalazioni dei cittadini, senza il quale probabilmente nessuno sarebbe intervenuto sulla questione, si è passati dalle sconcertanti parole del sindaco della Spezia, Pierluigi Peracchini, che i parlava di interventi ancora prima che nessun operaio avesse messo piede in arsenale, per arrivare alla preoccupante assenza di trasparenza. 
 
Il sindaco è il primo responsabile e tutore della salute pubblica e visto i “buoni rapporti di vicinato” che ha con la M.M  sarebbe opportuno che invece di pronunciare proclami ben lontani dalla realtà, si prodighi per mitigare un rapporto di buon vicinato che tale è probabilmente solo per questa amministrazione.
Peracchini ha voluto rassicurare la cittadinanza ma la realtà, documentata dai cittadini, è tutt’altro rispetto a quanto affermato dal primo cittadino: persistono frammenti di lastre rotte in sito oltre che alcuni pezzi ritrovati nella pubblica via. Siamo di fronte ad un fatto senza precedenti, oltre alla gravità di affermazioni non veritiere da parte del sindaco, resta la ancor più grave situazione di rischio di dispersione di fibre d’amianto per l’area circostante, area che vede un centro abitato, esercizi commerciali, uffici postali ed una scuola dell’infanzia e di primo grado.
 
SBC e Rifondazione Comunista esprimono vicinanza alla popolazione di Marola, chiedendo che le istituzioni intervengano con urgenza, affinché si verifichi lo stato degli interventi che sono in atto, auspicando che prevedano la rimozione di tetti in eternit fatiscenti e non dei rattoppi che sarebbe certamente causa di ulteriori situazioni di pericolosità per la salute dei cittadini. In secondo luogo che si avvii immediatamente un monitoraggio sulle dispersioni aeree di fibre di amianto e che tale monitoraggio sia reso al più presto pubblico.
 
Nella nostra provincia è altissima l’incidenza del mesotelioma quindi auspichiamo che vengano messe velocemente in atto tutte le procedure atte a contrastare una patologia i cui maggiori picchi sono purtroppo  previsti nei prossimi anni a causa di un indiscriminata esposizione all’amianto.
 
Rifondazione Comunista La Spezia
Spezia Bene Comune

“Il futuro della Palmaria è a rischio, Cozzani e Toti facciano subito chiarezza”

1 luglio 2016, by  
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Un bel resort riservato a pochi, realizzato da chissà chi e chissà con quali soldi, che sottrarrà area pubblica, valore storico e tranquillità all’isola. Il protocollo di intesa siglato nei giorni scorsi tra Demanio, Regione, Comune di Portovenere, Marina Militare e Sovrintendenza per la cessione di numerosi immobili e terreni presenti sull’isola Palmaria non lascia dormire sonni tranquilli.
 
Ci sono stati diversi proclami in merito alla nuova destinazione dei beni stessi, dai preoccupanti “la Capri della Liguria” del presidente Toti, ai più modesti “strutture per turismo sostenibile” del sindaco Cozzani. Sono seguite delle delibere (comunali e regionali) sul percorso di valutazione delle proposte (il tavolo tecnico) indicando tempi e modi.
 
Ma non c’è mai stata, ad oggi, una chiara indicazione delle volontà politiche sui beni dismessi e sull’isola tutta (resta pubblica? vendiamo tutto? trasformiamo tutto in resort? restano strutture a servizio del territorio? ne salviamo l’estetica e la traccia storica? ecc…)
 
Soprattutto non si è mai accennato al mantenimento della proprietà dei beni ma solo al valore di ricaduta occupazionale.
 
Ci pare che mantenere la proprietà pubblica di un bene così raro, interessante storicamente e di sicura rivalorizzazione, rappresenti un interesse collettivo.
 
Sappiamo inoltre che le ispezioni sul territorio sono state spesso superficiali (alcuni consiglieri, che pure hanno votato, non conoscono neppure gli edificati di cui si sta parlando) e che con ragionevole certezza non se ne ha esatta valutazione economica.
 
Infine il tentativo di creare un tavolo partecipativo sul territorio comunale (progetto Laboratorio Palmaria) in cui sono confluite diverse associazioni, ma che non appare (nelle delibere di cui sopra) legittimato a nessun titolo nell’interlocuzione, è sembrato più che altro un paravento sulla partecipazione operato dal Comune per smussare il dissenso.
 
Rifondazione Comunista chiede che sia fatta immediata chiarezza sul futuro di uno dei più importanti gioielli del nostro territorio, che non deve in alcun modo diventare un ennesimo paradiso per miliardari ma rimanere un bene pubblico, accessibile a tutti ma nell’esclusivo rispetto dell’ambiente, del paesaggio e della sua storia.
 
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

“Morte operaio Fincantieri Muggiano ennesima tragedia sul lavoro, fare piena luce sulle responsabilità”

5 maggio 2015, by  
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Oggi è un’altra giornata di lutto per Spezia: il gravissimo incidente avvenuto stamani a bordo di una nave della Marina Militare alla Fincantieri Muggiano ci lascia per l’ennesima volta sgomenti.
 
Un giovane lavoratore è morto ed è il momento del dolore e del cordoglio, come troppe volte ci è capitato di dire negli ultimi anni. Siamo profondamente vicini alla famiglia dell’operaio, caduto come tantissimi altri nel compimento del proprio lavoro.
 
Ma c’è anche infinita rabbia e indignazione, su come sia possibile che queste enormi disgrazie avvengano ancora, specie in uno stabilimento così importante come Fincantieri, di cui il governo italiano è il maggiore azionista.
I vertici dell’azienda e quelli militari devono immediatamente rispondere di questa tragedia: la federazione provinciale di Rifondazione Comunista chiede che si faccia subito piena luce sul caso affinché si accertino eventuali negligenze che hanno causato il disastro. 
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Nave sospetta con plutonio a Spezia: Giacomo Conti (Rifondazione Comunista) presenta un’interrogazione urgente in Regione Liguria

7 marzo 2014, by  
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ll capogruppo regionale ligure di Rifondazione Comunista Giacomo Conti ha presentato un’interrogazione urgente al presidente della Regione Claudio Burlando, dopo avere appreso “del transito nella città di Spezia e nel porto militare della Spezia di un misterioso carico definito altamente tossico”. L’episodio risalirebbe ad alcuni giorni fa. “La Regione deve pretendere risposte chiare dal Governo” – ha scritto Conti – “avanzando perplessità sulla posizione assunta dalla Prefettura della Spezia, che non avrebbe fornito sufficienti chiarimenti”. Conti, “poichè in gioco potrebbe esserci la salute e la sicurezza dei cittadini” auspica che sia fatta chiarezza al più presto: “secondo quanto appreso nel carico risulterebbero presenti scorie radioattive, in particolare plutonio”.

Conti riferisce che nei giorni scorsi “nelle ore notturne, una colonna di tre tir sui cui pianali erano collocati altrettanti container di piccola taglia aveva attraversato le vie cittadine per accedere alla base della Marina Militare dove i container venivano imbarcati su una nave ormeggiata nel Molo Varicella, in prossimità del popoloso borgo di Marola”.Il contenuto dei container viene definito “sensibile” in considerazione del dispositivo di sicurezza che ha accompagnato il carico, scrive Conti. L’ipotesi che “il carico in questione fosse altamente pericoloso – sostiene Conti – è suffragata dall’abbigliamento protettivo indossato dagli uomini che hanno condotto l’operazione che farebbe supporre trattarsi addirittura di materiale radioattivo, dal richiamo in servizio di personale dei Vigili del Fuoco in turno di riposo, dalla diffusa presenza della Digos che sorveglia, dei mezzi della Marina Militare disseminati tutt’intorno e di carabinieri, poliziotti, finanzieri impegnati ai crocicchi di una città super blindata”.Il carico sarebbe stato trasbordato su una nave di nazionalità russa e sarebbe stato composto da “materiale destinato a una bonifica industriale”.

Giacomo Conti,

Capogruppo Rifondazione Comunista in Consiglio Regionale della Liguria

Ravera: “Campo in Ferro? No a insediamenti industriali a Marola. Restituire il mare alla borgata”

20 febbraio 2012, by  
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La notizia del possibile insediamento di attività industriali nella zona del Campo in Ferro non sorprende.
Da tempo, sotto traccia, si muovono gli interessi e gli appetiti di chi guarda alla possibile dismissione di aree della Marina Militare non come un’opportunità per lo sviluppo sostenibile e per le legittime aspirazioni degli abitanti di una borgata marinara che, caso forse unico al mondo, vede impedito il libero accesso al mare, ma solo in funzione di speculazioni e di interventi in netto contrasto rispetto a quanto popolazioni ed associazioni stanno da anni non solo chiedendo, ma anche progettando.

La costa di Ponente ha da sempre pagato un conto salatissimo in termine di occupazione di spazi. Dalla Base Navale a Panigaglia, passando per l’aeroporto (sic) di Cadimare, alle varie servitù e porzioni di territorio non più utilizzate, spesso lasciate in abbandono.

I nuovi piani della Marina Militare alla Spezia non prevedono un aumento di unità, lo ha detto chiaramente l’ammiraglio Branciforte. Era il 2009 quando il sottosegretario Crosetto assicurava: “Non occuperemo un metro quadrato in più di quanto ci serve e che quel che non serve sarà ceduto“.

Non si possono definire zone strategiche interi ettari in totale abbandono, edifici fatiscenti e pericolanti, addirittura degli alberi di pino che spuntano dai tetti di strutture evidentemente non utilizzate. E’ spiacevole constatare come manchi completamente un disegno complessivo: ogni tanto un ministro, un sottosegretario, un ammiraglio rilascia qualche dichiarazione, ieri era una una base della Finanza, oggi un sito industriale.

Sembra non esserci una strategia, una pianificazione. Non si guarda mai al Golfo come un’entità unica in cui le aspirazioni devono bilanciarsi. E manca il confronto con la città, con i cittadini, i quali chiedono, da tempo, con forza, di riappropriarsi degli spazi a mare, anche per poter liberare quelle energie volte a creare occasioni di lavoro in direzione di uno sviluppo sostenibile, non invasivo, legato alle tradizioni e alla storia dei luoghi.
La proposta di insediamenti industriali nel Campo in Ferro risulta quasi una provocazione. Un sito per anni discarica a cielo aperto, luogo di ammasso di materiali estremamente inquinanti, mai bonificata, su cui la città non ha mai saputo la verità, coperto, letteralmente, da un velo nero. E nell’area in cui è presente una polla che neppure la Marina Militare è riuscita a domare, si prospetta un insediamento che, si badi bene, non porterebbe neppure nuova occupazione, trattandosi di un mero spostamento.

Cittadini, associazioni, partiti, amministratori devono far sentire la propria voce, esprimere il proprio dissenso. Dissenso anche sul metodo: qualsiasi trattativa non può prescindere dal coinvolgimento delle popolazioni e dei suoi rappresentanti.

 

Diego Ravera, Presidente Prima Circoscrizione La Spezia

Rifondazione Comunista/Fds, Circolo Ponente La Spezia

Olivieri: “Senatore Grillo, ma l’Abruzzo non ha insegnato niente?”

29 ottobre 2011, by  
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Leggo con sconcerto le dichiarazioni del Sen. Grillo del Pdl che propone l’avvio di una sorta di project financing, cioè l’attivazione dei privati, per la ricostruzione delle zone alluvionate nello spezzino.

Secondo la proposta di Grillo, i privati potrebbero essere pagati “in natura”, cioè con parte del patrimonio pubblico che il Governo intenderebbe dismettere. Il sen. Grillo fa esplicito riferimento ai beni della Marina Militare presenti nel nostro territorio che, invece che essere restituiti alla nostra comunità, verrebbero privatizzati.

In questo modo la ricostruzione diventerebbe l’occasione per nuove speculazioni: questa proposta fa venire in mente quegli imprenditori senza scrupoli che poche ore dopo il terremoto pensavano già a come lucrare sulla tragedia. Possibile che l’Abruzzo non abbia insegnato nulla? E’ possibile che nemmeno questa tragedia abbia fatto capire che bisogna abbandonare per sempre le logiche della cementificazione e della privatizzazione del territorio che hanno amplificato gli effetti di questo disastro?

E non ci racconti la frottola, Sen. Grillo, che non ci sono i soldi: invece che regalare ai soliti noti miliardi e miliardi per opere inutili e dannose come il Ponte sullo Stretto e l’Alta Velocità in Val di Susa, questi soldi potrebbero essere ben spesi nella ricostruzione delle zone colpite da quelle da calamità che si fa fatica a chiamare “naturali” e nella manutenzione del territorio.
Ne guadagnerebbero non solo la nostra comunità, ma anche la moralità di questo Paese.

Sergio Olivieri
Segretario regionale Rifondazione Comunista/Federazione della sinistra della Liguria