Borgo Baceo, le osservazioni dell’ex architetto comunale Bramanti: “Peracchini non persegue l’interesse collettivo”

19 dicembre 2020, by  
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Trasmetto per pubblica conoscenza le osservazioni da me inviate al Comune della Spezia in ordine alla Delibera N°33 del 16 novembre 2020 di approvazione dell’area di “rigenerazione urbana” della piana di Migliarina, località Borgo Baceo.

Tali osservazioni non sono precedute da valutazioni di ordine politico (rispetto alle quali molto è già stato detto da cittadini, associazioni e partiti e che condivido in pieno) ma di carattere puramente tecnico, consone a quella che è stata la mia professione quale dirigente del servizio lavori pubblici del comune della Spezia.

In tale veste aggiungo solo che sembra esserci una carenza da parte di questa Amministrazione nel perseguire l’interesse collettivo, una scarsa capacità contrattuale in termini di costi benefici volta ad ottenere contropartite a favore dei cittadini quali possibili servizi per il quartiere.

 

Osservazioni

Premessa

La pianificazione territoriale, o meglio il governo del territorio, è affidata dalla Costituzione (art. 117 della Costituzione integrato dalla legge costituzionale N°3 / 2001), in maniera concorrente, ai vari livelli alle Amministrazioni Pubbliche con l’obiettivo di conseguire e garantire nel tempo, con i mezzi previsti dalle rispettive strumentazioni urbanistiche, l’uso razionale, equo e sostenibile delle risorse, perseguendo il benessere della collettività, garantendo coerenza alle trasformazioni e assicurando trasparenza delle scelte e delle loro motivazioni. 

Il potere della pianificazione urbanistica è quindi funzionalmente rivolto alla realizzazione contemperata di una pluralità di interessi pubblici che trovano il proprio fondamento nei valori costituzionalmente garantiti.

Sulla base di questa semplice premessa si presentano le seguenti osservazioni alla delibera N°33 del 16 novembre 2020:

OSSERVAZIONE N°1: Illegittimità delle scelte e procedure 

L’area oggetto di variante al PUC vigente era già inserita in un distretto di trasformazione con i suoi relativi indici di edificabilità commisurati giustamente all’abitato limitrofo, con le relative aree di cessione per servizi tra cui il completamento del parco della Maggiolina. Quindi per effetto delle previsioni di edificabilità non può considerarsi “area degradata oggetto di rigenerazione urbana di cui alla L.R. n° 23/18″. Ne consegue che il raddoppio degli indici richiesto dal privato e concesso dall’Amministrazione non è effettuato nell’interesse collettivo quindi legittimo ma perseguendo un interesse puramente soggettivo quindi ILLEGITTIMO. Come si sa le speculazioni private senza motivazioni cogenti sono illegittime!

OSSERVAZIONE N° 2: Illegittimità conseguente alle sperequazioni tra diversi cittadini in situazioni analoghe

Il PUC vigente prevede nel nostro territorio “Distretti di Trasformazione” molti dei quali con caratteristiche analoghe all’area in questione e come tali con analoghi indici edificatori. Risulta conseguente nella logica della delibera approvata che chiunque ricada in questi distretti di trasformazione può chiedere al Comune analogo trattamento ovvero analogo raddoppio degli indici con le inevitabili conseguenze: se rifiutato si crea DISPARITA’ inspiegabile tra i cittadini, se accettato si sancisce in via definitiva la fine del ruolo di governo del territorio che spetta alle Amministrazioni Pubbliche per andare verso la più totale deregulation!

OSSERVAZIONE N°3: Riduzione degli oneri

Il ricorso, non dovuto, alla LR. N°23/18,  può configurarsi come un ulteriore favore nei confronti del privato richiedente perché la legge prevede e consente una cospicua riduzione degli ONERI di URBANIZZAZIONE che pare evidente possa configurarsi come un danno per le amministrazioni (danno erariale ??)

OSSERVAZIONE N°4: Proprietà comunali presenti nell’area

Nell’area in oggetto esistono proprietà comunali di non poca entità. In particolare un edificio a due piani costituito da locali usati al piano terra per ricovero attrezzi ed attività agricole ed il primo piano abitativo, inoltre sempre di proprietà comunale vi è un terreno di notevole rilevanza dimensionale. Nel leggere la delibera nulla si coglie rispetto al destino di queste proprietà, ne da quanto è individuabile dal progetto si coglie un loro inserimento o una loro conservazione. Pare invece che l’edificio comunale sia demolito insieme ad un’altra preesistenza anche più consistente dal punto di vista volumetrico, e nulla si sa del consistente appezzamento di terreno comunale. Nella presente osservazione si manifesta preoccupazione per un possibile danno erariale nella procedura seguita. Ma più realisticamente, in quanto consapevoli che non può esserci stata tale svista, si chiede quale beneficio per la collettività possa derivare da tale patrimonio pubblico. Forse una ristrutturazione dell’immobile da parte del privato per edilizia economica e popolare o per servizi pubblici?

OSSERVAZIONE N° 5: Cancellazione di una parte della memoria storica della città

La storia di Spezia è stata caratterizzata fin dai tempi più remoti dalla compulsione di ogni generazione a distruggere le cose fatte dalle generazioni precedenti. Esempio: Il vecchio comune, le varie porte di ingresso alla città (porta Roca),la casa del sale, le pensiline liberty del mercato ortofrutticolo e del pesce, la testimonianza dell’attività marinara con le storiche palafitte del Canaletto e di Fossamastra. Questo accadeva prima dell’affermarsi a livello generale dell’elevato valore culturale ed identitario della memoria storica dei luoghi. Per cui si osserva come l’attuazione di questa speculazione edilizia non salvaguardi l’unica ed ormai residua testimonianza dell’antica piana agricola di Migliarina con il suo edificato di casette e casali rurali (tra cui quella comunale) che vine demolita senza previsione di un loro possibile recupero eventualmente rigenerato da nuove funzioni di interesse collettivo o servizi vari: centri sociali di quartiere, centri artigianali connessi al tema della ruralità urbana. Si chiede come possa la Sovrintendenza o le varie commissioni territoriali aver consentito tale cancellazione e soprasseduto rispetto al vincolo sugli edifici con più di cinquanta anni.

OSSERVAZIONE N° 6: Aspetto di carattere morfologico e urbanistico

Il Piano approvato con delibera N°33/16 novembre 2020 ed il relativo progetto stridono pesantemente con il contesto edilizio circostante a cui creano danno di visuale e riduzione della luce oltre a creare un effetto disarmonico di tutto l’insieme.

OSSERVAZIONE N° 7: Rischio idraulico

Come si evince dalla documentazione presentata la zona è inserita nelle mappatura del rischio idraulico in quanto morfologicamente caratterizzata da un significativo avvallamento di tutto il terreno. Ne deriva una pesante criticità dal punto di vista idraulico aumentata dalla la presenza di corsi d’acqua.

Criticità che, oggi come oggi con i catastrofici esempi in tutta Italia, avrebbe dovuto essere valutata da una più rigorosa istruttoria dalle strutture competenti. Si chiede pertanto una sua radicale revisione anche rispetto a questo profilo.

Si osserva inoltre che in merito alla LR 23/2128 non sono stati raggiunti gli obiettivi minimi per l’applicazione della legge sulla rigenerazione in particolare a riguardo dei seguenti punti:

(Criteri vincolanti per la disciplina degli ambiti urbani)

nei contesti storici gli interventi di rigenerazione non devono alterare i caratteri tipologici e architettonici che li connotano, privilegiando l’utilizzo di materiali tipici della produzione locale, e devono prevedere soluzioni progettuali che si armonizzino con il contesto circostante, pur potendosi inserire elementi che ne innovino l’immagine esterna e la funzionalità.

(Criteri vincolanti per la disciplina degli ambiti di recupero del territorio agricolo)

a) devono essere salvaguardati gli edifici tradizionali e il loro rapporto con il territorio e i manufatti che siano testimonianza di cultura materiale, le tipologie costruttive tradizionali o di attività proto industriali quali ad esempio mulini e frantoi, opifici, fienili, calcinare, essiccatoi

b) nei borghi e nuclei storici abbandonati gli interventi di recupero, laddove prevedano la demolizione e ricostruzione, non devono interessare edifici di valore storico-testimoniale e devono assicurare la riproposizione di caratteri tipologici tradizionali del relativo contesto privilegiando l’utilizzo di materiali tipici della produzione locale;

si Osserva inoltre che è necessario che il progetto sia sottoposto a valutazione ambientale strategica.

Si osserva inoltre che non è stato chiesto un parere alla competente soprintendenza a riguardo dell’oggettivo valore storico testimoniale del borgo esistente.

Arch. Chiara Bramanti, 

già dirigente servizio lavori pubblici Comune La Spezia

Canaletto: dall’incuria al degrado della speculazione

23 novembre 2020, by  
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L’operazione di variante urbanistica proposta dalla giunta Peracchini per il “borgo Baceo” è semplicemente folle, senza nessuna prospettiva, senza nessuna concreto vantaggio per la comunità, se non una possibile speculazione edilizia.

La storica area tra via Prosperi, via Canaletto e la Maggiolina, lasciata all’incuria ed all’abbandono, non necessita di una demolizione a fronte di una nuova cementificazione, ma di un recupero e di un reinserimento urbanistico che valorizzi un pezzo di spezzinità autentica. Un’operazione che non va semplicemente condannata, ma che merita un opposizione ferrea, sostanziata da proposte altrettanto concrete.

Peracchini & c. ignorano che il  24,76% delle abitazioni nello spezzino (oltre 30.000 case) sono attualmente vuote, sfitte. Non serve avere cura del territorio e preservarlo da ulteriori cementificazioni per rendersi conto che edificare nuovi alloggi non ha alcun fondamento economico. Se la giunta di destra avesse a cuore l’emergenza abitativa locale, si dovrebbe porre domande su come sono sorte le migliaia di strutture ricettive diffuse (B&b), andando ad inficiare uno dei diritti fondamentali come quello alla casa.
 
Una scelta folle, sostanziata dal trucchetto di tenere “abbandonate” aree ed edifici per anni ed anni in attesa della monetizzazione, uno stratagemma che oramai è stato compreso anche dai non addetti ai lavori, diamo uno stop al diritto alla rendita e speculazione.

L’area in questione è stata abbandonata all’incuria, ma fa parte di un contesto più ampio di zona depressa e marginale (vedi ex edificio biblioteca Beghi). Gli edifici in demolizione sono parte di un tessuto urbano scomparso e quindi testimonianza di un periodo che è stato cancellato dal boom economico. Non sono sottoposti a vincolo architettonico, ma sono un pezzo di storia, il piano campagna è quello originario della piana originaria di Migliarina. Come è possibile non tenere conto di queste caratteristiche?

Il progetto veramente innovativo, la vera sfida sociale è quello di mantenere quegli edifici e l’identità del luogo per non passare direttamente dall’incuria al degrado della speculazione; l’unica cosa realmente “innovativa” della variante è infatti il raddoppio delle superfici edificatorie senza tener conto di pertinenze e parcheggi, in una zona già densamente abitata e con fondi commerciali sfitti. 
 
L’obiettivo consumo di suolo zero rimane attuale, non solo per evitare ennesime impermeabilizzazioni del suolo ma perché non esistono le necessità di nuovi edificati, se non per interessi di pochi.
 
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Masterplan Palmaria, Prc La Spezia: “No a svendite e a speculazioni sul patrimonio del nostro golfo”

22 febbraio 2020, by  
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La federazione spezzina di Rifondazione Comunista rimarca il giudizio complessivamente negativo in merito all’Accordo di Programma per la Valorizzazione dell’Isola Palmaria che verrà firmato il 20 febbraio presso il comune di Porto Venere.
Il percorso che ha portato alla definizione dell’accordo stesso, avviato tramite “protocollo di intesa” più di tre anni fa, transitato dalla stesura del masterplan curato dall’architetto Kipar e presentato la scorsa estate in comune, presenta diverse lacune che mortificano e compromettono il giusto concetto di riuso civile di beni dismessi dalla Marina Militare.
In particolare desta perplessità il riconoscimento di una “contropartita economica” per la MM a fronte dei beni dismessi dal demanio, beni da anni assolutamente non necessari alla difesa nazionale e lasciati degradare dalla Marina stessa per decenni. Tale contropartita consisterà, infatti, in interventi su beni che la MM non intende liberare, quali i bagni dei sottufficiali, dei dipendenti difesa e l’area del Terrizzo, per la quale anzi la MM stessa avrebbe avanzato proposte di riuso ricettivo e sportivo per un totale compreso tra i 260.000 euro minimi (nel caso, improbabile, che il comune non riesca a “piazzare” sul libero mercato nessun immobile tra quelli trasferiti) fino a 2.600.000 euro in caso di vendita totale dei beni.
In sostanza il comune si vedrà obbligato, per poter anche solo immaginare un riuso dei beni vincolati e monumentali (anch’essi fatiscenti e ora sottoutilizzati, quali il forte Palmaria/Batteria Cavour o la Batteria Semaforo, in passato già parzialmente utilizzata quale Centro di Educazione Ambientale) a cedere gran parte se non tutti i beni dismessi non vincolati, di fatto operando quale agente immobiliare, peraltro con “rischio di impresa” in caso di mancata vendita.
Incomprensibile anche la scelta di scorporare dal ragionamento del riassetto dell’isola la parte del Terrizzo, ovvero la più densa di funzioni attualmente (arrivo linee traghetti, punto di raccolta rifiuti, ormeggio residenti ecc.) dalla dismissione, che avrebbe dovuto essere invece uno dei “perni” del ragionamento. In generale si ha la sensazione che l’accordo stesso sia semplicemente un meccanismo avviato al fine di mettere rapidamente sul mercato una certa quantità di immobili, commercialmente appetibili, lasciando alla MM le funzioni (prettamente ludiche) residue ed ignorando completamente sia gli aspetti di salvaguardia naturalistica e culturale, sia le legittime aspirazioni di sviluppo e di lavoro che avrebbero potuto avviarsi per i residenti del comune.
Gli indirizzi contenuti masterplan (che è stato scelto dal tavolo di regia, tra una rosa di cinque proposte e di cui non si è mai potuto parlare in consiglio comunale se non a percorso concluso) pur non contestabili nella totalità, manifestano le stesse criticità. Si “apre” pesantemente un fronte di riuso agricolo che francamente non solo risulta poco credibile economicamente ma che sopratutto, ad oggi, non ha avuto nessun riscontro operativo nel territorio, né sotto il profilo formativo (corsi, iniziative di recupero terreni abbandonati o dismessi, creazione di coop locali) né infrastrutturale (sovvenzioni per recupero muri a secco, inserimento di frantoi, o cantine sociali).
Inoltre si ignora quasi totalmente la valenza storico-culturale delle fortificazioni presenti sull’isola, omettendo o sorvolando su alcune particolarità costruttive e lasciando per alcune di esse la sola “funzione ricettiva” quale indicazione d’uso e si mortifica la parte boschiva e naturalistica (oggi predominante sull’isola) che infarti viene in parte ridimensionata. Il tutto ha finito con trasformare una splendida opportunità (liberare aree dismesse e abbandonate) in un rischio. Noi diciamo con forza NO a svendite e a speculazioni travestite da valorizzazioni, ad accordi operati lontano dal territorio, a sviluppi e presenze turistiche a vantaggio di pochissimi ed “escludenti” nei riguardi dei normali cittadini. Chiediamo che vengano riconsiderate le priorità del futuro dell’isola, mettendo salvaguardia ambientale, riscoperta e valorizzazione storica dei manufatti sabaudi presenti, attenzione agli aspetti sociali ed economici dei residenti del comune di Porto Venere.
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Giobbe: “Pucciarelli fa terrorismo psicologico, appalto trasparente per la scuola “Fermi” di S.Stefano”

3 marzo 2015, by  
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Il consigliere Pucciarelli è in evidente campagna elettorale e quindi alla ricerca di massima visibilità, e fa mero terrorismo psicologico. Dalle sue parole si evince che ha scarsa conoscenza e competenza e ci si augura che gli espertiai quali si rivolgerà, le spieghino esaustivamente quali sono i termini di esecuzione dei lavori di adeguamento sismico relativi alla scuola primaria “Enrico Fermi” di Santo Stefano Magra“.

In merito all’appalto relativo all’adeguamento sismico della scuola primaria parla l’assessore di Rifondazione Comunista Gennaro Giobbe: “Evocare fatti tragici avvenuti nel passato, in situazioni completamente diverse, visto che l’edificio scolastico di San Giuliano di Puglia non rispettava le norme antisismiche, è solo una speculazione politico-elettorale, in spregio ai sentimenti delle persone“.

“In relazione alla gara, e per spostare la discussione su termini reali e facilmente verificabili, l’appalto riguarda il consolidamento statico e il miglioramento sismico della scuola. L’opera è finanziata nell’ambito delle attività “scuole belle – scuole sicure”, promossa dal governo. Alle procedure di affidamento è applicato l’art. 18 del D.L. 69/2013 ove i sindaci operano in qualità di commissari governativi, con poteri derogatori rispetto alla vigente normativa. La procedura adottata dal comune è stata quella della gara negoziata, con offerta al massimo ribasso sul prezzo dei lavori posti a base di gara. L’importo complessivo dell’appalto era di € 145.700,00, di cui € 8.409,93 per i costi della sicurezza ed € 89.019,65 per il costo della manodopera, importi non soggetti a ribasso, e solo € 48.270,42 per lavori soggetti a ribasso. La migliore offerta pervenuta ha determinato un ribasso d’asta nell’importo soggetto a ribasso, cioè € 48.270,42″.

In aderenza alla normativa – continua Giobbe – è stato chiesto alla ditta di giustificare la congruità dell’offerta, con prot.n.18853/2014, alla quale è seguita la risposta con le informazioni sulla congruità, che sono state protocollate dal Comune al numero 19269/2014. Il procedimento si è chiuso, quindi, con l’aggiudicazione definitiva ed il contratto, nel rispetto della norme sulla trasparenza e soprattutto, sulla sicurezza degli edifici scolastici. Rassicuriamo il consigliere Pucciarelli poichè l’amministrazione e gli uffici seguono diligentemente il rispetto delle norme, e le consigliamo di dirigere il suo fervore politico verso altri traguardi“.

 

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Arresti a Monterosso, Lombardi e Ricciardi: “Ancora una volta emerge il malaffare Cinque Terre, durante l’alluvione del 2011 c’era chi spalava fango e chi faceva affari”

14 gennaio 2015, by  
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Ancora una volta il malaffare emerge dalla gestione amministrativa e politica delle Cinque Terre. Dovremmo dire che apprendiamo con sconcerto ciò che viene trasmesso dagli organi di stampa in relazione ai quattro arresti per tangenti per i lavori relativi ai lavori di ripristino dell’alluvione del 2011 eseguiti nel Comune di Monterosso. Ma non è così.

Da anni alcuni militanti, una o due associazioni ambientaliste e qualche cittadino che non si sono arresi al neofeudalesimo di chi amministra certi territori hanno portato a galla denunce su quanto accadeva. Oggi prendiamo atto che quei pochi che hanno lottato in questi anni non erano deivisionari.

Ma da questa vicenda emergono alcuni dati politici di enorme rilievo. Il primo è che mesi or sono noi denunciammo e grazie all’intervento del consigliere regionale Giacomo Conti impedimmo l’ennesima zampata cementificatoria su quel territorio attraverso una variante al Prg che prevedeva la costruzione di una quarantina di villette “sospette”, e per questo venimmo attaccati dall’allora sindaco Betta. La seconda è che nei giorni successivi alla tragica alluvione del 2011 c’era chi, come noi, spalava fango con una fascia rossa al braccio, al fianco della gente, portando un messaggio chiaro: basta speculazione del suolo, difendiamo e salvaguardiamo il territorio. Intanto continuavano a fare affari quelli che vorrebbero mercificarlo, come conferma questo intervento della Guardia di Finanza.

Pertanto auspichiamo che la vicenda contribuisca a fare luce su tutti gli aspetti oscuri della gestione del nostro territorio, (intanto rilanciamo un appello accorato affinché i comuni spezzini deliberino da subito lo stop al consumo di territorio e mettano in atto misure concrete per la sua salvaguardia).

 

Massimo Lombardi,

segretario provinciale Prc La Spezia

 

Jacopo Ricciardi,

segreteria regionale Prc Liguria

Monterosso, Rifondazione blocca nuove case e parcheggi nell’anniversario dell’alluvione. Lombardi: “Grande vittoria politica che rivendichiamo con orgoglio”

 

Trenta case, con relativi parcheggi sotterranei, da costruire a due passi dal lungomare di Monterosso, la perla delle Cinque Terre sfregiata dalla tragica alluvione che il 25 ottobre 2011 colpì anche la Val di Vara (13 morti). Il progetto edilizio, si scopre nel giorno delle celebrazioni della tragedia, è stato bloccato dopo la segnalazione di un consigliere regionale, Giacomo Conti (Rifondazione Comunista).

Conti, che sostiene la maggioranza di centrosinistra, ha convinto la giunta regionale a revocare “una variante del piano regolatore di Monterosso con relativa modifica del piano paesistico regionale” approvata lo scorso agosto perchè “avrebbe dato il via alla speculazione”.

Conti se ne è accorto quando la pratica è stata esaminata in sede di maggioranza: “Lo scorso 11 ottobre la giunta ha ritirato il provvedimento e per il momento quelle case non si possono costruire – ha spiegato il consigliere – Quel territorio è delicato come ha dimostrato purtroppo l’alluvione. Inoltre, Monterosso é uno dei pochi comuni che non si é ancora dotato di un Puc e va avanti a suon di varianti, anomalia evidenziata dal Comitato Tecnico Regionale. Logica avrebbe voluto che, dopo l’alluvione di due anni fa, la variante venisse modificata alla luce della necessità di prevenire disastri di carattere idrogeologico. Invece é rimasta uguale”.

Un forte plauso all’azione del consigliere Conti viene dalla federazione spezzina di Rifondazione Comunista: “E’ una grande vittoria politica che rivendichiamo con orgoglio” afferma il segretario provinciale Prc Massimo LombardiSe da un lato si piangono i morti e le disgrazie di due anni fa, dall’altro si continua a sfruttare un territorio, quello spezzino, che ha già dimostrato di non poter sopportare più speculazioni e scempi che mettono a repentaglio la vita dei cittadini e dell’ambiente solo per i soliti interessi economici di pochi. Finalmente, a Monterosso, si è riusciti a spezzare questa catena. Auspichiamo che accada anche in altre realtà della nostra provincia”.

 

Giacomo Conti,

consigliere regionale Rifondazione Comunista Liguria

Massimo Lombardi,

segretario provinciale Rifondazione Comunista La Spezia

 

“L’outlet di Brugnato è solo speculazione, nessun sviluppo per il territorio”

14 novembre 2012, by  
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Ci risulta del tutto fuoriluogo ogni forma di entusiasmo per l’attesa del parere dell’Autorità di Bacino in merito alla messa in sicurezza dell’area dell’outlet di Brugnato. Stiamo parlando di un parere di parte che l’Autorità di Bacino avrà la responsabilità di valutare e che getta non pochi dubbi sul destino del nostro territorio e sulla gestione economica dei costi di messa in sicurezza. Come sia possibile che un territorio che verrà dichiarato sicuro sia assoggettato a continui sfollamenti in seguito agli allerta della Protezione civile? Esistono evidentemente due forme di messa in sicurezza, quella per gli affari privati, per cui si chiede la rattifica degli organi di questa Repubblica, e quelli per i cittadini, che consistono nel far sloggiare la gente dalle proprie case.
Perchè la San Mauro ha iniziato i lavori senza la dovuta comunicazione? Le modificazione alla viabilità sono state considerate? Il casello di Brugnato verrà ampliato o dobbiamo credere al cavallo di troia del casello di Beverino? Se vengono previsti certi interventi viabilistici non v’è traccia di modifiche alla pianificazione territoriale. Poi c’è la spada di Damocle del ricorso al TAR: fino a marzo 2013 non ci saranno udienze ed è plausibile una richiedere di sospensione dei lavori. Se questo è vero perchè iniziano?
Tuttavia sbaglieremmo a derubricare la vicenda dell’outlet solo ad una mera questione tecnico-burocratica. Si tratta di una scelta politica scellerata, in primo luogo sotto il profilo dello sviluppo della Val di Vara. In primo luogo sulla menzogne dei posti di lavoro e sviluppo. Amministrazioni e sindacati dovranno fornire cifre e derivazioni economiche precise, non previsioni o tiri di dadi: quanti saranno gli occupati nella gestione dell’outlet? Quanti saranno le maestranze occupate per l’eventuale costruzione? Già le promesse di lavoro delle ditte locali sono state ampiamente tradite, visto che le ditte appaltanti non sono per nulla spezzine.
Rifondazione non solo denuncia la follia di questo progetto e la confusione e la nebulosità, favorita da un’informazione sempre compiacente dei decisori, di cui è circondato ma chiamerà presto a un confronto pubblico quei soggetti che hanno ritenuto di basare lo sviluppo della Val di Vara su una speculazione invece di programmare uno sviluppo compatibile.

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Andrea Licari, coordinatore circolo cultura, ambiente e territorio Val di Vara

Domenichini: “L’outlet di Brugnato non darà nessun sviluppo, avviare un piano di salvaguardia del territorio”

23 aprile 2012, by  
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Quale sviluppo dia un mostro di cemento e di asfalto come l’outlet di Brugnato non è dato sapere. In un’area che ha visto il peggior evento alluvionale della provincia sorgerà un moloch di 100 negozi, migliaia di parcheggi, un intervento che farà operare aziende locali e che una volta chiuso aprirà le porte a poche decine di precarie e precari.

Dunque nessun volano economico se i dati nazionali sono inequivocabili e gli outlet registrano un calo degli acquisti pari al -6%, dati Adoc. Ecco perchè non si teme la concorrenza: perché è agonizzante!

Naturalmente senza contare le conseguenze di un intervento totalmente estraneo alla natura del territorio, che modificherà irrimediabilmente gli assetti già fragili. L’outlet è un esempio straordinario di come venga utilizzato il tema del lavoro, che fino a prova in contraria nel nostro Paese è un diritto, per ricattare le scelte di pianificazione e le decisioni sul futuro del territorio.

La Val di Vara ha bisogno di un investimento straordinario nella manutenzione, nella salvaguardia e nella tutela del proprio territorio. Li esistono centinaia di posti di lavoro che non confliggerebbero con le esigenze del territorio stesso, anzi, innescherebbero un percorso virtuoso migliorando la qualità della vita di un luogo straordinario della nostra provincia.

La Regione Liguria deve quindi mettere in discussione questo intervento in ragione delle condizioni di sicurezza, così come gli enti locali devono porre all’ordine del giorno un sensato percorso di riqualificazione e di tutela del territorio che sia volano di uno sviluppo compatibile, basato su una riconversione economica per il settore agricolo, silvicolo ed artigianale, con il preciso fine di strutturare una filiera corta che faccia sistema in tutta la provincia.


William Domenichini
Responsabile Ambiente e territorio Rifondazione Comunista/Fds La Spezia