Lombardi: “Dedicare una via al grande poeta Giovanni Giudici, orgoglio della nostra città e patrimonio di tutta la cultura italiana”
6 agosto 2022, by admin
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In memoria del poeta Giovanni Giudici: “Il territorio spezzino ricordi un gigante del ‘900”
29 maggio 2021, by admin
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9 marzo 2005-2018: ricordando Aldo Lombardi, grande segretario di Rifondazione Comunista
10 marzo 2018, by admin
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9 marzo 2005-2017: dodici anni senza Aldo Lombardi, commemorazione al cimitero della Pieve
8 marzo 2017, by admin
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Domani, 9 marzo, saranno dodici anni dalla scomparsa di Aldo Lombardi, storico segretario spezzino di Rifondazione, sindacalista Cgil, scrittore, poeta, drammaturgo.
“Lutto per la scomparsa del compagno Augusto Caffaz, poeta, attore, autore, rivoluzionario”
7 novembre 2016, by admin
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“9 Marzo 2005 – 2016: per non dimenticare Aldo Lombardi”
8 marzo 2016, by admin
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Claudio Grassi: “Aldo, un Compagno pieno di vita e di passione”
10 marzo 2015, by admin
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Esattamente 10 anni fa ci lasciava il compagno Aldo Lombardi. Una morte improvvisa. Era pieno di vita ed aveva ancora tante cose da fare. Era segretario della Spezia di Rifondazione Comunista, partito di cui è stato uno dei fondatori. Ci siamo conosciuti prima della nascita di Rifondazione poiché Aldo, assieme ad altri del Pci, consapevole della mutazione irreversibile di quel partito, aveva iniziato ad organizzare il dissenso interno. Erano gli anni 80. Ci si vedeva a Milano, nella sede della cooperativa Aurora, dove veniva prodotta anche la rivista Interstampa, giornale che funzionò come primo strumento di organizzazione di quella che sarà chiamata, un po’ rozzamente, la corrente cossuttiana.
Ma ad Aldo interessava più la dimensione locale di quella nazionale. Era molto legato alla sua città e in essa svolse la parte prevalente del suo impegno politico e culturale.
Si anche culturale perché Aldo aveva mille interessi. Scriveva poesie, amava la pittura. Ricordo che quando comprammo la sede di Rifondazione di Spezia chiamò a raccolta i migliori pittori spezzini e fece una mostra per finanziare l’acquisto della sede stessa. Fu un successo straordinario. Uno di quei quadri me lo volle regalare e lo conservo appeso nella mia casa.
Assieme abbiamo fatto tante battaglie, anche interne al partito. Nonostante provenissimo entrambi dall’area cossuttiana non seguimmo Armando nella scissione del 1998. Non fu una scelta facile e ricordo i tormenti di Aldo per quella prima pesante divisione del partito. Ci trovammo poi nel 2002 insieme a sostenere i 4 emendamenti nel congresso di Rimini. Aldo Lombardi era uomo di parte, sceglieva sempre. Ma non era un uomo di corrente. Per lui al primo posto vi era sempre il partito. Lo stesso rapporto affettuoso che ha sempre avuto con Bertinotti, nonostante i dissensi, lo dimostra. Aldo è morto il giorno dopo la conclusione del Congresso di Venezia. Congresso di scontro durissimo che Aldo visse con estrema sofferenza.
Il suo contributo è stato straordinario. Lo ricordo sempre in movimento, sempre con delle cose da fare, pieno di idee, una forza della natura. Per lui non esistevano argomenti di cui non ci si doveva occupare. Infatti la credibilità e la forza del Prc in quegli anni a Spezia era veramente importante.
Se dovessi dire qual è il messaggio più importante che ci lascia vita di Aldo direi che è il modo con cui ha fatto politica: onesto, disinteressato, allegro, pieno di passione. Non ha mai lavorato per sé, ma per le idee in cui credeva. Per tutto questo e tanto altro l’impegno politico di Aldo Lombardi sarebbe un esempio da seguire anche oggi, in un momento in cui anche la politica viene vissuta, quasi da tutti, come strumento di affermazione personale. Aldo ci ha insegnato il contrario e, anche per questo, lo ricordiamo con straordinario affetto e grande riconoscenza.
Claudio Grassi,
Direzione nazionale Rifondazione Comunista, già senatore Prc
Giorgio Pagano: “Ricordo di Aldo, comunista e poeta”
9 marzo 2015, by admin
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Il 9 marzo 2005, all’improvviso, Aldo Lombardi ci lasciava. Aldo Lombardi è stato per me un amico, un compagno con cui ho trascorso gran parte della mia vita politica. Lo incontrai l’ultima volta pochissimi giorni prima della sua scomparsa: portai, da Sindaco, il saluto al congresso provinciale di Rifondazione, poi ci abbracciammo a lungo sul palco. Un abbraccio che era una metafora di come sinistra radicale e sinistra riformista potessero, pur nelle differenze, camminare insieme. Lo abbiamo fatto negli otto anni, dal 1997 fino alla sua scomparsa nel 2005, in cui io facevo il Sindaco e lui il segretario provinciale di Rifondazione. Lo avremmo fatto anche dopo, se lui non se ne fosse andato così presto. Io, terminato il mio secondo mandato da Sindaco nel 2007, lasciai l’impegno nella politica “tradizionale” per scegliere una postazione associativa e civica, di lavoro culturale e politico dal basso, che mi ha portato sempre più lontano da un Pd in cui non ho mai creduto e sempre più, da riformista, a fianco della sinistra radicale. Chissà quante battaglie comuni avremmo fatto ancora…
Con Aldo ci siamo anche scontrati, ma un filo rosso ci ha sempre uniti, anche nei momenti più difficili. Lo conobbi nella seconda metà degli anni Ottanta, quando eravamo entrambi dirigenti provinciali del Pci. Io ero un convinto riformista: mi battevo per un partito che fosse coerentemente “socialista di sinistra”, portatore di un riformismo che a mio parere avrebbe dovuto essere più radicale di quello del Pci. Aldo era, invece, schierato su posizioni molto diverse, critiche del riformismo e “fedeli” al comunismo e all’Urss; cominciò a organizzare il dissenso interno al Pci che, a livello nazionale, andava coagulandosi attorno alla figura di Armando Cossutta. Con lui c’era un nucleo di compagne e compagni di valore: ricordo, tra gli altri, Rosanna Badiale, Dino Grassi, Rita Mamino, Alberto Schiavi. Avevano un buon radicamento in alcune fabbriche, il cantiere del Muggiano in primis, e in alcune zone della provincia, come l’arcolano. Erano impegnati in riviste come Interstampa e Pace e socialismo, e in associazioni a esse legate. Fece scalpore, a Spezia, la “lettera dei 101”, fortemente critica verso il partito: in piena estate Massimo D’Alema venne nel salone di piazza Mentana a discutere animatamente con Aldo e quelli che chiamavamo i “cossuttiani”. Tuttavia Aldo non fu mai un “cossuttiano” organico: la vicinanza con lui risale a questo periodo e fu transitoria. Io diventai segretario provinciale del Pci nel 1990, poi fui il primo segretario provinciale del Pds, nel 1991. Aldo non aderì al Pds e fu tra i fondatori di Rifondazione. Vivemmo insieme, scontrandoci ma nel rispetto reciproco, gli ultimi due congressi del Pci. Cercai, con successo, di mantenere comunque l’unità di tutto il partito sulle tematiche della città e della provincia. Ricordo che fui eletto segretario del Pci a scrutinio segreto praticamente all’unanimità, senza candidati alternativi. Nel vivo di uno scontro politico durissimo allora poteva ancora accadere una cosa come questa , che oggi appare impensabile.
Nel 1993 diventai assessore del Sindaco Lucio Rosaia. Aldo era un dirigente della Cgil. Ricordo un impegno comune: la battaglia per l’ambientalizzazione della centrale, che si concluse nel 1997 con un accordo molto positivo. La centrale fu depotenziata (da 1800 a 1200 MW) e riconvertita: per metà funzionante a carbone desolforato, per metà a metano. L’Enel, nella trattativa, era partita con la proposta di mantenere tutti i gruppi a carbone; l’accordo fu quindi un successo. Certo, oggi quel risultato ci appare del tutto insufficiente. Aldo sarebbe in prima fila a battersi contro il carbone. Ma sempre con l’attenzione al tema del rapporto tra lavoro e ambiente, che fu una costante del suo impegno di segretario di Rifondazione, da fine 1997. In lui, come in tutti noi che venivamo dal movimento operaio e dall’industrialismo, ci furono certamente contraddizioni: eppure diventammo progressivamente consapevoli che la società umana può beneficiare di benessere e di sviluppo solo usufruendo delle risorse naturali, che vanno quindi difese e tutelate. La riflessione a Spezia sul “nuovo modello di sviluppo” e sulla “conversione ecologica dell’economia” deve molto a Aldo.
Nel 1997 fui eletto Sindaco, e per la prima volta Rifondazione entrava in maggioranza e in Giunta. Aldo è stato sempre un mio sostenitore leale. Anche nei momenti di tensione, che non sono mancati, Aldo ha sempre avuto chiaro che l’amministrazione che guidavo era l’esperienza più avanzata possibile. Tirava spesso la corda, ma non la spezzò mai. E io sapevo che non l’avrebbe mai spezzata.
L’unità della sinistra l’avevamo entrambi nel sangue, nonostante la scissione che ci aveva divisi nel 1991. Tant’è che l’unità a Spezia resse anche quando Rifondazione, nel 1998, ruppe con il Governo Prodi. Grazie a noi due, e grazie a Sergio Olivieri, che da assessore iscritto a Rifondazione esercitò sempre un ruolo, spesso difficile, di raccordo. Aldo seppe costruire una sua immagine efficace di combattente politico, che lo rese molto popolare nell’opinione pubblica e ne fece un personaggio di primo piano nella politica cittadina. Sapeva inoltre costruire quella “connessione sentimentale” con il suo popolo che è un tratto necessario, oggi quanto mai dimenticato, per un dirigente della sinistra. Tante sono le lotte e le iniziative delle quali Aldo fu animatore: era vulcanico e creativo. Mi viene in mente la battaglia contro il forno inceneritore a Boscalino di Arcola, nella zona industriale a maggiore criticità ambientale, che facemmo insieme: io lo ereditai come un progetto in fase molto avanzata, con un appalto già aggiudicato. Ma riuscimmo a farlo saltare. E poi le iniziative contro l’impianto Pol/Nato di Vezzano; il Capodanno sul tetto della San Giorgio, dove lo raggiunsi subito dopo la mezzanotte; l’attenzione alla questione operaia ma anche a quella ambientale (la compatibilità tra porto e città); la consapevolezza della nascita delle nuove povertà; la lotta, solitaria, contro le storture del “sistema” delle Cinque Terre, che Aldo intuì per primo… A volte era più forte la denuncia rispetto alla proposta: ma occorre riconoscere che Aldo cercò sempre di supportare l’iniziativa politica con l’elaborazione progettuale. Lo testimonia, tra l’altro, il suo impegno per il “Progetto Spezia”, che fu un tentativo interessante di analisi della realtà provinciale accompagnata da proposte programmatiche.
Aldo fu poi tra i primi a Spezia a capire l’importanza del movimento no global. In preparazione del G8 di Genova, Rifondazione organizzò un incontro in sala Dante con don Andrea Gallo. Aldo e il Gallo divennero amici, poi toccò a me: trovai nel Gallo un saldo punto di riferimento politico e morale che mi sostenne nella scelta di “ricominciare da capo”, che feci nel 2007 ma decisi di fatto nel 2005, quando rinunciai a fare il parlamentare. Aldo partecipò alle giornate di Genova. Era in mezzo agli scontri il 21 luglio, il giorno della morte di Carlo Giuliani. E ancora a Genova il 22 quando ci fu il macello sul lungomare e Aldo, per sfuggire alle cariche, si tuffò in mare. Queste caratteristiche lo resero “popolare” anche tra i giovani antagonisti: Aldo li sostenne prima nell’occupazione dell’ex Liceo Scientifico, dove venne costituito il Centro sociale Il Geko, e poi in quella del May Day alle Pianazze.
Nel 2001 andai al Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre. Ne discutemmo a lungo: eravamo entrambi convinti che le nostre due tradizioni, quella comunista e quella socialista riformista, avrebbero dovuto incontrare i giovani no global, per costruire un’alternativa al neoliberismo, “un altro mondo possibile”. Io mi stavo sempre più convincendo, sulle ceneri del blairismo, che la sinistra doveva superare la vecchia contrapposizione tra le sue due anime, quella riformista e quella radicale, uscendo dall’alternativa perdente tra la mera gestione dell’esistente e la mera protesta, unendo il realismo e l’immaginazione.
Significativa è stata l’attività culturale di Aldo: poesie, racconti, romanzi, e pure testi per il teatro, che furono rappresentati. Alcuni scritti sono ancora inediti, mi racconta il figlio Massimo: sarebbe opportuna un’iniziativa per la pubblicazione. Gli era sempre piaciuto scrivere, come raccontò nella testimonianza raccolta nel libro di Remo Sensoni “Il Sindacato nella storia spezzina”: “Provengo da una famiglia comunista. Mio padre è stato un arsenalotto che era membro di commissione interna. Fu trasferito durante le lotte contro il Governo Tambroni. Mia madre era seconda nella segreteria dell’Unione Donne Italiane. Lavorava alla filanda… Quindi a casa mia sono cresciuto in mezzo all’informazione e ai giornali e alla stampa di sinistra. Giovanissimo sono stato iscritto al Pioniere. Da lì ho sviluppato la mia passione per lo scrivere, anche se ho dovuto smettere presto di studiare per riprendere dopo. Il vecchio Partito Comunista ma anche l’Udi curavano la diffusione della cultura, anche organizzando gare di scrittura sul Primo Maggio, l’8 Marzo, il 25 Aprile”.
Come tanti, era bravo a scuola ma non poté studiare, e andò a fare lo stagnino a dieci anni e mezzo. Riprese a studiare molti anni dopo. L’insieme delle sue opere letterarie è contraddistinto da un’abile scrittura e da un linguaggio innovativo, che lo portò a innovare anche il linguaggio della politica. Non parlava mai in sindacalese o in politichese, proprio grazie alla sua passione letteraria. Parlava la lingua della vita reale, del dolore sociale, della creatività operaia e popolare.
Dieci anni senza Aldo Lombardi, domenica commemorazione al cimitero della Pieve
7 marzo 2015, by admin
Archiviato in Appuntamenti, Partito, Primo piano
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia
“Cordoglio per la scomparsa del poeta Giorgio Angelinelli”
29 gennaio 2015, by admin
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La federazione provinciale di Rifondazione Comunista esprime forte dolore per la scomparsa del poeta e fotografo Giorgio Angelinelli, grande amante del nostro golfo e della nostra città, autore di versi (in dialetto e non solo) indimenticabili che hanno descritto mirabilmente il territorio spezzino, dalla Val di Magra alla Val di Vara, passando per l’amato Termo, il suo luogo di origine.
Le sue poesie erano delle pennellate che descrivevano la spezzinità nel profondo dei luoghi e delle persone, la sua scrittura dialettale mirava a “internazionalizzare” i sentimenti che evocava con delicatezza .
Nel corso della sua attività artistica ha partecipato a numerosissimi concorsi letterari ricevendo riconoscimenti in tutta Italia anche nel campo fotografico, altra disciplina che amava.