Fallito golpe in Turchia, Ferrero: “Aumentiamo il sostegno al popolo curdo”
18 luglio 2016, by admin
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Il golpe in Turchia è fallito. E’ bene fare alcune riflessioni prima che la storia venga completamente riscritta.
In primo luogo tutti i partiti dell’opposizione in Turchia si sono schierati contro il golpe, a partire dall’Hdp che ha detto chiaramente che la loro è una battaglia per la democrazia e che questa strada non ha alternative.
In secondo luogo i leader occidentali sono stati a vedere e solo dopo varie ore, quando è stata chiara la divisione dentro le forze armate e l’entità della reazione popolare, Obama ha preso posizione contro il Golpe. Evidentemente tutti questi sinceri democratici, in buona compagnia con Salvini, hanno sperato che il golpe gli togliesse di mezzo il governo turco. Il fatto che gli addetti militari turchi nelle cancellerie occidentali fossero stati allertati sul golpe ci parla probabilmente di qualche superficie di contatto tra la Nato e i golpisti.
Il fascista Erdogan adesso utilizzerà questo golpe fallito per accentuare la repressione nel paese e accentuare gli aspetti dittatoriali del suo governo.
Compito nostro aumentare ed alimentare la controinformazione sulla repressione in Turchia, aumentare ed alimentare il nostro lavoro di solidarietà con il popolo Kurdo, con i compagni e le compagne del Pkk e dell’Hdp.
W la lotta del popolo Curdo! W il Pkk e Ocalan!
Paolo Ferrero,
segretario nazionale Rifondazione Comunista
Ferrero: “La Grecia e le bugie interessate dell’Europa”
28 aprile 2015, by admin
Archiviato in Dal Mondo, Partito, Primo piano
Non riuscendo a comprare il governo greco o a piegarlo ai voleri della Troika, i poteri forti europei impersonati dalla Commissione e dall’Eurogruppo, stanno conducendo una campagna mediatica contro il governo greco teso a screditarlo. Se nella prima settimana dopo le elezioni tutti sono saltati sul carro di Tsipras, nelle settimane successive il refrain utilizzato da tutti i grandi giornali europei è stato duplice: i greci sono inaffidabili e incompetenti oppure i greci hanno ceduto alle richieste della Merkel. L’obiettivo è tanto semplice da risultare banale: screditare il governo greco agli occhi dei popoli europei in modo da cercare di evitare che Syriza ed in generale la proposta della sinistra di antiliberista possa diventare un punto di riferimento per chi vuole cambiare le cose.
A questo doppio binario non sfugge l’ultima – per ora – puntata della telenovela, quella sul ministro Varoufakis che – ci dicono le euroveline – sarebbe stato messo da parte per essere sostituito con il moderato Euclid Tsakalotos. Questa parolina “moderato” è il vero punto della campagna di disinformazione: il messaggio è che il governo greco sta cedendo alla Merkel ed entrano in campo i “moderati”. Chi conosce Euclid – dirigente dell’ala movimentista di Syriza e partecipante attivo ai vari social forum di questi anni – sa bene come questa affermazione sia completamente falsa. Il punto è molto semplice: la Commissione Europea e l’Eurogruppo stanno nascondendo dietro i contrasti con il ministro Varoufakis trasformato in personaggio folcloristico, una pratica dilatoria che punta a strozzare la Grecia attraverso un ricatto: soldi solo in cambio di privatizzazioni, libertà di licenziamento e ulteriore manomissione del sistema pensionistico. L’Unione Europea ha fatto in questi giorni polverone attorno a Varoufakis, cercando di far passare tempo e mettere la Grecia con le spalle al muro.
Il governo greco ha giustamente deciso di smascherare questo ricatto e di togliere ogni alibi ai poteri forti europei. Per questo ha dato vita ad una delegazione trattante più ampia, che ha lo stesso mandato politico di prima e che vede riconfermata la fiducia a Varoufakis quale ministro titolare delle trattative nell’eurogruppo. Sempre per togliere alibi agli avversari, il governo greco presenterà a stretto giro le riforme che intende fare. Vedremo nei prossimi giorni cosa risponderà la casta neoliberista europea – tra cui siede a pieno titolo Renzi e il suo governo – sapendo che entro la fine di giugno si arriverà al dunque sul punto fondamentale, quello del debito.
Il punto chiarissimo è infatti questo: oggi il governo greco vuole un accordo intermedio che permetta di impostare il lavoro e la trattativa per affrontare il tema centrale, quello del debito pubblico. Il debito pubblico greco – esploso grazie alle folli politiche imposte alla Grecia dalla Troika – e che ha travasato decine di miliardi dalle tasche dei greci a quelli degli speculatori, è infatti il vero nodo attorno a cui si gioca la partita. La posizione greca è chiarissima: il debito è ingestibile a livello nazionale e all’interno delle regole oggi applicate, occorre che il debito venga gestito dalla Bce a tasso di interesse zero, non solo per la Grecia ma per tutti i paesi europei. La proposta greca è quindi l’unica proposta sensata che sia in campo perché propone di togliere la gestione del debito pubblico dalle mani della speculazione e dei mercati per riportarlo ad una gestione pubblica, come avviene in tutto il resto del mondo: dagli Stati Uniti al Giappone per non fare che due esempi di paesi non in odore di bolscevismo. Non si dimentichi che Obama ha avuto in prestito in questi anni dalla Federal Reserve4.500 miliardi di dollari a tasso di interesse zero (avete letto bene, zero).
Per questo, invito i lettori a non farsi distrarre dalle veline dei nemici di classe – banchieri, speculatori, politici neoliberisti in generale – ma a costruire il consenso attorno alla proposta avanzata dal governo greco: i popoli la devono smettere di regalare i soldi agli speculatori attraverso gli interessi sul debito pubblico e i debiti devono essere gestiti dalla Bce, come succede in tutto il resto del mondo. La lotta non è tra popoli ma dei popoli contro gli speculatori e per questo la sovranità sulla moneta deve essere tolta alle banche private e posta al servizio dei popoli.
www.ilfattoquotidiano.it
Paolo Ferrero,
segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Gli Stati Uniti annunciano legami normali con Cuba: per il Partito Comunista USA una giornata da celebrare
20 dicembre 2014, by admin
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Storico. Sconvolgente. Mozzafiato. Tutte queste parole descrivono l’annuncio del presidente Obama e del presidente cubano Raul Castro di avviare la normalizzazione delle relazioni tra i nostri due Paesi.
Questo ha ramificazioni enormi per le relazioni tra i nostri due paesi, per le relazioni nelle Americhe, nei Caraibi e nel mondo.
È una vittoria per la pace, la sovranità, la democrazia, la giustizia e l’amicizia tra i popoli di Stati Uniti e di Cuba. Si conclude la politica durata 56 anni rovesciamento del governo cubano, assassinando i suoi leader, disturbando la sua economia e la società.
In un solo colpo audace si riconosce il diritto sovrano del popolo cubano a scegliere la propria forma di governo e il proprio percorso di sviluppo sociale: il socialismo.
Questo è un giorno felice per i restanti tre membri dei Cuban 5, i patrioti cubani che languivano in carceri statunitensi da 16 anni e che sono stati supportati da una campagna mondiale per la loro libertà. Hanno intrapreso il compito coraggioso di proteggere il loro paese dagli attacchi terroristici provenienti dal suolo degli Stati Uniti. Sono a casa, riuniti con le loro famiglie e i loro compatrioti.
L’annuncio apre la possibilità di una cooperazione di ampio respiro su molti fronti tra cui scambi economici, solidarietà internazionale del lavoro, ricerca scientifica, agricola, medica e oceanica, giustizia climatica, sanità, preparazione in caso di uragano e di catastrofe.
Si apre la possibilità per gli americani e cubani di sperimentare ad ampio raggio scambi sociali, culturali, sportive, religiose ed educative.
Ma il presidente Obama può spingersi oltre. Spetta al Congresso abrogare l’intero brutto edificio della legge che ha istituito il blocco in primo luogo, che impedisce gli scambi e viaggi, tra cui la Legge Helms-Burton.
L’annuncio è il riconoscimento che il blocco di 56 anni è stato un fiasco assoluto per entrambi i popoli cubano e americano. Ha totalmente isolato gli Stati Uniti nell’opinione pubblica mondiale, indebolito le imprese statunitensi nel competere per il commercio, costando posti di lavoro negli Stati Uniti nel settore manifatturiero e nell’agricoltura e ha privato il popolo degli Stati Uniti del suo diritto democratico di andare liberamente verso l’isola-nazione.
Ha causato solo sofferenze al popolo cubano.
L’annuncio audace del presidente Obama soddisfa nuove realtà emisferiche e globali. Corrisponde all’opinione della maggioranza della pubblica opinione che, insieme con settori della classe dirigente negli Stati Uniti, ampie sezioni del business e della comunità cubano-americana, sostiene la fine del blocco.
Esortiamo il presidente ad andare oltre e chiudere la base navale di Guantanamo, che è stata mantenuta nonostante l’insistenza di Cuba affinché essa venga chiusa.
Stiamo già vedendo le urlanti e disperate proteste dei politici di destra, intrappolati nel passato della Guerra Fredda, che ancora evocano fantasie per destabilizzare e rovesciare il governo cubano e ripristinare il loro stato coloniale.
Questa vittoria è anche una testimonianza del coraggio e della persistenza di tanti americani che hanno combattuto per cambiare questa politica e per promuovere la pace e la solidarietà con il popolo cubano nel corso degli anni. Ora dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per mobilitare una risposta su larga scala per assicurare che il processo verso la normalizzazione abbia successo e il blocco abbia fine una volta per tutte.
Intanto oggi è un giorno da celebrare.
Partito Comunista degli Stati Uniti d’America
testo originale sul sito del CPUSA: http://www.cpusa.org/a-day-to-celebrate-u-s-announces-normal-ties-with-cuba/
traduzione di Maurizio Acerbo
Ferrero: “Rifinanziamento missione militare Afghanistan ennesimo spreco di denaro pubblico per una causa sbagliata”
21 settembre 2014, by admin
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La Camera ha dato via libera al rifinanziamento delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia tra cui la missione militare in Afghanistan per la quale sono stanziati ben 185 milioni di euro.
In Afghanistan la situazione è sempre più drammatica e la presenza delle truppe occidentali non ha fatto altro che peggiorare la situazione.
Al contrario di quanto ci chiede il guerrafondaio Obama, occorre ridurre le spese militari a partire dal ritiro delle truppe in Afghanistan: bisogna lavorare per la pace, non alimentare le guerre.
Paolo Ferrero,
segretario nazionale Prc
Roma, 8 settembre 2013: nel nome della Costituzione e della Sinistra, un’assemblea che ha aperto una speranza
9 settembre 2013, by admin
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L’assemblea che si è tenuta domenica 8 settembre a Roma, convocata da Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky rappresenta un grande fatto politico.
Innanzitutto perché è perfettamente riuscita e questo ci dice della volontà di ripartenza che vi è in quel popolo della sinistra che vuole cambiare le cose. In Italia vi sono le energie morali e politiche per riaprire un percorso di alternativa, di chi non si rassegna allo stato di cose presente.
In secondo luogo perché la convocazione della manifestazione del 12 di ottobre per la Costituzione e per il lavoro e il percorso di preparazione della stessa saranno un grande fatto democratico e di mobilitazione popolare. Il vero disastro dell’Italia non sta solo nella protervia berlusconiana o nella sciagurata azione dei governi di unità nazionale. Il vero disastro sta nella rabbia e nella insoddisfazione popolare che però non trovano punti di sbocco collettivo. Il disagio del paese oggi si esprime più in rabbie individuali, in solitudini impotenti che in una risposta collettiva. La manifestazione del 12, il percorso di mobilitazione precedente e quello che inevitabilmente si aprirà dopo il 12 costituiscono invece la possibilità di costruire un grande movimento democratico di risposta collettiva all’attacco alla democrazia e ai diritti sociali. La possibilità di passare dall’Io al Noi è inscritta nelle proposte dell’assemblea di ieri e costituisce un enorme fatto politico che ci riavvicina alle mobilitazione degli altri popoli europei.
In terzo luogo l’aver legato la questione della difesa e dell’applicazione della Costituzione con le questioni del lavoro è decisivo. Oggi l’applicazione delle politiche neoliberiste stanno mettendo in discussione tutti i livelli di civiltà conquistati nel dopoguerra in Europa: il welfare, il sindacato e i diritti dei lavoratori, la democrazia. Le politiche di austerità lungi dal farci uscire dalla crisi la stanno aggravando e ne scaricano i costi sulle masse popolari. Questo attacco viene condotto congiuntamente da centrodestra e centrosinistra e i governi Monti e Letta ne sono la plastica dimostrazione. Non si tratta solo di un fatto italiano. Tutte le peggiori decisioni assunte a livello europeo, dal trattato di Maastricht al Fiscal Compact sono state assunte insieme da popolari e socialisti. Se poi facciamo mente locale sul fatto che i leader che principalmente vogliono sferrare un attacco alla Siria sono il Democratico Obama e il socialista Hollande, il quadro è completo. Occorre evidentemente costruire una alternativa culturale e politica al centrodestra quanto al centrosinistra e solo tenendo insieme questione sociale e questione democratica è possibile rovesciare queste politiche e difendere i diritti sociali come la democrazia. Il rischio che abbiamo è infatti che sotto l’attacco devastante ai diritti sociali e del lavoro la questione della democrazia venga vista come una cosa secondaria da vasti strati sociali. Una specie di lusso di cui non val la pena occuparsi. Addirittura vi è il rischio che ipotesi presidenzialiste e populiste possano incontrare a livello di massa il diffusissimo sentimento di repulsa per la politica. Mettere in discussione le politiche neoliberiste sia sul piano dei loro effetti sociali, sia sul piano della difesa della democrazia e della partecipazione è quindi la strada giusta: La via maestra.
Da ultimo l’assemblea e il percorso proposto apre anche la strada e la speranza per la costruzione di uno spazio pubblico di sinistra. Dentro il regno del bipolarismo e delle politiche neoliberiste, Rodotà ha giustamente denunciato il vuoto della politica. Questo vuoto va riempito e noi proponiamo di farlo evitando di ripercorrere gli errori del passato. Non ha funzionato la Federazione della Sinistra così come non ha funzionato Rivoluzione Civile: Non funzionano le ambiguità nel rapporto con il centro sinistra e i patti di vertice a cui siamo stati costretti. Non si tratta quindi di fare un nuovo partito o di mettere insieme gli attuali gruppi dirigenti: si tratta di dar vita ad un spazio pubblico della sinistra basato sul principio della democrazia e della partecipazione, in cui, a partire da un comune progetto politico e da regole condivise, si possa ricostruire una comunità di dibattito e di azione civile, culturale e politica. Si tratta di coinvolgere le centinaia di migliaia di uomini e donne di sinistra che oggi in Italia sono alla ricerca di un punto di riferimento politico. Una ricostruzione dal basso che può essere il valore aggiunto prodotto dal percorso di mobilitazione deciso ieri e che vede nella serietà e nell’autorevolezza delle persone che hanno convocato l’assemblea un fattore non secondario di speranza.
Paolo Ferrero
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