Acam-Iren, Fedi: “Peracchini e Federici facce della stessa medaglia, aggregazione è un favore alle banche e non ai cittadini”

20 dicembre 2017, by  
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“Il mio primo atto sarà non riconoscere l’atto d’interesse Acam-Iren mentre farò rispettare il risultato referendario del 2011 sul mantenimento dell’acqua pubblica”.
 
Così esordiva in campagna elettorale l’attuale sindaco spezzino Peracchini. Sono passati otto mesi e oggi lo vediamo strenue sostenitore dell’aggregazione Acam-Iren, una scelta che già pone non pochi imbarazzi nella lista Guerri, che si apparentò con lui al ballottaggio con la scusa dei programmi e che ora dovrà chiarire se starà fuori dalla maggioranza.
 
Nelle grandi multiutility, come Iren, chi comanda sono banche, assicurazioni, fondi d’investimento che non hanno certo a cuore l’interesse dei cittadini, ma solo l’obiettivo di far cassa su un bene essenziale e primario come l’acqua. 
 
Inoltre la gestione di questo colosso comporta la de-territorializzazione: i comuni non contano più nulla, i cittadini ancor di meno. La questione dell’acqua è sempre più un fatto di democrazia e chi pensa di trarne profitto esclude irresponsabilmente il tema dello spreco di una risorsa fondamentale per la vita umana sulla quale non è tollerabile alcuna speculazione. 
 
Infine dove c’è stata privatizzazione non si è visto alcun aumento di efficienza nel servizio, né vi è stato incremento occupazionale, tanto che in molte città europee si è fatto marcia indietro. Infatti meno personale e meno investimenti significa più utili ai soci: sbandierare ancora una volta che questa operazione porterebbe beneficio ai lavoratori è un’enorme farsa, già messa in scena e diretta dai predecessori di Peracchini, ossia il Pd di Federici.
 
Il piano di ristrutturazione del debito depositato da Acam in tribunale non prevedeva l’aggregazione con Iren o altro soggetto: ciò sta a significare che l’unico interesse che spinge oggi i sindaci attiene unicamente alla esigenza delle banche creditrici di Acam. Velocizzare il pagamento del debito, escludendo ogni ipotesi di gestione di un bene comune, è una prerogativa inaccettabile che subordina una risorsa fondamentale agli interessi della finanza
 
Ciò porta all’ovvia conclusione politica, che da anni denunciamo fuori e dentro i banchi dei consigli comunali: l‘operazione, studiata e voluta dal Pd, viene ora conclusa dal centrodestra totian-leghista, a conferma che si tratta di due facce della stessa medaglia, quella degli affari e degli interessi della finanza e non della collettività, per i quali un sindaco, di qualsiasi colore sia, dovrebbe esclusivamente lavorare. 
 
Veruschka Fedi, 
segretaria provinciale Rifondazione Comunista La Spezia

No alla grande multiutility del nord!

15 marzo 2012, by  
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Facciamo parte dei 27 milioni di cittadine e cittadini che si sono espressi contro la privatizzazione dell’acqua e per la difesa dei beni comuni. Viviamo con forte preoccupazione i ripetuti tentativi di cancellazione del risultato referendario, che colpiscono al cuore la partecipazione democratica e la credibilità delle istituzioni.

Con l’abrogazione dell’art. 23 bis, il referendum ha restituito alla sfera pubblica non solo l’acqua, ma anche gli altri servizi pubblici, compresi i rifiuti e il trasporto pubblico locale. Decenni di liberalizzazioni e privatizzazioni mostrano oggi il fallimento di questo disegno che ha visto il pubblico ritirarsi dai propri compiti e i Comuni trasformarsi da garanti dei servizi pubblici in azionisti. Ci lasciano aziende con miliardi di debito, aumento dei costi dei servizi per i cittadini, peggioramento delle condizione dei lavoratori del settore, azzeramento degli  investimenti in nuove reti, impianti e tecnologie, spreco di ingenti risorse naturali, finite e irriproducibili, e una drastica riduzione degli spazi di democrazia, di partecipazione e di trasparenza.

La proposta di creare una grande multiutility del nord si inserisce in questo quadro desolante. Ripercorre la strada dei fallimenti testimoniati dai bilanci in debito di A2A, Iren, Hera, ecc.; ci ripropone l’idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio; punta a superare i debiti delle aziende attraverso economie di scala. E’ un’operazione lobbistica e verticistica di istituzioni, managers e correnti di partiti, estranea alle città interessate, che espropria i consigli comunali dei loro poteri e allontana le decisioni dal controllo democratico. Oggi serve una gestione dell’acqua, dei rifiuti, del TPL, dell’energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali, per garantirne la trasparenza e la partecipazione nella gestione dei servizi.

Oggi più che mai una scelta del genere non deve essere perseguita. Al contrario è necessario aprire un ampio dibattito pubblico che coinvolga le amministrazioni locali, le assemblee elettive, coloro che hanno promosso e vinto i referendum, le associazioni, i comitati, tutti coloro che vogliono preservare l’universalità dei diritti fondamentali, come l’acqua, e tutelare i diritti dei lavoratori. Riteniamo indispensabili modalità nuove ed etiche per garantire ai Comuni investimenti pubblici necessari a realizzare politiche ambientali di risparmio idrico ed energetico e di riduzione, recupero e riuso dei rifiuti – obiettivi previsti dalla Direttiva Europea sulla promozione delle fonti rinnovabili. Non accettiamo di farci espropriare delle condizioni minime per esercitare i diritti di cittadinanza, di riproducibilità della nostra vita associata, in armonia con l’ambiente.

Per queste ragioni, pensiamo sia interesse di tutta la società civile fermare questo progetto che si presenta come un ulteriore attacco alla democrazia e ai beni comuni. Chiediamo a tutte le forze politiche, sociali e sindacali, in particolare quelle che hanno sostenuto i referendum, di prendere una posizione chiara opponendosi con decisione a questo progetto e portandolo alla discussione e al pubblico dibattito. Ci impegniamo a favorire tutti i possibili momenti informativi, di dibattito e di sensibilizzazione.

FIRMATO: DARIO FO (Attore, premio Nobel) – FRANCA RAME (Attrice) – MONI  OVADIA (Attore) – STEFANO RODOTA’ (Giurista) – ELIO E MANGONI (Le storie tese) – NANDO DALLA CHIESA (Sociologo Univ. Milano) – GIULIO CAVALLI (Attore e Consigliere Regione Lombardia SEL) – LORIS MAZZETTI (Giornalista RAI) – PAOLO ROSSI (Attore) – BASILIO RIZZO (Presidente Consiglio comunale Milano) – GUIDO VIALE (Economista) – ALBERTO LUCARELLI (Giurista, Assessore Comune Napoli) – VITTORIO AGNOLETTO (Ex-Parlamentare Europeo) -LUIGI FERRAIOLI (Costituzionalista Univ. Camerino) – UGO MATTEI (Giurista Univ. Torino) – BRUNO BOSCO (Economista, Preside Facoltà Giurisprudenza Univ. Milano Bicocca) ANDREA DI STEFANO (Dir. Rivista Valori) – ELIO VELTRI (Scrittore) – LUCA NIVARRA (Giurista Univ. Palermo) – GAETANO AZZARITI (Costituzionalista Univ. La Sapienza Roma) – ROBERTO BIORCIO (Sociologo Univ. Milano Bicocca) – EMILIO MOLINARI (Movimento acqua) – MARIO AGOSTINELLI  (Energia felice) – MASO NOTARIANNI (Emergency) – DIEGO PARASSOLE (Attore) – ALBERTO PATRUCCO (Attore) – SILVANO PICCARDI (Regista) – PIETRO RAITANO (Dir. Altreconomia) – LUCA MARTINELLI (Giornalista Altreconomia) – RENATO SARTI (Regista) – BEBO STORTI (Attore) – JOLE GARUTI (Dir. Centro studi Sao) – LUCA KLOBAS (Attore) – LEONARDO MANERA (Attore) – NADIA VOLPI (Italia Nostra) – RITA PELUSIO (Attrice) – HENRY ZAFFA (Attore) – PAOLO CACCIARI (Crescita felice) – GIANNI TAMINO (Biologo Univ. Padova)

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_petitions&view=petition&id=184

Emilio Molinari: “Perchè sono contro alla multiutility del Nord”

19 gennaio 2012, by  
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NO ad Hera, SI ad un piano industriale alternativo e compatibile

1 luglio 2011, by  
Archiviato in Lavoro, Primo piano

 

Nell’assemblea pubblica tenutasi lo scorso mercoledì sera in Piazza del Bastione alla Spezia, Rifondazione Comunista/FdS ha ribadito la propria contrarietà al progetto di fusione per incorporazione di Acam in Hera Spa, oggi a maggior ragione alla luce del recente risultato referendario.

E’ una contrarietà per ragione di merito poichè l’esito referendario è stato chiarissimo, bocciando senza equivoci le politiche di privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici locali.

Hera è una società quotata in Borsa, fortemente privatizzata e partecipata anche da fondi di investimento finanziari, l’esatto contrario di quanto si dovrebbe fare per una gestione pubblica dei servizi locali.

Una contrarietà anche per ragioni di legittimità visto che, con l’abrogazione del decreto Ronchi, si applica la normativa comunitaria la quale non contempla un modello di gestione dei servizi pubblici come quello rappresentato da Hera, tantomeno da un processo di fusione per incorporazione Hera-Acam.

Una scelta di questo tipo, quindi, si porrebbe in contrasto sia con l’esito del referendum che con la normativa comunitaria, dunque sarebbe impercorribile.

Rifondazione Comunista/FdS della Spezia considera, inoltre, irricevibile ogni proposta che scarichi sui lavoratori il costo della “crisi Acam e per questo contrasteremo ogni ipotesi di tagli occupazionali.

Le crisi aziendali alla Spezia hanno già fatto pagare un elevato prezzo in termini di posti di lavoro e riteniamo che non siano più socialmente sopportabili ulteriori ripercussioni sulla classe lavoratrice. Proprio per questo esprimiamo la nostra contrarietà anche al ricorso alla cassa integrazione e a contratti di solidarietà, strumenti che farebbero pagare unicamente ai lavoratori i costi di tale situazione.

Siamo stati l’unica forza politica che ha cercato e trovato, all’indomani dei referendum, un confronto in una piazza, esprimendo la nostra disponibilità a lavorare con comitati referendari, organizzazioni sindacali e forze politiche e sociali che riterranno le nostre contrarietà e le nostre proposte un terreno comune di lavoro per la definizione di un Piano Industriale di rilancio di Acam fondato sulla salvaguardia di tutti i posti di lavoro esistenti, sulla partecipazione, sullo sviluppo e la definizione della gestione dei servizi secondo teconologie, prassi innovative, sostenibili e compatibili.

 

Rifondazione Comunista/FdS La Spezia