Prc Portovenere: “Stangata Tarsu, il paradosso della rumenta”

23 settembre 2011, by  
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I cittadini del comune di Porto Venere stanno ricevendo in questi giorni dall’Amministrazione Comunale la stangata della tassa sui rifiuti solidi urbani (Tarsu).

Stangata che arriva e si accumula al peso della crisi economica, stangata che si somma a quella perpetrata lo scorso anno sempre sulla Tarsu superando assieme un aumento di oltre il 50 %.

Per una casa media una famiglia deve sborsare intorno ai 250 euro l’anno (le vecchie 500.000 lire) e le attività commerciali e/o artigianali, anch’esse piegate dalla crisi, cifre di migliaia e migliaia di euro.

La stangata colpisce maggiormente anziani e pensionati soli, che sono una fetta importante della popolazione, molti con pensioni sociali di 500 euro al mese, senza adeguati sistemi di protezione.

La stangata si ripercuote inevitabilmente anche sull’economia locale, ormai basata nella quasi totalità sul turismo, dove la stessa favorisce ulteriormente l’aumento dei prezzi (già attualmente fuori scala rispetto a tante rinomate località turistiche) in modo da produrre un ulteriore calo di clientela che porterà nuova disoccupazione e nuova povertà.

Occorre allora affrontare la questione cercando di fare una analisi della situazione:

La popolazione residente diminuisce inesorabilmente da circa 30 anni a questa parte per l’errata politica della casa delegata alle cooperative edilizie; dai circa 6.000 residenti effettivi si è passati attualmente a meno di 4.000.

Di questi 4.000 residenti, inoltre, quelli reali depurati dalle residenze di comodo per non pagare l’ICI e godere di altri benefit locali (posto barca – posto auto ecc.) sono stimabili in 2.500 unità (del resto basta guardarsi attorno per vedere che interi palazzi sono disabitati 10 mesi l’anno).

In questi ultimi 30 anni però si è costruito a spron battuto e tutt’ora, fra interventi di nuova costruzione in corso e previsti dal piano urbanistico, il trend della cementificazione è sempre positivo.

Ecco allora il paradosso:

stante la riduzione costante del numero di residenti produttori di rifiuti e stante l’aumento dei metri quadrati di costruito (denominatore per il quale viene divisa la spesa totale della raccolta e smaltimento) la tassa aumenta ogni anno del 30%.

Come è possibile?

Non è che dietro la Tarsu si nascondono altre spese che nulla c’entrano con la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani?

Oppure sono le scelte errate delle amministrazioni comunali a portare questi aggravi che si abbattono sull’intera comunità?

Per quale ragione tutte le amministrazioni comunali si rifiutano di tassare le imbarcazioni presenti con posto barca fisso nelle nostre baie (oltre 3.000) che pure producono rifiuti?

Le grandi attività industriali, artigianali  e militari presenti (ex SNAM – CANTIERI e PORTICCIOLI – BASI MILITARI) quanto contribuiscono al pagamento della spesa?

Certamente l’inutile sostituzione di centinaia di cassonetti dei rifiuti mantenendo immutata l’immonda situazione di discariche a cielo aperto in mezzo ai paesi avrà contribuito ad innalzare la spesa a scapito delle tasche dei cittadini.

Non si poteva passare direttamente alla raccolta porta a porta come sta avvenendo in tanti quartieri spezzini e come avverrà a breve nei limitrofi paesi di Cadimare e Marola?

La raccolta porta a porta è l’unica tipologia di raccolta che garantisce il raggiungimento di percentuali elevate di raccolta differenziata ed elimina il problema dei cassonetti e delle discariche urbane.

Se il futuro è la raccolta porta a porta senza cassonetti che senso ha avuto acquistarne centinaia di nuovi?

Invitiamo l’Assessore ai rifiuti a dare risposte a questi ed altri quesiti per dare spiegazione degli aumenti reiterati.

 

Circolo Prc “Lucio Mori” – Porto Venere

 

ISDE La Spezia: “Né inceneritori, né residui tossici”

5 aprile 2011, by  
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L’ Associazione Isde Italia-Medici per l’Ambiente della Spezia intende ribadire in questo delicato momento in cui si decide e si discute sui siti di discarica già individuati dal Piano Provinciale, la propria posizione sull’intera chiusura del ciclo degli RSU ed in particolare sul destino delle frazioni residue al trattamento meccano- biologico.

Innanzitutto ripetiamo quanto già espresso in precedenti interventi e comunicati circa la assoluta necessità di estendere la raccolta differenziata porta a porta in tutto il territorio comunale e provinciale. Questa scelta è fondamentale per raggiungere da un lato i parametri di legge fissati al 31.12.2012 (65%) ma va intesa in senso ancor più allargato, come si fa nei migliori comuni e province del paese, nell’ottica di arrivare al riciclo totale.

Questo risultato si è dimostrato possibile in diverse realtà che ci hanno fatto oltretutto capire come la raccolta spinta “porta a porta” risulta remunerativa sul piano degli investimenti a medio e lungo termine e l’unica in grado di escludere dalla frazione residua quelle componenti organiche che necessitano di biostabilizzazione e che portano appunto a quella FOS (frazione organica stabilizzata) al centro delle polemiche sulla possibile nocività qualora portata a discarica. Riteniamo che tale materiale, se previsto solo in una fase transitoria di attuazione e se prodotto a norma di qualità possa essere rifiuto accettabile per la copertura di discariche ( ovviamente a termine delle procedure di caratterizzazione e bonifica delle stesse e dei siti connessi secondo il piano di ripristino ambientale).

E’ evidente però che impegnandosi al recupero di tutto il materiale organico attraverso la produzione di compost di qualità anche questo problema verrebbe risolto. Se il dimensionamento dell’impianto di Boscalino non è in grado di assolvere a tale compito si auspica allora una progressiva riconversione di quello di Saliceti. Questa riconversione può coinvolgere anche la produzione del CDR ( residuo delle frazioni secche non indirizzate a riciclo) che va assolutamente scoraggiata, sia in vista di un suo possibile co-incenerimento nella centrale ENEL (improponibile visto il conseguente aumento dell’immissione di diossine legato a tale soluzione) sia per evitare che lo stesso inquini e danneggi i territori e le popolazioni limitrofe agli inceneritori di altre regioni a cui attualmente viene destinato.

L’altra scelta da scongiurare assolutamente è quella di un impianto di “termovalorizzazione” (inceneritore) che, a prescindere dalle incognite sulla sua collocazione e sugli elevatissimi costi, sarebbe una fonte assolutamente certa di ancor più grave ricaduta sulla salute per tutta l’area nel raggio di decine di chilometri e che produrrebbe, oltretutto, una maggior quantità di rifiuto speciale da smaltire in discarica. .  Ricordiamo a tal proposito che anche i  filtri in dotazione ai più moderni inceneritori non riescono ad eliminare i nano ed i microinquinanti, che sono i più nocivi per la salute umana.

E’ chiaro che per garantire questo programma, che ripetiamo è l’unico a impatto zero sulla nostra salute, occorrono fondamentalmente 2 condizioni: innanzitutto, sul piano attuativo, è necessario avere garanzie sugli aspetti qualitativi e quantitativi della filiera della raccolta differenziata, dobbiamo sapere insomma quanto effettivamente viene fatto dagli utenti e quanto va effettivamente a trattamento e a riciclo. Questo è quel che può garantire, anche nella fase transitoria, la relativa innocuità della FOS . Ribadiamo che ciò è possibile solo con quella tracciabilità del rifiuto e del prodotto che abbiamo chiaramente indicato alle amministrazioni ma di cui ancora non vi è traccia.

L’altro fattore decisivo riguarda l’aspetto economico e degli investimenti: è evidente su questo piano il peso delle scelte di acquisizione, di gestione o di partnernariato relative ad ACAM: non possiamo certo aspettarci contributi utili in questa direzione da chi ha interessi a costruire inceneritori o a bruciare CDR, insomma a chi la raccolta differenziata spinta non conviene.

Non possiamo allo stesso modo tollerare proposte, controproposte e strumentalizzazioni da parte del mondo politico che non affrontino tecnicamente e scientificamente tutti gli aspetti dei vari temi in questione e non solamente quello della riapertura delle discariche. Ben comprendiamo il problema aperto dal nostro intervento sul piano dell’impiantistica e conseguentemente su quello della sostenibilità economica di tali scelte. Relativamente a piani d’ambito necessariamente ampi riteniamo che questo non possa che riproporre le specifiche responsabilità che le singole amministrazioni (comuni, provincia, regione) devono assumersi. Intendiamo organizzare a breve un convegno che puntualizzi tali questioni aperto al pubblico, alle aziende e alle amministrazioni ed enti preposti.

Sui rifiuti un’altro passo di civiltà grazie al nostro contributo, ma ora occorre massima attenzione

30 gennaio 2011, by  
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Rifondazione Comunista della Spezia, con i consiglieri comunali Bucchioni e Cossu, ha condiviso la richiesta all’amministrazione di assicurare che Saturnia sia di proprietà pubblica, predisponendo un progetto di risanamento in tempi certi per restituire alla comunità un territorio fruibile. Uno spiraglio rispetto alle continue penalizzazioni del territorio del Levante, che ha pagato prezzi altissimi in termini di inquinamento ambientale e salute dei propri cittadini.

Un enorme impegno di civiltà che, con l’approvazione dell’odg della maggioranza in consiglio comunale spezzino, Rifondazione rivendica proposte concrete come il monitoraggio e controllo dei processi di riqualificazione con l’Osservatorio Rifiuti Zero integrato con rappresentanze ambientaliste, organismi di decentramento e Commissione Ambiente, la garanzia di un coinvolgimento concreto dei cittadini, la valutazione sulla qualità del materiale inertizzato e la predisposizione di un indagine epidemiologica sull’area di Pitelli, una frazione che finalmente troverò giustizia con la chiusura di un incubo e l’impegno alla sua riqualificazione.

E’ stato indecente come il centrodestra abbia strumentalizzato lo scandalo di Pitelli, nascondendo tuttavia amare verità: Berlusconi dal 1994 ad oggi ha governato per oltre 10 anni e non ha mosso un dito per bonificare un sito di interesse nazionale, mentre imperversava il teatrino vergognoso dei berluscones spezzini, con un atteggiamento fascistoide che ha talvolta impedito il regolare dibattito consiliare.

Ora si apre una fase nuova in cui Rifondazione Comunista sarà ben vigile sugli impegni assunti dall’amministrazione, a cominciare dall’estensione della raccolta porta-a-porta sul territorio al suo miglioramento dove esistono problemi di gestione, fino al controllo puntuale del processo di bonifica di Pitelli.