Acqua Pubblica: la volontà popolare è salva. Per ora.

24 gennaio 2012, by  
Archiviato in Dall'Italia, Primo piano

 

Di Alberto Lucarelli – il Manifesto

Appena il Manifesto mercoledi scorso mi ha avvertito della norma truffa contenuta nel decreto Monti bis sulle liberalizzazioni, che all’art. 20 vietava alle aziende speciali di gestire i servizi di interesse economico generale, non ho esitato a confermare il mio giudizio in merito ad un progetto eversivo, incostituzionale: una barbarie giuridica. Ancora una volta l’immediata reattività del manifesto e del Forum dei movimenti per l’acqua consentiva di tutelare ed affermare principi elementari di convivenza e di civiltà giuridica: l’art. 20 veniva stralciato. Una vittoria dunque, la cittadinanza attiva ha resistito. Il decreto approvato nel suo complesso è devastante e qualcuno potrebbe dire che la nostra è stata una vittoria di Pirro. Non è così! Certo, esso inasprisce quanto introdotto dalla manovra di ferragosto, ovvero il progetto di privatizzazione forzata dei servizi pubblici locali, disattendendo l’esito referendario.

Tuttavia l’aver bloccato quella norma ha un forte significato. La democrazia partecipativa ha impedito alla democrazia tecnocratica di commissariare definitivamente la democrazia locale, negando ai comuni di scegliere i propri modelli organizzativi, ma soprattutto ha impedito che fosse decretato il de profundis dei soggetti di diritto pubblico, quali appunto l’azienda speciale, ente pubblico superstite nell’ordinamento giuridico italiano. Il governo stralciando l’art. 20 dal decreto ha avuto paura di approvare un “papocchio” e soprattutto paura di 27 milioni di cittadini pronti questa volta a trasformare i voti in “spade”. Ci proveranno ancora? Gli intrecci affaristici sono belli e pronti e attendono soltanto il «la» per depredare e saccheggiare i beni comuni. Per questo motivo i movimenti dovranno essere sempre più compatti e l’obiettivo finale dovrà essere il governo pubblico democratico e partecipato di tutto il ciclo integrato delle acque: dalle sorgenti, alla captazione, agli oneri di concessione, agli ambiti territoriali, alla difesa del suolo e dei bacini idrografici, alle tariffe, ai modi di gestione e finanziamento, alla trasparenza nelle gare di appalto, alla dimensione sociale.

L’azienda speciale Abc Napoli, voluta fortemente da de Magistris, e ancora avversata, nella sua prima realizzazione, da poteri oscuri e trasversali, si è, per il momento, salvata, ma forse abbiamo contribuito anche a salvare un “pezzettino” della democrazia locale, che, fino a quando i comuni non decideranno di reagire con forza alla dittatura del patto di stabilità, rischia, giorno dopo giorno, di divenire un simulacro.

Ma di questo e altro se ne parlerà il 28 gennaio a Napoli nel primo Forum della rete dei comuni per i beni comuni, con l’obiettivo di smettere di scrutare il pagliaio e con la consapevolezza che è arrivata l’ora di trovare l’ago. Alcuni comuni l’ago lo stanno trovando e la novità è che lo stanno trovando trasformando in azione politico-amministrativa quanto emerso e dettato dal basso, dalle pratiche sociali: dal conflitto e dalla proposta. All’orizzonte, ma neanche tanto, nuovi modelli di democrazia e nuove soggettività con l’ambizione di esprimere alternative al dominio di una sovranità autoritaria da disincagliare dagli istituti della rappresentanza, della delega e dalle logiche proprietarie egoistiche ed escludenti.

 

Di seguito l’appello di padre Alex Zanotelli contro l’attacco del governo Monti al referendum

Era il 13 giugno, esattamente 7 mesi fa, quando 26 milioni di italiani/e sancivano l’acqua bene comune: ”Ubriachi eravamo di gioia&he llip; le spalle cariche dei propri covoni!” (Salmo,126)
E oggi, 13 gennaio, ritorniamo a “seminare nel pianto . . ” (Salmo,126) perché il governo Monti vuole privatizzare la Madre .
Sapevamo che il governo Monti era un governo di banche e banchieri ma mai, mai, ci saremmo aspettati che un governo, cosiddetto tecnico, osasse di nuovo mettere le mani sull’acqua, la Madre di tutta la vita sul pianeta .

È quanto emerge oramai con chiarezza dalla fase 2 dell’attuale  governo, che impone le liberalizzazioni in tutti i settori . Infatti le dichiarazioni di ministri e sottosegretari, in questi ultimi giorni, sembrano indicare che quella è la strada anche per l’acqua .

Iniziando con le affermazioni di A . Catricalà, sottosegretario alla Presidenza, che ha detto che l’acqua è uno dei settori da aprire al mercato . E C . Passera, ministro all’economia, ha affermato: ”Il referendum ha fatto saltare il meccanismo che rende obbligatoria la cessione ai privati del servizio di gestione dell’acqua, ma non ha mai impedito in sé la liberalizzazione del settore . ” E ancora più spudoratamente il sottosegretario all’economia G . Polillo ha rincarato la dose: “Il referendum sull’acqua è stato un mezzo imbroglio . Sia chiaro che l’acqua è e rimane un bene pubblico .

È il servizio di distribuzione che va liberalizzato . ” E non meno clamorosa è l’affermazione del ministro dell’ambiente C . Clini: ”Il costo dell’acqua oggi in Italia non corrisponde al servizio reso… . . La gestione dell’acqua come risorsa pubblica deve corrispondere alla valorizzazione del contenuto economico della gestione . ”

Forse tutte queste dichiarazioni preannunciavano il decreto del governo (che sarà votato il 19 gennaio) che all’art . 20 afferma che il servizio idrico – considerato servizio di interesse economico generale – potrebbe essere gestito solo tramite gara o da società per azioni, eliminando così la gestione pubblica del servizio idrico . Per dirla ancora più semplicemente, si vuole eliminare l’esperienza che ha iniziato il Comune di Napoli che ha trasformato la società per azioni a totale capitale pubblico (ARIN) in ABC (Acqua Bene Comune – Ente di diritto pubblico) .

È il tradimento totale del referendum che prevedeva la gestione pubblica dell’acqua senza scopo di lucro .

È il tradimento del governo dei professori .  

È il tradimento della democrazia.

Per i potentati economico-finanziari italiani l’acqua è un boccone troppo ghiotto per farselo sfuggire . Le grandi multinazionali europee dell’acqua (Veolia, Suez, Coca-Cola…) che da Bruxelles spingono il governo Monti verso la privatizzazione, temono e tremano per la nostra vittoria referendaria, soprattutto il contagio in Europa .

“Un potere immorale e mafioso – ha giustamente scritto Roberto Lessio, nel suo libro All’ombra dell’acqua – si sta impossessando dell’acqua del pianeta . È in corso l’ultima guerra per il possesso finale dell’ultima merce: l’acqua . Per i tanti processi di privatizzazione dei servizi pubblici in corso, quello dell’access o all’acqua è il più criminale . Perché è il più disonesto, il più sporco, il più pericoloso per l’esistenza umana . ”

Per questo dobbiamo reagire tutti con forza a tutti i livelli, mobilitandoci per difendere l’esito referendario, ben sapendo che è in gioco anche la nostra democrazia .
Chiediamo al più presto una mobilitazione nazionale, da tenersi a Roma perché questo governo ascolti la voce di quei milioni di italiani/e che hanno votato perché l’acqua resti pubblica .
Chiediamo altresì che il governo Monti riceva il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, ciò che ci è stato negato finora .
Rilanciamo con forza la campagna di “obbedienza al referendum” per trasformare le Spa in Ente di diritto pubblico (disobbedendo così al go verno Monti) .
Sollecitiamo i Comuni a manifestare la propria disobbedienza alla privatizzazione dell’acqua con striscioni e bandiere dell’acqua .

E infine ai 26 milioni di cittadini/e di manifestare il proprio dissenso esponendo dal proprio balcone uno striscione con la scritta: ”Giù le mani dall’acqua!”

                        In piedi, popolo dell’acqua!
Ce l’abbiamo fatta con il referendum, ce la faremo anche adesso!
“E di nuovo la nostra bocca esploderà di gioia” (Salmo,126)

                        Alex Zanotelli

Napoli, 13 gennaio 2012