Bramanti: “Ciancimino personaggio scomodo, non prendiamo lezioni da chi proviene da un partito di indagati e condannati”
24 aprile 2011, by admin
Archiviato in Primo piano, Società
Anzitutto voglio ricordare a Gatti una cosa che molto spesso viene taciuta per poter fare battute di basso profilo, ovvero che la Bramanti a nome del Prc le poltrone le ha rifiutate.
Anzi, ha chiesto quasi un anno fa al proprio assessore provinciale, che ha eseguito, di uscire dalla maggioranza, non condividendo le scelte autoreferenziali compiute dal presidente della provincia (che pure non avevano interessato Rifondazione).
Quando parla di poltrone Gatti dovrebbe pensare a quelle che occupa lui a spese dei contribuenti, ad esempio come consigliere della Selex Sema del gruppo Finmeccanica, nella quale è stato nominato nel luglio scorso dal suo governo che il suo partito rappresenta.
Nel merito dell’iniziativa dello scorso gennaio a Spezia organizzata da Rifondazione con Massimo Ciancimino ne ribadisco ancora una volta l’aspetto positivo, peraltro dimostrato dalla presenza di un foltissimo pubblico (tra il quale era presente, intervenedo al dibattito, la presidente dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili e nostra concittadina, Giovanna Maggiani Chelli) che finalmente, per merito di Rifondazione, ha potuto parlare di argomenti tabù per questa città.
Com’è che la presentazione di un libro ha creato e continua a creare così tanto panico nel mondo politico e nel Pdl in particolare? Forse perché è un viaggio nella storia italiana più recente, perché parla di quarant’anni di relazioni inconfessabili tra politica e criminalità mafiosa, perché riscrive pezzi oscuri della Repubblica, dal sacco di Palermo alla nascita di Milano 2, a Calvi e lo Ior, dalle stragi del ’92 alla trattativa con pezzi dello Stato, fino a coinvolgere l’attuale senatore Pdl Marcello Dell’Utri (già condannato per mafia) e la fondazione di Forza Italia?
Vorrei rammentare che Massimo Ciancimino continua ad essere un prezioso testimone utilizzato in molti attuali processi di mafia. A noi interessano poco le sue qualità morali di figlio di un mafioso che tale rimarrà, ma sicuramente capiamo che le sue confessioni hanno toccato e stanno compromettendo interessi più grandi di lui.
Sottolineo infine con forza Ciancimino è stato fermato per l’accusa di calunnia, certamente un reato grave ma ridicolo se lo si confronta con lo scempio che molti, politici e non, compiono ogni giorno sulla giustizia italiana (come la cronaca dimostra con evidenza), specie se e poi si tirano in ballo personaggi della portata di De Gennaro che, nessuno dimentica, è stato complice e responsabile a Genova nel 2001 del massacro nella scuola Diaz.
Non prendiamo lezioni da nessuno tanto più da chi nel banchi del Parlamento ha più colleghi indagati che il registro comunale.
Chiara Bramanti
Segretaria provinciale di Rifondazione Comunista La Spezia
La verità sulla strage di Tamaulipas: ventimila migranti sequestrati ogni anno
Tratto dal sito www.gennarocarotenuto.it
Riguardo il massacro di 72 migranti nel Tamaulipas, per il quale subito dopo sono stati assassinati sia il magistrato incaricato dell’indagine che il sindaco della città di Hidalgo, il complesso disinformativo mondiale ha voluto far credere che le vittime della strage fossero state reclutate dal narco o si volessero meglio vendere ai cartelli o si fossero (nella migliore delle ipotesi) rifiutate di farsi reclutare come sicari.
E’ un’interpretazione infondata, calunniosa e razzista che vuole nascondere la verità dello sfruttamento fino all’ultimo centesimo delle vite dei 600.000 migranti che dal centro e sud del Continente ogni anno affrontano l’attraversamento di tutto il Messico. La verità è che tali migranti sono costantemente vittime di estorsioni, vessazioni, stupri, minacce ancor prima di affrontare la traversata del deserto, il muro voluto da George Bush, le ronde dei Minutemen, le leggi razziali di stati come l’Arizona e quant’altro alla ricerca di un lavoro negli Stati Uniti. Per il sacerdote cattolico Alejandro Solalinde i cachucos (“sporchi centroamericani” in gergo) dal momento nel quale lasciano il loro paese “smettono di essere persone e si trasformano in mercanzie, una miniera d’oro sia per le mafie che per le autorità”.
Per la grande stampa i migranti devono essere presentati come manodopera criminale a basso costo disponibile per il narco, scarti della società, indesiderabili, collusi se non organici alle mafie e pertanto senza diritti né dignità umana. Contro di loro saranno ora diretti i droni, gli aerei senza pilota che non fermeranno neanche un grammo di cocaina ma contribuiranno a mettere nelle mani della criminalità i migranti che invece vivono una vera emergenza umanitaria alla quale i governi Obama e Calderón dovrebbero far fronte.
I migranti sono un affare da tre miliardi di dollari l’anno che si spartiscono i cartelli criminali e le polizie corrotte sia negli Stati Uniti che in Messico. Per passare pagano quote comprese tra i 4.000 e i 15.000 dollari. Spesso è solo l’inizio del martirio che dovrebbe condurre al sogno americano già raggiunto (oltre che da una dozzina di milioni di messicani) da un milione di honduregni, due milioni di salvadoregni e tre milioni di guatemaltechi che rimandano indietro alle famiglie una decina di miliardi di dollari l’anno in rimesse.
Per Monsignor Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristóbal de las Casas, in Chiapas, almeno i due terzi dei migranti una volta entrati in Messico subiscono rapine o estorsioni e uno su dieci viene stuprato nel corso del viaggio. Circa un quinto viene arrestato e rimandato indietro. E’ un numero in discesa perché a chi intercetta i migranti conviene ben di più spremerli che rimandarli indietro. La situazione è costantemente peggiorata nell’ultimo decennio con la violentissima campagna anti-immigrati che ha portato George Bush alla costruzione del muro alla frontiera tra Stati Uniti e Messico che presto sarà affiancato da un muro gemello alla frontiera tra Messico e Guatemala. Le misure per fermare l’emigrazione, come in altre frontiere tra Sud e Nord del mondo, lungi dal bloccare il traffico di esseri umani, non fanno altro che alzare il prezzo, rendere più lucroso l’affare e ancora più a rischio la vita dei migranti.
Ogni anno, secondo statistiche ufficiali, almeno 20.000 migranti finiscono per essere sequestrati dai cartelli criminali e obbligati, oltre alle normali quote per passare il confine, a pagare riscatti tra i 1.000 e i 5.000 dollari a testa, a ritrovarsi scambiati come pacchi tra i cartelli e all’essere in più casi assassinati come ostaggi per indurre altri a pagare.
Per Jorge Bustamante, relatore speciale della Commissione per i Diritti Umani, il Messico è senza dubbio il paese dove maggiori violazioni dei diritti umani vengono commesse nel Continente nonostante l’infame silenzio dei grandi media sempre pronti a scrivere paginate per processare i governi integrazionisti ma sempre silenti per l’inferno messicano.
Nel 2009 la stessa CNDH ha pubblicato un volume intitolato “Benvenuti nell’inferno dei sequestri” dove si denunciano i maltrattamenti subiti dai migranti centroamericani e si raccolgono innumerevoli testimonianze sul coinvolgimento delle autorità messicane nei sequestri stessi. Vi sono descritte le caratteristiche degli stessi. L’immigrato spesso viene arrestato da poliziotti e venduto ad organizzazioni criminali e tradotto in luoghi isolati proprio come la finca San Fernando dove è avvenuto il massacro di Tamaulipas. Lì iniziano le botte, le vessazioni, gli stupri e le torture vere e proprie. L’obbiettivo è ottenere numeri telefonici di parenti dai quali ottenere riscatti esorbitanti per migranti in genere poverissimi. Chi non può pagare in genere viene assassinato.
E’ nell’atroce contesto dei 20.000 sequestri l’anno che va inserito il massacro di Tamaulipas, 72 migranti, probabilmente impossibilitati a pagare, fucilati come nelle stragi naziste. Ne abbiamo saputo solo perché Freddy Lala, un ragazzo ecuadoriano di 18 anni, è riuscito a sopravvivere camminando per più di 20 km con una pallottola nel collo fino a riuscire a dare l’allarme. O, come al tempo del piano Condor o del genocidio in Guatemala, è stato fatto sopravvivere perché raccontasse e incutesse più terrore. Vittime i migranti, non complici.
Gennaro Carotenuto