Impatto ambientale e infortuni mortali: c’è un clima da “fronte del porto”

18 novembre 2010, by  
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Riportiamo l’articolo tratto da Liberazione del 18 novembre 2010, di Sergio Olivieri – segretario PRC Liguria

La relazione tra il Porto e la città della Spezia è da anni assai difficile. Ai continui incrementi del numero dei container movimentati non corrispondono adeguate ricadute positive per la città per l’assenza nel territorio di attività di trasformazione delle merci che arrivano via mare che, una volta sbarcate, vengono inviate altrove per essere lavorate.

E dietro la fredda logica dei numeri c’è poi la tragica realtà degli infortuni mortali dei lavoratori, numerosi nel Porto della Spezia negli ultimi anni. Queste morti non sono casuali ma la conseguenza del clima da “fronte del porto” che si respira nei moli spezzini dove spesso si lavora in nero e in condizioni di sicurezza precarie. Guai ad alzare la testa: ci hanno provato nei mesi scorsi alcuni lavoratori e per questo sono stati licenziati.

Solo Rifondazione e la Cgil hanno preso le loro difese. Proprio qualche settimana fa, quando dopo l’ultimo incidente mortale Rifondazione ha organizzato un sit in davanti al Palazzo sede dell’Autorità Portuale ed ha denunciato tutto questo, esponenti di Cisl e Uil hanno prontamente replicato che in Porto tutto andava bene e c’è stato anche un documento con tanto di firme dei lavoratori a sostegno del padrone che aveva licenziato le “mele marce” (alcuni poi ci hanno fatto sapere che non hanno potuto sottrarsi dal mettere la propria firma!).

La Spezia poi è una città che si affaccia sul mare ma che, a causa delle servitù militari e delle attività portuali e industriali, non ha con il mare pressoché alcuna relazione se si eccettuano i 500 metri della passeggiata. Inoltre le attività portuali sono talmente a ridosso delle case da incidere in maniera molto negativa nella vita d’interi quartieri a causa dei rumori, delle polveri e del traffico di tir.

Per questa ragione l’approvazione del Piano Regolatore Portuale (Prp) nel 2001 è stata molto travagliata e l’intesa fu trovata grazie all’inserimento nel Prp delle opere di mitigazione ambientale prescritte dal ministero dell’Ambiente e dalla Regione, in primo luogo una fascia di rispetto tra i quartieri e le case la cui realizzazione avrebbe dovuto essere prioritaria rispetto alle altre opere previste.

A garanzia del rispetto dell’accordo è stato istituito un tavolo permanente di controllo sul rispetto delle prescrizioni di Via, nel quale sono rappresentati tutti i soggetti interessati, compresi i comitati dei cittadini, la circoscrizione e i sindacati. Le manovre per svuotare quest’accordo sono però in pieno svolgimento. Il tavolo permanente di controllo non è convocato da tempo e l’attuale Presidente dell’Autorità Portuale, Lorenzo Forcieri, ex senatore Pd e sottosegretario alla Difesa del Governo Prodi, si è dichiarato contrario a questo strumento. Inoltre in una recente riunione del Comitato Portuale è stata approvata una delibera nella quale la fascia di rispetto non è più al primo posto tra le opere da realizzare.

La stessa logica pare emergere anche sul progetto del nuovo water front e della restituzione alla città di una fascia di costa dismessa dalle attività portuali dove peraltro, secondo il masterplan approvato dal Comitato Portuale, dovrebbe essere realizzata la Stazione crocieristica. Per il nuovo water front c’è un progetto dell’architetto spagnolo Llavador i cui contenuti paiono intoccabili (alla faccia della progettazione partecipata tanto di moda). E quanto alla realizzazione delle opere del water front il Presidente dell’Autorità Portuale ha recentemente dichiarato che intenderebbe realizzarle senza gare d’appalto ma facendo ricorso a risorse interne!

Attorno alla realizzazione del nuovo water front si stanno già scatenando gli appetiti del locale “partito degli affari”, di quell’intreccio cioè d’interessi antisociali e speculativi che pervade potentati economici cittadini e vasti settori delle forze politiche di centrodestra e di centrosinistra. Alla Spezia Rifondazione Comunista e tutta la sinistra politica e sociale sono dunque chiamati a un impegno nel quale dovranno essere coniugati con intelligenza e determinazione i temi del lavoro, dell’ambiente e della trasparenza democratica.