Bramanti: “Ciancimino personaggio scomodo, non prendiamo lezioni da chi proviene da un partito di indagati e condannati”

24 aprile 2011, by  
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Anzitutto voglio ricordare a Gatti una cosa che molto spesso viene taciuta per poter fare battute di basso profilo, ovvero che la Bramanti a nome del Prc le poltrone le ha rifiutate.

Anzi, ha chiesto quasi un anno fa al proprio assessore provinciale, che ha eseguito, di uscire dalla maggioranza, non condividendo le scelte autoreferenziali compiute dal presidente della provincia (che pure non avevano interessato Rifondazione).

Quando parla di poltrone Gatti dovrebbe pensare a quelle che occupa lui a spese dei contribuenti, ad esempio come consigliere della Selex Sema del gruppo Finmeccanica, nella quale è stato nominato nel luglio scorso dal suo governo che il suo partito rappresenta.

Nel merito dell’iniziativa dello scorso gennaio a Spezia organizzata da Rifondazione con Massimo Ciancimino ne ribadisco ancora una volta l’aspetto positivo, peraltro dimostrato dalla presenza di un foltissimo pubblico (tra il quale era presente, intervenedo al dibattito, la presidente dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili e nostra concittadina, Giovanna Maggiani Chelli) che finalmente, per merito di Rifondazione, ha potuto parlare di argomenti tabù per questa città.

Com’è che la presentazione di un libro ha creato e continua a creare così tanto panico nel mondo politico e nel Pdl in particolare? Forse perché è un viaggio nella storia italiana più recente, perché parla di quarant’anni di relazioni inconfessabili tra politica e criminalità mafiosa, perché riscrive pezzi oscuri della Repubblica, dal sacco di Palermo alla nascita di Milano 2, a Calvi e lo Ior, dalle stragi del ’92 alla trattativa con pezzi dello Stato, fino a coinvolgere l’attuale senatore Pdl Marcello Dell’Utri (già condannato per mafia) e la fondazione di Forza Italia?

Vorrei rammentare che Massimo Ciancimino continua ad essere un prezioso testimone utilizzato in molti attuali processi di mafia. A noi interessano poco le sue qualità morali di figlio di un mafioso che tale rimarrà, ma sicuramente capiamo che le sue confessioni hanno toccato e stanno compromettendo interessi più grandi di lui.

Sottolineo infine con forza Ciancimino è stato fermato per l’accusa di calunnia, certamente un reato grave ma ridicolo se lo si confronta con lo scempio che molti, politici e non, compiono ogni giorno sulla giustizia italiana (come la cronaca dimostra con evidenza), specie se e poi si tirano in ballo personaggi della portata di De Gennaro che, nessuno dimentica, è stato complice e responsabile a Genova nel 2001 del massacro nella scuola Diaz.

Non prendiamo lezioni da nessuno tanto più da chi nel banchi del Parlamento ha più colleghi indagati che il registro comunale.

Chiara Bramanti
Segretaria provinciale di Rifondazione Comunista La Spezia

Grande successo per l’iniziativa con Massimo Ciancimino, la società civile chiede partecipazione

30 gennaio 2011, by  
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Grande successo di pubblico per l’iniziativa di giovedì scorso organizzata dalla federazione provinciale di Rifondazione Comunista con Massimo Ciancimino per la presentazione del libro “Don Vito. Le relazioni segrete tra stato e mafia nei racconti di un testimone d’eccezione” edito da Feltrinelli e scritto a quattromnai con il giornalista Francesco La Licata. Dopo l’introduzione di Chiara Bramanti, segretaria provinciale di Rifondazione Comunista e Massimo Marcesini, vicesindaco RC di Ortonovo, il figlio di “Don Vito” Ciancimino, potente sindaco mafioso della Palermo anni ’70, è stato intervistato dal giornalista Renzo Raffaelli per poi rispondere alle numerose domande dei tanti presenti in sala.

Il centro Allende della Spezia si è infatti riempito in ogni ordine di posto soprattutto di giovani a testimonianza del grandissimo interesse sull’argomento che il libro di Ciancimino analizza raccontando gli inquietanti retroscena di un accordo oramai dato quasi per certo tra stato italiano e Cosa Nostra tra il 1992 e il 1993.

L’inizativa ha dimostrato che c’è bisogno di discutere da parte della società civile di temi tanto delicati e importanti e che riguardano la vita di tutti i cittadini italiani e che non devono esssere in alcun modo censurati. Le verità scomode che emergono da fatti tanto recenti quanto oscuri e che gettano ombre sinistre sulla politica nazionale passata e presente, devono essere conosciute in fondo dalla cittadinanza.

Presente tra il pubblico anche Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Via dei Georgofili, avvenuta a Firenze nel maggio 1993 ad opera di Cosa Nostra.

Presentazione del libro “Don Vito”, incontro con l’autore Massimo Ciancimino

26 gennaio 2011, by  
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Giovedì 27 gennaio, alle 17.30 al Centro Allende della Spezia Massimo Ciancimino presenterà il discusso libro “Don Vito, Le relazioni segrete tra stato e mafia” edito da Feltrinelli e scritto a quattro mani con il noto giornalista antimafia Francesco La Licata.

Il libro narra della vita del padre Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo e figura cruciale per comprendere a fondo la presunta, ma ormai quasi assodata, trattativa tra stato italiano e Cosa Nostra che portò alla fine della sanguinosissima stagione delle stragi a cavallo tra il 1992 e il 1993.

Un pezzo di storia d’Italia molto recente e ancora oscuro su cui si è fondata gran parte della cosiddetta “seconda repubblica” e che per questo assume anche un forte valore politico, viste le ultime affermazioni proprio di Massimo Ciancimino (ancora al vaglio della magistratura) assieme a quelle di numerosi pentiti di mafia ed ex vertici dello stato di allora.

Dichiarazioni che stanno contribuendo a far luce sulla vicenda che avrebbe visto protagonista il potente “Don” Vito Ciancimino nelle vesti del tramite “pacificatore” tra i corleonesi di Salvatore “Totò” Riina e la repubblica italiana, nel pieno di una vera e propria guerra all’ultimo sangue ancora avvolta nel mistero.

E’ dunque un’importante iniziativa culturale organizzata da Rifondazione Comunista della Spezia e che verrà introdotta dalla segretaria provinciale PRC Chiara Bramanti e coordinata dal giornalista Renzo Raffaelli.

Interverrà, oltre all’autore, anche il vicesindaco ed ex assessore alla cultura di Ortonovo Massimo Marcesini che per primo aveva invitato Ciancimino nel novembre scorso nel comune ortonovese, invito poi “cassato” dal sindaco Francesco Pietrini su pressione politica bipartizan tra esponenti di centrodestra e centrosinistra generando numerose polemiche.

Giovedì 27 gennaio alle 17.30
Centro Allende, La Spezia

Presentazione del libro Don Vito

Le relazioni segrete tra Stato e mafia nel racconto di un testimone d’eccezione

Incontro con l’autore

Massimo CIANCIMINO

La lotta alla mafia è una lotta comune, fondamentale l’informazione ai cittadini

22 dicembre 2010, by  
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Caro Andrea,

ti rispondo sperando anch’io di mettere fine a una querelle ormai troppo strascicata, proprio perché penso in maniera convinta che la lotta alla mafia sia una battaglia comune delle nostre rispettive forze politiche, una battaglia che vede innanzitutto coinvolti cittadini, persone della società civile che non hanno il diritto di trovare informazioni e partecipazione e non ulteriori elementi di divisione.

Tu sai bene che nell’iniziativa dell’assessore Marcesini ad Ortonovo non c’era nessun intento santificatorio nei confronti di Massimo Ciancimino ma solo la volontà di aprire un dibattito a 360 gradi sulla mafia che ci permettesse di parlare anche delle possibili infiltrazioni nel nostro territorio oltre che cominciare una seria discussione storica sui tragici fatti che sconvolsero il nostro Paese tra il 1992 e il 1993, eventi ancora oscuri e indecifrabili che minarono e segnarono profondamente la nostra Democrazia.
La difesa della stessa Democrazia passa anche nel non accettare quelle pressioni o intimidazioni che il Pdl e le destre hanno esercitato  a Ortonovo nei confronti del Sindaco portandolo a scegliere di annullare un incontro di forte impatto, da tempo concordato.
Apprezzo la tua disponibilità ad un confronto diretto sul tema della mafia e della Democrazia per cui colgo l’occasione per invitarti all’iniziativa che la Federazione della Sinistra spezzina organizzerà a gennaio con la discussione sul libro “ Don Vito” alla presenza degli autori Ciancimino e La Licata.

Sarà anche l’occasione per un sereno chiarimento in cui la pregiudiziale che poniamo è, e rimarrà, la libertà di espressione.

Cari saluti
Chiara Bramanti

A gennaio Ciancimino alla Spezia. Nessuno si è mai sognato di definirlo “simbolo” antimafia

20 dicembre 2010, by  
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Stupiscono ancora una volta le parole dell’onorevole Andrea Orlando del Partito Democratico che, a margine di un’iniziativa pubblica sulla mafia organizzata domenica scorsa a Ortonovo dal suo partito, allestita forse per rifarsi un’immagine dopo la clamorosa censura di un mese fa, ha affermato che “Massimo Ciancimino non può essere simbolo della lotta alla mafia, Pio La Torre lo è ma non davvero Ciancimino. Per questo sono stato favorevole all’annullamento dell’incontro“.

Breve riassunto: a novembre la presentazione a Ortonovo del libro “Don Vito“, edito da Feltrinelli e scritto dallo stimato giornalista antimafia Francesco La Licata (apparso su Rai 3 proprio lunedì scorso nella trasmissione “Lucarelli racconta“, che aveva al centro della discussione la famigerata trattativa tra stato e Cosa Nostra tra il 1992 e il 1993) sulla figura del potente sindaco mafioso di Palermo degli anni ’70 Vito Ciancimino, aveva suscitato scandalo e polemiche per la presenza del figlio Massimo Ciancimino nella sala consiliare ortonovese.

Il sindaco Pietrini, dopo aver dato il consenso all’iniziativa, organizzata da tempo dall’assessore alla cultura e vicesindaco di Rifondazione Massimo Marcesini, aveva improvvisamente cancellato la presentazione del libro, generando un clamoroso “autogol” di polemiche tutto interno al Pd, che così fece esultare gli esponenti locali e provinciali del Pdl (rappresentati in parlamento anche dal senatore Dell’Utri, condannato in appelllo a 7 anni per conoscorso esterno in associazione mafiosa).

Per questo incredibile episodio Massimo Marcesini aveva immediatamente rassegnato le dimissioni da assessore alla cultura. La stessa sera, mentre in consiglio  comunale a Ortonovo c’era bagarre sull’argomento, lo stesso Ciancimino in diretta dichiarava a milioni di telespettatori di Rai 2 alla trasmissione “Annozero di Santoro l’avvenuta censura bipartizan nel piccolo comune spezzino.

Precisiamo che:

  1. nessuno, e tantomeno Rifondazione Comunista, si è mai sognato di dichiarare Ciancimino come “simbolo dell’antimafia”. Proprio perchè figlio di cotanto mafioso, il personaggio ha sicuramente molte cose interessanti da raccontare in proposito, molte delle quali sono al vaglio dei magistrati siciliani in numerose e delicatissime inchieste. Sappiamo benissimo chi sono i nostri eroi: uomini come Falcone, Borsellino e, appunto, Pio La Torre, deputato comunista trucidato dai corleonesi nel 1982.
  2. Proprio perchè sappiamo chi sono i nostri eroi, terremo a sapere sempre più verità sulle stragi del ’92 e del ’93 in una delle quali perse la vita anche un ragazzo di Sarzana, casomai ce ne fossimo dimenticati. La censura di un libro, per altro presentanto in innumerevoli occasioni pubbliche e istituzionali in giro per l’Italia alla presenza di sindaci e amministratori di ogni regione, che racconta fatti di strettissima attualità della storia italiana osservati da un punto di vista così ravvicinato è in questo senso incomprensibile e inquietante.
  3. discutere di mafia anche nel nostro territorio è doveroso, alla luce di quanto emerso in Liguria negli ultimi tempi.

Per questo motivo Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra della Spezia annunciano che Massimo Ciancimino tornerà a presentare “Don Vito” per le prime settimane di gennaio del 2011, con luogo e data ancora da definire ma sicuramente nella provincia della Spezia.

Non abbiamo intenzione, ne è nostro compito, giudicare la figura morale e penale di Massimo Ciancimino: a Rifondazione e a larga parte della società civile interessa soltanto cercare la verità ed informare la popolazione, sempre più obnubilata dallo schiacciante berlusconismo politico e televisivo.

La libertà di informazione nella Val di Magra

20 dicembre 2010, by  
Archiviato in Dalla Provincia, Primo piano

Da mesi l’Assessorato alla cultura aveva programmato, assieme al Sindaco, la presentazione del libro “Don Vito” scritto dal giornalista Francesco La Licata e da Massimo Ciancimino; il libro-verità sul discusso sindaco di Palermo Vito Ciancimino che in sostanza tratta delle relazioni segrete tra stato e mafia con il racconto di un testimone d’eccezione, edito dalla Feltrinelli. Gli uffici cultura hanno lavorato con impegno alla realizzazione dell’evento, ma, improvvisamente, due giorni prima della presentazione del libro, il sindaco ha fatto retromarcia annullato l’appuntamento. Una decisione quella del sindaco che sta nelle sue prerogative, della quale prendiamo atto ma che non condividiamo nella maniera più assoluta.
Sulle motivazioni addotte dal primo cittadino è meglio passare oltre, sta di fatto che la presentazione del libro, con la presenza dell’autore Massimo Ciancimino e di un giornalista del Tirreno, specializzato su tematiche mafiose, è stata, senza possibilità di soluzioni alternative, censurata. Non è piacevole per un Assessorato alla cultura veder censurata la presentazione di un libro, ancor più se si tratta di argomenti di attualità; era l’occasione di dibattere su questioni importantissime di cui spesso la politica tace e di avvenimenti della storia sociale di questo paese rilevantissimi, sui quali regna un assordante omertà. A parole si incensa l’operato di giudici antimafia come Falcone e Borsellino ma quando si parla delle relazioni mafia e politica, la politica tace e si nasconde.

ELENCO DI ALCUNI LUOGHI DOVE E’ STATO PRESENTATO IL LIBRO
(sono escluse le librerie Feltrinelli dove il libro è stato presentato tipo Genova, Pisa, etc)

  • Sabato 24 aprile 2010. A Corleone (PA) ha avuto luogo la presentazione del libro ”Don Vito” L’iniziativa è stata promossa da Corleone Dialogos e ANTIMAFIADuemila con il Patrocinio del Comune di Corleone. Sono intervenuti oltre agli autori Antonino Iannazzo, sindaco di Corleone, Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila, e Pippo Cipriani, pres. ass. Antiracket Bagheria
  • Giovedì 20 maggio 2010. A Palermo presso l’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza
  • L’Associazione Culturale Falcone e Borsellino e l’Associazione Culturale Universitaria Unidonne ha presentano il libro “DON VITO” con interventi di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino ucciso dalla mafia
  • Mercoledì 13 Ottobre 2010 . Locorotondo Bari
  • L’Amministrazione Comunale-Assessorato alla Cultura e l’Associazione Culturale Prometeo organizzano la presentazione del libro “Don Vito presso l’auditorium comunale.
  • 8 maggio 2010 a Pineto (Teramo), con il patrocinio dei comuni di Giulianova, Pineto e Roseto per il Premio Giuseppe Fava per il giornalismo, la democrazia e la legalità è stato presentato il libro “DON VITO”, presenti gli autori.
  • Venerdi 15 ottobre 2010. Amministrazione Comunale di Taranto eventi culturali: presentazione deli libro”Don Vito”, oltre all’autore sarà presente anche il giornalista Mario Valentino.
  • Martedì 22 giugno 2010 con il patrocinio del Comune di Pescara presentazione del libro”Don Vito”, le relazioni segrete tra stato e mafia nel racconto di un testimone d’eccezione, saranno presenti gli autori.
  • Venerdì 25 giugno 2010 Comune di Modena , Assessorato alle Politiche Giovanili, rassegna Giardini d’estate, la presentazione del libro “Don Vito” di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata con l’intervento di Anna Petrozzi (Antimafiaduemila) e la conduzione di Silvia Resta (La7).
  • Domenica 20 giugno 2010 Comune di Ravenna. Presentazione del libro “Don Vito”, l’incontro ha il patrocinio del Comune di Ravenna, saranno presenti gli autori del libro.
  • Sabato 5 giugno 2010 Massimo Ciancimino ha presentato il libro “Don Vito” ed è stato ospite a Putignano (Bari), presso la Sala Convegni “Giovanni Paolo II”.
  • 17 giugno 2010 a San Benedetto del Tronto nell’Auditorium comunale a presentare l’incontro Giorgio Mancini di Sinistra Ecologia e Libertà, organizzatrice dell’evento insieme all’associazione culturale Peppino Impastato e alla libreria Nuovi Orizzonti.
  • Dal 24 luglio al 29 agosto 2010 nell’ambito di Cortina InConTra Estate presentazione del libro di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata “Don Vito. Le relazioni segrete tra Stato e Mafia nel racconto di un testimone di eccezione” (Ed. Feltrinelli).
  • Programmi radiofonici e televisivi vari tra cui Rai 2 anno zero, La 7 Gad lerner l’infedele, Sky, etc.
  • Luglio 2010 Massimo Ciancimino alla festa de l’Unità di Bologna del PD
  • Massimo Ciancimino, figlio del defunto Vito – uno dei protagonisti delle trame più intricate tra mafia e politica nel secondo dopoguerra – alla Festa dell’Unità, a Bologna, per presentare il suo libro «Don Vito», intervistato da Sandro Ruotolo della redazione di Anno Zero. Massimo Ciancimino è atteso questa sera alle 20 alla Festa Pd in via Due Madonne, alla periferia della città: prima, alle 18, Ruotolo lo intervisterà anche a Imola, nella Sala delle Stagioni di via Emilia 25. Quella alla festa dei democratici è solo una delle serate dedicate all’antimafia – il 20 arriverà Giovanni Impastato, fratello di Peppino ucciso nel ‘78 dalla mafia per le sue denunce portate avanti dalle onde di una radio libera. Un’occasione di dibattito, «Don Vito» (Feltrinelli), che attraverso la voce del figlio ricostruisce il ruolo giocato dall’ex sindaco di Palermo, amico personale di Provenzano, tramite tra mafia e politica.

Marsala. BORSELLINO E CIANCIMINO. “Perché dovrei provare imbarazzo a sedere accanto a Massimo Ciancimino? Potrei provare imbarazzo a sedere piuttosto accanto a uomini dello Stato come l’ex ministro Martelli e Violante, che hanno aspettato 17 anni e le rivelazioni di Ciancimino per ricordare che la trattativa tra mafia e Stato c’è stata”. Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio il 19 luglio del ’92, intervenendo alla presentazione del libro ‘Don Vito’, scritto da Massimo Ciancimino e dal giornalista Francesco La Licata.

Antonio Ingroia: nel 2009 è stato nominato procuratore aggiunto della procura distrettuale antimafia di Palermo
A novembre a pubblicato “Nel labirinto degli dei Storie di mafia e di antimafia”.
Ingroia. Palermo. Massimo Ciancimino «è molto americano, uomo dei media e per i media, nel bene e nel male. E per una metamorfosi mediatica, oggi il figlio di Ciancimino è arrivato a diventare quasi un’icona dell’antimafia». Lo scrive nel suo nuovo libro ‘Il labirinto degli deì, che uscirà domani, il Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia nel capitolo ‘Padri e figlì, dedicato a Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo, condannato per mafia e al figlio Massimo Ciancimino, supertestimone della ‘trattativa tra lo Stato e Cosa nostra. Secondo il magistrato, «le dichiarazioni di Massimo Ciancimino hanno trovato vari riscontri e conferme ma sono ancora oggetto di verifica». Ingroia, che ha interrogato, in anni diversi, entrambi, sia don Vito che il figlio Massimo, dice dell’ex sindaco che fin dal primo incontro «ne avvertii subito il peso criminale», definendolo «non simpatico». Del figlio Massimo dice altro: «Dal primo incontro ho capito che Ciancimino junior era fatto di tutt’altra pasta. tanto il padre era ombroso, tanto il figlio Massimo è gioviale. Non ho mai visto il padre abbandonare l’espressione adirata». Invece, il figlio Massimo, «con i suoi modi sciolti, la smania di apparire, sembra predestinato alle presenze televisive». Massimo Ciancimino, secondo il pm, che lo ha interrogato decine di volte, «dice che » non è certo attaccato alla cultura dell’omertà. Il suo problema, semmai, è l’opposto: quello di parlare troppo, preferibilmente con i giornalisti, specie dei suoi interrogatori, per i quali è tenuto a rispettare la segretezza«. Per il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, «padre e figlio», cioè don Vito Ciancimino e il figlio Massimo Ciancimino sono «separati da una differenza e da una distanza, che Massimo fa di tutto per rimarcare». Parlando degli interrogatori di padre e figlio, il magistrato spiega; «Ho avuto modo di interrogare un padre e un figlio sui medesimi temi. Temi dei quali i due hanno offerto letture speculari, meglio, specularmente diverse. Il primo, il più anziano, fedele alla sua cultura, rimase mafioso fino alla morte, negando i suoi rapporti con Cosa nostra». E del figlio: «Il secondo, il più giovane, è figlio dei suoi tempi più che di suo padre. Figlio dell’epoca, vive di immagine, della propria in particolare, e per riscattarla ha sfidato la legge dell’omertà che il padre mai aveva osato violare. Ha affrontato le asprezze di questa sfida, fino a concrete minacce per l’incolumità personale. Il fatto è che Ciancimino figlio ha raccontato quelli che erano i tabù intoccabili per l’ex sindaco di Palermo. Ha riferito dei rapporti stretti che il padre aveva tenuto per decenni personalmente e direttamente con Bernardo Provenzano, che teneva Massimo, da bambino, sulle ginocchia. Quel bambino, diventato adulto, ha ritenuto di interpretare la volontà del padre: vuotare il sacco».

«Abbiamo avuto conferma che Vito Ciancimino era stato intermediario e protagonista della ‘trattativà fra Stato e mafia nel pieno della stagione stragista, in quanto latore del cosiddetto ‘papello, contenente le richieste che la mafia avrebbe fatto allo Stato in cambio di una tregua delle armi». Lo scrive sul suo nuovo libro ‘Nel labirinto degli deì, in uscita domani per ‘Il Saggiatorè, il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia nel capitolo dedicato a Vito e Massimo Ciancimino. «»In questo contesto – scrive il magistrato – Massimo Ciancimino ha affermato che, grazie al contributo del padre e di Provenzano, sarebbe stato possibile l’arresto di Totò Riina. Dichiarazioni di evidente gravità, alcune delle quali hanno incontrato vari riscontri e conferme, di molteplice natura: dalle dichiarazioni dei collaboratori alle testimonianze, seppure tardive, di uomini delle istituzioni dell’epoca«. Ma Ingroia tiene anche a sottolineare che »tra i tanti dubbi sull’attendibilità del giovane Ciancimino, che ancora permangono, rimane l’importanza del contributo di conoscenza da lui apportato, anche perchè fondato prevalentemente su documenti autografi del padre finora inediti«. »Al di là della vicenda giudiziaria di Massimo Ciancimino – scrive ancora il Procuratore aggiunto nel libro – che è tutt’altro che conclusa e che attende verifiche, ciò che più prende rilievo è un rapporto padre-figlio che qui si presenta con connotazioni originali«. Il Procuratore aggiunto di Palermo spiega che si va «oltre i tradizionali conflitti generazionali fra padri e figli, descritti dalla sociologia, o raccontati dalla letteratura. Qui c’è di mezzo la mafia che rende tutto più complicato. C’è la famiglia con i suoi valori, i suoi vincoli, i suoi affetti e le sue tensioni e c’è quell’altra entità che non a caso si chiama anch’essa, famiglia». La famiglia mafiosa – scrive Ingroia – che certo non è meno dotata di valori vincolanti. Tra le due famiglie ci può essere una perfetta sovrapposizione, una continuità non turbata da scarti o da differenze anche minime. Oppure si possono verificare distacchi abissali e lacerazioni tragiche, come quelli vissuti da Rita Atria o prese di distanza mondanamente disinvolte, come quelle di Massimo Ciancimino«.

Incontro antimafia Duemila
E’ la volta del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che affronta l’infiltrazione mafiosa nel nostro Paese, nel bel mezzo della crisi economica, sotto tutti i punti di vista. Ma è quando affronta il tema delle stragi del ’92 e della trattativa tra mafia e Stato (tornate alla ribalta recentemente grazie alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e di Gaspare Spatuzza) che risponde implicitamente alle recenti polemiche seguite ad una sua intervista. “Come si può pensare che chi come me ha sempre avuto a cuore le istituzioni, il senso dello Stato, possa in qualche modo giustificare una qualsiasi trattativa tra le istituzioni e Cosa nostra? Una trattativa che peraltro ha posto in pericolo la mia stessa vita… O come essere ingiustamente accusato di fare soltanto ora dei nomi di altre probabili vittime della cui esistenza tutti avrebbero dovuto essere a conoscenza se non avessero perduto la memoria… Non si può rimanere sconvolti da rivelazioni che non sono tali”. Sta di fatto che su questa scellerata trattativa ci sono troppe coperture ad alti livelli. Troppi “smemorati”, anche istituzionali, che d’improvviso recuperano la memoria e corrono dai magistrati. Un vero e proprio stillicidio di notizie, a volte false e tendenziose, capaci di stravolgere la realtà dei fatti. Tutto questo a discapito di chi, familiari delle vittime in primis, pretende la verità completa una volta per tutte. “Dopo 17 anni dalle stragi – conclude Grasso – se non ci fosse stato un mafioso pentito (Gaspare Spatuzza ndr) che si fosse accusato della strage di Borsellino e il figlio di un ex mafioso (Massimo Ciancimino ndr), tutto sarebbe rimasto sepolto nell’oblio per sempre. Il sipario si è alzato e tanti ricordi sono affiorati. Speriamo che non solo i ricordi di ex mafiosi o figli di mafiosi ci aiutino a trovare la verità”.

CONSIDERAZIONI
Falcone e Borsellino, quante volte ne sentiamo parlare, quante volte abbiamo celebrato il loro sacrificio. Quante strade e piazze gli abbiamo dedicato negli ultimi anni. Quante volte li abbiamo presi ad esempio per l’impegno e il coraggio nella lotta alla Mafia.
Destra e Sinistra si accomunano da anni nel celebrarne le gesta e rivendicarne l’appartenenza politica.
Ma quanta strada abbiamo fatto dal loro sacrificio, quanta strada ha fatto la lotta alla Mafia, cosa hanno fatto le istituzioni per non rendere inutile la loro morte.
Cosa direbbero loro, quando ad un Giornalista come Francesco La Licata riconosciuto esponente della società antimafia viene negata la possibilità di presentare un proprio libro.
Un libro su Vito Ciancimino che raccoglie la testimonianza del figlio Massimo il quale accompagna l’autore nella presentazione.
Il punto di discordia sta proprio in questa presenza “scomoda”. Scomoda per Ortonovo, dove il Sindaco annulla l’incontro due giorni prima per motivi non bene precisati di ordine pubblico, ma non scomoda per il paese di Corleone dove la presentazione è avvenuta regolarmente il 24 aprile del 2010. Scomoda per la ridente cittadina ligure di confine, ma non scomoda per la Festa Nazionale del PD che il 13 Giugno 2010 ha ospitato il giornalista e il testimone in un incontro dal titolo “Mafia e Politica”.
Scomodo per un Comune governato dal centro sinistra, ma non per Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia, che il 20 maggio 2010 si è seduto al suo fianco per parlare della vita di Vito Ciancimino con la seguente motivazione:
….«Quando lo dicevo io che mio fratello venne ucciso per la trattativa tra lo Stato e Cosa nostra, mi prendevano tutti per pazzo, adesso finalmente c’è anche un’altra persona che lo dice e che potrebbe arrivare in questo in modo alla verità».

Scomoda è la figura di Massimo Ciancimino, scomodo è quello che dice, ma molto piu’ scomodi siamo noi a cui viene negata la libertà di conoscere, comprendere e giudicare dove stia veramente la verità. Non accettiamo strumentalizzazioni politiche celate dietro frasi ad effetto tipo:” Non si puo’ concedere spazio ad un Mafioso”, non possiamo accettare che venga negata la possibilità ad un giornalista di presentare un libro. Possiamo essere d’accordo, dubbiosi, contrari, ma questo è un attacco alla democrazia e alla libertà di espressioni sancite nella nostra Costituzione.
Non comprendiamo come temi come questi possano essere trattati su televisioni nazionali e nei luoghi dove la mafia è ancora fiorente e non in un piccolo comune come il nostro.
Non comprendiamo come possa essere negata la presentazione di un libro e come chi si dichiari da sempre in prima linea nella lotta alle Mafie, lo possa permettere.
Non ci stiamo a celebrare i martiri dell’antimafia senza dare un nostro contributo attivo. Non ci stiamo ad essere un Comune da zero a zero.

Roberto Bedini
Caporuppo consigliare Rifondazione Comunista

Inviatiamo all’adesione al gruppo su Facebook “La libertà di informazione nella Val di Magra

Sulle motivazioni addotte dal primo cittadino è meglio passare oltre, sta di fatto che la presentazione del libro, con la presenza dell’autore Massimo Ciancimino e di un giornalista del Tirreno, specializzato su tematiche mafiose, è stata, senza possibilità di soluzioni alternative, censurata. Non è piacevole per un Assessorato alla cultura veder censurata la presentazione di un libro, ancor più se si tratta di argomenti di attualità; era l’occasione di dibattere su questioni importantissime di cui spesso la politica tace e di avvenimenti della storia sociale di questo paese rilevantissimi, sui quali regna un assordante omertà. A parole si incensa l’operato di giudici antimafia come Falcone e Borsellino ma quando si parla delle relazioni mafia e politica, la politica tace e si nasconde.

ELENCO DI ALCUNI LUOGHI DOVE E’ STATO PRESENTATO IL LIBRO
(sono escluse le librerie Feltrinelli dove il libro è stato presentato tipo Genova, Pisa, etc)

Sabato 24 aprile 2010. A Corleone (PA) ha avuto luogo la presentazione del libro ”Don Vito” L’iniziativa è stata promossa da Corleone Dialogos e ANTIMAFIADuemila con il Patrocinio del Comune di Corleone. Sono intervenuti oltre agli autori Antonino Iannazzo, sindaco di Corleone, Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila, e Pippo Cipriani, pres. ass. Antiracket Bagheria

Giovedì 20 maggio 2010. A Palermo presso l’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza
L’Associazione Culturale Falcone e Borsellino e l’Associazione Culturale Universitaria Unidonne ha presentano il libro “DON VITO” con interventi di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino ucciso dalla mafia

Mercoledì 13 Ottobre 2010 . Locorotondo Bari
L’Amministrazione Comunale-Assessorato alla Cultura e l’Associazione Culturale Prometeo organizzano la presentazione del libro “Don Vito presso l’auditorium comunale.

8 maggio 2010 a Pineto (Teramo), con il patrocinio dei comuni di Giulianova, Pineto e Roseto per il Premio Giuseppe Fava per il giornalismo, la democrazia e la legalità è stato presentato il libro “DON VITO”, presenti gli autori.

Venerdi 15 ottobre 2010. Amministrazione Comunale di Taranto eventi culturali: presentazione deli libro”Don Vito”, oltre all’autore sarà presente anche il giornalista Mario Valentino.

Martedì 22 giugno 2010 con il patrocinio del Comune di Pescara presentazione del libro”Don Vito”, le relazioni segrete tra stato e mafia nel racconto di un testimone d’eccezione, saranno presenti gli autori.

Venerdì 25 giugno 2010 Comune di Modena , Assessorato alle Politiche Giovanili, rassegna Giardini d’estate, la presentazione del libro “Don Vito” di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata con l’intervento di Anna Petrozzi (Antimafiaduemila) e la conduzione di Silvia Resta (La7).

Domenica 20 giugno 2010 Comune di Ravenna. Presentazione del libro “Don Vito”, l’incontro ha il patrocinio del Comune di Ravenna, saranno presenti gli autori del libro.

Sabato 5 giugno 2010 Massimo Ciancimino ha presentato il libro “Don Vito” ed è stato ospite a Putignano (Bari), presso la Sala Convegni “Giovanni Paolo II”.

17 giugno 2010 a San Benedetto del Tronto nell’Auditorium comunale a presentare l’incontro Giorgio Mancini di Sinistra Ecologia e Libertà, organizzatrice dell’evento insieme all’associazione culturale Peppino Impastato e alla libreria Nuovi Orizzonti.

Dal 24 luglio al 29 agosto 2010 nell’ambito di Cortina InConTra Estate presentazione del libro di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata “Don Vito. Le relazioni segrete tra Stato e Mafia nel racconto di un testimone di eccezione” (Ed. Feltrinelli).

Programmi radiofonici e televisivi vari tra cui Rai 2 anno zero, La 7 Gad lerner l’infedele, Sky, etc.

Luglio 2010 Massimo Ciancimino alla festa de l’Unità di Bologna del PD
Massimo Ciancimino, figlio del defunto Vito – uno dei protagonisti delle trame più intricate tra mafia e politica nel secondo dopoguerra – alla Festa dell’Unità, a Bologna, per presentare il suo libro «Don Vito», intervistato da Sandro Ruotolo della redazione di Anno Zero. Massimo Ciancimino è atteso questa sera alle 20 alla Festa Pd in via Due Madonne, alla periferia della città: prima, alle 18, Ruotolo lo intervisterà anche a Imola, nella Sala delle Stagioni di via Emilia 25. Quella alla festa dei democratici è solo una delle serate dedicate all’antimafia – il 20 arriverà Giovanni Impastato, fratello di Peppino ucciso nel ‘78 dalla mafia per le sue denunce portate avanti dalle onde di una radio libera. Un’occasione di dibattito, «Don Vito» (Feltrinelli), che attraverso la voce del figlio ricostruisce il ruolo giocato dall’ex sindaco di Palermo, amico personale di Provenzano, tramite tra mafia e politica.

Marsala. BORSELLINO E CIANCIMINO. “Perché dovrei provare imbarazzo a sedere accanto a Massimo Ciancimino? Potrei provare imbarazzo a sedere piuttosto accanto a uomini dello Stato come l’ex ministro Martelli e Violante, che hanno aspettato 17 anni e le rivelazioni di Ciancimino per ricordare che la trattativa tra mafia e Stato c’è stata”. Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio il 19 luglio del ’92, intervenendo alla presentazione del libro ‘Don Vito’, scritto da Massimo Ciancimino e dal giornalista Francesco La Licata.

Antonio Ingroia: nel 2009 è stato nominato procuratore aggiunto della procura distrettuale antimafia di Palermo
A novembre a pubblicato “Nel labirinto degli dei Storie di mafia e di antimafia”.
Ingroia. Palermo. Massimo Ciancimino «è molto americano, uomo dei media e per i media, nel bene e nel male. E per una metamorfosi mediatica, oggi il figlio di Ciancimino è arrivato a diventare quasi un’icona dell’antimafia». Lo scrive nel suo nuovo libro ‘Il labirinto degli deì, che uscirà domani, il Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia nel capitolo ‘Padri e figlì, dedicato a Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo, condannato per mafia e al figlio Massimo Ciancimino, supertestimone della ‘trattativa tra lo Stato e Cosa nostra. Secondo il magistrato, «le dichiarazioni di Massimo Ciancimino hanno trovato vari riscontri e conferme ma sono ancora oggetto di verifica». Ingroia, che ha interrogato, in anni diversi, entrambi, sia don Vito che il figlio Massimo, dice dell’ex sindaco che fin dal primo incontro «ne avvertii subito il peso criminale», definendolo «non simpatico». Del figlio Massimo dice altro: «Dal primo incontro ho capito che Ciancimino junior era fatto di tutt’altra pasta. tanto il padre era ombroso, tanto il figlio Massimo è gioviale. Non ho mai visto il padre abbandonare l’espressione adirata». Invece, il figlio Massimo, «con i suoi modi sciolti, la smania di apparire, sembra predestinato alle presenze televisive». Massimo Ciancimino, secondo il pm, che lo ha interrogato decine di volte, «dice che » non è certo attaccato alla cultura dell’omertà. Il suo problema, semmai, è l’opposto: quello di parlare troppo, preferibilmente con i giornalisti, specie dei suoi interrogatori, per i quali è tenuto a rispettare la segretezza«. Per il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, «padre e figlio», cioè don Vito Ciancimino e il figlio Massimo Ciancimino sono «separati da una differenza e da una distanza, che Massimo fa di tutto per rimarcare». Parlando degli interrogatori di padre e figlio, il magistrato spiega; «Ho avuto modo di interrogare un padre e un figlio sui medesimi temi. Temi dei quali i due hanno offerto letture speculari, meglio, specularmente diverse. Il primo, il più anziano, fedele alla sua cultura, rimase mafioso fino alla morte, negando i suoi rapporti con Cosa nostra». E del figlio: «Il secondo, il più giovane, è figlio dei suoi tempi più che di suo padre. Figlio dell’epoca, vive di immagine, della propria in particolare, e per riscattarla ha sfidato la legge dell’omertà che il padre mai aveva osato violare. Ha affrontato le asprezze di questa sfida, fino a concrete minacce per l’incolumità personale. Il fatto è che Ciancimino figlio ha raccontato quelli che erano i tabù intoccabili per l’ex sindaco di Palermo. Ha riferito dei rapporti stretti che il padre aveva tenuto per decenni personalmente e direttamente con Bernardo Provenzano, che teneva Massimo, da bambino, sulle ginocchia. Quel bambino, diventato adulto, ha ritenuto di interpretare la volontà del padre: vuotare il sacco».

«Abbiamo avuto conferma che Vito Ciancimino era stato intermediario e protagonista della ‘trattativà fra Stato e mafia nel pieno della stagione stragista, in quanto latore del cosiddetto ‘papello, contenente le richieste che la mafia avrebbe fatto allo Stato in cambio di una tregua delle armi». Lo scrive sul suo nuovo libro ‘Nel labirinto degli deì, in uscita domani per ‘Il Saggiatorè, il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia nel capitolo dedicato a Vito e Massimo Ciancimino. «»In questo contesto – scrive il magistrato – Massimo Ciancimino ha affermato che, grazie al contributo del padre e di Provenzano, sarebbe stato possibile l’arresto di Totò Riina. Dichiarazioni di evidente gravità, alcune delle quali hanno incontrato vari riscontri e conferme, di molteplice natura: dalle dichiarazioni dei collaboratori alle testimonianze, seppure tardive, di uomini delle istituzioni dell’epoca«. Ma Ingroia tiene anche a sottolineare che »tra i tanti dubbi sull’attendibilità del giovane Ciancimino, che ancora permangono, rimane l’importanza del contributo di conoscenza da lui apportato, anche perchè fondato prevalentemente su documenti autografi del padre finora inediti«. »Al di là della vicenda giudiziaria di Massimo Ciancimino – scrive ancora il Procuratore aggiunto nel libro – che è tutt’altro che conclusa e che attende verifiche, ciò che più prende rilievo è un rapporto padre-figlio che qui si presenta con connotazioni originali«. Il Procuratore aggiunto di Palermo spiega che si va «oltre i tradizionali conflitti generazionali fra padri e figli, descritti dalla sociologia, o raccontati dalla letteratura. Qui c’è di mezzo la mafia che rende tutto più complicato. C’è la famiglia con i suoi valori, i suoi vincoli, i suoi affetti e le sue tensioni e c’è quell’altra entità che non a caso si chiama anch’essa, famiglia». La famiglia mafiosa – scrive Ingroia – che certo non è meno dotata di valori vincolanti. Tra le due famiglie ci può essere una perfetta sovrapposizione, una continuità non turbata da scarti o da differenze anche minime. Oppure si possono verificare distacchi abissali e lacerazioni tragiche, come quelli vissuti da Rita Atria o prese di distanza mondanamente disinvolte, come quelle di Massimo Ciancimino«.

Incontro antimafia Duemila
E’ la volta del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che affronta l’infiltrazione mafiosa nel nostro Paese, nel bel mezzo della crisi economica, sotto tutti i punti di vista. Ma è quando affronta il tema delle stragi del ’92 e della trattativa tra mafia e Stato (tornate alla ribalta recentemente grazie alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e di Gaspare Spatuzza) che risponde implicitamente alle recenti polemiche seguite ad una sua intervista. “Come si può pensare che chi come me ha sempre avuto a cuore le istituzioni, il senso dello Stato, possa in qualche modo giustificare una qualsiasi trattativa tra le istituzioni e Cosa nostra? Una trattativa che peraltro ha posto in pericolo la mia stessa vita… O come essere ingiustamente accusato di fare soltanto ora dei nomi di altre probabili vittime della cui esistenza tutti avrebbero dovuto essere a conoscenza se non avessero perduto la memoria… Non si può rimanere sconvolti da rivelazioni che non sono tali”. Sta di fatto che su questa scellerata trattativa ci sono troppe coperture ad alti livelli. Troppi “smemorati”, anche istituzionali, che d’improvviso recuperano la memoria e corrono dai magistrati. Un vero e proprio stillicidio di notizie, a volte false e tendenziose, capaci di stravolgere la realtà dei fatti. Tutto questo a discapito di chi, familiari delle vittime in primis, pretende la verità completa una volta per tutte. “Dopo 17 anni dalle stragi – conclude Grasso – se non ci fosse stato un mafioso pentito (Gaspare Spatuzza ndr) che si fosse accusato della strage di Borsellino e il figlio di un ex mafioso (Massimo Ciancimino ndr), tutto sarebbe rimasto sepolto nell’oblio per sempre. Il sipario si è alzato e tanti ricordi sono affiorati. Speriamo che non solo i ricordi di ex mafiosi o figli di mafiosi ci aiutino a trovare la verità”.

CONSIDERAZIONI

Falcone e Borsellino, quante volte ne sentiamo parlare, quante volte abbiamo celebrato il loro sacrificio. Quante strade e piazze gli abbiamo dedicato negli ultimi anni. Quante volte li abbiamo presi ad esempio per l’impegno e il coraggio nella lotta alla Mafia.
Destra e Sinistra si accomunano da anni nel celebrarne le gesta e rivendicarne l’appartenenza politica.
Ma quanta strada abbiamo fatto dal loro sacrificio, quanta strada ha fatto la lotta alla Mafia, cosa hanno fatto le istituzioni per non rendere inutile la loro morte.
Cosa direbbero loro, quando ad un Giornalista come Francesco La Licata riconosciuto esponente della società antimafia viene negata la possibilità di presentare un proprio libro.
Un libro su Vito Ciancimino che raccoglie la testimonianza del figlio Massimo il quale accompagna l’autore nella presentazione.
Il punto di discordia sta proprio in questa presenza “scomoda”. Scomoda per Ortonovo, dove il Sindaco annulla l’incontro due giorni prima per motivi non bene precisati di ordine pubblico, ma non scomoda per il paese di Corleone dove la presentazione è avvenuta regolarmente il 24 aprile del 2010. Scomoda per la ridente cittadina ligure di confine, ma non scomoda per la Festa Nazionale del PD che il 13 Giugno 2010 ha ospitato il giornalista e il testimone in un incontro dal titolo “Mafia e Politica”.
Scomodo per un Comune governato dal centro sinistra, ma non per Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia, che il 20 maggio 2010 si è seduto al suo fianco per parlare della vita di Vito Ciancimino con la seguente motivazione:
….«Quando lo dicevo io che mio fratello venne ucciso per la trattativa tra lo Stato e Cosa nostra, mi prendevano tutti per pazzo, adesso finalmente c’è anche un’altra persona che lo dice e che potrebbe arrivare in questo in modo alla verità».

Scomoda è la figura di Massimo Ciancimino, scomodo è quello che dice, ma molto piu’ scomodi siamo noi a cui viene negata la libertà di conoscere, comprendere e giudicare dove stia veramente la verità. Non accettiamo strumentalizzazioni politiche celate dietro frasi ad effetto tipo:” Non si puo’ concedere spazio ad un Mafioso”, non possiamo accettare che venga negata la possibilità ad un giornalista di presentare un libro. Possiamo essere d’accordo, dubbiosi, contrari, ma questo è un attacco alla democrazia e alla libertà di espressioni sancite nella nostra Costituzione.
Non comprendiamo come temi come questi possano essere trattati su televisioni nazionali e nei luoghi dove la mafia è ancora fiorente e non in un piccolo comune come il nostro.
Non comprendiamo come possa essere negata la presentazione di un libro e come chi si dichiari da sempre in prima linea nella lotta alle Mafie, lo possa permettere.
Non ci stiamo a celebrare i martiri dell’antimafia senza dare un nostro contributo attivo. Non ci stiamo ad essere un Comune da zero a zero.

Gruppo consigliare Rifondazione Comunista
Federazione della Sinistra
Il capogruppo Roberto dott. Bedini

Caso Ciancimino-Ortonovo: “Pd e Pdl vergognosa censurato su intrecci tra mafia e politica”

25 novembre 2010, by  
Archiviato in Istituzioni, Primo piano, Società

La federazione spezzina di Rifondazione Comunista ritiene gravissimo il comportamento censorio del sindaco di Ortonovo Francesco Pietrini, dell’onorevole Andrea Orlando e di tutto il Partito Democratico che hanno deciso unilateralmente di annullare l’attesa iniziativa pubblica di domani pomeriggio assieme a Massimo Ciancimino, autore del libro “Don Vito”, scritto a quattro mani con il giornalista Francesco La Licata.

Ci sembra incredibile che, per pressioni del Pdl, che forse teme che si scoperchino del tutto i pericolosi intrecci già in parte emersi tra mafia e politica a partire dalle ultime indagini sulle stragi del 92-93, il Pd pavidamente cancelli, senza alcuna consultazione con l’amministrazione locale, un’iniziativa pubblica molto importante e di stretta attualità e interesse, alla luce anche di quanto afferma in merito lo stesso Orlando, che, da membro della commissione parlamentare antimafia, da tempo parla di infiltrazioni mafiose anche in Liguria.

E’ bene dunque che si parli di una sanguinosissima storia contemporanea che ci riguarda tutti da vicino e in particolar modo proprio la Val di Magra. Infatti non dimenticheremo mai che nella strage mafiosa di Via dei Georgofili del 27 maggio 1993 morì un ragazzo di Sarzana, Dario Capolicchio, “colpevole” solo di studiare all’università in quel di Firenze. Sottolineiamo anche l’incredibile coincidenza con l’apertura del processo sulla stessa strage che coinvolge direttamente la ormai famigerata trattativa tra mafia e stato: nell’aula bunhker fiorentina lunedì scorso era assente proprio l’avvocatura dello stato, ennesima offesa ai familiari delle vittime e a tutti i cittadini italiani.

Proprio per questo riteniamo scandaloso che si censuri tale iniziativa. Facendo così, invece del dibattito, vicono gli esponenti del Pdl già condannati per mafia come il senatore Dell’Utri, che il suo partito evidentemente contina a difendere a spada tratta, anche in questa provincia.

Il Pd ha paura di parlar di questi argomenti e fa fare una pessima figura all’intera amministrazione comunale di Ortonovo, che, tramite l’assessore alla cultura e vicesindaco di Rifondazione Comunista Massimo Marcesini, aveva organizzato da mesi l’evento.

Inoltre lo stesso libro di Ciancimino è stato presentato per tutta l’estate da numerosissimi enti locali d’Italia amminisitrati dal Partito Democratico, e addirittura nella festa dell’Unità di Bologna del luglio scorso.

Per noi resta l’ennesimo episodio di malcostume politico che il Partito Democratico locale compie ai danni di Rifondazione e dell’operato dei suoi uomini nelle amministrazioni.

La scoperta dell’acqua calda

10 febbraio 2010, by  
Archiviato in Dall'Italia

Mi sono candidato solo per non finire in galera“. Titola così un interessante, quanto scontatamente nota (nei contenuti), intervista intervista-shock che il Senatore Marcello Dell’Utri ha rilasciato al Fatto Quotidiano. Basterebbero queste parole, in una normale democrazia, perché Dell’Utri lasciasse immediatamente il Parlamento ed ogni incarico pubblico. Peccato che l’aggettivo normale ed il sostantivo democrazia non appartengano a questo paese. Ecco l’intervista.

A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera”. Freccia-rossa Milano-Roma. Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl condannato in primo grado a nove anni per mafia, si addormenta, seduto al suo posto, dopo aver mangiato un panino nella carrozza ristorante. Con lui, una guardia del corpo. Poi squilla il telefono e Dell’Utri – faccia dimessa – si sveglia e parla volentieri, a voce bassa.

Senatore, lei è su tutti i giornali per le dichiarazioni di Massimo Ciancimino.

Due sono le opzioni: o mi sparo un colpo di pistola, o la prendo sul ridere. Di certo farò un’interpellanza parlamentare per capire cosa c’è dietro queste calunnie.

Ma cosa ci guadagna Ciancimino a dire queste cose?

Guadagna molto: intanto gli sconti di pena. La sua condanna a cinque anni, dopo le sue prime dichiarazioni, è stata scontata a tre anni. Non è poco: tra indulti e cose varie non avrà nessuna pena. Poi ci guadagna la salvezza del patrimonio che il babbo gli ha lasciato. Sta tutto all’estero.

E chi è il regista che ha interesse a favorire Ciancimino perché faccia i vostri nomi?

Sicuramente chi lo gestisce è lo stesso pubblico ministero che era il mio accusatore nel processo di primo grado: questo Ingroia. Antonio Ingroia è un fanatico, visionario, politicizzato. Fa politica, va all’apertura dei giornali politici, ha i suoi piani. Ciancimino padre io non l’ho mai visto né conosciuto, non ho preso il suo posto, quindi non c’è nulla: è tutto montato. Qui c’è un’inquisizione. C’è una persecuzione: Torquemada non mollava la sua preda finchè non la vedeva distrutta.

Però è difficile sostenere che Ciancimino, Spatuzza e tutti i pentiti che l’hanno accusata nel corso del suo processo, siano manovrati.

Ma questo non è un problema, Andreotti ne aveva anche di più di pentiti che l’accusavano.

Infatti Andreotti è stato riconosciuto colpevole del reato di associazione a delinquere (mafiosa) fino a 1980.

Ma la faccenda di Andreotti è complessa, io non l’ho capita bene, bisognerebbe studiarla. Questi, i miei accusatori, sono preparati. C’è una cordata che non finisce più, una cordata infinita.

Secondo Ciancimino il frutto della trattativa tra mafia e Stato fu proprio Forza italia, una sua creatura.

Questo Ciancimino è uno strano. Lo sanno tutti, a Palermo. è il figlio scemo della famiglia Ciancimino.

Non ha l’aria tanto scema.

Non scemo, diciamo che è uno particolarmente labile. Ha un fratello, a Milano, che è una persona dignitosissima, infatti non parla neanche. Tutti sanno invece che questo [Massimo Ciancimino, ndr] è un figlio un pò debosciato: gli piacciono le macchine, i soldi. è capace di fare qualunque cosa.

Anche il pentito Gaspare Spatuzza dice che tra lei, Berlusconi e i fratelli Graviano è stato raggiunto un accordo.

Ma di che parliamo? Falsità, calunnie. Sono tutte persone che hanno davanti anni di galera, è da capire. Salvano la loro pelle.
Paolo Borsellino parla di lei e di Berlusconi nell’ultima intervista che ha rilasciato prima di essere ucciso.

Era un’intervista manomessa, manipolata. Quando l’abbiamo vista per intero abbiamo capito come stavano le cose. Risulta chiaro che Vittorio Mangano non c’entrava niente: quando parlava di cavalli, intendeva cavalli veri.

Però secondo Borsellino quando si parlava di cavalli ci si riferiva a partite di eroina.

Nel gergo può essere, ma in quella circostanza si trattava di cavalli veri. Ho fornito le prove: era un cavallo, con un pedigree, che si chiamava Epoca.

Mangano però parlava anche di un cavallo e mezzo…

Questo era un linguaggio che aveva con altri, con un certo Inzerillo, non con me. Lì “un cavallo e mezzo” era evidentemente una partita di droga.

Capisce che alla gente può sembrare strano che lei dia dell’eroe a uno che, anche a suo dire, trafficava eroina?

Certo, come no, capisco tutto. Ma io non ho detto che è un eroe in senso assoluto. è il mio eroe!

E lei ha mantenuto i contatti con Mangano anche dopo che è uscito di galera, quando erano ormai noti i reati che aveva commesso.

Ho tenuto i contatti, certo, l’ho detto. La mia tranquillità nasce dal fatto che non ho niente di cui vergognarmi.

Berlusconi è arrabbiato con lei?

No, perché? Mi conosce bene.

Neanche un pò infastidito da tutti i problemi che gli causa?

Io? Che c’entro io? L’ha voluta lui Forza Italia. Io ho solo eseguito quello che era un disegno voluto dal presidente Berlusconi. Non posso arrogarmi meriti che non ho.

Non sente una responsabilità, visto il suo ruolo politico?

Io sono un politico per legittima difesa. A me della politica non frega niente. Mi difendo con la politica, sono costretto. Quando nel 1994 si fondò Forza Italia e si fecero le prime elezioni, le candidature le feci io: non mi sono candidato perché non avevo interesse a fare il deputato.

Poi, nel 1995, l’hanno arrestata per false fatture.

Mi candidai alle elezioni del 1996 per proteggermi. Infatti, subito dopo, è arrivato il mandato d’arresto.

E la Camera l’ha respinto. Ma le sembra un bel modo di usare la politica?

No, assolutamente. è assurdo, brutto. Speriamo cambi tutto al più presto! Ma non c’era altro da fare…

Perché non si difende fuori dal Parlamento?

Mi difendo anche fuori.

Perché non soltanto fuori?

Non sono mica cretino! Mi devo difendere o no? Quelli mi arrestano! Se arrestano me cosa faccio, mi candido anch’io?

Ma a lei perché dovrebbero arrestarla? E poi a lei non la candida nessuno, quindi non si preoccupi. Io potevo candidarmi e l’ho fatto.

Ha fatto anche i circoli del Buon governo. Si figuri che non abbiamo neanche più i telefoni perché non avendo più risorse per pagarli sono stati, diciamo, tagliati.

Voi non avete più risorse?

Sì, sì. Così è. Adesso lasciamo l’affitto della sede di via del Tritone a Roma perché non riusciamo più a mantenerlo.

E il Pdl non vi sovvenziona?

Il Pdl è avverso ai circoli: è fatto di persone che hanno preso il potere e hanno paura di chiunque sia migliore di loro.

Che fa se la condannano in appello?

Vado in Cassazione!

Non si dimette?

Ma sta scherzando?

E se la condannano in Cassazione?

Eh lì vado in galera. A quel punto mi dimetto.

Beatrice Borromeo (Il Fatto quotidiano, 10 febbraio 2010)