Aldrovandi, al congresso Sap ovazione per agenti condannati. La madre di Federico: “Paura e ribrezzo”. Ferrero (Prc): “Schifosi, intervenga il governo”
2 maggio 2014, by admin
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Ben cinque minuti di applausi e ovazione per tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte di Federico Aldrovandi: Paolo Forlani, Luca Pollastri ed Enzo Pontani. E’ quanto accaduto nel pomeriggio di oggi, 29 aprile, durante il congresso nazionale del Sap, il sindacato autonomo di Polizia, in corso a Rimini.
I tre agenti presenti al congresso del Sap sono stati condannati dalla Corte di Cassazione il 21 giugno del 2012 per eccesso colposo in omicidio colposo a tre anni e sei mesi, tre anni dei quali coperti dall’indulto.
“Sono allibita, è una cosa terrificante. Non se quelle mani che applaudono mi fanno più paura o ribrezzo. Forse entrambe le cose”, sono le prime parole della mamma di Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti.
“Come fanno i tutori dell’ordine – ha detto ancora la madre di Federico interpellata dall’AGI – ad applaudire questi agenti condannati? È una cosa terrificante”, le parole della donna che ha assicurato di rivolgersi al capo dello Stato Giorgio Napolitano per chiedergli se è possibile che in uno Stato succedano episodi simili.
“Nell’esprimere la mia solidarietà e quella dei compagni e delle compagne di Rifondazione Comunista a Patrizia, vorrei fare due considerazioni” – afferma Paolo Ferrero, segretario nazionale Prc- “Questo applauso ci dice che una parte della polizia è fatta da individui schifosi che applaudono chi ha ucciso a sangue freddo un diciottenne indifeso. Un applauso di questo tipo ce lo si potrebbe aspettare in una riunione della mafia, in una riunione di criminali, difficile immaginare come uomini e donne che dovrebbero garantire l’applicazione della legge possano applaudire chi ha ucciso a sangue freddo un ragazzo indifeso. In secondo luogo questo applauso ci dice che c’è un problema politico: una parte della polizia ha maturato un tale spirito di corpo da ritenersi in guerra con la società italiana, da considerare nemici coloro che stanno dall’altra parte. Non solo nelle manifestazioni, ma anche per strada. Questo pone un problema politico di prima grandezza perché parla della crisi verticale della democrazia. Di fronte a questo livello di degrado io non penso che occorra passare ad urlare ACAB. Non tutti i poliziotti sono espressione di questa sottocultura criminale e non ci possiamo permettere una situazione in cui ACAB diventi la realtà. Per questo il Ministro degli interni e il capo della polizia devono intervenire duramente. Cosa dicono Pansa e Alfano? Quell’applauso non è un fatto privato, è un atto politico e come tale deve essere punito. Per questo vorremmo sentire la voce di altri poliziotti, perché i primi nemici dei poliziotti democratici sono i poliziotti che applaudono gli assassini di un ragazzo di 18 anni.
Paolo Ferrero alla Spezia: “Gli altri con le banche, noi con la gente comune”
13 febbraio 2013, by admin
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“Le altre forze politiche si occupano delle banche, noi, della gente comune“: così questa mattina Paolo Ferrero, segretario Nazionale di Rifondazione Comunista e candidato con Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, durante la conferenza stampa svoltasi nella Federazione provinciale di Rifondazione Comunista in via Lunigiana alla Spezia.
Molti i punti toccati da Ferrero a partire da un orgoglioso “Dentro rivoluzione Civile non ci sono né mafie né banche, siamo una forza politica pulita ed al servizio dei comuni cittadini“.
Parlando di programmi, Ferrero ha sottolineato come l’intero programma di Rivoluzione Civile sia improntato sul recupero dei grandi patrimoni mafiosi, confiscandoli, ma anche recuperando tramite i loro patrimoni i soldi che i grandi evasori devono allo stato italiano, è proposta di Ingroia, dice Ferrero, quella di modificare la legge Latorre che permette di confiscare i patrimoni di mafia in modo che venga estesa e permetta anche la confisca dei patrimoni dei grandi evasori.
Altro punto su cui è stata puntata l’attenzione durante le conferenza stampa è stata la giustizia sociale. “C’è bisogno di prendere da quel 10% di popolazione che ha grandi redditi per redistribuirli, solo così avremo una vera ripresa dell’economia, inutile continuare sulla falsariga di Berlusconi, Monti e Bersani, andando a colpire i ceti medi e medio bassi con continue tassazioni, così si va solo a creare difficoltà alla gente comune. Noi vogliamo dire basta alla politica economica al servizio della finanza, bisogna tornare all’economia reale. Tassare sì, ma i grandi patrimoni, dagli ottocentomila euro in su mettendo una tassa progressiva su questa base si recuperano circa 20 miliardi che permetteranno investimenti nelle pensioni e nel sociale.”
Si è parlato anche di costi della politica. Dice Ferrero “Occorre tagliare stipendi e pensioni dorate, partendo da quelli dei politici e proseguendo con quelle dei grandi manager, a questo proposito saranno due le nostre iniziative. Punto primo presenteremo un referendum per fare si che gli stipendi dei politici scendano a 5000 Euro, lo faremo con un referendum perché l’unica maniera in cui è possibile realizzare questo proposito è far sì che siano gli italiani stessi a votarlo. Punto due, rivedere la tassazione dei compensi dei grandi manager, che in percentuale pagano meno tasse degli operai“.
Ferrero ha parlato inoltre di investimenti economici “Bisogna smettere di spendere soldi inutili, smettere di acquistare armamenti e di costruire opere inutili o dannose come il ponte sullo stretto o la TAV in val di Susa, quei soldi vanno spesi per sistemare l’assetto idrogeologico del nostro paese e riqualificare e mettere a norma le strutture pubbliche, investimenti che daranno anche posti di lavoro a molti giovani aiutando quindi anche la lotta alla disoccupazione, non se ne parla in campagna elettorale eppure è un grande problema del nostro paese quello del dissesto idrogeologico… eppure non se ne parla… non se ne parla perché i grandi partiti si preoccupano solamente della politica per banche e finanza e sono distanti dai problemi reali del paese e della gente comune“.
Ferrero: “Rivoluzione civile, per non cadere dalla padella alla brace”
Il segretario di Rifondazione alla Spezia per presentare il programma del movimento guidato da Antonio Ingroia.
“Occorre redistribuire il reddito dai ricchi ai lavoratori e ai pensionati – ha spiegato il segretario di Rifondazione – tassando i grandi patrimoni sopra il milione di euro e poter aumentare così gli stipendi, le pensioni e per fare un salario sociale per i disoccupati. Quindi bisogna mettere un tetto a 5mila euro netti al me per gli stipendi dei parlamentari e per le pensioni d’oro, e con il denaro risparmiato abolire l’Imu sulla prima casa. Terza questione: basta con le spese per le missioni militari o per i caccia o per la Tav in Val di Susa, ma utilizzare le risorse per un serio piano del lavoro sull’assetto idrogeologico del territorio. In Italia abbiamo dovuto contare troppo spesso morti e feriti per alluvioni e disastri, dobbiamo usare meglio i soldi dello Stato in questo senso, così si potranno creare anche decine di migliaia di posti di lavoro. Infine bisogna battere la corruzione e l’evasione per ulteriori risorse“.
Paolo Ferrero a Servizio Pubblico: “Questa manovra è dannosa e socialmente iniqua”
9 dicembre 2011, by admin
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tratto da Corriere.it
Nella notte dell’euro, mentre è in corso il vertice di Bruxelles, la moneta unica dell’Ue finisce sotto processo anche nel corso della sesta puntata di Servizio Pubblico. Un appuntamento dedicato alla manovra del governo Monti e a capire se i sacrifici chiesti agli italiani saranno davvero utili. Ospiti in studio, tra gli altri, Guglielmo Epifani, Maurizio Gasparri, Francesco Rutelli, Paolo Ferrero e gli economisti Irene Tinagli e Christian Marazzi. Attacca l’euro il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «Il Pdl ha contestato più volte il sistema attuale dell’euro, che non è supportato dalla Bce. È una moneta costruita su fondamenta di sabbia». E ancora: I problemi che si stanno verificando adesso potevano essere affrontati dal governo che ha fatto entrare l’Italia nell’euro».
LA MANOVRA – Critiche poi alla manovra-Monti, il cosiddetto «decreto salva-Italia». «Se in una situazione come questa blocchiamo l’indicizzazione delle pensioni, aumentiamo l’Iva sui beni di consumo, tassiamo la prima casa, aumentiamo la benzina, il rischio è che una famiglia su tre precipiti in gravissima difficoltà» scalda gli animi nell’anteprima lo stesso Santoro. Lo segue Ferrero. «Questa manovra è dannosa ed è iniqua socialmente. È una manovra recessiva: toglie denaro dalla circolazione. L’anno prossimo l’economia andrà peggio» attacca il segretario di Rifondazione Comunista. Ammette invece che qualcosa va corretto ma esprime fiducia a Monti, Rutelli. «Qualcosa si potrà e si dovrà limare. Sull’indicizzazione delle pensioni e sull’esenzione dell’Imu per la prima casa qualcosa si potrà correggere» dice il leader dell’Api. «Non siamo sicuri che i sacrifici saranno sufficienti ma senza questa manovra l’Italia non potrebbe presentarsi al tavolo europeo – prosegue Rutelli. C’è una tempesta terribile e non dobbiamo nasconderlo. Questi anni hanno visto crescere disparità sociali e l’incontrollabilità della speculazione finanziaria. Inoltre l’Italia ha un enorme debito pubblico, il governo Berlusconi l’ha portato al 121% del Pil, quando con il governo Prodi era sceso al 103%». Quindi conclude: «L’Italia nelle condizioni date, con Monti è nelle condizioni migliori possibili».
MONTI DA VESPA – Nel corso della puntata c’è spazio anche per un attacco alla decisione del premier di partecipare alla trasmissione di Vespa: «Come sarà l’informazione in questo futuro? Un presidente del consiglio che fa? Va davanti ai giornalisti o a Porta a Porta?» attacca Santoro nell’anteprima. «Perché se va a Porta a Porta – aggiunge il conduttore – il futuro è uguale al passato».
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Bramanti: “2011 annozero. Stop al cemento, ripristino dei presidi territoriali”
14 novembre 2011, by admin
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Passata l’emergenza dobbiamo tutti considerare il 2011 come anno zero da cui ripartire. Diciamo tutti insieme stop al cemento. Rifondazione Comunista della Spezia è stato l’unico partito che ha organizzato una squadra di volontariato permanente, accogliendo nella propria sede oltre quattrocento ragazzi dalle “fasce rosse” per portare aiuto a Fiumaretta, Brugnato e Borghetto Vara.
Nei giorni scorsi con noi a Borghetto ha prestato il suo contributo anche il segretario nazionale Paolo Ferrero, che ha condiviso la nostra analisi. Il clima è cambiato, ma si continua a rubare spazio agli alvei fluviali. L’abbandono della coltivazioni collinari indebolisce i terreni aumentandone l’impermeabilità, gli incendi distruggono la vegetazione e le piante malate non vengono rimosse, aumentando gli ostacoli al deflusso idrico.
La colpa è di una politica cementificatrice bipartisan che deve finire. I sindaci plenipotenziari non fanno che monetizzare il territorio per oneri d’urbanizzazione, dando in concessione aree a rischio per centri commerciali pieni di capannoni vuoti e di lavoratori precari, o per residenze destinate ad essere sfitte. Si stigmatizza ogni buona pratica, così la colpa dei disastri è di chi dice no alla speculazione edilizia.
La politica ha fallito in molte realtà. A Monterosso il sindaco del Pdl si gode un consiglio senza minoranza, autorizza la costruzione di una piscina sulla scogliera perché «di interesse pubblico» e avvia l’iter per realizzare trenta villette. La settimana precedente l’alluvione il sindaco leghista di Brugnato ha fatto approvare l’ok ad un outlet da oltre cento negozi e migliaia di posti auto. Oggi ha ancora il coraggio di affermare, con la benedizione del Pd, che l’outlet si farà, nonostante quello che è successo. In questo momento l’outlet sarebbe ricoperto da fango e detriti. A Sarzana si annuncia un Puc anticemento nel perimetro cittadino, ma non si discute la cementificazione fuori dalle mura, così come in Regione l’assessore Idv all’urbanistica Marylin Fusco ha promosso un Piano Casa che fa invidia al centrodestra.
Questa tragedia segna un passaggio decisivo per il nostro territorio. Quanto è avvenuto in questi giorni traccia una demarcazione profonda, un punto di non ritorno rispetto al quale non c’è più tempo per indugi per mediazioni politiche.
Rifondazione Comunista, in tutte le amministrazioni spezzine dove è presente, farà una battaglia politica per la revisione dei Puc che abbia come obiettivo la vulnerabilità del territorio e la sua tutela, da accompagnarsi con norme di salvaguardia: blocco e moratoria edilizia fino alla loro predisposizione. Lo abbiamo già fatto approvare lo scorso anno a Lerici e appena due giorni fa la nostra mozione è stata approvata nel comune di Ortonovo. Riteniamo, senza se e senza ma, che questi principi dovranno essere gli assi portanti dei programmi delle prossime amministrazioni.
Chiara Bramanti
segretaria provinciale Rifondazione Comunista La Spezia
Alluvione: anche Paolo Ferrero oggi a Borghetto insieme ai cento volontari delle fasce rosse
1 novembre 2011, by admin
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Questa mattina oltre cento volontari delle fasce rosse (il loro segno distintivo legato al braccio) erano a lavorare nelle frazioni colpite dall’alluvione di Borghetto Vara ed in Lunigiana.
Dall’inizio dell’emergenza sono circa quattrocento i volontari che assieme al Prc e alle Brigate della Solidarietà Attiva sono intervenuti, alternandosi, per spalare fango e portare via mobili dalle abitazioni invase dall’acqua.
Uno straordinario esempio di autorganizzazione dal basso e solidarietà, frutto dell’impegno volontario di tanti militanti, soprattutto giovani.
Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, è arrivato questa mattina a Borghetto Vara, assieme ai volontari del proprio partito che ha vluto ringraziare del lavoro fatto in questi giorni a sostegno delle popolazioni colpite.
Ferrero ha dichiarato : “Oggi sono con i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista nelle zone alluvionate della Liguria a scavare un po’ di fango. Lo faccio perchè se avessi la casa o il cortile invaso dal fango a me farebbe piacere che qualcuno venisse a darmi una mano. La solidarietà è la prima elementare qualificazione delle pratiche quotidiane di Rifondazione Comunista“.
Guarda i servizi del Secolo XIX su Paolo Ferrero e i volontari delle fasce rosse ospiti nella sede spezzina di Rifondazione in via Lunigiana.
Ferrero tra gli alluvionati a Borghetto Vara : “La salvaguardia del territorio è l’unica grande opera che vogliamo”
«L’unica vera grande opera è mettere in salvaguardia il territorio. Ci sono i soldi per la Tav e lo stretto di Messina ma non per il riassetto idrogeologico».
Lo ha affermato ieri Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista e già ministro nell’ultimo governo Prodi. Ferrero è giunto a Borghetto Vara assieme alla squadra di volontari organizzata dalla federazione spezzina del Prc, al lavoro fin dal primo giorno del post alluvione coordinati dalla Protezione civile della Spezia.
Oltre ai dirigenti locali del partito, erano presenti circa un centinaio di ragazze e ragazzi, molti spezzini ma provenienti anche da ogni parte d’Italia, che si sono alternati in questi giorni tra Fiumaretta e Borghetto, alloggiati con mezzi di fortuna nella sede di Rifondazione.
Molte le persone che lo hanno avvicinato per congratularsi: non capita tutti i giorni vedere un ex ministro rimboccarsi le maniche e sporcarsi di fango, specie in questo periodo di forte protesta antipolitica.
«Siamo qui per dare solidarietà a questa gente e offrire il nostro contributo negli aiuti» ha aggiunto «dopodiché occorre una forte riflessione su quanto sia fondamentale investire in prevenzione e in salvaguardia del territorio e non in opere assurde e costosissime che servono solo per esclusivo interesse di pochi. Bucare in Val di Susa fa rendere profitti miliardari alle solite aziende, mentre i lavori di riassetto idrogeologico non fanno guadagnare nessuno».
Ferrero, armato di pala e piccone, ha partecipato alle operazioni di aiuto alla popolazione disastrata dall’alluvione e ha promesso di tornare nei prossimi giorni: «La politica non è solo quella che si fa in parlamento ma è anche aiuto concreto alle persone. Saremo qui anche tra un mese per evitare che i soliti furbi speculino sulle emergenze. Daremo vita a comitati popolari per informare la popolazione sui grandi rischi, non solo quelli naturali, che possono accadere in situazioni di questo tipo».
Paolo Magliani, 1/11/11
Ferrero: “Facciamo la costituente dei beni comuni”
15 giugno 2011, by admin
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Il risultato dei referendum di domenica e lunedì scorso è la conferma di un profondo cambiamento che sta avvenendo nel Paese e che già si era annunciato nelle elezioni amministrative. In questi giorni è stato sottolineato come i referendum segnalino la crisi organica delle destre, il declino di Berlusconi e l’attenzione sul nucleare suscitata dal disastro di Fukushima. Il dato di fondo del referendum è però che il voto sull’acqua pubblica ci parla di una decisa inversione di tendenza dell’opinione pubblica del paese sulla questione delle privatizzazioni.
Il tema dei beni comuni – a partire dall’acqua – è diventato la forma innovativa in cui si può parlare di pubblico. Un pubblico qualificato dalla dimensione democratica e comunitaria e per questo non riconducibile in alcun modo alla stagione politica del clientelismo democristiano. Da questi referendum emerge inoltre una soggettività dei comitati e delle associazioni che ha costituito – insieme a pochissimi partiti, tra cui in primo luogo Rifondazione Comunista – il tessuto connettivo della raccolta delle firme prima e della campagna referendaria poi. All’interno di questo tessuto di partecipazione occorre poi sottolineare una straordinaria soggettività giovanile che riecheggia le forme di aggregazione e di partecipazione che abbiamo visto all’opera nel movimento altermondialista. Indubbiamente il risultato del referendum – come la straordinaria partecipazione giovanile verificatasi nella tornata amministrativa in alcune città – è il figlio legittimo della stagione di Genova e, proprio nel decennale, ne testimonia la natura tutt’altro che minoritaria.
Per tutti questi motivi ieri abbiamo giustamente festeggiato un risultato straordinario che è destinato a incidere nel profondo sul Paese. Non solo sul terreno governativo e del rapporto tra le forze politiche, ma sul complesso delle culture politiche e delle forme della partecipazione politica.
Occorre però, parimenti, avere la consapevolezza politica che il risultato dei referendum sull’acqua è tuttaltro che acquisito. Mentre per quanto riguarda nucleare e legittimo impedimento il referendum è – per così dire – immediatamente esecutivo, non è così per l’acqua. Non a caso da parte del governo stanno già emergendo spinte ad aggirare il risultato della consultazione attraverso le realizzazione di Autority, proposte di regionalizzazione, discorsi stravaganti sulla necessità comunque di remunerare il capitale. Sull’acqua esistono enormi interessi materiali in gioco e i loro interpreti stanno già mettendo le mani avanti per cercare di salvare il salvabile. Peraltro questa spinta non arriva solo da destra visto che il Pd ha avuto la faccia tosta di riproporre, pari pari, la propria legge sull’acqua che è ispirata ad un indirizzo politico del tutto contrastante con i referendum.
Il primo problema che abbiamo è quindi quello di bloccare le manovre che cercano di aggirare gli effetti del referendum sull’acqua e di imporre l’unica soluzione coerente con la volontà espressa dagli elettori e cioè quella di approvare rapidamente in Parlamento la legge di Iniziativa popolare promossa dai Comitati per l’acqua pubblica.
Per fronteggiare questa offensiva tesa a riproporre in modo strisciante la privatizzazione occorre sviluppare subito una battaglia politica e culturale nel Paese, così come si tratta di lanciare, a partire dai referendum, una campagna generale sui beni comuni che allarghi il dibattito e l’iniziativa dall’acqua al complesso dei “commons” che vogliamo demercificare e sottrarre alla logica della privazzazione e del profitto. E’ infatti evidente che i beni comuni ci parlano di una trasformazione sociale radicale, in cui il soddisfacimento dei bisogni primari del genere umano sia sottratto alla logica del mercato. In cui i valori d’uso non debbano trasformarsi in merci, per dirla con Marx. I beni comuni ci parlano della possibile uscita dalla crisi attraverso la costruzione di una sfera pubblica partecipata e democraticamente gestita, sottratta tanto alla rendita quanto al profitto.
Per queste ragioni, di battaglia politica immediata e di prospettiva, avanziamo la proposta di dar vita ad una Costituente dei beni comuni. Proponiamo di consolidare le relazioni costruite in questi anni e di costruirne di nuove per dar vita ad una rete tra tutti i soggetti – comitati, associazioni, partiti – che sono interessati a condurre questa battaglia politica e culturale. Lucarelli ha parlato di Manifesto dei beni comuni, noi parliamo di Costituente dei beni comuni. Il problema non sta nella parola ma nella volontà politica di dare un seguito a questa straordinaria mobilitazione sociale, a questo senso civico diffuso, a questo senso comune anticapitalista, vivificando attraverso la partecipazione dal basso la possibilità di costruire un’alternativa degna di questo nome. Per noi infatti, la lotta allo sfruttamento e l’allargamento dei beni comuni sono le due facce della stessa medaglia che vogliamo mettere al centro dell’azione politica.
Lo faremo come parte di un movimento più ampio, quello che in questi mesi ha saputo coagulare intorno a sé energie, individuali e collettive, che parevano consegnate all’oblio, suscitando passione e mobilitazione. Dal dialogo aperto e disinteressato fra queste forze vitali che hanno saputo riformulare l’agenda della politica italiana, può venire la spinta decisiva ad un cambiamento profondo e la ripresa del cammino della democrazia.
Paolo Ferrero
Segretario nazionale Rifondazione Comunista/Fds
Condividiamo la proposta di Bersani
31 agosto 2010, by admin
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di Paolo Ferrero
Condividiamo la proposta avanzata il 26 agosto da Bersani di dar vita ad una alleanza democratica per sconfiggere Berlusconi. Non si tratta solo di cacciare un governo mefitico, ma di ricostruire il quadro democratico del paese. Questa alleanza deve porsi l’obiettivo di uscire da questa sciagurata seconda repubblica e cementarsi attorno alla difesa e al rilancio della Costituzione, al varo di una legge elettorale proporzionale, alla giustizia sociale. Noi avanziamo da tempo questa proposta – lo abbiamo fatto anche alla manifestazione unitaria delle opposizioni del 13 marzo scorso – e la presa di posizione di Bersani costituisce un passaggio importantissimo. Si tratta dell’unica strada per sconfiggere una destra populista antioperaia e pericolosa per la democrazia. Si tratta di una scelta importante perché mette la parola fine alle ipotesi bipolari e bipartitiche che Veltroni e i suoi alleati stanno continuando a perseguire con grande visibilità sui mass media.
Per attuare questa politica è però necessario cacciare Berlusconi e conquistare nuove elezioni. Su questo ultimo punto le posizioni tra noi e il PD divergono e lo dobbiamo quindi incalzare fermamente. Di fronte al tentativo di Berlusconi di rappattumare la maggioranza, la vera cosa che manca nel paese è l’opposizione. Dobbiamo dar forma e sostanza politica all’opposizione. Costruiamo quindi da subito, città per città, la partecipazione alla manifestazione nazionale del 16 ottobre convocata dalla Fiom, con l’obiettivo esplicito di cacciare il governo Berlusconi , sconfiggere la Confindustria, l’arroganza della FIAT e le sciagurate politiche europee.
Il dissenso si esprime nel Partito, non sui giornali
24 luglio 2010, by admin
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Il dissenso si manifesta, le opinioni si esprimono, le idee si dibattono. Desta sconcerto l’articolo odierno uscito sulla stampa locale secondo il quale “alcuni esponenti e rappresentanti di base” del Partito della Rifondazione Comunista esprimano ora e sui giornali il loro disaccordo con la linea intrapresa dal Partito a fronte della vicenda scandalosa con cui il presidente della provincia Fiasella ha decretato l’ingresso di Confindustria in giunta alla Spezia.
Il Partito ha ampiamente discusso al suo interno e analizzato la situazione fino ad esprimere con consenso pressoché unanime del comitato politico federale (1 solo voto contrario su 44 votanti!) la decisione di non sostenere più Fiasella dopo le scelte unilaterali e incondivisibili assunte dallo stesso presidente il 22 giugno scorso. Il passaggio al comitato politico è stato l’ultimo di una lunga serie di incontri assembleari, tra cui gli Stati Generali tenuti ad Ameglia il successivo 27 giugno, in cui erano presenti pressoché tutti gli esponenti locali di Rifondazione.
Laddove sarebbe stato possibile discutere ed esprimere il proprio dissenso non è stato fatto. Ecco perché la fantomatica lettera, che tra l’altro non risulta pervenuta al nostro segretario nazionale Paolo Ferrero, è un atto di assoluta immaturità e mancanza di rispetto delle regole democratiche del nostro Partito.
Non solo: visto che in Rifondazione Comunista non esistono padri e padroni come in altre forze politiche, la leggittima scelta della politica locale spetta esclusivamente agli organi dirigenti locali ed è a questi che coloro che hanno firmato la lettera (per il momento sconosciuti) devono rendere conto. Ciò manifesta un’assoluta mancanza di assunzione di responsabilità di chi oggi vorrebbe passare per martire.
Pensare che “alcuni esponenti e rappresentanti di base” si ergano a difensori dell’ingegner Antonelli o del Pd è davvero assurdo. Le scelte di Fiasella rimangono inaccettabili nell’ambito del metodo, perchè maturate nel profondo disaccordo politico, e perchè apre le porte del governo della provincia a chi rappresenta i padroni di confindustria, che a nostro avviso da decenni alla Spezia muovono i propri interessi in costante divergenza con quelli dei cittadini e solo per i propri affari.
Chiara Bramanti
Segretaria provinciale Rifondazione Comunista La Spezia
Nessuna lettera a Ferrero, piena condivisione sulla linea della federazione spezzina
24 luglio 2010, by admin
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Siamo meravigliati per il contenuto dell’articolo apparso oggi sulla stampa spezzina dove si parla di una lettera al segretario nazionale di Rifondazione Comunista, on. Paolo Ferrero, circa la situazione amministrativa della Provincia della Spezia. Ad oggi nessuna lettera risulta pervenuta alla segreteria di Ferrero ne al Dipartimento Nazionale Enti Locali. Condividiamo pienamente la dichiarazione della segretaria provinciale Chiara Bramanti sia per una questione di metodo, sia per il merito della vicenda.
Sono infatti i gruppi dirigenti locali a propmuovere e a definire la linea politica da intraprendere nelle istituzioni territoriali com’è prassi consolidata del partito della Rifondazione Comunista e il Comitato politico federale spezzino ha votato sull’uscita dalla giunta Fiasella in maniera netta e inequivocabile.
Nel merito, come Dipartimento Nazionale EELL di Rifondazione Comunista, fermo restando il rispetto per l’autonomia decisionale del presidente della Provincia, riteniamo che sia molto grave e sbagliato aver ritirato la delega al lavoro ad un assessore della Federazione della Sinistra per assegnarla a un giovane dirigente di Confindustria.
Questa scelta conferma una violazione degli accordi politici concordati con il PRC e la Federazione stessa ed è ancor più grave se si considera il momento attuale in cui Confindustria a livello nazionale è all’attacco frontale ai diritti dei lavoratori. E’ quantomeno strano che una provincia di centrosinistra, che ha come compito quello di spendersi per l’occupazione e al difesa del lavoro dei cittadini, possa assolvere tali compiti con un esponente di tale associazione nella propria giunta.
Raffaele Tecce
Resp.Nazionale EE.LL. – Rifondazione comunista
Di Pietro e il pelo nell’acqua
9 aprile 2010, by admin
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Stamane con una scelta unilaterale l’Italia dei Valori ha presentato in Cassazione i quesiti referendari su acqua e nucleare, non ascoltando le richieste provenienti da una pluralità di forze politiche, dalle associazioni e dai movimenti di costruire insieme un ampio fronte sociale politico e associativo che potesse consentire di rendere possibile superare il quorum. (Tratto da www.aprileonline.info)
Lo scorso 31 marzo 2010, il Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua (che, già nel 2007, presentò una proposta di legge d’iniziativa popolare, sottoscritta da 400 mila cittadini, per la ripubblicizzazione dell’oro blu) ha depositato a Roma, presso la Corte di Cassazione, i tre quesiti referendari preparati dai giuristi Alberto Lucarelli, Gaetano Azzariti, Gianni Ferrara, Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Luca Nivarra. La raccolta delle firme partirà già nei prossimi giorni.
Il primo chiede l’abrogazione dell’articolo 23 bis della legge 133 del 2008, cioè l’architrave su cui poggia la privatizzazione dei servizi pubblici (acqua, rifiuti, trasporto pubblico).
Il secondo propone la cancellazione dell’articolo 150 del decreto 152 del 2006 (o codice ambientale) che individua le forme di gestione e affidamento del servizio idrico.
Il terzo, più specifico, vuole invece l’abrogazione dell’articolo 154 del già citato decreto 152, nella parte in cui parla “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella determinazione del sistema tariffario.
Oggi, ci troviamo quindi di fronte ad una situazione surreale e paradossale con due campagne di firme parallele sullo stesso tema.
E’ il triste epilogo delle divisioni che hanno caratterizzato nell’ultimo mese il lavoro del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua. E’ l’altra faccia della politica, la faccia mai ufficializzata ma spesso preminente, che porta i partiti a cercare di “cavalcare” i movimenti e a muoversi solo in cambio di una visibilità assoluta e di un consenso sia pure a corto raggio.
E’ di qualche settimana fa la grande manifestazione di piazza del Popolo a Roma, partecipata da 200.000 persone, a rappresentare il mondo cattolico e religioso, l’associazionismo sociale, la cooperazione, il sindacato, il popolo viola e altri ancora. Un mondo variegato di cittadini che si ritrovano tutti insieme a difendere un bene primario.
Un mondo che ha bisogno di rafforzare la sua unità e di allargare la partecipazione per vincere una battaglia difficile. L’ex pm si era speso in prima persona per quella mobilitazione, poi, all’improvviso, la sua “ritirata”. Alcune voci raccontano di un’ultima riunione “di fuoco”, durante la quale il leader dell’IdV avrebbe battuto i pugni sul tavolo, ricordando l’investimento economico fornito dall sua organizzazione e pretendendo la visibilità sul palco. Palco che i movimenti non erano disposti a tramutare in una vetrina per i partiti. Rigettata al mittente la sua richiesta, Antonio Di Pietro non solo ha boicottato la piazza ma ha forse deciso di fare di più, depositando quesiti alternativi per referendum che, a questo punto, difficilmente arriveranno al quorum.
“Cosa non si fa per ottenere un po’ di consenso. Di Pietro è disposto anche a perdere battaglie fondamentali come quelle su acqua e nucleare pur di accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica come paladino di questi temi. L’Idv, rompendo il fronte con tutte le associazioni, sta facendo un regalo a Berlusconi“. Così Ciro Pesacane, presidente del Forum Ambientalista, commenta la consegna in Cassazione dei quesiti referendari su acqua e nucleare depositati dall’Idv. “E’ surreale, adesso avremo due campagne referendarie contro la privatizzazione dell’acqua: una di noi associazioni che da sempre ci battiamo in difesa dell’oro blu e che abbiamo consegnato i requisiti in Cassazione lo scorso 31 marzo ed, ora, una dell’Idv – aggiunge Pesacane – Mi complimento con Di Pietro che è riuscito a rompere il fronte unitario, depotenziando così lo strumento referendario. Se non raggiungeremo il quorum sappiamo già con chi prendercela! Stessa storia sul nucleare – spiega l’ambientalista – l’Idv ha agito unilateralmente rompendo un fronte molto ampio. A questo punto – conclude – l’auspicio è che Di Pietro capisca l’errore fatto e che ritiri i suoi referendum. Per non dimostrarsi amico di Berlusconi e soprattutto nemico delle battaglie ambientaliste su acqua e nucleare“.
Per il Verde Angelo Bonelli, quella di Di Pietro, che durante il governo Prodi ha votato per la privatizzazione dell’acqua, “è una forma di cannibalismo dell’ambientalismo e dei movimenti che si stanno battendo per l’acqua pubblica. E’ ormai chiaro che la decisione dell’Idv di presentare da sola i referendum ha solo un carattere di mera e semplice strumentalità politica per crearsi solo un consenso nell’immediato senza preoccuparsi minimamente di vincere la battaglia referendaria. Grazie a questa scelta irresponsabile coloro che hanno voluto la privatizzazione dell’acqua e che vogliono le centrali nucleari potranno brindare“.
Per quanto riguarda il nucleare vale lo stesso ragionamento. Il referendum sul nucleare fu vinto nel 1987 grazie ad un ampio fronte che andava dal Pci ai Verdi, ai Radicali al sindacato e a tante realtà associative. Oggi, partiti, associazioni e comitati erano all’opera per ricostituire quel clima. Un invito rivolto anche all’Idv, perché non superare il quorum oggi significherebbe spianare la strada definitivamente al nucleare.
“Con la presentazione unilaterale dei quesiti su acqua e nucleare avvenuta oggi, Antonio Di Pietro fa una scelta strumentale, che specula impropriamente sui movimenti, scippando loro la titolarità della battaglia, e divide lo schieramento referendario a fini di pura propaganda politica”. Questo il duro giudizio del portavoce nazionale della Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero. “Come sul legittimo impedimento, Di Pietro brandisce i referendum con assoluta leggerezza come puro strumento di propaganda politica – osserva Ferrero. La presentazione di altri quesiti sull’acqua si muove infatti in aperto contrasto con il movimento per l’acqua pubblica, che ha già presentato i propri quesiti e sta iniziando la racconta di firme, scippando loro la bandiera della campagna referendaria per bassi interessi di propaganda politica“. Al contrario, secondo Ferrero, “l’impegno di tutte le forze, politiche, sociali e associative, è quello di dar forza al movimento e di partecipare con spirito e impegno unitario alla mobilitazione: non solo al fine di raggiungere l’obiettivo prioritario delle firme necessarie al referendum, ma per far crescere insieme la coscienza civile e politica unitaria“. Di Pietro, “con il suo comportamento unilaterale, non solo mette a rischio l’obiettivo della raccolta di firme, ma fa una vera e propria speculazione con l’esclusivo interesse di fare propaganda a scapito del movimento, del suo protagonismo e della sua unità”. Lo stesso, conclude Ferrero, “avviene sul tema del nucleare, rispetto a cui un vasto arco di forze si è impegnato a realizzare una battaglia comune, che Di Pietro non ha remore a scippare“.
In queste ore sono tanti gli appelli a Tonino di “ripensarci” e fare un passo indietro. Perché i referendum non si vincono con i personalismi. Nel momento in cui Di Pietro vorrà procedere senza ascoltare ragione, finiremmo per pensare che gli interessi siano altri, e di ciò Berlusconi sarà profondamente grato.