Scomparsa di Pierangelo Rosi: “Un artista, un intellettuale, un vero compagno. Grande perdita per il territorio e per la sinistra spezzina”
18 dicembre 2019, by admin
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La Federazione spezzina di Rifondazione Comunista piange la prematura e improvvisa scomparsa del caro compagno Pierangelo Rosi, che ci ha lasciato ieri pomeriggio all’età di 65 anni. Siamo profondamente colpiti e scossi e ci stringiamo alla famiglia e alla sua compagna Lorena in queste ore di grandissimo dolore. La sua morte rappresenta una grave perdita per noi e per tutta la sinistra spezzina, dal punto di vista umano e non solo politico. Storico militante “dissidente” di Rifondazione, è stato componente del Cpf e membro della segreteria provinciale come responsabile cultura. E’ stato un uomo impegnato instancabilmente in mille battaglie sul territorio: si candidò coraggiosamente a Riomaggiore contro quel sistema che la magistratura definì in seguito “Parcopoli”, per poi essere in seguito eletto nelle fila della sinistra come consigliere comunale a Brugnato.
Pierangelo è stato anche un appassionato di sport e di calcio (è stato allenatore in diverse squadre della Val di Vara e della Riviera e seguì l’amico Corrado Orrico a Milano ai tempi dell’Inter, come amava ricordare). E soprattutto un vero intellettuale, un artista dalla profondissima cultura e intelligenza. E’ stato insegnante per tutta la vita: le sue parole erano sempre illuminanti e condite da una fortissima vis polemica mescolata ad ironia. Doti stupende che ci mancheranno moltissimo.
Così lo ricorda Antonia Torchi, sua carissima amica, direttrice del sito Informazionesostenible:
“Pierangelo (Angelo) Rosi era un compagno scomodo. Polemico, senza peli sulla lingua, spesso bastian contrario, entrava ed usciva dalle sue passioni politiche senza mediazioni. Ma era diretto e generoso. Era una persona vitale e come tale ha voluto vivere fino alla fine. Era una persona curiosa e come tale ha girato la sua buona parte di mondo cercando d’immergersi nelle realtà più diverse e guardandole anche con gli occhi dell’artista. Perché lui era non soltanto un docente ed esperto di storia dell’arte ma anche un pittore dotato. Visitare con Angelo i monumenti storici, le città d’arte, i musei, le mostre tematiche è sempre stato un piacere ed una sfida; perché lui ti faceva guardare oltre il testo e il contesto, annodava fili attraverso i secoli, immaginava le vite degli artisti o magari le ricreava a suo piacimento…. Fino al paradosso. E le storie paradossali che inventava e che ci facevano ridere restano nella memoria assieme ai momenti difficili o dolorosi che abbiamo condiviso. Come ho scritto alla sua compagna Lorena, l’amicizia con lei ed Angelo, iniziata nel 1995, è stata la prima grande amicizia del cuore per Claudio e per me quando siamo venuti a vivere in Liguria. E sempre è restata tale. Antonia”.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La spezia
Unione dei comuni delle Cinque Terre, De Angelis: “Resasco ignora il parere di duecento cittadini di Vernazza”
3 marzo 2015, by admin
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Duecento firme raccolte, ma rimaste inascoltate. E’ la denuncia del consigliere comunale di Vernazza Alfonso De Angelis, della lista “Voci dal territorio”, che si scaglia contro il sindaco Enzo Resasco che nell’ultimo consiglio comunale ha voluto tirare dritto nella costituzione dell’Unione dei Comuni che vede Vernazza insieme a Bonassola, Framura e Deiva Marina, invece di fermare l’operazione, come richiesto da molte parti.
“Prima dell’inizio del Consiglio – afferma De Angelis – ho protocollato presso la segreteria del Comune la raccolta firme di cittadini residenti iscritti nelle liste elettorali del Comune di Vernazza che chiedevano la costituzione di una sola Unione delle Cinque Terre composta da Riomaggiore, Vernazza e Monterosso. Il documento è stato sottoscritto da 200 cittadini con firme raccolte in soli due giorni. Cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune di Vernazza che vogliono dire una sola cosa “le Cinque Terre sono solo le Cinque Terre” e che chiedono atti amministrativi conseguenti per modificare l’Unione con altri Comuni. Firme che chiedono cose semplici, l’Unione dei Comuni delle Cinque Terre composta da Riomaggiore, Vernazza e Monterosso da realizzarsi nel rispetto dei tempi che le leggi ci impongono“.
Nel corso della seduta del consiglio comunale sono stati eletti i consiglieri che rappresenteranno il Vernazza nel consiglio dell‘Unione con Bonassola, Framura e Deiva Marina: il sindaco Resasco (membro di diritto), Franco Ivani e Rita Colombo.
“Tra gli eletti – lamenta De Angelis – non vi è un solo consigliere che rappresenti questi cittadini e neppure la minoranza che svolge opposizione, la minoranza vera quella che partecipa, che interviene in modo critico, che contesta gli atti motivando il dissenso, in un solo termine, la minoranza scomoda. Ivani è stato eletto come rappresentante della maggioranza, il consigliere Colombo è stata eletta come rappresentante della minoranza. Poco importa ricordare che dal giorno successivo la sua elezione, Colombo è organica alla maggioranza che sostiene votando senza esprimere motivazioni. Un sostegno esterno privo per altro di motivazioni politiche, un sostegno esterno che oggi si presta alle peggiori congetture. Ma cosa più grave, il sindaco ha dimostrato ipocrisia e cinismo non comuni. Ha eliminato ogni opposizione vera semplicemente imponendo alla sua maggioranza di votare il solo Ivani. Giocando poi sull’assenza del consigliere di Rifondazione Comunista e sapendo che a parità di voti sarebbe risultato eletto il genere meno rappresentato in Consiglio, quindi Colombo in quanto donna, ha di fatto buttato nel cestino centinaia di firme“.
www.cittadellaspezia.
Elezioni a Vernazza: “Il Pd prigioniero delle sue beghe, con Barrani vogliamo la svolta”
21 marzo 2014, by admin
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Perché dare per scontato un Resasco-bis o una sua sostituzione con altri scalpitanti pretendenti targati Pd?
La scelta si misura non sulle proposte politiche per il territorio ma evidentemente sulla maggiore o minore affidabilità alle varie correnti interne al Pd e al suo leader.
A Vernazza c’è bisogno di cambiare cultura politica, sistema di governo, metodologie ancora ispirate alle ben note vicende che hanno coinvolto il Parco e la vicina Riomaggiore, e di cui ancora questo territorio paga le conseguenze misurabili nelle persistente condizioni di fragilità del territorio stesso.
Rifondazione Comunista ritiene che questi elementi siano il discrimine per una proposta politica seria e che dia futuro ad un patrimonio dell’umanità: per questo abbiamo deciso di impegnarci direttamente con un nostro candidato a sindaco, Antonio Barrani, ed una lista fortemente legata all’associazionismo, al volontariato, ma anche espressione del lavoro locale che va dall’agricoltura, al turismo al commercio.
Vernazza ha bisogno di una forte discontinuità con le gestioni passate ma nello stesso tempo ha bisogno di esperienza amministrativa, conoscenza della cosa pubblica e delle richieste dei suoi cittadini.
Antonio Barrani, ed i suoi quattro consiglieri, pur dalla opposizione, si sono fatti carico di sostenere un sindaco allo sbando, più volte dimissionario, abbandonato dalla sua stessa maggioranza.
Lo hanno fatto con un’azione di responsabilità che ha impedito il commissariamento del comune nel momento più tragico di questo territorio: l’alluvione del 2011.
Così oggi Barrani e la sua lista tornano in campo forti del consenso che tale responsabilità hanno loro consegnato, dimostrando di essere in grado di sostenere l’impegno del governo di Vernazza, consapevoli che questo può avvenire solo con un forte cambiamento di rotta. Per questo rinnoviamo il suo sostegno, un’altra Vernazza sarà possibile.
Segreteria provinciale Prc La Spezia
Lombardi: “Il territorio spezzino è vittima di troppi interessi”
11 ottobre 2012, by admin
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Da Il Secolo XIX del 10/10/2012
No all’outlet di Brugnato, al casello di Beverino, alla cessione di Acam Gas, all’incenerimento dei rifiuti. Si a un’economia incentrata sul verde e sulla salvaguardia dell’ambiente. Lo ribadisce il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Massimo Lombardi rispondendo al segretario Uil Walter Andreetti che nei giorni scorsi aveva espresso dure critiche nei confronti del Prc, contrario alla realizzazione dell’outlet, come ribadito dal voto nell’ultimo consiglio comunale spezzino.
«C’è un filo che sembrerebbe legare le ultime dichiarazioni di Andreetti, Enzo Papi e Raffaella Paita» afferma Lombardi «dobbiamo spezzare la catena di interessi che va solo a danno dei cittadini e delle giovani generazioni».
Dunque per Rifondazione l’outlet non è sinonimo di lavoro…
«Un mostro di cemento nella valle del biologico è una pazzia per gli speculatori. Con la precarietà totale il lavoro è solo uno specchietto per le allodole. Andreetti pensi al suo mestiere, non sarà di certo la Uil a dettarci la linea».
Secondo voi che politiche si dovrebbero intraprendere?
«Il nostro territorio è fragile, lo dimostra la frana della Via dell’Amore. La vera sinistra è per il lavoro, ma stabile: Monti, dopo Berlusconi, lo sta smantellando definitivamente. Si pensi piuttosto a creare occupazione nella salvaguardia e manutenzione ambientale, lo ha detto anche il presidente Alessandro, al quale va la nostra piena solidarietà e stima».
Siete contrari anche al casello autostradale di Beverino?
«Contrarissimi. Altra opera inutile e folle, a pochi chilometri tra i due caselli già esistenti. Un caso che se ne parli ora con il cantiere del 3° lotto dell’Aurelia aperto? Non vorremmo trovarci un secondo retroporto con i container anche in Val di Vara».
A proposito, il comitato portuale ha avviato la procedura per la concessione-Contship, che ne pensate?
«Che il porto sarà in mano a un monopolista per 53 anni, molti spezzini non vedranno la scadenza. Ci chiediamo se tale infrastruttura debba essere gestita nell’interesse di pochi per sperare nei benefici a caduta. Occorre un porto che si sviluppi nel rispetto della città, non in antitesi».
Altro tasto dolente, la questione Acam…
«Abbiamo assistito a mille teatrini a danno dei lavoratori, ora nessuno li strumentalizzi, specie chi ha fallito in continuazione i propri piani. Da tempo chiediamo un vero piano industriale basato su acqua pubblica, rifiuti zero, energie rinnovabili. Basta ai matrimoni finti e ai proclami indegni, mentre i dipendenti Acam si giocano il proprio futuro. Per noi sono una priorità: no a spezzatini, nessuna cessione di Acam Gas. Sarebbe un disastro».
E il ciclo dei rifiuti? Da Termomeccanica è tornata la proposta di bruciarli…
«Basta speculare sulla salute delle persone. C’è un piano dei rifiuti, Papi prenda atto che sono le istituzioni democratiche a pianificare le scelte collettive, non gli industriali. Rifondazione da anni porta avanti una proposta chiara, con il modello Capannori e il riciclo virtuoso dei rifiuti. E’ l’unica soluzione possibile».
Secondo voi cosa manca a questo territorio?
«Innanzitutto il lavoro. Poi gli spazi pubblici per i giovani, l’accesso al mare per gli spezzini, penso al muro di Marola. Manca una politica per la casa, per la salute, per i diritti civili. Tutte questioni da noi sollevate in passato ma poco ascoltate, salvo poi riutilizzate per scopi propagandistici. Mi viene in mente il tanto sbandierato registro delle unioni civili: a Spezia è stato già deliberato nel 2006, a Sarzana nel 2007, sempre su nostra istanza. Ma evidentemente in troppi hanno la memoria corta».
Le vostre proposte di oggi?
«Chiamiamo a raccolta tutte le forze in opposizione alle massacranti politiche di Monti. Lo abbiamo già fatto invitando la sinistra a lottare unita, partendo dalla raccolta firme contro l’abolizione dell’articolo 18 che cominceremo nei prossimi giorni in tutta la provincia».
Disastro Riomaggiore, Prc La Spezia: “Tanto tuonò che piovve! Ancora drammi per il dissesto idrogeologico, ora basta!”
24 settembre 2012, by admin
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Non è passato nemmeno un anno dall’immane tragedia alluvionale che ha sconvolto la provincia spezzina che già registriamo l’ennesimo disastro con la frana di oggi nella famosissima via dell’Amore di Riomaggiore.
La drammatica verità è che La Spezia è lo specchio di un paese che sta andando a rotoli, che insegue spread e banche e non vede il futuro della gente, in primis nella sicurezza dei territorio. Eppure abbiamo già contato 16 vittime per le alluvioni degli ultimi 3 anni e milioni di danni, centinaia di posti di lavoro polverizzati.
Cosa è cambiato? Nulla, anzi le cose stanno peggiorando, tant’è che ci troviamo a fare per l’ennesima volta le cassandre di turno. E’ quindi quantomai opportuno che coloro i quali guardano al territorio come terra di conquista si facciano un bell’esame di coscienza ed incomincino a pensare che le nostre proposte non sono solo posizioni di estremismo ideologico, ma tra le poche soluzioni di compatibilità tra l’ambiente che ci circonda e la nostra stessa sopravvivenza.
Le nostre proposte sono ripresidiare il territoro attraverso il rilancio dell’agricoltura e della silvicoltura, bloccare nuove costruzioni e rilanciare l’economia del recupero e della ristrutturazione ed infine programmare interventi di utilizzo di nuove tecnologie energetiche da fonti rinnovabili, che sia sull’idrico, fotovoltaio ed eolico. Un percorso già avviato ad Ortonovo, con il voto dello scorso consiglio comunale dello stop alla cementificazione, dalla Spezia con l’impedimento a costruire nelle zone collinari, a Lerici con l’istituzione del geologo di zona, ma occorre un progetto unitario e coordinato in tutta la provincia. Invece a cosa abbiamo assistito? A un desertico e sconfortante balletto di comunicati di chi annuncia nuovi caselli autostradali in alvei fluviali, outlet e centri commerciali in aree alluvionate, darsene e alberghi in piane alluvionali e magari anche l’esaltazione del piano casa, mentre una decina di comuni della provincia sono gestiti senza un piano urbanistico in vigore.
Le città prendono forma dal deserto a cui si oppongono. Alla Spezia non è lastricata di buone intenzione nemmeno la strada per l’inferno. Noi ci opponiamo al deserto e all’aridità di chi non si assume queste gravi responsabilità, di inadempienza e di mancanza di visione di un futuro per questo territorio.
Alessandra Fava: “Cinque Terre alla ricerca della normalità perduta”
27 dicembre 2011, by admin
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Un mese a mezzo dopo l’alluvione le popolazioni chiedono chiarezza sulla ricostruzione
tratto da “Il Manifesto” del 27 dicembre 2011
GENOVA – O le fasce o le frane: per le Cinque terre non c’è via di mezzo. O si recuperano gli appezzamenti o le terre sono destinate a scomparire. Troppo fragile un territorio privo di foreste, con una montagna a picco sul mare che da zero porta a 400 metri d’altezza, una montagna con frane antiche che tracimano in continuazione e che i vecchi riuscivano a tamponare a forza di pietre messe una sull’altra nei muretti a secco, che poi sono anche l’attrattiva per le migliaia di turisti che negli ultimi anni hanno percorso questo pezzo di terra altrimenti remoto. L’ultima alluvione, quella terribile del 25 ottobre, ha provocato nuovi smottamenti.
La protezione civile del Friuli-Venezia Giulia con delle foto aeree in 3D ne ha contato 300 su Vernazza e 170 su Monterosso per un totale di mille eventi franosi nella provincia di Spezia. «Ora bisogna mettere in sicurezza i versanti – dice Michele Presbiterio, geologo di lungo corso, prima segretario generale dell’Autorità del bacino del Po, ora fra i consulenti del sindaco di Monterosso, Angelo Maria Betta (Pdl) – Alle Cinque Terre il disastro non è stato causato dalle cementificazioni come altrove, perché qui si è costruito pochissimo grazie anche al parco nazionale. Semmai la colpa è delle terrazze abbandonate, dove si accumula il terreno che fa ristagnare l’acqua e poi fa tracimare muri a secco e fango a valle».
Restaurare sentieri e fasce (come vengono chiamati in dialetto i terrazzamenti) ha dei costi esorbitanti. Certo in passato il parco poteva investire meglio fondi europei e nazionali e gli introiti del ticket dei sentieri (decine di milioni di euro in 13 anni) ed è anche su quello che la procura di Spezia sta indagando dopo l’arresto del presidente Franco Bonanini e di alcuni amministratori nel 2010. Tuttavia risultano nella disponibilità del Parco almeno due milioni destinati a interventi sul territorio e non sono stati ancora assegnati. Per i sentieri, il comune di Riomaggiore per il 2011 ha avuto contributi per quasi 350 mila euro in gran parte ancora da liquidare, quasi altrettanti quello di Vernazza e 263 mila quello di Monterosso.
Il neo commissario del parco delle Cinque Terre Vincenzo Santoro a metà dicembre in una conferenza stampa ha riferito che «è stato eseguito un monitoraggio ed è stata fatta una mappatura approfondita su tutta la sentieristica» e che «il più battuto è il sentiero numero 2 su cui si concentreranno maggiormente i prossimi sforzi lavorativi». Nell’aria c’è anche l’idea di fare un super-commissario al territorio. Ne accenna sempre Presbiterio: «Le soluzioni sono due: o si danno tutte le terre al parco affinché le metta a posto, oppure si nomina commissario uno dei tre sindaci dei tre comuni delle Cinque terre e gli si danno dei fondi nazionali per mantenere il territorio».
È anche su questo che si sta lavorando a Monterosso. In via Roma e nelle strade limitrofe, dove si è abbattuta la marea di fango e detriti il 25 ottobre, si spala ancora. La strada è pulita, il segno dell’onda che ha raggiunto l’architrave non si vede più, ma in fondi e cantine il fango è ancora visibile, come allo sportello del bancomat e in altri angoli che non sono ancora stati sgomberati. Tutto ti fa ricordare la tragedia, dalle auto accumulate a due passi dal mare a un deposito della spazzatura prima a scomparsa che ora è riemerso dalle viscere della terra e spunta come un fungo a un metro d’altezza. In piazza sono all’opera quelli dell’Acam spezzina, la società del gas, e si sente l’odore forte del gas che fuoriesce. Tante case non ne sono ancora rifornite, vanno avanti a bombole. Erano un ricordo.
Alcuni appartamenti non sono ancora agibili, l’esondazione del torrente Morione, che si restringe verso la foce con argini artificiali, qui ha sfrondato finestre, porte, infissi. Occhiaie vuote sui passanti. Puzza d’umido la chiesa. E tutti si chiedono come sarà possibile ripristinare la fognatura che passava sotto via Roma. Anche quella è stata spazzata dalla furia. Per il paese ci sono ancora le zone rosse che fanno inviperire gli abitanti: il sindaco ha firmato varie proroghe dello stato di emergenza della protezione civile che prevede «l’evacuazione di tutti gli edifici di comune uso personale, familiare o di lavoro in via Roma dal civico 54 fino a monte, via Gioberti, località Valle, Località Balanello, Località Morione e via Buranco, Seravano e salita Magenta» per permettere i lavori agli impianti di gas, luce e acqua potabile. Morale, le strade vengono chiuse temporaneamente con delle transenne per permettere ai mezzi di passare e un tale mugugna di non essere ancora riuscito ad entrare nella propria cantina. Così dopo un mese e mezzo di normalità se ne respira poca.
A Vernazza si ripete il copione, anche peggiore. In paese si entra solo posizionandosi nel primo vagone del treno e si accede solo con un permesso del sindaco. La stazione sembra un avamposto da diligenze, più Ok Corral che riviera. In paese sono rimasti una cinquantina, i più giovani, a spalare. C’è da rifare la fogna, da pensare a come fare arrivare il metano da Volastra e magari riprendere le attività commerciali sperando nel turismo di Pasqua. Per ora di bello c’è stato solo un matrimonio celebrato nei giorni scorsi e le frane intanto fanno paura: le più grandi mettono a rischio l’esistenza del paese stesso.
Anche andarsene, da Monterosso e Vernazza, non è facile. L’unica cosa che funziona è la ferrovia. A Monterosso la strada provinciale è ancora aperta a singhiozzo per i mezzi privati e la gente si organizza a gruppi per andare a Spezia e riempire l’auto di cibarie. A monte la situazione è ancora peggiore, il sistema sta letteralmente crollando come un castello di carte. La strada costiera che prima metteva in comunicazione i cinque paesi è interrotta da una grande frana e non è chiaro quando potrà essere nuovamente percorribile dato che è crollato un ponte in una valle franosa. Tra scarsi pini e macchia anche qui si legge chiaramente che le fasce sono state abbandonate da tempo.
Quanto le amministrazioni locali siano coscienti dell’emergenza montagna, è tutto da capire. Gli ultimi atti amministrativi, sia nel comune di Monterosso che in quello di Riomaggiore, parlano solo di cementificazioni e parcheggi. A Monterosso alla vigilia dell’alluvione il 21 ottobre, una delibera di giunta ha deciso di affidare lo studio di fattibilità tecnico-economica per il parcheggio in località Molinelli e per alcuni giorni sono proseguiti a Monterosso i lavori per un altro parcheggio in costruzione, alla faccia di una delibera della giunta regionale che obbliga al blocco dei lavori in tutte le zone liguri alluvionate. Lo vede il cronista e ne dà conto la rete.
Una certa Olivia sul blog monterossoliberainformazione.blogspot.com (qui la rete è un po’ come Twitter per la rivoluzione araba) commenta che «non hanno ancora finito di costruire un parcheggio, già parlano di costruirne un altro dalla parte opposta del paese. E pensare che sarebbe meglio dedicassero le loro energie a sistemare i danni alluvionali. Invece no: mentre poche forze lavoro si dedicano ai torrenti ancora chiusi, a poche decine di metri di distanza lavorano a ritmi da stakanovisti per portare avanti la costruzione di un parcheggio a Monterosso in località Loreto. Davvero non c’è nulla di meglio da fare che continuare a portare betoniere di cemento per costruire questo megaparcheggio?».
Nel Comune di Riomaggiore retto dal sindaco Franca Cantrigliani (lista indipendente) con una delibera del 21 novembre, si è deciso che la priorità è la messa in sicurezza della costa, in particolare lo spiaggione di Corniglia e le spiagge di Fossola e Riomaggiore. Con un progetto di uno studio savonese, si rilancia una colata di cemento con la scusa che l’alluvione recente che ha colpito Vernazza e Monterosso ha rivelato quanto siano importanti i collegamenti a mare e che il comune di Riomaggiore ne è carente. Morale nuovi moli, nuovi accosti, nuove dighe e ripascimenti delle spiagge. Tra l’altro su Corniglia continua a lavorare una frana storica che come il manifesto ha raccontato anni fa è stata declassata dalla Provincia di Spezia come atto propedeutico alla costruzione del villaggio Europa. Con l’alluvione è rotolato a valle un altro pezzo di montagna bloccando definitivamente il sentiero delle Cinque terre e anche due abitanti costretti ora a passare a mare (mareggiate permettendo).
Intanto diversi cittadini si interrogano sulla fine delle numerose donazioni che pioveranno sulle Cinque terre. Onlus, associazioni, blog, enti locali, il consorzio turistico delle Cinque terre, persino la sede regionale dell’Ansa con un instant-book, stanno raccogliendo fondi per l’alluvione. E, come per gli introiti incassati dal Parco delle Cinque terre, li abitanti chiedono trasparenza e rendiconti. A Monterosso nei giorni scorsi girava la bozza di una lettera in cui s’invita il sindaco a «rendere noto un elenco di progetti ai quali dovranno far capo le donazioni» e «rendere pubblici gli importi delle donazioni e con quali finalità verranno impiegati gli stessi».
Argomento ancora più calzante, visto che in paese tutti sanno che la finanza ha appena sequestrato dei documenti in Comune, nell’ambito delle indagine della procura spezzina partita dal comune di Riomaggiore e il parco delle Cinque Terre. Intanto resta un’incognita la nomina di un presidente dell’ente parco. Il mandato del precedente commissario Aldo Cosentino doveva finire a dicembre, quindi in tanti si auguravano che governo e regione Liguria nominassero un presidente. Invece Cosentino è stato mandato via di fretta e furia dal passato ministro all’ambiente Stefania Prestigiacomo in concomitanza con la caduta del governo Berlusconi ed è stato nominato in qualità di nuovo commissario l’ex prefetto di La Spezia, Vincenzo Santoro, un siciliano. Cosentino aveva dato trasparenza agli atti amministrativi, pubblicato bilanci e rendiconti, assunto finalmente dei dipendenti del parco e applicato le norme più restrittive sulle costruzioni. La cosa deve aver dato fastidio.
«Se sono inviso ai costruttori, me ne vado contento», ha detto sibillino appena saputo del cambio di guardia. Intanto gli ambientalisti sono sul piede di guerra. «Il nuovo commissario non sembra avere un piano complessivo sul parco – sostiene Claudio Frigerio, portavoce di AmbientalMente, che vive nel parco e se ne occupa da anni – la preoccupazione di tanti è che questo commissario sia il liquidatore del parco. Ci sono forti pressioni speculative che sembrano godere delle simpatie dei sindaci. E nessuno sembra si renda conto che le Cinque Terre sono uniche per i loro terrazzamenti, per questo paesaggio antropizzato, senza quello e la possibilità di camminare a piedi, non credo che i turisti siano ancora interessati a venire».
di Alessandra Fava
Comunali 2011: Grande risultato di Gennaro Giobbe a Santo Stefano Magra, complimenti a Franca Cantrigliani sindaco del rinnovamento a Riomaggiore
17 maggio 2011, by admin
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Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra della Spezia esprimono grandissima soddisfazione per l’eccellente risultato del compagno Gennaro Giobbe, eletto a Santo Stefano Magra con 209 preferenze, il quinto per numero di voti della lista “Juri Mazzanti Sindaco“.
Ai complimenti per la riconferma del primo cittadino santostefanese alla guida del comune, sottolineiamo la correttezza e la coerenza istituzionale e comportamentale in campagna elettorale del candidato Giobbe il cui impegno come assessore e le cui credenziali politiche all’insegna degli autentici valori della sinistra sono state lungamente premiate dall’elettorato santostefanese.
Rifondazione inoltre si congratula con Franca Cantrigliani, eletta sindaco di Riomaggiore e del rinnovamento per le Cinque Terre. Nell’auspicio di un forte cambiamento nel nome della trasparenza e partecipazione, non possiamo che esprimere a lei e ai suoi nuovi consiglieri i nostri più sinceri in bocca al lupo.
Rifondazione Comunista/ Federazione della Sinistra La Spezia
Rifondazione comunista incontra i cittadini a Volastra: Cinque Terre, tra passato e presente
18 dicembre 2010, by admin
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Martedi 21 dicembre, ore 17 al Circolo ARCI di Volastra, la federazione spezzina di Rifondazione Comunista incontra i cittadini di Riomaggiore in un incontro in cui il partito vorrà confrontarsi a partire da ciò che è successo per capire meglio il presente e gettare le basi per un futuro migliore.
Cinque Terre, tra passato e presente
Le Cinque Terre, Riomaggiore sono un patrimonio inestimabile di donne, di uomini, di lavoratori e di ambiente. Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il parco delle Cinque Terre ed il comune di Riomaggiore hanno imposto alla politica un necessario momento di riflessione nei rapporti tra cittadini ed istituzioni, rapporti che si sono rilevati logori e incancreniti da prassi a dir poco deprecabili.
Ecco perchè Rifondazione Comunista della Spezia ritiene fondamentale ripartire dal confronto con la gente, con i cittadini riomaggioresi per gettare le basi di un cambiamento sostanziale e radicale del modo di fare politica nei territorio, partendo dall’elemento che in questi anni è stato posto sotto sequestro: la partecipazione.
Interverranno
Sergio Olivieri
(segretario regionale PRC Liguria)
William Domenichini
(responsabile Ambiente PRC la spezia)
Massimo Lombardi
(responsabile Movimenti PRC la spezia)
Nessuna lezioni ma solo Verità e Giustizia per le storture del Faraone
12 ottobre 2010, by admin
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“Riteniamo doveroso precisare all’Idv locale che non abbiamo alcuna intenzione, e non ci interessa affatto, dare lezioni a nessuno. Vogliamo “solo” ciò che un paese civile dovrebbe pretendere: la piena luce sui fatti che hanno investito le Cinque Terre, la verità sulle vicende che hanno portato ad oggi e l’assunzione della piena responsabilità di tutti i coinvolti, naturalmente esprimendo nuovamente ed incondizionatamente la nostra totale solidarietà con chi ha Resistito per anni. Ci stupisce che altre forze politiche del centrosinistra non esprimano la stessa nostra volontà, tesa al fermo rispetto della Democrazia, della trasparenza e della legalità in tutto il nostro territorio, non solo nelle Cinque Terre“.
Così Chiara Bramanti, segretaria provinciale di Rifondazione Comunista della Spezia, interviene in merito alle recenti dichiarazioni dell’esponente della direzione provinciale spezzina Idv Nicola De Benedetto.
“Invitiamo De Benedetto, e tutti coloro i quali lo ritengono opportuno, a rileggersi attentamente le 881 pagine di ordinanza di custodia cautelare, in cui risulta che, il 26 agosto 2010, il coordinatore provinciale Idv Pietrobono veniva ricevuto dall’ex presidente del Parco delle Cinque Terre, Franco Bonanini e nella discussione c’erano in oggetto proprio i rapporti con la minoranza. Ne deduciamo che l’Idv sapeva bene cosa stava succedendo ma ha taciuto. Non sfuggirà agli esponenti dell’Idv rivierasca che in quelle 881 non vi sia alcun esponente che attualmente ricopre incarichi nel Partito della Rifondazione Comunista! Ragion per cui invece di attaccare Rifondazione, che chiede chiarezza e trasparenza per voltare pagina realmente e non solo con buoni propositi, si accerti che il partito dove milita De Benedetto sia immune da relazioni eufemisticamente poco edificanti, con chi ha costruito il sistema feudale che oggi scopriamo nei suoi nodi più inimmaginabili ed angoscianti.
Infine in merito alla posizione del consigliere comunale di minoranza del comune di Vernazza, Antonio Barrani, chiamato in causa dal solito De Benedetto, è lo stesso Barrani a intervenire: “La mia linea sul caso Cinque Terre è esattamente quella espressa dalla mia segreteria provinciale” – dichiara il capogruppo di opposizione a Vernazza – “Come esponente di Rifondazione Comunista voglio ricordare al signor De Benedetto che l’Italia dei Valori ha appoggiato ed appoggia, tramite il consigliere comunale De Nevi, l’amministrazione di Vernazza guidata dal sindaco Rezasco che ha sua volta ha appoggiato direttamente la candidatura di Bonanini al parlamento europeo nel 2009“.
“A Vernazza – conclude Barrani – siamo fieramente all’opposizione e lo saremo finché emergerà tutta la verità anche al di fuori del comune di Riomaggiore. Invito infatti a gettare lo sguardo su tutta l’area del Parco che coinvolge anche i comuni limitrofi senza limitarsi e restringere il cerchio alla sola area riomaggiorese. L’attenzione al caso resti alta e non si limiti solo a Rimaggiore. Difenderemo il Parco in tutta la sua interezza e Rifondazione non ha niente da nascondere: vuole verità e giustizia per tutte le persone che in questi hanni hanno sofferto le gravi storture di questo sistema“.
Olivieri sul caso 5 Terre: “Chi si opponeva al sistema faceva vita grama”
1 ottobre 2010, by admin
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Riproponiamo l’intervista di Paolo Magliani (Secolo XIX) al segretario regionale ligure di Rifondazione comunista, Sergio Olivieri.
Rifondazione Comunista è l’unica che ha chiesto le dimissioni del presidente del Parco delle Cinque Terre Franco Bonanini. Il segretario regionale Sergio Olivieri spiega il motivo della presa di posizione del suo partito.
Mentre le altre forze politiche hanno espresso solidarietà a Bonanini, voi ne avete chiesto le dimissioni. Perché?
« E’un atto dovuto compiere un passo indietro se chi amministra la cosa pubblica è indagato con imputazioni così gravi ed è addirittura sottoposto agli arresti. Stupisce piuttosto che Rifondazione sia stata l’unica ad averlo chiesto e che le stesse forze politiche, che in casi analoghi si sono sempre espresse in questo senso, stavolta abbiano preferito assumere altre posizioni».
Tra queste forze però ci sono anche i vostri compagni del Pdci con i quali state dando vita alla Federazione della Sinistra…
«La successiva precisazione di Enrico Vesco ha chiarito che si tratta solo di una differenza di toni che non fa venir meno le ragioni dell’unità della sinistra di alternativa per la quale Prc e Pdci sono fortemente impegnati».
Bonanini si è dimesso…
«Sì e gli ne do volentieri atto. Anche in questo caso poi devono valere i principi garantisti: essere sottoposti ad indagine non significa automaticamente essere colpevoli. C’è un’inchiesta in pieno svolgimento e c’è da augurarsi che si concluda presto e bene. Non è rituale esprimere fiducia nell’operato della magistratura. Questo sul piano giuridico».
E su quello politico?
«Dai verbali delle intercettazioni che si leggono sui giornali, come è stato già autorevolmente sottolineato, emerge una concezione feudale del territorio ed un disprezzo sconcertante per i valori che dovrebbero caratterizzare il funzionamento delle istituzioni. Al di là dell’aspetto giuridico, questo ci dice che siamo davanti ad una vera emergenza democratica».
Lei parla di emergenza democratica, ma se così fosse la scoprite solo adesso?
«Fin da quando Rifondazione era guidata da Aldo Lombardi cercammo di dare sostegno al malessere che veniva manifestato da una parte dei cittadini, molti dei quali però avevano timore ad esporsi pubblicamente. Riconosco che la nostra azione è stata senza dubbio insufficiente ma va detto che la situazione era molto difficile e che il nostro impegno é costato caro, soprattutto ai pochi compagni della zona che avevano il coraggio di esporsi. Del resto che a Riomaggiore le voci critiche facciano vita grama non è una novità».
Può essere più chiaro?
«Potrei citare per esempio il caso delle elezioni comunali del 2004. In quell’occasione una lista civica conseguì un successo inaspettato e riuscì ad eleggere alcuni consiglieri: era una spina nel fianco dell’establishment. Ci fu un ricorso del centrosinistra e del centrodestra e partì subito un’inchiesta che accertò che alcune delle firme a sostegno della lista erano state raccolte senza la presenza dell’autenticatore, ma si trattava comunque di firme vere e non false. La sanzione per questa irregolarità fu pesantissima: i consiglieri eletti furono dichiarati decaduti e al loro posto subentrarono i rappresentanti del centrodestra, cioè “l’opposizione di Sua Maestà”, visto che centrodestra e centrosinistra a Riomaggiore non si differenziano molto. Sarei curioso di sapere in quanti comuni nei quali sono state riscontrate irregolarità nelle firme raccolte a sostegno delle varie liste ci sono stati provvedimenti così draconiani».
In conclusione?
«Spero che da questa vicenda non ne esca malconcia l’immagine del Parco, un patrimonio inestimabile da salvaguardare. Ed è doveroso, al di là delle opinioni politiche, esprimere riconoscenza per il coraggio di quanti, come i rappresentanti dell’attuale opposizione consiliare di Riomaggiore, hanno operato in questi anni in un contesto così difficile per far valere le ragioni della democrazia».