“No al raddoppio del rigassificatore di Panigaglia”

7 settembre 2015, by  
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Ancora una volta una politica miope e emergenziale propone ricette trite e ritrite, anacronistiche e superate, che avranno ricadute su intere comunità come il raddoppio del rigassificatore di Panigaglia.
Siamo di fronte ad una vera e propria presa in giro in un contesto in cui non si è mai affrontato con serietà la pericolosità dell’impianto, l’impatto sulla sicurezza dell’intero golfo e sulle ricadute ambientali di chi lo vive. 

 
Si tratta di un progetto che vorrebbe addirittura creare nella baia spezzina il più grande e crediamo unico distributore di gas per alimentare i motori delle navi.Abbiamo dimenticato già cos’è accaduto nell’incidente accaduto in Lunigiana tre anni or sono?

Abbiamo già dimenticato cosa accade per un banale incidente stradale sulla Napoleonica?Ma il vero nodo, evidentemente eluso dalla politica, è lo sviluppo del Paese. Proliferano rigassificatori offshore, si sbloccano trivellazioni, ma tutto va ad ingrassare corporation dei combustibili fossili, socializzando perdite in termini di impatto ambientale, di sicurezza nei luoghi di lavoro e di diritti dei lavoratori stessi. L’ipotesi del raddoppio di “San Bidonetto” non porterà nessuno sviluppo al nostro territorio, ma solo ulteriori problemi ed ansie.Rifondazione Comunista continua con nettezza a manifestare la propria contrarietà all’ipotesi di raddoppio del rigassificatore di Panigaglia, una scelta contro una comunità e a favore dei soliti noti, un progetto insostenibile ambientalmente e paesaggisticamente, ma soprattutto figlio di una logica che oggi è causa della crisi economica che viviamo.

Segreteria provinciale Prc La Spezia

 

“Outlet di Brugnato: territorio offeso e lavoratori traditi. Come volevasi dimostrare”

4 novembre 2013, by  
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A Brugnato siamo di fronte all’ennesima presa in giro sociale ed economica, quel che è peggio è che è accompagnata da un’opera che violenta il territorio, un territorio ferito mortalmente dal dissesto idrogeologico che dovrebbe vedere un’estesa opera di manutenzione, invece assiste all’ennesima cementificazione.
Il protocollo firmato sindaci della Val di Vara, associazioni di categoria, sindacati e proprietà prevede che “i posti di lavoro previsti per manutenzione e pulizie saranno assegnati, certamente, ai residenti in Val di Vara. Per il resto, si vedrà”. Un ritornello che sbuca dopo che il cantiere è in essere e che ricorda il “San Bidonetto” di Panigaglia, con le centinaia di posti legati al territorio, che poi si sono ridotti a meno di cento. Dove sono gli impegni sui lavoratori legati al territorio, tema usato come mannaia nei confronti dei contestatori dell’ennesima cementificazione speculativa?
 
Senza tener conto degli aspetti formali legati alla discussione del ricorso al Tar Liguria il prossimo 5 di dicembre. Nonostante questo accordo presenti delle prese in giro già da noi denunciate anzitempo, i sostenitori fideistici dell’outlet daranno nuovamente la colpa agli “ambientalisti”, rei d’impedire l’occupazione sulla base di accordi capestro per il territorio?

Rifondazione Comunista La Spezia

Olivieri (Prc/Fds Liguria): “Il Pd vuole privatizzare le industrie pubbliche spezzine?”

25 giugno 2012, by  
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La notizia è praticamente passata inosservata. Eppure, se si realizzasse davvero quanto proposto dal vicesegretario del Pd Enrico Letta, potrebbero esserci conseguenze pesantissime per la città della Spezia.

In un’intervista rilasciata nei giorni scorsi ad Affari Italiani, Letta ha lanciato l’idea di privatizzare quote significative di Finmeccanica, Eni ed Enel. Si dà il caso che nel territorio spezzino ci sia una centrale dell’Enel, lo stabilimento di Panigaglia di Gnl Italia della Snam (il cui principale azionista è l’Eni), l’Oto Melara di Finmeccanica e la Mbda della quale Finmeccanica detiene una consistente quota del pacchetto azionario.

Non ci vuole molto a immaginare quali sarebbero le ricadute concrete di queste privatizzazioni: le stesse che ci sono state in tutte le privatizzazioni attuate in questi anni e cioè svendita del patrimonio pubblico e ridimensionamento occupazionale. Un rischio che Spezia non può correre: per questo sarebbe auspicabile una sconfessione delle proposte di Letta da parte del Pd spezzino.

Sergio Olivieri

Segretario regionale Rifondazione Comunista/Federazione della Sinistra Liguria

Lunigiana, acqua e fuoco

19 gennaio 2012, by  
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di William Domenichini – tratto da DemocraziaKm0.org

 

La Lunigiana non ha fatto in tempo ad allestire i cantieri della ricostruzione post-alluvionale dopo quel drammatico 25 ottobre, che oggi fa i conti con un nuovo disastro: l’esplosione al metanodotto di Barbarasco, che dimostra un primo provvisorio bilancio già agghiacciante con 10 feriti di cui 3 sono operai che stavano lavorando alla condotta. L’esplosione ha provocato un cratere largo 25 metri, profondo 8 e l’incendio che ne è conseguito ha interessato un’area di oltre 400 metri di raggio, con fiamme altissime che hanno distrutto 5 abitazioni.

La conferma, caso mai ce ne fosse stato il bisogno, delle tesi di chi denuncia la pericolosità di certi impianti. Un disastro che riporta violentemente all’ordine del giorno il tema della sicurezza, ma che alla Spezia fa immediatamente pensare alla bomba che si trova nel Golfo dei Poeti e si chiama Panigaglia, pericoloso non per decisione di chi lo contesta ma perché sottoposto alla direttiva Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante.

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La GNL Italia da tempo chiede il triplicamento del primo rigassificatore d’Italia, con un progetto che prevede un aumento di capacità da 3,5 a 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Tutto senza l’ombra di un piano d’emergenza esterno disposto dalla normativa, nessun dettaglio sui termini della bonifica dei fondali dovuta al dragaggio dell’area interessata dalla movimentazione della navi gasiere (dai 2 ai 3 milioni di metri cubi di fondale asportato per consentire il transito alle gasiere che arrivano a 145.000 metri cubi di gas) e una totale incongruenza con i tre livelli di pianificazione urbanistica, da quello comunale a quello regionale.

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Esplode il metanodotto a Tresana, Rifondazione: “Ora sappiamo sulla nostra pelle qual è il rischio”

18 gennaio 2012, by  
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L’incendio al metanodotto in località Tresana di Barbarasco conferma, caso mai ce ne fosse stato il bisogno, le nostre tesi sulla pericolosità di questi impianti. Le immagini che ci giungono dalla Lunigiana sono drammatiche e devono porre a tutta la classe dirigente politica spezzina, e non solo, domande serie su quale futuro vogliamo garantire ai nostri cittadini.

Dalle prime testimonianze si è subito assunta la drammaticità dell’evento, ed è chiaro che un disastro del genere avrebbe dimensioni ancora più grandi se avvenisse in situazioni dove il contesto è ancor più problematico. E’ il caso del rigassificatore di Panigaglia, impianto a rischio non per decisione di Rifondazione Comunista ma perchè sottoposto alla direttiva Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante.

A chi in questi anni ci ha tacciato di demagogia e di miopia politica chiediamo di fare una riflessione attenta e più seria sulla natura e sulla pericolosità di impianti da mettere in discussione sulla base di seri progetti di riconversione economica che tenga conto della sicurezza dei cittadini.

Esprimiamo dunque tutta la nostra vicinanza alla popolazione coinvolta nella speranza che questa vicenda si risolva senza vittime ma con l’apertura ad una riflessione attenta e responsabile da parte degli enti locali che fanno i conti con questi impianti.

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Ravera: “Vicinanza e cordoglio alla famiglia Marchetti, non è più rinviabile la messa in sicurezza della zona dell’Acquasanta”

8 agosto 2011, by  
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Sabato 30 luglio un’altra giovane vita si è spenta lungo la strada Napoleonica. Alla famiglia la vicinanza e il cordoglio, personale e di tutto il Consiglio di Circoscrizione che rappresento. Alcune riflessioni sono necessarie e non più derogabili.
La Strada Provinciale 530 è un’arteria non in grado di sostenere il traffico veicolare a cui è sottoposta, stretta com’è tra il muraglione dell’Arsenale e la collina nel tratto iniziale, e tra le abitazioni lungo il percorso che si snoda, sostanzialmente, tra l’Acquasanta e il Fezzano. Circa cinque chilometri di strada funestati da troppi incidenti e da una pericolosità potenziale elevatissima.
Non ci sono vie di fuga, pochi i marciapiedi, gli attraversamenti pedonali sono pericolosi, gli innesti per e dalle frazioni con visibilità ridotta in quanto a ridosso di curve, decine di portoni e cancelli di private abitazioni che si affacciano, senza protezioni di sorta, direttamente sulla carreggiata stradale. La Prima Circoscrizione da anni si batte, spesso inascoltata, per ottenere miglioramenti alla viabilità che vadano nella direzione di una maggior sicurezza e nella dissuasione di comportamenti pericolosi. Recentemente ha avviato un percorso per chiedere la realizzazione di una rotonda all’innesto di Cadimare, dove nelle scorse ore si è verificato l’ennesimo incidente, per fortuna senza gravi conseguenze.

Ma vi sono anche difficoltà oggettive
nell’intervenire in una strada che, stando così le cose, offre poche soluzioni. Il progetto di una rettifica di Viale Fieschi all’incrocio con Via Mori è stato abbandonato causa il rifiuto della Marina Militare a concedere una porzione di terreno necessaria alla realizzazione dell’opera; la normativa proibisce di installare

autovelox nei centri abitati; i dissuasori sono invocati e poi osteggiati, e spesso divelti. La stessa pluralità di Enti ed Istituzioni competenti nei vari tratti di percorso osteggia un fluido percorso decisionale e realizzativo.

Un ragionamento complessivo sulla viabilità lungo la costa di Ponente non è più rinviabile, e la Prima Circoscrizione metterà in moto tutte le risorse di sua competenza per obbligare gli Enti competenti a dare risposte alle esigenze di sicurezza che emergono da questi territori.

Resta un dato di fatto, inconfutabile. Per l’ennesima volta tutta la costa di Ponente è rimasta bloccata per ore. Non è la prima volta che accade, non sarà l’ultima. Incidenti, allagamenti, mezzi in panne, le normali problematiche di qualsiasi arteria stradale provocano il sostanziale isolamento di migliaia di residenti e turisti. Impossibilitati a raggiungere le abitazioni, i luoghi di lavoro, per non parlare dei problemi e dei rallentamenti a cui sono soggetti automediche e altri mezzi di pronto intervento.

Senza dimenticare la presenza del rigassificatore di Panigaglia, cui dovrebbe essere garantita la possibilità di un veloce ed efficace raggiungimento, per ovvie questioni di sicurezza. Eppure, al di là del muro, all’interno dell’Arsenale Militare, c’è una viabilità alternativa pronta e già utilizzabile. Le richieste dei cittadini e delle associazioni volte ad
una razionalizzazione della Base navale che porti a liberare gli spazi, oramai inutilizzati, della costa di Ponente non sono capricci e nemmeno impuntature ideologiche. Sono una necessità improrogabile che i fatti, purtroppo talvolta tragici, continuano a dimostrarci.

Diego Ravera
Presidente Prima Circoscrizione La Spezia

Pdl ambientalista? Un ossimoro perfetto. I berlusconiani spezzini devono solo vergognarsi!

10 febbraio 2011, by  
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Un po’ di ambientalismo del fare, un pizzico di demagogia, strumentalizzazione quanto basta e tanto populismo. Sono i principali ingredienti del teatrino politico che il centrodestra spezzino propone costantemente su tanti temi locali, primo fra tutti quello ambientale.

Eppure basterebbe guardarsi un po’ intorno per capire quanta ipocrisia c’è nelle parole di tanti esponenti berlusconiani locali: qualcuno dovrebbe ricordare loro che fanno parte di un partito il cui padre/padrone, Silvio Berlusconi, ha approvato il Piano Casa, una manovra truffaldina per mascherare l’ennesimnuo condono edilizio e ha istituito il federalismo demaniale, ennesima mossa per fare cassa cartolarizzando il territorio.

Sul fronte ambientale non mancano ancora tanti scempi che i berluscones hanno avallato o ipocrisie su cui tentano goffamente di costruire il loro consenso. Troviamo infatti le peggiori strumentalizzazioni su temi come il piano provinciale dei rifiuti, ma nessun berlusconiano ha il coraggio esplicito di ammettere che la loro (finta) soluzione sarebbe quella di bruciarli, e di avvelenare mezza provincia con diossine e altre schifezze.

Prima che un esponente Pdl parli di ambiente sarebbe opportuno che si ricordi che il ministro Prestigiacomo, berlusconiana di ferro, è responsabile di una lunghissima serie di vere indecenze che elenchiamo:

  • Ha ignorato  4500 firme raccolte dai ricercatori precari dell’ISPRA, l’unico istituito pubblico che si occupa di ambiente e che rischiano il posto di lavoro;
  • In Sardegna non ha ritenuto opportuno dichiarare lo stato di emergenza per la marea nera a Porto Torres;
  • La proroga del Sistri (tracciabilità del rifiuto) ha fatto decadere le vecchie sanzioni per chi trasporta illegalmente rifiuti industriali;
  • La farsa del nucleare bocciata per due volte dalla Corte Costituzionale;
  • Le imbarazzanti dichiarazioni positive sul disastro della COP16 a Cancun
  • L‘attacco indiscriminato al patrimonio inestimabile del sistema Parchi italiano;
  • La firma del decreto di compatibilità ambientale sull’ampliamento del rigassificatore di Panigaglia;
  • La sceneggiata dell’individuazione del relitto di Cetraro e il silenzio assordante sulla vicenda delle navi dei veleni.
Ma tornando al tema del dissesto idrogeologico, le ipocrisie si sprecano. Viviamo in uno stato di emergenza continuo, in cui il governo non ha la capacità di formulare un piano di prevenzione nazionale per il semplice motivo che preferisce sostenere il regime emergenziale alla Bertolaso, ben noto alle cronache giudiziarie. Intanto i cittadini vedono le loro case sotto le frane o allagate, vedono i loro luoghi di lavoro devastati da smottamenti o alluvioni.  In tutto questo c’è chi si permette di fare la morale, come nel caso dei tanti esponenti del Pdl, e nascondersi dietro ad un dito.

Se il consigliere Pdl Grieco di Lerici crede davvero in un progetto di monitoraggio e recupero perchè non ha votato la nostra mozione? Per quanto ci riguarda, proprio il caso di Lerici farà “giurisprudenza politica”, nel tentativo di realizzare una pianificazione territoriale in cui si riporti centralità alla messa in sicurezza, ai servizi, alla mobilità ed alle esigenze concrete.

 

La prassi della cartolarizzazione del territorio è fallita da un pezzo. Rifondazione Comunista sarà in testa a questo cambiamento, concretamente. Lasciamo la demagogia e l’ipocrisia a chi sta conducendo questo paese al più totale degrado morale.

La Strage di Viareggio non si dimentica!

29 giugno 2010, by  
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Un anno esatto fa, nella notte tra il 29 e il 30 giugno 2009, trentadue persone innocenti morirono a Viareggio, vittime dell’esplosione di un treno merci che trasportava gas Gpl. Ci furono feriti, case sventrate e carbonizzate. Un incubo che ancora oggi è negli occhi di tutti e che sarà ricordato stasera da una manifestazione per le vie della cittadina toscana alla quale parteciperà una delegazione spezzina del PRC.

Una delle più grandi stragi ferroviarie di tutti i tempi che anche Rifondazione Comunista della Spezia vuole ricordare nel profondo rispetto dei parenti dei caduti il cui dolore è ancora fortissimo e vivo. Un lutto che non possiamo dimenticare, visto che quel treno correva sulla tratta La Spezia-Pisa e poteva esplodere in qualsiasi città attaversata dalla linea, dalla stessa Spezia a Sarzana, alle stazioni toscane delle province di Massa e Lucca. Migliaia di persone quella notte sono state a rischio per quella vera e propria bomba in movimento.

E’ una strage dalle precise responsanbilità tecniche e politiche. Vorremmo cominciare a conoscere il nome di qualche responsabile, dato che ad oggi non è ancora stato comunicato l’elenco degli indagati per disastro colposo. Vorremmo sapere, un anno dopo, se i controlli sulla sicurezza dei vagoni merci sono stati effettuati con il massimo scrupolo, dato che i treni gasieri continuano imperterriti a correre sulle rotaie pronti a deragliare e a esplodere di nuovo. Inoltre quella strage avrebbe dovuto farci riflettere attentamente sulle conseguenze che comporterebbe un incidente in cui sono di mezzo sostanze pericolose in situazioni critiche. Viene alla mente ciò che rappresenta per noi spezzini Panigaglia e le criticità che sono in essere rispetto al sua relazione con il territorio.

Quei tentadue morti sono sulla coscienza anzitutto dell’Ad delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, appena riconfermato da Berlusconi alla guida del gruppo FS per “meriti di bilancio”: a Moretti il PRC spezzino ricorda che è facile tagliare, tagliare, tagliare sui conti delle Fs per farsi belli davanti al governo, quando poi continuano a morire per “fatalità” i ferrovieri e i civili sui nostri maledetti binari.

Rifondazione Comunista della Spezia si unisce al comitato dei parenti delle vittime viareggine nella richiesta delle dimissioni dell’Ad delle Fs così come le chiede al Governo Berlusconi e al ministro dei Trasporti Matteoli, che non parteciperà alla manifestazione perchè -giustamente- non gradito ai manifestanti.

Lorsignori devono andarsene subito, visto anche il continuo disprezzo dimostrato per la nostra città e i suoi ferrovieri del comparto Cargo, che tra un mese esatto dovranno andarsene dal deposito della Spezia nonostante le locali proteste del mondo politco e sindacale. Ricordiamo che due spezzini erano alla guida di quel treno che alle 23.48 di un anno fa causò la tragedia. I macchinisti D’Alessandro e Fochesato riuscirono a sopravvivere ma da allora non sono più gli stessi, vittime viventi dello shock della strage.

Per loro, per tutti i lavoratori delle Fs, vivi e caduti per la causa come quei 32 civili innocenti, il PRC spezzino tutto chiede a gran voce giustizia rispetto e verità.

Un tranquillo week end di paura

24 maggio 2010, by  
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Porto, centrale Enel e Panigaglia. Tre infortuni sul lavoro nel giro di un fine settimana e tutti nella provincia della Spezia.

Dagli organi di stampa si apprende in pratica un incidente al giorno nello spezzino nei più svariati ambienti lavorativi.  E’ ora di dire basta. Si dice sempre in questi casi, specie in quelli mortali, e quasi sempre invano.  A chi dice che è impossibile eliminare il rischio di infortuni sul lavoro rispondiamo che è obbligo delle aziende mettere nelle più totali condizione di sicurezza i propri dipendenti anche se ciò comporta svariati e onerosi costi.

Sappiamo bene che la sicurezza ha un prezzo salato e questo cozza con la logica del profitto, piegandosi alla quale i datori di lavoro mettono continuamente a repentaglio sempre più vite umane e le loro famiglie. Ma le persone non sono numeri, è bene ricordarlo a tutti.

Il bilancio del week end è allarmante, ed è evidente che non esiste alcuna attenzione ai lavoratori anche da chi dovrebbe vigilare per far si che ciò non accada.  Per fortuna, questa volta, non è capitato alcun incidente mortale.Ma la ravvicinata sequenza che ha colpito i tre operai spezzini tra venerdì e domenica scorsa deve far riflettere tutti: si piange sempre e ci si rammarica continuamente quando avviene la tragedia, ma gli avvertimenti più inquietanti ci giungono dagli incidenti non fatali come questi perchè non si presta mai loro la dovuta attenzione  e tutto passa in sordina.

E’ ora di pensare con grande serietà a chi muore e chi si infortuna nel nome del lavoro, ciè nel nome dell’articolo 1 della Costituzione, invece che tributare onori sdi Stato empre e solo alle vittime nei teatri di guerra, luogo, in opposto, diametralmente anticostituzionale per la nostra Repubblica.Uno Stato che non fa di tutto per evitare la fine dei propri cittadini che muoiono in suo nome silenziosamente per guadagnarsi da vivere, ha poco diritto a chiamarsi tale.

Lavoro, acqua pubblica energie alternative: viaggia la coalizione in Liguria

7 marzo 2010, by  
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Proponiamo il servizio comparso su Liberazione del 06/03/2010 – Di nuovo con Burlando: «sostanzialmente positivi» per il Prc i 5 anni di governo

Liguria come l’Ohio, spiegano i sondaggisti, meno di un punto separa i due blocchi. Ma alle regionali mancano tre settimane piene e la suggestione potrebbe svanire allo scoperchiamento delle urne. Per il centrosinistra c’è l’ex sindaco di Genova, 55 anni, figlio di portuali, ex ministro dei trasporti e governatore uscente, Claudio Burlando. Per le destre e la lega c’è in lizza Sandro Biasotti, venditore di macchine di lusso, 61 anni, che ha già governato nella prima metà del decennio.

Liguria come consociativismo, il trasversale Partito del cemento , titolo di un fortunato libro di due cronisti liguri, Ferruccio Sansa e Marco Preve: tre milioni di metri cubi di cemento stanno per colare sulla regione. E se non c’è più posto a terra, si prova sul mare, costruendo nuovi porti per decine di migliaia di posti barca. E tra gli scafi, nell’imperiese, si intravede la camorra. La ‘ndrangheta, invece, brucia saracinesche a Sampierdarena mentre gli alpini fanno solo scena (e paura ai migranti) nel centro storico genovese a fianco dei poliziotti di quartiere. Sul piano casa c’è appena stata una dura battaglia contro l’emendamento che avrebbe consentito l’ampliamento anche degli edifici condonati. L’emendamento è stato stoppato, poi è spuntata una circolare che lo ripristinava, subito ritirata grazie alle pressioni della sinistra. Bocciato il porto savonese della Margonara con un mostro di torre alto 130 metri progettato da Fuksas. Ma sono di catrame e cemento e acciaio anche il Terzo valico e la Gronda autostradale. Grandi devastanti opere, inutili come quasi tutte le colate di questo tipo.

Non c’è ancora il progetto definitivo per il terzo valico ferroviario (5 miliardi di euro per 18 km di tunnel tra Arquata e Genova) ma, se la Corte dei conti non li avesse stoppati, sarebbero stati buttati al vento 500 milioni per le opere accessorie a non-si-sa-cosa. Intanto i treni per i pendolari registrano in regione una delle performance più basse. La Gronda impegna l’opionione pubblica genovese da anni: Tursi ha promosso un dibattito pubblico, è stato individuato un tracciato ma la resistenza a Ponente e in Val Polcevera è fortissima e Rifondazione, interna al movimento (che si batte anche contro il rigassificatore a Panigaglia, la piattaforma della Maersk di Vado, i petrolchimici a Genova e l’inceneritore a Scarpino), ha sempre votato contro sia a Piazza De Ferrari, sede della Regione, sia a Tursi e in Provincia.

Per questo è utile che la coalizione di centrosinistra abbia un baricentro più a sinistra possibile, nella Federazione della sinistra d’alternativa che in Regione muove i primi passi oltre il perimetro segnato dai quattro soci fondatori aggregando settori di Sinistra europea e di associazionismo. Alle scorse europee la Lista anticapitalista ha segnato un 3,9%. Le scorse regionali videro la sola Rifondazione ben oltre il 6%. La campagna elettorale parte sulla scia del lavoro consolidato del partito sociale, dei gruppi di acquisto popolari, dell’internità ai movimenti. Dopo cinque anni di governo il giudizio di Sergio Olivieri, segretario regionale del Prc, è «essenzialmente positivo» ma l’accordo col governatore uscente per una coalizione che comprende anche l’Udc è «giustamente complicato».

La decisione ha svelato aree di malessere ma la maggior parte del partito non ha visto alternative all’accordo e prova a illuminare i risultati positivi della stagione di governo e del programma per il futuro: «Sono stati stabilizzati tutti i precari della Regione e degli enti collegati. 1400 lavoratori. Poi c’è stato l’impegno per la cassa integrazione in deroga: 6000 lavoratori interessati per 487 aziende. Infine, appena licenziata, la decisione di anticipare tre mensilità a quei lavoratori – la stima è di 600 – rimasti senza stipendio», spiega Marco Nesci, consigliere uscente.

La crisi, in un territorio già in via di deindustralizzazione, ha colpito soprattutto la portualità. «Le riduzioni di un terzo dei costi del trasporto merci si sono riversate sul reddito e la sicurezza dei lavoratori. Poi ci sono i tagli sul trasporto pubblico», dice Andrea Gamba della Filt Cgil. Rifondazione s’è battuta, e ha portato a casa, norme per migliorare le prestazioni sanitarie, per la prevenzione delle malattie da amianto, per clausole sociali negli appalti.

Positivo anche il bilancio dell’assessore all’Ambiente, Franco Zunino che ricorda a Liberazione la seconda legge regionale, del 2007, sulla certificazione energetica degli edifici; la legge che manda in pensione le lampade energivore nell’illuminazione stradale e che assegna incentivi alle energie alternative e all’eolico; il rafforzamento del sistema delle aree protette con i nuovi parchi delle Alpi liguri, delle Mura e dei Forti genovesi e i mille ettari pubblici in Val Bormida più l’area marina a Bergeggi; la legge sulla biodiversità per i 125 siti di interesse comunitario e le sette zone a protezione speciale; la legge del 2009 sull’alta via dei crinali alpini e appenninici e sul sistema dei sentieri. E in questo bilancio vanno inseriti il rifiuto da parte della Regione di un Cpt in Liguria, il ricorso al Tar contro il raddoppio della centrale a carbone a Vado Ligure e quello alla corte costituzionale contro le leggi che obbligano alla privatizzazione della gestione delle risorse idriche. Spiega Antonio Bruno, capogruppo in comune del Prc, come la privatizzazione alzi le tariffe, abbatta l’occupazione e vincoli i comuni alle aspettative delle borse. Per questa ragione la segreteria generale di Tursi sta ricorrendo contro l’emendamento allo Statuto, voluto da Rifondazione, che dichiara il servizio idrico privo di rilevanza economica.

Tra le note positive c’è anche la legge regionale contro l’omofobia che ricalca il disegno che il parlamento nazionale non ha avuto il coraggio di approvare e quella che ha smontato il sistema dei bonus per le private che Biasotti aveva copiato a Formigoni. «Insomma, è vero che c’è l’accordo con l’Udc ma l’accordo programmatico con la Federazione è pieno su lavoro, acqua pubblica, energie alternative», riprende Olivieri. Per questo, nei giorni scorsi, la stampa locale enfatizzava la bocciatura del circuito di campi da golf e del sostegno alla ricerca sul nucleare (chiodi fissi dell’Udc) da parte del candidato a presidente del centrosinistra. Ecco il titolo stizzito del Giornale: “Burlando sceglie i compagni e straccia il programma Udc“.

La campagna elettorale entrerà nel vivo nelle prossime ore. In lista, tra gli altri, ci sono Zunino, Nesci, Bruno, Ciccio Giannelli (presidente del municipio della Val Bisagno), Amanzio Pezzolo, storico vice di Batini nella compagnia unica dei camalli. Nel listino, per la Federazione, c’è Giacomo Conti mentre l’Italia dei valori vive un momento di turbolenza interna per aver paracadutato nel medesimo listino Maruska Piredda, hostess affascinante ma milanese. Sotto la Lanterna il partito dipietrista è da sempre nelle salde mani di un poliziotto del Sap (celebre la sua intervista tv in tenuta antisommossa durante il corteo del 21 luglio 2001) che ha messo in lista la sua fidanzata. Di qui le accuse di familismo contenute in un dossier del senatore Idv Pardi. Per l’ex pm sarebbe solo invidia.

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