Prc Lerici: “No ai soldi di Enel, si a sponsor etici per le manifestazioni culturali”

In un momento di crisi è molto più facile accettare soldi e sponsorizzazioni da chiunque li offra?
Forse per qualcuno si, tuttavia ci pare un segno di estrema debolezza delle amministrazioni pubbliche, che non dovrebbero mettere in discussione valori e principi etici, respingendo richiami delle tante sirene che suonano nella nostra provincia.  Ne è un caso la manifestazione del Premio Montale Fuori di Casa, indetta da Enel.
Enel, uno dei maggiori produttori italiano di Co2, principale gas serra, negli ultimi anni ha aumentato il ricorso al carbone alla faccia di Kyoto e investe nel nucleare slovacco con impianti obsoleti e insicuri.Soprattutto Enel alla Spezia è proprietaria di una centrale a carbone che non ha nessuna intenzione di dismettere, oggetto di molti rapporti sanitari che quantomeno dovrebbero fare discutere.
Gli sponsor devono esser valutati con serenità e severità sui requisiti di responsabilità sociale sulla base di principi e valori chiari in merito a diritti dei lavoratori, protezione dell’ambiente, tutela dei consumatori, pari opportunità, sicurezza, come chiarito nelle “Norme sulle responsabilità delle imprese riguardo ai Diritti Umani” elaborate dall’ONU con la Risoluzione 2003/16.
Per questo non condividiamo assolutamente  la scelta dell’amministrazione comunale di partecipare a tale manifestazione, in virtù del pesante debito ed impatto ecologico e sanitario della centrale Enel sul territorio provinciale.

Rifondazione Comunista chiede pertanto di elaborare un codice etico semplice e chiaro che impedisca patrocini e/o sponsorizzazioni ad imprese ed aziende dal comportamento scriteriato che pensano di ripulire la loro immagine con l’aiuto del comune di Lerici.

Rifondazione Comunista

Circolo “Lucio Mori” Lerici

Cancun, COP16: gli interessi economici vincono sulla pelle dei più deboli

15 dicembre 2010, by  
Archiviato in Dal Mondo, Primo piano

La Conferenza ONU sui cambiamenti climatici a Cancún si è conclusa all’alba di Sabato 11 dicembre, dopo che 193 paesi hanno firmato un accordo estremamente modesto per combattere il cambiamento climatico e soprattutto non vincolante.

L’accordo, noto come Accordo di Cancún, impegna tutte le principali economie a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra, ma non stabilisce in che modo le emissioni globali dovrebbero essere tagliate.

Tra le novità del testo c’è il Fondo Verde (Green Fund) di 100 miliardi di dollari entro il 2020, nonostante i Paesi in Via di Sviluppo avessero chiesto già un anno fa almeno 500 miliardi di dollari per fronteggiare l’adattamento al cambiamento climatico.

Inoltre si parla di risorse “mobilizzate” e non stanziate quindi senza nessuna chiarezza sulle fonti e con una gestione evidente di tali risorse da parte della Banca Mondiale, la quale in questi anni ha sostenuto progetti per i Paesi in Via di Sviluppo a dir poco discutibili riguardo all’impatto ambientale che hanno provocato.

La Bolivia, per questi motivi oltre che per non aver riconosciuto i diritti dei popoli indigeni, per aver contenuto l’innalzamento della temperatura ai 2°C e non 1,5°C come sostenuto dai più disparati enti di ricerca, e per non aver prolungato il Protocollo di Kyoto oltre il 2012, non ha sostenuto l’accordo.

Il tentativo di dichiarare come consensuale l’Accordo che non ha il consenso della Bolivia è un precedente molto preoccupante, visto che le regole devono essere uguali per tutti (vedi gli Stati Uniti su Kyoto) tanto più in un processo multilaterale.

Dall’altra parte troviamo le comunità di 30 Paesi del Mondo de La Via Campesina che subiscono ogni giorno le conseguenze di una crisi ambientale e sociale; comunità che si sono riunite nel “Foro global por la vida, la justicia ambiental y social” per sette giorni di incontri e dibattiti dove si è parlato di migrazioni ambientali, difesa dei beni comuni, urbanizzazione selvaggia, impatto delle dighe, diritti della natura e sono state così smascherate quelle che loro stessi definiscono “le false soluzioni” trovate al tavolo del Moon Palace, sede ufficiale della conferenza Onu.

Ancora una volta nel dialogo fra Governi al centro della discussione c’è stata la questione economica e non si è minimamente messo in discussione il Sistema che ha creato questa Crisi; nei documenti si continua a puntare sull’urgenza del trasferimento tecnologico, ribadendo il ruolo centrale del settore privato e dei meccanismi finanziari oltre che della Banca Mondiale.

“Soluzioni” palliative che non risolvono le cause principali, perchè non affrontano i temi sociali che si riflettono direttamente sulle popolazioni costrette alle migrazioni per sopravvivenza.

La crisi ecologica non è fatta solo di cambiamenti climatici. È anche disastri ambientali, nuovi e massicci flussi migratori, distruzione di economie locali, violazione del diritto al cibo e alla salute e la distruzione di milioni di vite umane. Di fronte a questa consapevolezza nessun adattamento è possibile.

Parlare di giustizia climatica significa oggi in realtà parlare di relazioni di potere, di sistemi economici, processi produttivi e modelli di consumo. Per questo siamo più che mai convinti che per affrontare il maniera concreta la crisi sistemica (economica, ecologica, finanziaria, energetica, alimentare e migratoria) occorra rimettere al centro la giustizia sociale ed ambientale.

È questa la scommessa concreta ed urgente che i movimenti e la società civile di tutto il mondo hanno iniziato ad assumere per unire sempre di più le lotte e le alternative in marcia dal nord ad sud del mondo, dalle fabbriche alle campagne, dalle città ai territori con un unico obiettivo comune: cambiare il sistema, non il clima.RIGAS – rete italiana per la giustizia ambientale e sociale

Scaricate: La Via Campesina, Documento finale - odt (odt - 27.23 kB) e Wikileaks e gli Usa, il Clima - odt (odt - 26.62 kB)

Immagini e filmati scattate e girati da Veruscka Fedi, al COP16 a Cancun.

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La Conferenza ONU sui cambiamenti climatici a Cancún si è conclusa all’alba di Sabato 11 dicembre, dopo che 193 paesi hanno firmato un accordo estremamente modesto per combattere il cambiamento climatico e soprattutto non vincolante.

L’accordo, noto come Accordo di Cancún, impegna tutte le principali economie a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra, ma non stabilisce in che modo le emissioni globali dovrebbero essere tagliate.

Tra le novità del testo c’è il Fondo Verde (Green Fund) di 100 miliardi di dollari entro il 2020, nonostante i Paesi in Via di Sviluppo avessero chiesto già un anno fa almeno 500 miliardi di dollari per fronteggiare l’adattamento al cambiamento climatico.

Inoltre si parla di risorse “mobilizzate” e non stanziate quindi senza nessuna chiarezza sulle fonti e con una gestione evidente di tali risorse da parte della Banca Mondiale, la quale in questi anni ha sostenuto progetti per i Paesi in Via di Sviluppo a dir poco discutibili riguardo all’impatto ambientale che hanno provocato.

La Bolivia, per questi motivi oltre che per non aver riconosciuto i diritti dei popoli indigeni, per aver contenuto l’innalzamento della temperatura ai 2°C e non 1,5°C come sostenuto dai più disparati enti di ricerca, e per non aver prolungato il Protocollo di Kyoto oltre il 2012, non ha sostenuto l’accordo.

Il tentativo di dichiarare come consensuale l’Accordo che non ha il consenso della Bolivia è un precedente molto preoccupante, visto che le regole devono essere uguali per tutti (vedi gli Stati Uniti su Kyoto) tanto più in un processo multilaterale.

Dall’altra parte troviamo le comunità di 30 Paesi del Mondo de La Via Campesina che subiscono ogni giorno le conseguenze di una crisi ambientale e sociale; comunità che si sono riunite nel “Foro global por la vida, la justicia ambiental y social” per sette giorni di incontri e dibattiti dove si è parlato di migrazioni ambientali, difesa dei beni comuni, urbanizzazione selvaggia, impatto delle dighe, diritti della natura e sono state così smascherate quelle che loro stessi definiscono “le false soluzioni” trovate al tavolo del Moon Palace, sede ufficiale della conferenza Onu.

Ancora una volta nel dialogo fra Governi al centro della discussione c’è stata la questione economica e non si è minimamente messo in discussione il Sistema che ha creato questa Crisi; nei documenti si continua a puntare sull’urgenza del trasferimento tecnologico, ribadendo il ruolo centrale del settore privato e dei meccanismi finanziari oltre che della Banca Mondiale.

Soluzioni” palliative che non risolvono le cause principali, perchè non affrontano i temi sociali che si riflettono direttamente sulle popolazioni costrette alle migrazioni per sopravvivenza.

La crisi ecologica non è fatta solo di cambiamenti climatici. È anche disastri ambientali, nuovi e massicci flussi migratori, distruzione di economie locali, violazione del diritto al cibo e alla salute e la distruzione di milioni di vite umane. Di fronte a questa consapevolezza nessun adattamento è possibile.

Parlare di giustizia climatica significa oggi in realtà parlare di relazioni di potere, di sistemi economici, processi produttivi e modelli di consumo. Per questo siamo più che mai convinti che per affrontare il maniera concreta la crisi sistemica (economica, ecologica, finanziaria, energetica, alimentare e migratoria ) occorra rimettere al centro la giustizia sociale ed ambientale.

È questa la scommessa concreta ed urgente che i movimenti e la società civile di tutto il mondo hanno iniziato ad assumere per unire sempre di più le lotte e le alternative in marcia dal nord ad sud del mondo, dalle fabbriche alle campagne, dalle città ai territori con un unico obiettivo comune: cambiare il sistema, non il clima.” RIGAS – rete italiana per la giustizia ambientale e sociale

Verso Cancun 2010: cambiamo l’economia per non cambiare il clima

16 novembre 2010, by  
Archiviato in Appuntamenti, Primo piano

Dal 29 novembre al 10 dicembre prossimo, si terrà la Sedicesima Conferenza delle Parti (COP) sul Cambio Climatico, riunione convocata dalla Conferenza delle Nazioni Unite a Cancun, Quintana Roo, in Messico. Meglio conosciuta come Cop 16 dovrebbe, secondo le intenzioni dichiarate da parte dei 192 paesi che vi sono rappresentati, arrivare ad un accordo multilaterale che sostituisca il Protocollo di Kyoto, prossimo a scadere, nato nel 1992 dalla Conferenza della Terra e che riguarda la riduzione delle emissioni dei gas serra.

Dopo il fallimento della scorsa riunione della COP a Copenhagen l’anno scorso in Danimarca, diverse organizzazioni sociali, movimenti ecologisti e contadini, movimenti autonomi e ONG si stanno dando appuntamento a Cancun per proporre alternative valide a quelle che definiscono “false soluzioni”, promosse nelle sedi ufficiali della COP.

Oggi essere ambientalisti e/o ecologisti significa più che mai lavorare per una giustizia sociale.

Sappiamo quante siano oggi le donne e gli uomini impegnate giornalmente a difendere i beni comuni, i diritti sul lavoro, la possibilità di scegliere criticamente i propri consumi, con stili di vita responsabili e la possibilità di tornare a partecipare alle scelte che incidono concretamente nelle nostre vite.

È per questo che crediamo possibile incontrarci e confrontarci in modo da unire il locale al globale,

SABATO 20 NOVEMBRE, ORE 17.00 presso la SALA CONSILIARE del COMUNE DI LERICI

Interverranno:

Santo Grammatico – Coordinatore Regionale Legambiente

Alberto Zoratti – FAIR

Marina Ciceri – Magazzini del Mondo

Veruschka Fedi – Ass. Ambiente Comune di Lerici

Sono invitati ad intervenire:

ARCI, WWF, Italia Nostra, Gruppi d’Acquisto Solidale, Critical Mass, Scout, Comitato per l’Acqua Bene Comune,

Siete tutti invitati a partecipare!


INFO per arrivare a Lerici

IN BICI: basta pedalare in direzione Lerici!

IN AUTO: Parcheggio Venere Azzurra – Bus navetta gratuito che porta direttamente davanti al Comune di Lerici (seguiranno orari dettagliati)

IN AUTOBUS: da Spezia: Linea L e Linea S ogni 15 minuti

LINK:
http://www.facebook.com/event.php?eid=119915441405712